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Calcio Emanuele Atturo 7 settembre 2017 5'

“Cos’è un Zappacosta?”

Il terzino italiano è finito al Chelsea per 25 milioni e nessuno poteva aspettarselo.

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Questa sessione di calciomercato è stata particolarmente ricca di trasferimenti assurdi. Nel senso di inaspettati, imprevedibili, difficilmente spiegabili da un punto di vista razionale. Pochi trasferimenti, però, si avvicinano alla sorpresa sincera, e al senso di casualità, che abbiamo provato quando abbiamo letto che Davide Zappacosta si sarebbe trasferito dal Torino al Chelsea, per 25 milioni di euro.

 

Fino ad oggi abbiamo sempre immaginato Zappacosta come parte della classe operaia del calcio, piuttosto che della sua aristocrazia, che invece è finito nella squadra campione in carica della Premier League, oltre che una delle più interessanti da seguire nella prossima Champions League. Vedere Zappacosta alzare il pollice spalla a spalla con David Luiz e Courtois era inimmaginabile fino a poche ore fa; guardarlo sorridere con quella faccia acqua e sapone da agente immobiliare, nel contesto upperclass di Cobham; prestarsi agli stessi doveri social di gente come Kanté, Morata, Fabregas tutti a modo parte di un immaginario di “élite”, fa uno strano effetto. A questo si aggiunge il profilo Instagram ufficiale del Chelsea, che sbaglia il suo nome e lo chiama “Zappercosta”; i tifosi che impazziscono e prima chiedono “What is a Zappacosta?”, poi modificano la pagina di Wikipedia scrivendo che Zappacosta significa “panic buy”….

 

Squawka si è già sbilanciato, definendo Zappacosta “il miglior acquisto del Chelsea”, più di Morata e Bakayoko (il pezzo, va detto, rasenta il ridicolo per come prova a giustificare un’opinione che i numeri in realtà non sostengono); io invece proverò a elencare almeno tre buoni motivi per cui il passaggio di Zappacosta al Chelsea ha senso. Tre ragioni per cui Antonio Conte ha deciso di spendere per Zappacosta più soldi – 25 milioni di euro, a quanto pare – di quanti la Juventus ne ha investiti su Matuidi e Howedes, la Roma su Karsdorp o il Milan su Biglia. Lo so: paragoni simili hanno poco senso, ma fa comunque impressione pensarci, no?

 

1. Perché Zappacosta è, effettivamente, un buon esterno

C’è stato un momento in cui pensavamo che Zappacosta sarebbe diventato veramente forte, ma è durato poco e ci si siamo allineati su un’idea più verosimile: quella che Zappacosta è un buon terzino. Un terzino di fatica, principalmente, seppur con notevoli doti atletiche e discreta qualità tecnica. Non è mia intenzione provare a rendere Zappacosta un giocatore più complesso di quello che è: un esterno basso che corre molto e mette buoni cross, che preferisce attaccare invece che difendere.

 

Zappacosta possiede movimenti tipici da terzino, che quando nel futuro ci sarà un museo sul calcio come sport preistorico serviranno a illustrare quali erano le abitudini nel giocatore basso a destra: finta a rientrare, dribbling d’esterno e cross d’interno per la punta che ha tagliato sul primo palo.

 

Semplice come una preghierina.

 

Come detto, per quanto semplice e lineare, Zappacosta dal punto di vista atletico ha doti notevoli. È alto 1 metro e 82 e ha un fisico slanciato da duecentometrista. Quando ha spazio da poter attaccare se lo prende con grande velocità, come nella gif sotto, quando contro la Sampdoria ha chiuso un uno-due con l’esterno alto, ha accelerato verso il centro e poi ha rifinito verso Ljajic trovando una traccia interna di grande sensibilità.

