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Daniele Manusia
Le cose da sapere sugli ottavi della Coppa d'Africa
26 gen 2024
26 gen 2024
La fase ad eliminazione diretta comincia domani.
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Daniele Manusia
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IMAGO / MB Media Solutions
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Sono successe molte cose in quella che - se continua così - verrà ricordata come una delle più belle, equilibrate e imprevedibili Coppe d’Africa degli ultimi tempi. Organizzata in Costa d’Avorio quarant’anni dopo l’ultima volta (se volete capire il significato storico e politico dell’evento c’è questo bel pezzo di Andrea Lamperti e Luciano Pollichieni) sta venendo fuori un torneo pazzo come sempre ma con un livello di gioco, una qualità nei singoli e un’organizzazione generale, davvero notevoli. Se vi siete persi i gironi qui sotto trovate un sintetico recap in vista degli ottavi di finale che cominciano sabato. Eliminazioni eccellenti, partite assurde, gol senza senso.

L’incredibile psicodramma sfiorato della Costa d’AvorioLa Costa d’Avorio ha vinto bene la partita inaugurale del torneo con la Guinea-Bissau, poi ha perso la sfida equilibrata con la Nigeria, che sembrava più che altro uno spareggio per il primo posto nel girone, e a quel punto è andata in mille pezzi. Anzi, non a quel punto. È successo a un certo punto del primo tempo con la Guinea Equatoriale, terza partita del girone, in cui la Costa d’Avorio doveva vincere per essere sicura del secondo posto e della qualificazione. Ma in cui sicuramente non doveva perdere. Più precisamente è successo al 40esimo del primo tempo, quando Emilio Nsué - capocannoniere del torneo a 34 anni - ha deviato sul secondo palo un cross rasoterra, facendolo passare sotto le gambe di Singo.Subito inquadrato, Jean-Louis Gasset allenatore della Costa d’Avorio si è messo incredulo le mani in testa, con un’espressione tirata in cui sembrava che la bocca gli stesse aspirando il resto della faccia come un buco nero. Presagio della sparizione successiva di Gasset, forse. La Costa d’Avorio aveva più o meno dominato la partita e anche in svantaggio ha continuato a farlo. Prima della fine del primo tempo, ad esempio, Christian Kouame ha avuto una palla solo davanti al portiere, che però ha preferito calciargli addosso piuttosto che in rete. Ogni volta che un giocatore ivoriano sbagliava un’occasione, la regia inquadrava Didier Drogba in tribuna, sempre più rassegnato.La Guinea Equatoriale, da parte sua, ogni volta che tirava o segnava (bellissimo il gol su punizione di Pablo Ganet) o ci andava vicino, e dal 75esimo al 90esimo ha segnato altri tre gol. Il 4-0 subito ha portato a qualche piccolo disordine a Abidjan e alle dimissioni di Gasset, con la Costa d’Avorio che però non era ancora matematicamente fuori dalla competizione. E infatti, grazie alla vittoria del Marocco con lo Zambia nell’ultimissima partita dei gironi, la squadra padrona di casa è riuscita a qualificarsi tra le migliore terze classificate. Al posto di Gasset per il momento c’è il suo secondo Emerse Faé, ma secondo le ultime notizie la federazione ivoriana starebbe provando a prendere in prestito Hervé Renard, attualmente allenatore della Francia femminile. Renard si era già fatto vedere (con una splendida camicia leopardata attillatissima, bello come il sole) tra gli spettatori allo stadio e chissà che non stesse aspettando proprio un’occasione del genere. La Federazione francese però ha rifiutato l'offerta e Renard si è risentito un po'. Adesso la Costa d’Avorio deve affrontare i campioni in carica del Senegal, che hanno passato il girone con tre vittorie, 8 gol fatti e 1 subito. Si gioca lunedì. Tra tre giorni. In bocca al lupo, cari elefanti. Le delusioni vere e proprie Se alla Costa d’Avorio tutto sommato