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Marco D'Ottavi
Diario dell’Europeo di Cristiano Ronaldo (parte 2 di 2)
29 giu 2021
29 giu 2021
Avrà perso la battaglia, ma siamo sicuri che abbia perso la guerra?
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Marco D'Ottavi
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Benvenuti alla seconda puntata del Diario di Cristiano Ronaldo, quello che potrebbe essere il primo e unico diario di Cristiano Ronaldo come potrebbe non esserlo (Cristiano Ronaldo, per esempio, potrebbe avere un suo diario nel quale racconta quello che gli succede durante le giornate e, onestamente, sarebbe quello il vero diario di Cristiano Ronaldo. O magari ne tiene uno dei sogni o ancora, e questa mi sembra l’ipotesi più probabile, Cristiano Ronaldo potrebbe avere un diario in cui tiene conto dei gol segnati nei sogni; poi un giorno mentre noi staremo discutendo della sua grandezza lui arriverà tutto tranquillo e dirà una cosa tipo: «Allora dal 2000 al 2025 ho segnato la bellezza di 943 gol nel sonno, vogliamo contarli o no?»).Nel rispetto della forma diario - che è un genere narrativo poco riconosciuto, ma che ha toccato picchi artistici notevoli, forse non dovrei ma vi consiglio Il mestiere di vivere di Cesare Pavese - sto scrivendo le varie parti di esso mentre i giorni passano. Tra tre giorni il Portogallo incontrerà il Belgio, una sfida difficile che richiederà il miglior Statpaldo. Spesso queste partite si riducono a chi e come segna e ci sarà un motivo per cui Cristiano Ronaldo è obiettivamente l’uomo di ottavi, quarti e semifinali (almeno nel calcio per club) (ci arriviamo). Ci eravamo lasciati, si dice così in queste rubriche a puntate, con il naufragio del Portogallo contro la Germania, la squadra campione in carica spezzata a metà dall’irruenza di Gosens, CR7 sbeffeggiato da un terzino dell’Atalanta ma comunque in grado di ritoccare le sue statistiche segnando con un appoggio a porta vuota: classic Tapinaldo. Ripartiamo da una partita in cui Ronaldo ha segnato due gol, due gol su rigore: classic Penaldo. Prima della partita erano successe un paio di cose che ricapitolerò rapidamente, perché comunque questo è un diario e l’interiorità del campione conta. Vi ricordate del messaggio di Ronaldo “bevete acqua, non Coca Cola”? Be', come poteva una multinazionale non provare ad approfittare dei dolori di un’altra multinazionale (dolori puramente ipotetici)? Ikea nei giorni scorsi ha messo in produzione una linea di bottiglie adatte solo per l’acqua denominandola “Cristiano”.

Insomma, siamo sempre lì: il problema è Cristiano Ronaldo o il capitalismo? Già che parliamo di capitalismo, c’è un'altra questione aperta nell’estate del portoghese: dov’è il suo futuro? Interrogato a riguardo, Ronaldo ha risposto come l’oracolo di Delfi: «Quello che verrà sarà il meglio per me». Intanto Jorge Mendes, il suo amico-agente-ceo, è passato dall’Italia e potrebbe aver parlato con la dirigenza della Juventus. In assenza di notizie certe, qualcuno si è buttato sul metodo deduttivo. La presenza del portoghese nel nuovo spot della Juventus per il Frecciarossa sottintenderebbe una sua permanenza in bianconero, dopotutto l'hashtag di riferimento è #ilviaggiocontinua. https://twitter.com/juventusfc/status/1407625626224316417

Ancora una volta stiamo provando a definire Cristiano Ronaldo con il marketing.

