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Crazy Draft
24 giu 2016
24 giu 2016
Sorprese, argomenti e considerazioni su una serata che nessuno poteva prevedere.
(articolo)
11 min
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“You can never predict the unpredictable”. Non c’è miglior citazione di questa per descrivere uno dei Draft più frenetici, inaspettati e divertenti degli ultimi anni.

Escluse le prime due scelte - già messe in ghiaccio nei giorni scorsi con la promessa di Philly verso Ben Simmons e il conseguente arrivo di Ingram a Los Angeles sponda Lakers - il resto della nottata ha regalato colpi di scena sin dalle prime battute, tra voci di trade e ascese totalmente inaspettate fino a cadute eccellenti.

Andiamo quindi a vedere quali sono stati i maggiori temi di discussione emersi dall’appuntamento che lega la stagione appena conclusa a quella che ci apprestiamo a vivere.

Qui trovate tutte le scelte

Ben & Brandon, come previsto

Le prime due pick del Draft sono state eseguite con una prevedibilità imbarazzante. La differenza di talento che passava tra Ben Simmons e Brandon Ingram e gli altri prospetti scelti di seguito è a dir poco marcata, ma per quanto fatto vedere in questi mesi di dubbi a riguardo ce ne sono veramente pochi.

Simmons, scelto con la prima assoluta dai Sixers, a Philadelphia avrà presumibilmente le chiavi dell’attacco sin dal primo giorno, cercando di sfruttare al massimo le sue qualità di point-guard sui generis dall’alto dei suoi 208 centimetri, esaltando le qualità di un roster che comunque rimane ancora qualche anno lontano dall’essere quantomeno competitivo.

Il prodotto di Duke invece raggiunge la città degli angeli, dove sarà il pilastro più importante di coach Luke Walton per far ripartire la ricostruzione dei nuovi Lakers grazie alla sua versatilità su entrambi i lati del campo e a un potenziale che potrebbe farlo diventare un All-Star capace di marcare altri All-Star, vera e propria chiave di volta nella NBA odierna.

Climbing up

Nel momento in cui le prime due scelte sono andate in archivio, la parte divertente del Draft non ha tardato ad arrivare. Ad aprire le danze sono stati i Celtics, che fino all’ultimo momento hanno cercato dei compratori per la terza scelta assoluta senza però trovare la giusta offerta. La scelta di Jaylen Brown a questo punto non era assolutamente scontata considerando che negli ultimi tempi aveva perso molto terreno a causa di pareri discordanti sulla sua personalità, ma è chiaro che Boston in lui ha visto quell’aggressività e quella fisicità che nei prospetti moderni possono fare la differenza, se incanalati nel modo giusto. La speranza del popolo biancoverde è che diventi un altro Jimmy Butler, o almeno che possa sostituire un Jae Crowder che quando si parla di trade rimane sempre un asset più che appetibile.

L’ascesa di Brown è stata imprevedibile, ma mai quanto lo è stata quella di Thon Maker, scelto alla 10 dai Milwaukee Bucks. Il lungo sudanese ha compiuto un salto impressionante rispetto alle previsioni che lo davano come materiale nel range tra fine primo giro e inizio del secondo: nessuno si aspettava che potesse essere scelto addirittura nella Lottery, soprattutto dopo che nei giorni scorsi era stato accusato di aver barato sull’età. Ma il potenziale più che intrigante del giocatore - un longilineo di 216 cm dotato di ottimo tocco al tiro e ball-handling - sembra aver conquistato la dirigenza dei Bucks. Occhio però che Maker è il 5° giocatore della scuderia dell’agente Jeff Shwartz a vestire la maglia della franchigia del Wisconsin... e questo stona più della questione sulla relativa età del ragazzo.

La Trade

Come ogni anno la notte del Draft è sempre terreno fertile per lo scambio di giocatori, scelte e diritti, e in un lotto di giocatori così povero in termini di talento individuale, farcito di futuri giocatori di ruolo, lo è ancora di più. I riflettori erano maggiormente puntati su come si sarebbero mossi i Celtics, sempre alla ricerca di un franchise-player per il definitivo salto di qualità, e sull’asse Minnesota-Chicago per un incessante voce che li voleva vicinissimi a uno scambio per portare Jimmy Butler alla corte di Thibodeau in cambio di Zach LaVine e Kris Dunn, appena scelto con la 5.

Passaggi di sinistro in traffico per premiare il rollante ne abbiamo?

E proprio mentre questa trattativa sembrava nella fase più avanzata, a rompere il silenzio ci ha pensato il solito Adrian Wojnarowski con un tweet pubblicato subito dopo la scelta di Domantas Sabonis da parte di Orlando alla 11, in cui annunciava lo scambio tra gli stessi Magic e gli Oklahoma City Thunder: in Florida va Serge Ibaka mentre il percorso inverso lo compiono VictorOladipo, ErsanIlyasova (con contratto non garantito) e il lituano di cui vi abbiamo già raccontato.

