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Giulio Di Cienzo
Crackdona
07 lug 2016
07 lug 2016
Edwin Cardona è stato la sorpresa più interessante della Colombia di Pékerman, è pronto per l'Europa?
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Giulio Di Cienzo
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Nella Colombia che ha fallito per poco l’accesso alla sua seconda finale di Copa América, abbiamo imparato a conoscere una figura larga a sinistra, più avanzata dei suoi compagni, dietro al centravanti di turno. Una figura resa ancora più evidente dall’imponenza fisica e dalla maglia bianca dei

. Sembra distratto, ma appena Edwin Cardona sente il pallone entrare nella sua zona d’influenza si accende, aprendo un mondo di possibilità che esiste solo per lui.

 

La scoperta della Colombia di Pékerman in questa Copa América Centenario è senza dubbio Edwin Andrés Cardona Bedoya, nato a Medellin nel 1992, numero 8 con un tocco palla che in pochi possono vantare. Del resto se diventi il partner prediletto di James Rodríguez qualcosa di speciale devi averlo. Il motivo per cui in Europa lo si conosce poco è che Cardona ha giocato solo in Colombia e in Messico. Calcisticamente è nato e cresciuto nell’Atlético Nacional de Medellín, la squadra più vincente del calcio colombiano, e ci ha messo poco ad emergere: dopo l’esordio con la maglia dei

nel 2009, era già entrato nel giro delle selezioni giovanili della Colombia.

 

https://youtu.be/duON5Ong9Tg?t=23s

Difficile non notarlo.


 

 



 

Nel Sudamericano Under 17 del 2009 chiude da capocannoniere. Al Torneo di Tolone nel 2011 realizza

  e uno al Messico (questo qui sopra). Insieme ad altri talenti già sentiti in Europa (James Rodríguez, Duvan Zapata, Santiago Arias, Jeison Murillo e Luís Muriel) Cardona ha vinto il torneo chiudendo come secondo miglior marcatore. Nello stesso anno, al Sudamericano Under 20, è finito ancora da secondo nella classifica marcatori con 4 reti, trova un gol

contro il Brasile di Neymar, Casemiro, Lucas Moura e Danilo, vincitore del torneo con sorpresa di nessuno.

 

Le sue caratteristiche sono chiare da subito: Cardona è un centrocampista offensivo, un giocatore che ama spostarsi per il campo per gestire spazi e tempi di gioco. In un calcio ancora legato ai numeri di maglia, lui gioca col 10 - chiedendo il permesso a James - o con l’8. È alto e ben strutturato fisicamente, soprattutto per i canoni sudamericani, il che lo rende ottimo nel difendere palla, ma non particolarmente veloce. Come molti colombiani sfrutta tecnica e forza fisica per cercare strappi che gli permettano di aprire le difese avversarie, e a quel punto mira direttamente alla porta, sfruttando la sua dote tecnica più impressionante: il tiro. Cardona ha una combinazione rara di potenza e precisione, che lo rende pericoloso praticamente da qualsiasi posizione, anche su calcio piazzato. Grazie a questo, e a una naturale capacità negli inserimenti, ha accumulato negli anni una media gol da attaccante puro.

 

https://www.youtube.com/watch?v=AAK88tp19rM

Destro fulminante, maglia larga e un girovita decisamente pronunciato: così Cardona conquista l'Atlético Nacional.


 

Dopo un paio di anni in prestito, nel 2014 si impone da trascinatore nell’Atlético, stringendo un grande rapporto con l’attuale tecnico messicano Juan Carlos Osorio. Insieme, quella stagione, vinceranno il campionato colombiano e arriveranno in finale di Copa Sudamericana contro il River Plate. E Cardona, col 10 sulle spalle, si è distinto in quello che sa far meglio: 17 gol in tutte le competizioni, risultando decisivo in più occasioni.

 

Come i suoi pregi, anche i suoi difetti sono chiari. La stagione fa emergere alcuni suoi lati negativi:

, una certa tendenza a presentarsi in campo sovrappeso e soprattutto

nella finale di ritorno della Sudamericana. In casa del River, dopo l’1-1 dell’andata, Cardona ha un atteggiamento un po’ troppo molle, e nel finale del primo tempo, con la gara ancora a reti inviolate, il tecnico non gradisce una sua perdita di tempo a bordocampo, tanto da rimandarlo a giocare a spintoni.