 

2. Perché i buoni esterni non sono tanti

Ormai da tempo si parla della cronica carenza di terzini, specialmente destri, nel calcio contemporaneo. Lo squilibrio di qualità tra terzini destri e sinistri è così chiara, eppure così difficile da leggere, che abbiamo provato ad approfondire il dilemma rispondendo a una domanda arrivata nella nostra casella mail. Per semplificare al massimo si può dire che esistono due categorie di terzini: quelli che sanno fare tutto – e che quindi diventano dei registi aggiunti, dei centri creativi con una grande influenza sulla fase offensiva di una squadra – e quelli che sanno fare le due cose principali che deve saper fare un terzino: correre e crossare.

 

Tra i terzini che sanno fare solo due cose si distinguono quelli che le sanno fare molto bene – una delle due o entrambe – e anche questa tipologia di terzino in questo calciomercato ha dimostrato di avere un valore molto alto. Pensiamo a Walker, un esterno estremamente atletico e intenso ma non certo raffinatissimo, che però ha convinto Guardiola a spendere su di lui 55 milioni di euro. Zappacosta fa parte di questa categoria, decidete voi quanti gradini più in basso (per qualcuno magari sarà anche più in alto) rispetto a Walker. Intanto eccovi un altro buon cross di “Zappercosta” per il gol di Belotti (anche se è facile fare assist per Belotti, un uomo che si arrampica in aria sfruttando dei muscoli supplementari del collo).

 

 


3. Perché si adatta bene nel sistema di Conte

Esterno destro del 3-5-2 di Antonio Conte, Viktor Moses non è solo diventato un calciatore con un senso in Premier League, ma persino un giocatore chiave della squadra che ha vinto la Premier League. Sebbene Moses sia davvero un buon giocatore, bisogna dare i giusti meriti a un contesto tattico che in quella posizione tende a premiare chi ha buona corsa, dedizione e sa coprire la fascia da una linea di fondo all’altra. In questo senso Moses è un miracolato del sistema di Conte.

 

Zappacosta sarà probabilmente la riserva di Moses (sì, Moses-Zappacosta è il binario di destra della squadra campione in carica in Inghilterra), e dovrà imparare a inserirsi profondamente senza palla quando si trova sul lato debole. Un tipo di azione che il Chelsea sa svolgere bene. I “blues” manovrano spesso a sinistra, il lato di costruzione, con Hazard e Marcos Alonso, che poi cercano l’attacco in sordina di Viktor Moses dal lato opposto

 

Non è un segreto: Conte non era soddisfatto di questo calciomercato e non credo che l’arrivo di Zappacosta gli abbia fatto cambiare idea. Specie dopo il clamoroso caso di Barkley – che ha rifiutato il Chelsea, almeno momentaneamente e, a suo dire, non dopo aver svolto le visite mediche come molti media hanno riportato – o quello di Fernando Llorente, finito al Tottenham – insomma, non dovrebbe essere difficile per una squadra come il Chelsea convincere un giocatore come Llorente, eppure è andata così.

 

Anche solo rimanendo al ruolo di esterno, il Chelsea ha cercato per parecchio tempo Alex Sandro, mentre a destra sembrava a un passo dall’acquisto di Oxlade-Chamberlain: non un fenomeno ma un giocatore che avrebbe fatto il titolare, e che ha margini di miglioramento che sembrano ben più ampi di quelli di Zappacosta. Il mercato del Chelsea rimane ambiguo e l’aria attorno alla squadra sembra tesa e, da fuori, piuttosto indecifrabile.

 

È possibile quindi che l’acquisto di Zappacosta sia più figlio di questo clima da fine impero (di già?!) che non di una programmazione tecnica ragionata? Staremo a vedere se Zappacosta riuscirà a ritagliarsi il suo spazio in una squadra in cui più o meno tutti faticano a vederlo, oppure se tornerà – già a gennaio? – in Serie A. Da parte nostra, come a tutti gli emigranti italiani e non, gli auguriamo buona fortuna in questa sua nuova avventura.

 

 

Tags : antonio contechelseadavide zappacosta

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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