Una trade che arriva come un fulmine a ciel sereno, ma che in un batter d’occhio sistema le situazioni di entrambe le squadre, con la bilancia che però pende molto dalla parte dei Thunder per aver aggiunto tre comprimari a una squadra che aveva urgente bisogno di profondità per convincere Kevin Durant a restare, in cambio di un giocatore che non riusciva più a fare la differenza e che negli ultimi tempi sembrava involuto sotto l’aspetto tecnico ma anche quello fisico.

Per i Magic invece l’arrivo di Ibaka significa iniziare a mettere serie basi per iniziare ad aggredire i playoff ad Est dopo l’arrivo di Frank Vogel in panchina, aggiungendo un difensore più che affidabile accanto al talento offensivo di Nikola Vucevic, ma anche un lungo che può anche giocare da 5 al fianco di Aaron Gordon in un quintetto piccolo. Una trade che al momento sembra accontentare entrambe le squadre, in attesa che il campo - e in questo caso anche le dinamiche del mercato - ci diano le prime indicazioni su chi ne uscirà meglio.

Seguendo lo spartito

Probabilmente le squadre che più hanno guadagnato da questa nottata sono quelle che hanno seguito un piano prestabilito da giorni riuscendo a metterlo in atto in maniera più che agevole.

Phoenix è una di queste - il loro obiettivo neanche tanto segreto era Marquese Chriss, ala dal mix atletismo+tiro+potenziale dannatamente attraente - ma nel momento in cui si è presentata l’opportunità di prendere un can’t-miss-prospect come il fenicottero croato Dragan Bender non hanno esitato a farlo loro. Vedendo in seguito come volgeva il Draft, hanno subito alzato il telefono verso Sacramento - troppo facile Ryan, troppo facile - e hanno raggiunto l’accordo per ottenere la 8 in cambio della 13, la 28 e i diritti di Bogdan Bogdanovic. I due rookie andranno a comporre, assieme ad Alex Len, uno dei frontcourt più futuribili della Lega, su cui i Suns inizieranno immediatamente a lavorare con l’aiuto di una chioccia come Tyson Chandler.

I bro hugs di Adam Silver sono un po’ a metà tra lo zio super cool che prova a fare il gggiovane e un attimo di tremendo imbarazzo per i ragazzi che stanno tremando dall’emozione

Sebbene le voci che lo volevano incluso in una trade fossero pressanti, alla fine sembra proprio che Kris Dunn rimarrà in Minnesota per formare con Karl-Anthony Towns e Andrew Wiggins un trio potenzialmente devastante su entambi i lati del campo. La naturale capacità di giocare il pick&roll lo rende perfettamente compatibile offensivamente agli altri due mentre dietro ha tutti gli strumenti per essere uno dei migliori difensori a giocare tra le linee di passaggio. Inizialmente partirà dietro Ricky Rubio - su cui non da ora è affisso un enorme cartello con su scritto “vendesi” - ma se cercate la squadra da seguire sul League Pass per il prossimo anno, i T’Wolves potrebbero essere la scelta più giusta.

Non con l’ordine che ci si aspettava, ma anche la coppia di guardie formata da Buddy Hield e Jamal Murray è stata presa dove un po’ tutti ci immaginavamo. I Pelicans hanno preferito non rischiare e puntare su un prodotto già ben definito come Hield, che ha tutte le carte in regola per essere un tiratore-esca alla Kyle Korver o alla J.J. Redick, in modo da liberare qualche spazio in più ad Anthony Davis. I Nuggets invece si sono accontentati del prodotto di Kentucky, che in mano a Mike Malone potrebbe sfruttare tutte le sue qualità da realizzatore con e senza palla, e intanto andare a formare con Gary Harris una coppia di guardie giovane e complementare a cui si aggiunge pure l’ecletticità di Malik Beasley, scelto alla 19.

Eurodraft!

Stanotte è stato superato un nuovo record nella storia del Draft: ben 14 dei 30 giocatori scelti al primo giro non hanno nazionalità americana e 7 di questi arrivano da campionati esteri. Che la globalizzazione in NBA sia già ampiamente sdoganata non è certo un segreto di questi tempi, ma alcune delle scelte avvenute ieri notte hanno lasciato basiti anche gli esperti.

Sacramento alla 13 ha deciso di scegliere Georgios Papagiannis, perticone greco di 216cm con buone mani, ma che nelle Draft Board era quotato intorno alla 50, con pochissimi che lo proiettavano al primo giro, figuriamoci a fine Lottery. Vlade Divac si è preso la piena responsabilità, ma questa scelta al momento non ha molto senso per tre motivi: molto probabilmente l’avrebbero trovato anche alla 22 (scambiata con Charlotte facendo partire Marco Belinelli); non era certamente il miglior giocatore a disposizione e soprattutto in un ruolo dove hai già tre giocatori a contratto (Cousins, Cauley-Stein e Koufos) più uno Skal Labissiere scelto con la 28.