è andata bene, Algeria, Tunisia e Ghana sono riuscite a farsi eliminare facendo appena 2 punti ciascuna. Tutte e tre hanno perso l’allenatore poco dopo l’eliminazione e tutte e tre hanno giocato un’ultima partita del girone frustrante, di quelle che vanno dritte nel cassetto degli incubi nazionali. Il Ghana era considerato tra le possibili outsider del torneo, nonostante nella Coppa d’Africa precedente, nel 2019, di punti nel girone ne aveva fatto appena uno, perdendo persino con le Isole Comore. Non aveva un girone semplicissimo, con Egitto (pareggio) e Capo Verde (sconfitta), ma si giocava l’ultima partita con il Mozambico, con cui invece ha pareggiato 2-2 (ne parliamo più avanti) subendo entrambi i gol nei minuti di recupero del secondo tempo. Peccato perché Kudus sembrava in forma (doppietta contro l’Egitto) e ci sarebbe piaciuto continuare a vedere anche Iñaki Williams e Jordan Ayew. Tunisia e Algeria invece hanno giocato due partite fotocopia, rispettivamente contro Sudafrica e Mauritania. La Tunisia si era complicata la vita più che altro perdendo all’esordio con la Namibia, poi aveva pareggiato con il Mali (squadra solida) e si è trovata di fronte un Sudafrica agguerrito che ha esposto i limiti di creatività ed efficacia della fase offensiva tunisina. Peggio la storica sconfitta dell’Algeria con la Mauritania (anche di questa parliamo tra poco), un po’ perché le sarebbe probabilmente bastato il pareggio per passare tra le migliori terze, un po’ per il peso specifico dei giocatori a disposizione dell’allenatore Belmadi. A fine partita i tifosi algerini hanno provato a raggiungere gli spogliatoi, Belmadi è stato esonerato e Riyad Mahrez (entrato solo nel secondo tempo contro la Mauritania, comunque impalpabile) ha chiesto pubblicamente scusa. L’Algeria, più o meno con questa stessa rosa, ha vinto la Coppa d’Africa del 2019, ma già nel 2021 era uscita come ultima del proprio girone. Due volte di seguito (noi italiani lo sappiamo bene) sembra una “nuova normalità”.Ma tra le delusioni dobbiamo aggiungere anche Costa d’Avorio e Camerun, qualificate per il rotto della cuffia. Il Camerun ha perso con il Senegal e non è riuscito a vincere con la Guinea pur con un uomo in più per tutto il secondo tempo. Poi ha vinto con il Gambia per miracolo ma non è bastato a calmare gli animi, soprattutto quello di Samuel Eto’o, presidente della federazione, che ha dato la colpa ai giocatori nati e cresciuti fuori dal continente, annunciando (o forse minacciando) l’introduzione di una specie di “test del patriottismo” per il futuro. Domani sera il Camerun affronterà la Nigeria, leoni contro aquile, ma i leoni sembrano stanchi, denutriti, mentre le aquile hanno il becco più affilato che mai.Due partite assurdeGambia-Camerun 2-3

Appunto, a cinque minuti dalla fine dei tempi regolamentari, il Camerun perdeva 2-1 con il Gambia. Era andato in vantaggio con Toko-Ekambi, dopo che N’koudou aveva rotto la traversa da pochi metri, ma si era fatto pareggiare poco dopo e poi Ebrima Colley, con un passato anche in Serie A (Verona e Spezia), appena entrato in campo all’84esimo, ha punito con un bel diagonale la seconda dormita generale della difesa camerunense. Poco prima Toko-Ekambi aveva colpito un’altra traversa e sembrava di assistere all’ennesimo psicodramma collettivo di questa Coppa d’Africa. Ci ha pensato invece un assurdo autogol a ristabilire la parità immediatamente dopo il gol di Colley - un cross basso deviato dal difensore che in scivolata anticipa il proprio portiere e mette dentro la porta vuota - e poi, esattamente allo scadere del 90esimo, il difensore del Rennes, Christopher Whoo, ha segnato di testa su calcio d’angolo (più che di testa, di faccia). Mozambico-Ghana 2-2