 

Nel bene o nel male Cardona rientra nei canoni del 10 sudamericano. Vive con la palla, spesso rallenta i tempi e non sembra interessato ad avere un fisico da calciatore professionista. A volte sembra addirittura distratto, perso in pensieri lontani. Quando si accende, però, illumina il campo con giocate di qualità rara e traiettorie balistiche impensabili. Può decidere il risultato in un minuto, come assentarsi ingiustificatamente per altri ottantanove.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Gy7AtT6qldw

Anche meno di un minuto. In questo caso entra dalla panchina e mette subito la palla sotto l'incrocio.








 

Cardona si trasferisce in Messico nel 2015, quando il Monterrey paga meno di 3 milioni per il suo cartellino. Segue l’esempio di molti altri talenti sudamericani che invece di attraversare l’oceano trovano sicurezza economica nella Liga messicana, un movimento in grande crescita che può garantire spettacolo e ricchi stipendi (per fare due esempi: in Messico si è trasferito anche Carlos Sánchez, il Pallone d’Oro sudamericano 2015, dal River Plate; e persino

, dal Marsiglia, nel momento migliore della sua carriera).

 

L’impatto di Cardona è devastante: nel primo semestre va a segno 9 volte, e con 18 reti stagionali tra Apertura e Clausura (che per i suoi tifosi lo trasformano in “Crackdona”) diventa anche presenza fissa nei convocati di Pékerman nella selezione maggiore della Colombia.

 

https://www.youtube.com/watch?v=D_MObGkoQ40

La tripletta al Toluca, forse il momento in cui in Messico nasce Crackdona. Nel primo gol mette fisico, dribbling e freddezza. Nel secondo è fortunato, nel terzo a palla lontana lo potete vedere che passeggia, poi taglia in area e chiude di tacco.


 

 



 

Nella formazione che abbiamo ammirato in questa Copa América Centenario, Cardona è un equilibratore fondamentale del gioco: parte esterno a sinistra, nel suo "ufficio" preferito. Da lì può rientrare e cercare la porta, ma non copre il ruolo come ci aspetteremmo in Europa, prima di tutto perché non ha la corsa per farlo. La sua interpretazione è più tattica: si muove insieme a James, trovandosi ora trequartista, ora esterno, a volte addirittura interno di centrocampo, proponendosi sempre come riferimento della manovra. Per certi versi ha un modo di giocare che ricorda il Seedorf visto al Milan: copre più ruoli ed è la spalla perfetta per altri interpreti di qualità, che a lui si appoggiano per dividere le responsabilità, moltiplicare le idee e cercare tiri pericolosi.

 

Cardona per la Colombia è decisivo anche negli inserimenti senza palla, una dote in cui spicca grazie alla sua capacità di leggere l’azione, e grazie anche al fatto che gli avversari possono essere tratti in inganno dalla sua pigrizia e sottovalutarlo. Ne è arrivato un esempio anche in questa Copa: contro il Paraguay,

arriva grazie a Cardona, che partendo praticamente da centrocampo segue l’azione di Bacca, taglia in area e rifinisce l’assist per il 10.

 

Un altro esempio viene dalle qualificazioni al prossimo Mondiale: contro la Bolivia i riflettori se li è presi l’esordiente Marlos Moreno per l’azione dell’assist, ma senza l’abilità del “Gordo” Cardona di ricavarsi lo spazio per il tiro la Colombia avrebbe un paio di punti in meno.

 

https://www.youtube.com/watch?v=eh4pmnE06hU

 

Il suo lato oscuro però è sempre in agguato: Pékerman non può mai sapere se (o quando) Cardona si assenterà dalla partita, perso nelle pieghe del suo animo, così fedele allo stereotipo dell’irregolare sudamericano. Quando è presente gli si può chiedere tutto, anche copertura e attenzione, altrimenti la via più sicura è la sostituzione, come successo contro il Perù.

 

Cardona incarna i canoni della sua terra e l’idea di trequartista sudamericana per come ce la siamo tramandata: ha addosso quell'aura magica dei grandi Diez del Sudamerica, ha le giocate risolutive, ma ha anche l'inaffidabilità, l'aria da giocatore cresciuto nei campetti della sua città e che in quei campetti prima o poi tornerà. Non è un caso se uno dei suoi idoli calcistici è Ronaldinho, un altro straordinario numero 10 che rientra bene in questa descrizione. E che amava partire dalla zona sinistra del campo.

 

Forse anche per questo Cardona ha scelto il Messico invece che cercare l’Europa già nel 2014, quando avrebbe potuto sondare il mercato. Il suo animo sudamericano nel Vecchio Continente sarebbe dovuto scendere a compromessi che per ora la testa del giocatore non è disposta a considerare.

 

Sarà l'esperienza della Copa América a fargli scattare dentro quella molla che può portarlo al grande salto? In ogni caso, inizia a diventare difficile nascondersi.

 

 

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