La reazione di Cousins alla scelta di Papagiannis parla da sola

Non hanno avuto buoni consensi da parte dei tifosi neanche le scelte europee di Boston, che alla 16 e alla 23 sono andati rispettivamente a scegliere il francese Guerschon Yabusele e il croato Ante Zizic. Probabilmente i due non vedranno la NBA quest’anno (Zizic ha sirene dai maggiori club di Eurolega), ma questo non è un problema per i C’s, dato che i 15 posti a roster sono già saldamente occupati. Yabusele è una sorpresa a quella posizione, ma si dice che Ainge sia stato messo all’angolo dopo che i Nuggets gli hanno rovinato i piani prendendo Juancho Hernangomez con la scelta precedente.

Lo spagnolo è la scelta che ci aspettavamo da Denver, una squadra che nel front office ha una forte componente europea e non ha problemi a tenere parcheggiati i propri giocatori in attesa del salto (basta vedere l’esempio di Nikola Jokic). Probabilmente farà uno o due altri anni in Europa - il Bamberg di Trinchieri sembra molto interessato - per poi aggiungere quell’energia che lo contraddistingue a disposizione di un roster che anno dopo anno sta diventando sempre più interessante in chiave futura.

Un’altra squadra che sembra aver pescato benissimo nel materiale d’oltreoceano sono i Sixers. Con la 24 hanno preso Timothe Luwawu, pronto per aggregarsi subito alla squadra e mettere a disposizione esplosività e difesa sul perimetro, mentre con la 26 si sono assicurati il talento di Furkan Korkmaz, che presumibilmente rimarrà all’Efes dove finora è stato compagno di squadra di un altro ragazzo draftato da Philly, Dario Saric.

Vincitori e vinti

Non escono proprio sconfitti, ma non deve essere stata facile la serata di Skal Labissiere, Dejounte Murray e Deyonta Davis, invitati nella Green Room con velleità da lottery e che invece si sono alzati dal loro posto rispettivamente alle scelte 28, 29 e 31. Davis aveva già preso l’uscita prima di sentire il suo nome pronunciato dal vice-commissioner Mark Tatum come prima scelta del secondo giro. E se per Murray poteva essere auspicabile una caduta del genere (comunque finito alla 29 agli Spurs, not bad), per gli altri due brucia molto di più, dato che prima della nottata erano proeittati all’interno della top-10.

Chi invece ha stra-vinto la serata è stata la nuova creatura di Yahoo! Sports e del mammasantissima Adrian Wojnarowski, The Vertical, che in occasione del Draft ha messo su uno show in diretta che per contenuti, analisi e ritmi ha surclassato di gran lunga quello di ESPN in diretta dal Barclays Center.

Del tipo: si può fare una schermata sulle migliori PG della Lega E DIMENTICARSI STEPH CURRY?!

Woj ha già cambiato il modo in cui si segue la diretta del Draft anticipando le scelte con largo anticipo rispetto agli altri insider, ma con questo prodotto rischia ancora una volta di alzare l’asticella della sua Guerra Santa contro ESPN.

Da non sottovalutare

La notte del Draft è un evento talmente lungo e costellato da emozioni contrastanti che a volte si tende a perdere di vista quelle che possono essere le scelte fatte a fari spenti, non solo nel secondo giro, ma anche nel primo in mezzo a tutti i rumor e alle pick inattese. È il caso di Wade Baldwin, scivolato sino alla 17 dei Memphis Grizzlies in quello che potrebbe essere un connubio perfetto per entrambi, considerando l’attitudine perfettamente assimilabile nel Grit&Grind e la possibilità di giocare entrambi i ruoli di guardia.

Un altro matrimonio che potrebbe essere più che felice è quello tra DeAndre Bembry e gli Atlanta Hawks, i quali dopo essersi presi in Taurean Prince il clone di DeMarre Carroll alla 12, hanno deciso di allungare la panchina con un giocatore-coltellino-svizzero da usare in rotazione in poco tempo. Nel secondo giro ottima la presa di Tyler Ulis alla 34 da parte di Phoenix: Ulis è la point-guard più completa del Draft, peccato che stazza e dimensioni siano red flags difensive insormontabili, ma come backup può essere un’aggiunta da tenere d’occhio.

Altre squadre che ha agito bene con poco a disposizione sono Houston e Golden State. Chinanu Onuaku per i Rockets potrebbe diventare un totem difensivo in breve tempo, mentre il lunghissimo cinese Zhou Qi ripercorre in tono minore la traccia lasciata del connazionale Yao Ming garantendo tanto potenziale da sfruttare. Gli Warriors invece si affidano uno dei migliori corpi in circolazione in Damian Jones, preso alla 30, un buon progetto di 3&D in Patrick McCaw e da undrafted ha già firmato uno stretch-4 come Robert Carter, che combina stazza e attitudine da role-player. I vice-campioni non sono rimasti a guardare.

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