Se ai tifosi del Camerun è venuta la tachicardia cosa può essere successo a quelli del Ghana che hanno visto la propria squadra farsi eliminare dopo che, al 90esimo scaduto, era in vantaggio 2-0 (due rigori di Ayew, il secondo dei quali segnato al 70esimo)? Come spiegare la caduta negli inferi di una squadra che pensava di aver vinto e che invece prima vede fischiare un rigore sfortunato alla sua leggenda, André Ayew, alla sua OTTAVA Coppa d’Africa, che ha toccato di mano una specie di rovesciata inutile fatta a mezzo metro di distanza da un avversario pazzo che stava provando a crossare al centro, e poi prende gol all’angolo successivo, con tutti e dieci i giocatori in area che guardano saltare Reinildo (non a caso un difensore dell’Atletico Madrid) e mettere la palla sotto l’incrocio più lontano. Non c’è niente che possa dare senso all’incredibile harakiri ghanese, c’è solo da chiedersi se è peggio uscire così o con il fallo di mano di Luis Suarez sulla rigore e il rigore sbagliato. Scegliete voi il vostro incubo preferito.Le sorpreseDopo la vittoria per 4-0 sulla Costa d’Avorio Nazionale ospitante, la Guinea Equatoriale si è presa di diritto il ruolo di sorpresa di questa edizione della Coppa d’Africa. Unica nazione ispanofona del continente, la Guinea Equatoriale è un piccolo cubo stretto tra Gabon e Camerun.La sua storia nel mondo del calcio è cambiata a partire dagli anni 2000, quando la federazione ha iniziato a coinvolgere giocatori spagnoli con origini equatoguineane. La maggior parte della rosa attuale ha partecipato per la prima volta alla Coppa d’Africa nel 2012, in qualità di paese organizzatore assieme al Gabon. In quell’occasione riuscì a raggiungere i quarti di finale. Nel 2015, in un’altra edizione casalinga, riuscì a raggiungere addirittura le semifinali. Insomma, che la Guinea Equatoriale potesse passare il turno si poteva preventivare. Che riuscisse a farlo da prima in classifica e imbattuta in un girone con Costa d’Avorio e Nigeria, però, nemmeno il più ottimista dei tifosi avrebbe potuto immaginarlo. Si tratta di una Nazionale organizzata, che all’ordine abbina l’ottima tecnica di centrocampisti come Machin e Pablo Ganet e in attacco può contare su Emilio Nsué, attaccante tuttofare capace di rivestire qualsiasi ruolo.Anche Capo Verde ha chiuso il suo girone al primo posto con 7 punti, frutto delle vittorie contro Ghana e Mozambico e del pareggio contro l’Egitto all’ultima giornata, a qualificazione abbondantemente raggiunta. Se il giocatore più noto al pubblico italiano sarà Jovane Cabral della Salernitana, i leader tecnici della squadra sono il capitano e rifinitore Ryan Mendes, e il centravanti Bebé. Mendes è cresciuto in un settore giovanile prestigioso come quello del Le Havre. In passato ha vestito la maglia del Lille, squadra con cui conta tre presenze in Champions League, e oggi si trova in Turchia, al Karagümrük. È il giocatore di maggior classe, quello che si occupa di dare qualità alla rifinitura. Bebé, invece, era arrivato quattordici anni fa al Manchester United come presunto erede di Cristiano Ronaldo. È un eroe del Rayo Vallecano, sua squadra attuale, della quale ha vestito la maglia in tre momenti diversi dal 2015 ad oggi. Come la Guinea Equatoriale, anche Capo Verde, attraverso la sua federazione, ha battuto l’Europa in lungo e in largo per trovare giocatori convocabili (uno di questi, il terzino dello Shamrock Rovers Roberto Lopes, era stato contattato su Linkedin dal CT). Non avrebbe potuto essere altrimenti per un arcipelago di isole di appena 600.000 abitanti. Il movimento capoverdiano è in crescita: ha partecipato per la prima volta alla Coppa d'Africa nel 2013 e anche nell’ultima edizione, quella del 2022, aveva raggiunto gli ottavi di finale. La possibilità di raggiungere i quarti è concreta, perché l’avversario sarà la Mauritania. Non impossibile insomma.Quest’ultima si è qualificata agli ottavi tra le migliori terze grazie alla vittoria contro l’Algeria dell’ultima giornata. La Mauritania