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Posso ancora dare tanto, intervista a Cristiana Girelli
02 lug 2025
Con l'attaccante della Nazionale abbiamo parlato di esperienza, difficoltà e nuove sfide.
(articolo)
9 min
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IMAGO / Insidefoto
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Per la mia generazione, quella dei nati negli anni Ottanta, il calcio femminile aveva un nome e cognome: Carolina Morace. Grazie ai suoi gol la nazionale ha ottenuto i suoi primi piazzamenti di livello in campo internazionale, con il picco di due secondi posti all'Europeo nel 1993 e nel 1997. Dopo di lei il calcio femminile in Italia ha avuto un periodo di buio, causa delle frequenti amnesie di cui è vittima l'intero movimento (e di cui ha scritto Marco Giani).

La svolta che il movimento attendeva da una vita è arrivata ai Mondiali del 2019 in Francia, prima partecipazione azzurra dopo quattro edizioni mancate. L'Italia improvvisamente ha scoperto una Nazionale sorprendente, capace di vincere un girone durissimo che comprendeva Australia e Brasile. La solidità di Sara Gama in difesa, la creatività di Barbara Bonansea e i gol di Cristiana Girelli hanno aperto squarci su un mondo fino a quel momento dimenticato dal grande pubblico. La Nazionale femminile si è arrampicata sino ai quarti – un risultato ottenuto in passato in una sola occasione, nel 1991 ai tempi di Morace – e in quel momento sembrava avviata a un futuro brillante. Le cose come sappiamo sono andate molto diversamente. Nonostante il passaggio al professionismo del 2022/23 e l'entrata in scena di molti club di primo piano, i brutti risultati agli Europei e ai Mondiali 2023 hanno rimesso le cose in discussione.

Tra ridimensionamenti, pregiudizi e confronti continui con il calcio maschile, il nome di Cristiana Girelli ha messo sempre tutti d'accordo. La continuità sotto porta dell'attaccante della Juventus, le sue doti tecniche e atletiche superiori, e la sua personalità l'hanno resa una figura trainante, un simbolo - sia nei momenti buoni che in quelli negativi.

Scoperta ragazzina a Nuvolera, nel bresciano, mentre incantava in una squadra mista in un torneo notturno maschile, nel 2004 si è trasferita quattordicenne alla Bardolino Verona, conquistando tra il 2006 e il 2009 i suoi primi tre scudetti. In squadra c'era la grande attaccante azzurra dell'epoca appena precedente la sua, Patrizia Panico, come lei nella Hall of Fame del calcio italiano. Passando al Brescia e poi alla Juventus, Girelli vincerà altri sette campionati, l'ultimo pochi mesi fa, diventando la prima marcatrice nella storia bianconera e una veterana della Nazionale.

Con la maglia azzurra ha dispensato talento a partire dal 2013, anno in cui ha esordito ventitreenne agli Europei. Ed è da qui che ho cominciato per la nostra intervista.

Il tuo esordio nell'Europeo è datato 16 luglio 2013, una sconfitta 3-1 contro la Svezia. Quante cose sono cambiate nella tua vita di calciatrice da quella partita?

In dodici anni è sicuramente cambiato tantissimo, nella mia vita calcistica ma anche più in generale dal punto di vista privato. In Nazionale abbiamo ottenuto tanti risultati importanti in questi anni e mi sento cresciuta e migliorata. Sono sicura di avere ancora tantissimo da fare, ma riguardare a quel periodo mi aiuta a capire che le cose oggi sono sicuramente migliori rispetto al passato. Il tempo non è trascorso invano.

A Euro 2017, ancora con la Svezia, segni il tuo primo gol nella competizione in una sfida conclusa con una bella vittoria per 3-2. La Svezia è la tua squadra fortunata o credi sia stato solo un caso?