Per fortuna, poi, ci pensa lui a mettere le cose al loro posto. Possiamo liquidare la doppietta alla Francia come una doppietta su rigore, una doppietta - insomma - che molto probabilmente segneremmo anche noi (magari non la Spagna, che ha sbagliato gli ultimi cinque rigori calciati). Eppure con il Portogallo praticamente sull’orlo dell’eliminazione, sotto 2 a 1 con la Francia - in una partita in cui per tirare in porta bisognava fare come Indiana Jones nel famoso tempio maledetto - Cristiano Ronaldo si è guadagnato il rigore con buona forza di volontà, andando a ripetere un primo cross ribattuto con la palla praticamente sulla linea di fondo e soprattutto presentandosi sul dischetto con queste cose in ballo: la qualificazione del Portogallo agli ottavi di finale da campione in carica; il raggiungimento del record di gol con la maglia di una Nazionale di Ali Daei; il record di miglior marcatore di tutti i tempi sommando Mondiali e Europei, più ovviamente l’allungamento di tutti altri primati che già detiene. Arriverà il momento in cui sbaglierà un rigore, ma di certo non era questo. Magari non ci avete fatto caso, ma con cinque gol, al momento, Cristiano Ronaldo è il capocannoniere di Euro 2020. È ridicolo che una persona così totalmente svuotata di qualunque cosa non sia il fare gol riesca ad avere un'influenza tanto grande sul gioco del calcio (e sulla realtà in generale). Ronaldo forse ci sta dicendo che stiamo sopravvalutando il calcio, lo sta gridando proprio a noi, a voi che leggete queste righe e che siete finiti qui perché leggete questa rivista per capire meglio questo sport attraverso una sua analisi complessa (o forse siete invece finiti qui per caso e allora magari restate un po’, fatevi un giro). La partita con la Francia è stato anche l’occasione per rivedere vecchi amici e nuovi emuli. In un doppio gioco dell’età, molti occhi sono andati alle interazioni tra Ronaldo e Benzema. Se i due insieme, nell’attacco del Real Madrid, hanno fatto la storia, la loro relazione è stata sempre vista come sbilanciata: il portoghese come front man egoista che si appropria di tutto il lavoro di fino del francese. Ronaldo che segna, ma Benzema che fa la magia. Per anni questa tensione è rimasta latente, ma dopo la partenza del primo per Torino, il secondo si era tolto qualche sassolino dalla scarpa. «Senza Ronaldo ora al Real Madrid mi sento libero» aveva detto, ma in campo ogni possibile scintilla si è sciolta in un sorriso. Proprio quando ne avevamo più bisogno, Ronaldo e Benzema ci hanno ricordato che calcio e amicizia sono intrecciati come pomodoro e mozzarella.

A fine partita, poi, è stato il delfino a portare i suoi omaggi al Re. Negli anni sono circolate in tutte le forme le foto di un giovanissimo Mbappé in una stanza tappezzata da poster di Ronaldo. I due si erano già incontrati, ma a Mbappé non era mai capitata l’occasione di avere una foto insieme al portoghese in cui lo guarda come fosse una statua di Canova (e, seppur le linee di Ronaldo siano più violente di quelle dolci dello scultore veneziano, non si può negare che senza maglia si avvicina pericolosamente all’ideale di classico degli antichi). È curioso come la (annunciata, chissà se vera) dicotomia del futuro Mbappé-Haaland prenda a piene mani da Cristiano Ronaldo («Sono calciatore grazie a Cristiano Ronaldo» ha ammesso il norvegese qualche tempo fa). Ma non siamo qui per riflettere sull’influenza del portoghese sulle nuove generazioni, siamo qui per parlare dei record di Cristiano Ronaldo. Con il secondo rigore è riuscito a eguagliarne uno che sembrava immortale, come quello degli assist in NBA di Stockton. Grazie al centonovesimo gol ha affiancato Ali Daei, una specie di divinità del calcio per nazionali, che in patria chiamano Il Re. Su Instagram l’iraniano si è complimentato con Ronaldo in maniera sincera definendolo “un grande campione del calcio e una persona che ha a cuore l'umanità”, anche se poi ha ricordato a tutti che i suoi gol sono 111 e non 109. Col Belgio era sembrata l’occasione perfetta per lasciarsi Ali Daei alle spalle. Uno scontro ideologico con Lukaku era sembrata l’ambientazione perfetta per un cattivo come lui. 53 gol nell’ultima Serie A a confronto, l’attaccante che si carica fisicamente il peso della squadra sulle spalle contro quello che si aggira per la partita con un fantasma per poi ricordarti perché lui segna e gli altri no. Che potevamo aspettarci di meglio? Ronaldo è arrivato alla partita sereno. In un ambiente come quello del Portogallo, praticamente il suo giardino, CR7 riesce anche un po’ a lasciarsi andare: fa gli scherzi a Pepe (rigorosamente con l’acqua), si fa le foto con Pepe , fa pubblicità. In campo, però, la fortuna non ha girato dalla sua parte. Il Belgio ha vinto grazie a un tiro pieno d’effetto del meno conosciuto della famiglia Hazard su cui Rui Patricio poteva fare di più. Ronaldo ha giocato un primo tempo invisibile, riferimento centrale lontano da tutti i suoi compagni. L’unico momento in cui si è visto è stato quando un suo tentativo di pressione su Courtois è stato mandato a vuoto con la facilità di chi beve un bicchiere d’acqua.