si è qualificata per la prima volta alla Coppa d’Africa nel 2019 e questa è la sua terza partecipazione consecutiva. Quest’anno per la prima volta ha superato la fase a gironi. L’eroe è stato il portiere Babacar Niasse, riserva del Guingamp in Ligue 2, capace di negare il gol all’Algeria a pochi passi dalla porta. Le favorite La Nigeria arrivava ai nastri di partenza col parco attaccanti, sulla carta, migliore della competizione, nonostante il forfait per infortunio di Victor Boniface. La fase offensiva, però, si è rivelata il punto debole delle “Superaquile” nella fase a gironi, chiusa al secondo posto dietro la Guinea Equatoriale proprio a causa della differenza reti. Victor Osimhen è stato incredibilmente impreciso sotto porta: ha segnato il gol del pari proprio contro la Guinea Equatoriale, nell’1-1 della prima giornata, ma ha divorato una quantità eccessiva di occasioni a tu per tu col portiere, proprio come la sua spalla Lookman. Interrogato in zona mista sulla sterilità offensiva – soli 3 gol in 3 partite, di cui uno su rigore battuto dall’ex difensore dell’Udinese Troost-Ekong – il difensore Calvin Bassey ha risposto sorridendo: «Chiedete a centrocampisti e attaccanti, io sono un difensore». In queste prime tre giornate, probabilmente, sono state più minacciose le discese di Ola Aina sulla sinistra che gli spunti di Osimhen, Lookman, Iwobi, Chukwueze e Simon. Che non basti avere grandi attaccanti per creare pericoli, d'altra parte, è risaputo, e la Nigeria peraltro arrivava alla Coppa d'Africa da una serie di 3 pareggi e 2 sconfitte nelle ultime 5 partite disputate, segno che qualcosa non andava. Tuttavia, dagli ottavi, dove non bisognerà cercare il gol con l’urgenza della fase a gironi, la Nigeria potrà contare su un’ottima solidità difensiva – un solo gol incassato in tre partite – garantita da Troost-Ekong e da Zaidu Sanusi, da anni terzino specialista della fase difensiva in una squadra rocciosa come il Porto di Conceiçao. Il Camerun è una squadra disfunzionale e che tende ad allungarsi: contro di loro potrebbe esserci più spazio per colpire. In generale, la fase offensiva è stata un problema per tutte le big tranne il Senegal. Anche il Marocco, che aveva meravigliato con la qualità delle sue combinazioni sulle fasce al Mondiale, ha avuto qualche difficoltà di troppo a generare occasioni. I “Leoni dell’Atlante” continuano ad essere una squadra che, col 4-3-3, costruisce per combinazioni laterali, con frequenti cambi gioco e cross per gli stacchi di En-Nesiry (che però non sembra in grande forma e nell'ultima partita è stato provato il possibile sostituto El-Kaabi). Se la catena di destra ormai la conosciamo a memoria, con la profondità di Hakimi, le sventagliate di Ziyech e la tecnica di Ounahi, su quella di destra ci sono state delle variazioni rispetto al Mondiale: una su tutte, Abde può insidiare il posto da titolare di Boufal. L’ala di origine spagnola è più veloce e diretta rispetto all’ex Southampton, che però dà più qualità nelle combinazioni. Il fatto di poter far entrare dalla panchina uno dei due o un'altra ala dal grande spunto come Amine Adli – che al Mondiale non c’era – è un lusso per la Coppa d’Africa. Senza considerare il fatto di avere Bonou: con lui in porta, anche se dovessero mancare i gol nei 120’, al Marocco basterebbe arrivare ai rigori per avere vittoria quasi certa (anche quando non ci arriva con le mani, ormai i tiratori sono condizionati da lui e rischiano di sbagliare, come dimostra il palo colpito da Bakambu dal dischetto nella partita contro il Congo). Chi non ha problemi a creare occasioni è il Senegal, la favorita vera per la vittoria finale. Non c’è squadra più rodata di quella di Aliou Cissé in questa competizione, che ormai gioca con una consapevolezza da grande Nazionale. Il Senegal è corto e attento in difesa ed ha le idee chiare in fase