Non so se la Svezia sia la mia squadra fortunata, ma di sicuro con la Nazionale l'ho affrontata tantissime volte [sette precedenti, nda] e ormai possiamo quasi dire di conoscere tutte le giocatrici a memoria. Quel gol lo ricordo benissimo e anche se non è servito a evitare l'ultimo posto nel girone e l'eliminazione dal torneo è stato davvero bello. Barbara Bonansea aveva fatto una splendida azione e poi io ho chiuso sul secondo palo. Ero molto giovane ed è stata una gioia speciale, ma ogni volta che segno con la Nazionale è un'emozione fortissima.

Il grande salto arriva con i quarti di finale conquistati nella Coppa del Mondo del 2019, cosa ricordi di quell'esperienza che vi ha fatte conoscere dal grande pubblico?

Del Mondiale 2019 ricordo tutto in modo nitido, perché dal punto di vista dei risultati è stata la più grande impresa di una Nazionale di cui ho fatto parte. È stata un'esperienza fantastica, un periodo meraviglioso. Sia fuori dal campo che in partita provavamo una sensazione di gioia costante. È stata una cavalcata eccezionale e sotto molti aspetti probabilmente inaspettata. Ci ha fatto conoscere in Italia e ottenere una grande visibilità. Anche se per me la tripletta alla Giamaica è stata ovviamente un passaggio molto significativo, nella testa ho talmente tanti momenti belli legati a quelle settimane che quasi passa in secondo piano.

Al Mondiale 2023 l'Italia viene eliminata ai gironi, ma nella vittoria contro l'Argentina subentri nella ripresa e segni il gol vittoria. Pensi che un ruolo da subentrante di lusso potrebbe allungarti la carriera?

Io quando gioco penso solo a far bene e quindi se mi vengono dati novanta, cinquanta o cinque minuti cerco sempre di metterci tutto quello che ho. L'età per me non fa differenza e non mi vedo ancora come una possibile “riserva di lusso”. Mi interessa giocare e a prescindere dal minutaggio, farò sempre in modo di aiutare la squadra al massimo delle mie possibilità. Ovviamente sono un attaccante e dovrei sempre fare gol, ma il mio obiettivo principale è aiutare le compagne, sia dentro che fuori dal campo. Poi è chiaro che se mi capiterà di segnare e di far vincere l'Italia anche con pochi minuti a disposizione, come è successo ai Mondiali, ne sarò felicissima.

A trentacinque anni hai vissuto un'altra stagione da sogno con la Juventus dopo un 2024 difficile, anche dal punto di vista fisico. Qual è il tuo segreto di longevità e come ti prepari in vista della partenza per la Svizzera?

Dal punto di vista fisico ogni anno c'è stato un miglioramento generale nel nostro calcio e quest'anno nella Juventus abbiamo lavorato tantissimo a livello atletico. Io ho bisogno di sentirmi bene con il mio corpo per rendere al meglio, ma non ho segreti particolari. Solo la voglia di migliorarmi giorno dopo giorno e anno dopo anno, sia nel fisico che nella qualità del mio gioco. La sfida è soprattutto con me stessa più che contro gli altri ed essere ambiziosi è fondamentale. Io cerco di esserlo sempre. Non è un segreto che l'amore che provo per questo sport e il desiderio di esserci in un torneo importante come questo Europeo mi abbiano dato tantissimi stimoli, ma devo dire grazie alla Juve per avermi messo nelle condizioni ideali per raggiungere questo risultato.

Quali saranno le potenziali sorprese del torneo e tra Spagna, Inghilterra, Germania e Francia quale sarà la grande favorita?

In questo Europeo non credo ci saranno risultati banali o scontati. Tante delle squadre che sono qua, anche e soprattutto perché come dicevo prima il livello si è alzato tantissimo, potranno dire la loro. La Spagna è campione del mondo in carica e credo che loro siano anche stavolta le favorite per la vittoria assieme a Germania e Francia, che ha un grande mix di velocità e qualità. L'Inghilterra la vedo un po' indietro rispetto a queste tre ma sarà il campo a decidere.