Da qui è nato il gol del Belgio e se il Portogallo non aveva una fase di pressing organizzato è pur vero che l’incapacità di partecipare a una forma di recupero palla armoniosa è il carattere che più evidenzia l’egoismo di Ronaldo e la sua "vecchiaia". Nel secondo tempo, al contrario, più Fernando Santos gli avvicinava compagni, più CR7 ha iniziato a giocare di squadra. Il suo gioco è sì anarchico, ma anche evidente. Senza avere un punto di riferimento, ogni tanto affiora nelle azioni d’attacco come un delfino dall’acqua. Col fisico asciutto e la pelle abbronzata non si può non notare. L’azione che ha permesso a Diogo Jota di calciare di poco alto è indicativa della versione di Ronaldo che i tifosi (più della Juventus che del Portogallo) vorrebbero vedere. Tecnico, rapido, preciso. A 20' dalla fine ha avuto un calcio di punizione a disposizione. Era lontano e, insomma, forse già conoscete il record di Ronaldo su punizione nei tornei per nazionali: 50 tentativi e un solo gol. Non basta questo dato, però, a togliergli dalla testa che può segnare su ogni punizione che tira, e a cui si avvicina con atteggiamento drammatico e western. Nel primo tempo aveva messo in seria difficoltà Courtois, si sente il piede caldo. Il suo tiro è ottimo anche stavolta, parte dritto, si alza, poi scende un tantino ovalizzato, ma poi che succede? Chi è quello che si è messo in mezzo? Ma è Renato Sanches?! Ha provato a spostare Mertens dalla barriera e si è fatto colpire dalla punizione di Ronaldo. Che sfortuna.

Non si può dire però sia stata un’ottima prova la sua. Nel dentro e fuori spesso si cercano gli eroi e, se Ronaldo lo è stato spesso con le maglie di Manchester United e Real Madrid e una volta con la Juventus, con quella del Portogallo il suo dominio si è esteso più sui gironi di qualificazione che non sulle partite secche. Come ha fatto notare Giuseppe Pastore, il portoghese tra Europei e Mondiali ha segnato 18 gol in 25 partite nei gironi, mentre 3 in 18 partite negli incontri a eliminazione diretta. È la versione Statpaldo di cui avevamo parlato nella prima puntata, e se è un po’ ingenerosa dopo una partita in cui il Portogallo avrebbe meritato forse più del Belgio di passare, l’essere ingenerosi è proprio lo spirito di internet.

Forse proprio questo gli stava spiegando Lukaku, mentre lo abbracciava con fare amichevole dopo il fischio finale. Ronaldo sembrava scocciato come non mai. Andando incontro a Courtois gli ha fatto notare che avevano avuto "culo". Lo ha detto proprio così, in italiano, dimostrandosi di essersi integrato almeno un po' con il nostro paese, sia come costumi che come pensiero. Uscendo dal campo poi, in un impeto di rabbia, Ronaldo ha gettato a terra la fascia di capitano calciandola via. Molti hanno considerato inaccettabile il gesto, per una questione di simbolismo immagino, ma a pensarci era l’unica valvola di sfogo neutrale. I tennisti hanno le racchette, ma i calciatori cosa possono fare in queste situazioni? Calciare gli avversari? I compagni? Nessuno è più frustrato di Ronaldo davanti alla sconfitta, e il prendersela con la fascia dovrebbe essere vista più come l’impossibilità di arrivare dentro al tunnel prima di scoppiare che non come un gesto anti-patriottico. Più che per la fascia, il Portogallo deve preoccuparsi del futuro di CR7. Alle sue spalle sta crescendo una generazione di giocatori con un grande talento associativo. Nei pochi minuti in campo Joao Felix e André Silva sono apparsi più freschi e pronti a prendere in mano la squadra. Ronaldo, al contrario di quanto accade alla Juventus, ha accettato di agire come centravanti, eppure la sua integrazione con il resto del talento a disposizione non è apparsa ottimale, troppo slegato in una squadra troppo reattiva, troppo anarchico per una squadra più propositiva. Jonathan Wilson ha sottolineato come però Ronaldo sia apparso ancora come l’unico a poter dominare la scena nella sua Nazionale e che il suo posto è ancora con la 7 del Portogallo e la fascia al braccio, sempre più abbronzato e tirato a lucido, sempre pronto a prendersi ogni gol possibile in tutti i modi. Ci sono tanti altri record da ritoccare, chissà forse anche qualcuno che non ha ancora raggiunto. Chi è il calciatore ad aver segnato più gol su rigore tra quelli nati su un'isola? O chi è il calciatore ad aver segnato più gol di sinistro pur essendo destro? A vedere un paio di salti (a vuoto) fatti contro il Belgio non viene da pensare a un calciatore finito. Qatar 2022, poi, è lontana solo un anno.Contro il Belgio Ronaldo potrà aver perso la battaglia, ma quelli come lui non perdono mai le guerre. Mentre lascia agli altri l’Europeo, si sta già prendendo il Mondiale. Noi possiamo non essercene ancora accorti, ma è già suo. È tutto suo, non c’è niente da fare.

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