offensiva. Anche in questo caso molto passa dalle combinazioni in fascia. Rispetto all’ultima Coppa d’Africa e al Mondiale, poi, Cissé ha potuto aggiungere il talento della mezzala classe 2004 Lamine Camara, autore di una doppietta contro il Gambia e rivelazione del torneo fino ad ora. L’ostacolo più grande sulla strada dei "Leoni della Teranga" potrebbe essere l’ottavo di finale contro la Costa d’Avorio, desiderosa di non sprecare una seconda possibilità quasi letteralmente piovuta dal cielo. A livello individuale e collettivo, infatti, non sembrano esserci squadre alla loro altezza in quella parte del tabellone, soprattutto ora che l’esperto Egitto – sempre temibile in questa competizione – è costretto a giocare senza Salah infortunato. Certo, da quella parta c’è anche il Mali, trascinato da Haidara e Bissouma a centrocampo e dal sorprendente Sinayoko in attacco. Il Senegal, però, sembra una spanna più avanti rispetto alla concorrenza, non ha bisogno nemmeno di accelerare troppo per portare a casa le partite: riusciranno a bissare il successo del 2022?I gol più belliUno dei reperti calcistici più famosi del web è senza dubbio la compilation dei migliori gol di dicembre 2006 della Premier League. Una sequela impressionante di tiri dalla distanza, favoriti dal mitico pallone Total 90 di quell’anno, che fanno sembrare il calcio un’equazione semplice, in cui basta calciare ad occhi chiusi da lontano per fare gol. Nel suo piccolo, la fase a gironi della Coppa d’Africa ha ricordato quel video. Sono tante le reti bellissime segnate in queste prime settimane di torneo. Vista la singolare quantità di gol segnati da fuori area, però, abbiamo scelto i tre migliori di questa categoria, a scapito di altre reti altrettanto belle come il colpo di testa in tuffo di Konaté del Burkina Faso contro l’Algeria o la serpentina di Sidi Bouna della Mauritania contro l’Angola. Vista la complicità dei portieri, forse il punto debole della competizione, abbiamo escluso anche la gran botta di Kudus contro l’Egitto e la punizione da quaranta metri del capoverdiano Bebé contro la Guinea Bissau. Resta fuori per una semplice questione numerica il tiro a mezz’altezza del capoverdiano Kevin Pina contro il Mozambico, simile, anche se a distanza più ravvicinata, a un vecchio gol di Seedorf in un derby di Madrid. Al terzo posto c’è il gol di Lamine Camara contro il Gambia. Oltre allo splendido piattone destro che, con una palombella, si incastra sotto l’incrocio del primo palo, è giusto premiare l’assist di Iliman Ndiyae del Marsiglia, il quale passa in mezzo a due avversari con una veronica e dopodiché apparecchia il tiro dai venti metri del compagno.

Al secondo posto troviamo Seko Fofana, vecchia conoscenza dell’Udinese e leggenda del Lens, che proprio quando avrebbe potuto farsi conoscere in Champions League ha deciso di trasferirsi all’Al-Nassr. Come tante volte aveva fatto vedere in Francia, Fofana riceve al limite dell’area e, mentre controlla, appoggiandosi al marcatore esegue una sorta di elastico al contrario con cui si libera per il tiro. Con un altro tocco di sinistro prepara la conclusione, eseguita quasi cadendo. La palla viaggia troppo veloce e sfonda la porta sul secondo palo.

Al primo posto c’è Aboubakary Koita, ala della Mauritania nata in Senegal ma cresciuta calcisticamente in Belgio dove gioca tutt’oggi, al Sint-Truden. Non c’è particolare fantasia in questo gol segnato all’Angola: è la classica rete che ogni esterno a piede invertito desidera realizzare, dopo aver saltato l’uomo rientrando sul piede forte. Nei tiri dalla distanza, però, occorre poca fantasia e a volte diventa più importante la brutalità. Il tiro di Koita non dà nemmeno il tempo di sbattere le palpebre. Non è così angolato e infatti il portiere la sfiora, ma è una sassata così potente da piegargli le mani: difficile dire che potesse fare di più.