Per molti l'Italia è un'outsider, ma il vostro cammino nelle qualificazioni è stato definito “trionfale” ed è uscito sulla piattaforma FIGC un documentario sull'impresa. Credi che la strada intrapresa sia quella giusta?

Penso che l'Italia in questi due anni abbia affrontato un percorso di crescita importante, perché venivamo da un Mondiale abbastanza deludente e c'era voglia di rifarsi. Che poi questi risultati non siano scontati è giusto dirlo, perché non è facile riprendersi dopo una scottatura del genere. Adesso c'è più consapevolezza e fiducia, e le altre squadre cominciano a vedere l'Italia con il giusto rispetto. Spero si possa imitare il percorso e il successo della Spagna, che è l'esempio più evidente per quanto riguarda i Paesi latini.

La strada che abbiamo intrapreso secondo me è assolutamente quella giusta. Ci vogliono tempo, risultati e partite importanti contro squadre forti, che sono quelle che ti fanno crescere e alzare l'asticella. È bello però che tante ragazze del gruppo, che ultimamente si sono messe in mostra, siano seguite da dei grandi club sia europei che non. Penso sia un aspetto importantissimo anche dal punto di vista della Nazionale, perché l'esperienza che saranno in grado di accumulare si rifletterà in modo positivo su tutto il movimento. C'è ancora tanto lavoro da fare per tutte noi, ma adesso meglio pensare al nostro presente, all'Europeo. Una grande occasione ma soprattutto una grandissima responsabilità.

La Spagna sarà la grande favorita nel nostro girone, si è capito, mentre di Belgio e Portogallo cosa temi di più? Il CT Soncin ha detto «possiamo battere chiunque», sei d'accordo?

Il nostro è un girone tosto, il Belgio è una squadra che ha sempre partecipato a questi tornei e ha una buona dose di esperienza. Ci ha eliminate nello scorso Europeo in Inghilterra e verso di loro proviamo anche un certo senso di rivalsa. Il Portogallo, invece, ha fatto benissimo al Mondiale in Nuova Zelanda ed è un mix di qualità e talento. Sta continuando a crescere. Sono comunque d'accordo con il mister, perché l'Italia ormai ha acquisito una sua consapevolezza e in campo abbiamo fiducia in quello che sappiamo fare. Dovremo stare attente a non farci tradire dalla tensione in campo, visto che nei nostri confronti ci sono molte aspettative e tante pressioni, ma io credo che se giochiamo come negli ultimi anni sapremo dire la nostra e potremo battere chiunque, sì.

Ti senti ancora un punto di riferimento per l'attacco azzurro? In futuro chi potrebbe essere la tua erede tra le convocate e le più giovani in termini di gol e personalità?

Più che punto di riferimento mi sento un'attaccante che può dare ancora tanto a questa Nazionale. La mia età dice che ho esperienza per farlo, ma non mi piace guardare la carta d'identità. Mi metterei un limite da sola. Ci sono tantissime giovani che hanno bisogno di tempo per crescere, senza troppe pressioni, ma in Nazionale è stata convocata un'attaccante come Chiara Beccari, che ha appena vent'anni e, anche se ancora agli inizi, ha già mostrato un talento innato e dei colpi da top player. Ha bisogno di costanza e della fiducia che ti regala solo l'esperienza. Se devo pensare ad altre giocatrici nel mio ruolo cito Cambiaghi e Cantore, ma tutte le compagne convocate a questo Europeo, anche se non sono più ventenni, con il tempo e con gli anni potranno diventare ancora più forti.

Prima degli Europei del 2022, hai citato Ligabue sui social scrivendo: “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”. Oggi che frase da una sua canzone prenderesti in prestito?

Sì mi ricordo di aver citato quella canzone, l'ho sempre trovata molto bella. Se penso a un'altra frase di Ligabue mi viene subito in mente: “certe donne brillano”, perché spero diventi realtà. Speriamo di brillare tutte insieme.

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