I giocatori da tenere d’occhio agli ottaviLamine CamaraLamine Camara è entrato alla seconda giornata contro il Camerun e non è praticamente uscito più. Nato nel 2004, si è formato calcisticamente in Senegal, nella Génération Foot, la squadra affiliata al Metz in cui sono cresciuti di suoi compagni di Nazionale Ismaïla Sarr, Pape Mata Sarr e Sadio Mané. Da due stagioni, ormai, è professionista in Francia con la maglia del Metz e quest’anno in Ligue 1 ha collezionato 17 presenze, quasi tutte da titolare, con 1 gol e 2 assist. In Coppa d’Africa di reti ne ha realizzate già due, contro il Gambia: la prima con un inserimento da centrocampo, la seconda, il piattone di destro sotto l’incrocio citato qui sopra. Rispetto agli altri centrocampisti Gueye e Sarr, Camara sa rendersi utile anche nell’ultimo terzo di campo, sia associandosi con i compagni, sia attaccando la profondità dalla seconda linea. Era un tipo di profilo che mancava al Senegal e con lui la squadra sembra essere salita ulteriormente di livello.Azzedine OunahiInsieme a Lamine Camara, Ounahi è il giocatore con più highlights in questa Coppa d’Africa: l’elegantissimo gol segnato alla Tanzania dopo una triangolazione avviata da una finta zidanesca, in cui non tocca nemmeno il pallone; il third pass, nella stessa partita, con cui manda al cross Hakimi nell’azione del 3-0; un tunnel irrisorio nei pressi della bandierina nella vittoria per 1-0 con lo Zambia.

Ounahi continua ad essere un elemento chiave sulla catena di destra, il lato forte del Marocco. È lui, con la sua tecnica, a legare il gioco e a facilitare la vita ai compagni, oltre a far strabuzzare gli occhi di noi spettatori. L’attrazione numero uno degli ottavi, a livello individuale, è lui. A poco più di un anno di distanza dal Mondiale, Ounahi ha trovato poco spazio nel Marsiglia di Gattuso. Il suo rendimento in Nazionale non sembra risentirne, è come se fosse diventato una sorta di Podolski marocchino. Per farci innamorare ogni due anni basta e avanza.Emilio NsueChi dovesse leggere per la prima volta il nome di Emilio Nsue e, come fanno quasi tutti, andasse a leggere per curiosità la sua pagina di Wikipedia, rimarrebbe sicuramente sorpreso: com’è possibile che questo giocatore classe ‘89 sia al contempo attaccante e difensore dell’Intercity - terza serie spagnola - e della Guinea Equatoriale? Suona strano ma è davvero così. Nel suo club, quest’anno, ha rivestito il ruolo di terzino destro, ala e punta, con un ottimo score di 7 gol in 15 partite di campionato: una sorta di Michael Antonio, con le dovute proporzioni.

Nsue potrebbe essere il detentore del record per il maggior numero di ruoli segnati su Transfermarkt.

Nsue al momento è capocannoniere della Coppa d’Africa con 5 gol in 3 partite. Contro la Costa d’Avorio, nella clamorosa vittoria per 4-0 della Guinea Equatoriale, ha segnato una doppietta. Contro la Guinea-Bissau, nella vittoria per 4-2, addirittura una tripletta. Tutte le reti le ha siglate da vero opportunista, sfruttando errori della difesa o scattando sul filo del fuorigioco. La sua è una di quelle storie che rendono speciale una competizione del genere. Gelson DalaMentre tutti gli occhi erano su Zito Luvumbo, è stato Gelson Dala a rivelarsi con la maglia dell’Angola. In particolare contro la Mauritania è stato l’assoluto trascinatore della squadra. Alla fine del primo tempo ha risolto una mischia con una mezza rovesciata un po’ sbucciata ma efficace. Il secondo è bellissimo. Dala prende palla sulla trequarti e la tiene attaccata al piede, mentre corre per il corridoio centrale; fa una lievissima finta di tirare, e cambia ancora passo. A quel punto il difensore sembra averlo chiuso, anche perché ha la palla sul sinistro, e invece Dala riesce a incrociare il tiro per la doppietta. A vent’anni era la grande speranza del calcio angolano. Era riuscito a vincere il titolo con la squadra Primeiro da Agosto segnando 23 gol in 27 partite ed era stato acquistato dallo Sporting Lisbona. È riuscito a giocare una sola partita in prima squadra, prima dei prestiti al Rio Ave e all’Antalyaspor. Nel 2018 si parlava di un interessamento del Liverpool, ma in realtà la sua carriera europea è finita in fretta, e oggi Dala gioca in Qatar. In questa Coppa d’Africa indossa la numero 10 ma ha istinti da seconda punta, più da finalizzatore che da rifinitore. Gioca però davvero a tutto campo, venendo spesso incontro per cucire il gioco, o anche per guidare la transizione. Il controllo palla e la pericolosità al tiro negli ultimi metri sono la sua migliore qualità. Chissà che questa Coppa d’Africa non lo rilanci per una squadra europea.

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