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Cosa sta succedendo in Serie B
19 mag 2025
Come regola italiana vuole: tutti in tribunale!
(articolo)
7 min
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Foto IMAGO / NurPhoto
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Difficile dire che il calcio italiano non sappia sempre riservare emozioni uniche nel suo genere. Domenica 18 maggio, poco più di ventiquattr’ore prima del playout tra Frosinone e Salernitana che doveva stabilire l’ultima retrocessa in Serie C, la Lega di B ha comunicato la sospensione della partita e un molto probabile stravolgimento della classifica. Il Brescia verrebbe penalizzato di 4 punti, scivolando dalla quindicesima alla diciottesima posizione, e il Frosinone sarebbe automaticamente salvo.

In ultimo la Sampdoria, di cui nei giorni scorsi tutti hanno legittimamente cantato le disgrazie, con la storica retrocessione in Serie C, andrebbe a giocarsi il playout con la Salernitana. I campani, inoltre, guadagnerebbero il vantaggio nella sfida retrocessione, perché in caso di pareggio nelle due partite e nella differenza reti del playout si salva chi ha la posizione migliore in classifica: sarebbe stato il Frosinone, ma con il rimescolamento in vista la Salernitana si ritroverebbe sedicesima e la Sampdoria diciassettesima.

Condizionale d’obbligo, per il momento: il 18 maggio è stata sganciata la bomba, ma l’ordigno è a scoppio ritardato. È stata infatti chiusa l’indagine della Procura federale sui conti del Brescia, ma ci vorranno ancora due settimane circa prima della sentenza (che sarà comunque solo quella di primo grado). Tutto sembra propendere per una condanna della società lombarda, ma fino alla prima decisione del giudice non si potrà giocare il playout, e la doppia sfida salvezza dovrà tenersi entro la fine di giugno. I tempi, quindi, sono molto stretti.

COSA È SUCCESSO AL BRESCIA

Facciamo un passo indietro: cosa è successo al Brescia per finire in questa situazione? Il club lombardo è accusato di un illecito amministrativo, a causa di alcune comunicazioni non veritiere all’Agenzia delle Entrate, che nasconderebbero irregolarità nei pagamenti. Il presidente Massimo Cellino ha detto al Corriere della Sera che la sua società sarebbe stata “truffata”, ma che la situazione attorno al Brescia non fosse delle più rosee era noto.

Le Rondinelle erano da tempo in difficoltà finanziarie, e anche se nel 2024 i conti erano tornati finalmente in attivo, i guadagni sono rimasti sempre molto risicati. L’ultimo bilancio, chiuso a fine marzo e relativo alla stagione scorsa, ha segnato un profitto di appena 612.482 euro, con un calo del 7,58% rispetto all’anno precedente. Questa crisi ha probabilmente influito anche sulla rottura dei rapporti tra Cellino e il suo storico collaboratore Luigi Micheli, direttore generale del Brescia da cinque anni, che a fine febbraio si è dimesso e si è accordato col Cosenza.

Subito dopo le dimissioni, Cellino si era presentato in Procura per denunciare Micheli per truffa, appropriazione indebita e autoriciclaggio. Secondo il presidente dei lombardi, l’ex-dg aveva per anni prelevato soldi dalle casse del Brescia, fino a un mese prima di lasciare il club. Al momento le indagini risultano ancora in corso, ma sicuramente questo basta a raccontare una situazione piuttosto oscura all’interno della società. Proprio negli stessi giorni della rottura tra Micheli e Cellino, la Covisoc chiedeva all’Agenzia delle Entrate una verifica sui conti del Brescia, da cui poi si è arrivati al caso di questi ultimi giorni.

Già il 13 maggio, però, la nave era sembrata sul punto di affondare. Nell’ultimo cda del club era emerso in maniera chiara che l’attuale proprietario non aveva le possibilità per continuare a tenere in piedi il Brescia, e per rispettare le scadenze dei pagamenti avrebbe dovuto trovare nuovi soci o cedere la squadra entro la fine del mese. Entro il 4 giugno, infatti, il Brescia dovrebbe saldare una tranche da 3 milioni di euro per gli stipendi stagionali, e due giorni dopo presentare una fideiussione da ulteriori 800.000 euro. Secondo la stampa locale, era ormai chiaro che Cellino avesse deciso di liberarsi del club.

UN SEGRETO DI PULCINELLA

La maggior parte degli appassionati di calcio è stata colta dal caso del Brescia come da un fulmine a ciel sereno, ma i problemi erano in realtà sotto gli occhi di tutti. Anche se non si sapeva dell’indagine in corso della Procura federale, il futuro del club era argomento di dibattito e polemica anche nella politica locale. A inizio maggio la minoranza di centrodestra in consiglio comunale attaccava l’amministrazione retta da Laura Castelletti, indipendente di centrosinistra, per essersi disinteressata alle sorti del club, che rischiava di non iscriversi al prossimo campionato.

La sindaca aveva risposto accusando l’opposizione di strumentalizzare la crisi della squadra cittadina per tornaconto politico, mancando di rispetto ai tifosi, ma non aveva risparmiato frecciate anche a Cellino: «Sorprende che quando ci sono problemi si rivolga all'amministrazione, ma quando ci sono successi e utili sia una questione solo sua». Il caso era arrivato fino a Roma, con la deputata bresciana della Lega Simona Bordonali intervenuta a dare sostegno al centrodestra contro la maggioranza.

È possibile che anche la stessa Sampdoria sapesse che il Brescia rischiava di essere penalizzato e retrocesso d’ufficio a campionato concluso. Martedì 13 maggio, pareggiando 0-0 a Castellammare di Stabia, i blucerchiati cadevano ufficialmente in Serie C, ma nonostante questo la società aveva scelto di non organizzare conferenze stampa per commentare il drammatico risultato, sollevando non pochi mugugni da parte dei tifosi. In maniera altrettanto enigmatica, pochissimi giorni dopo la Samp era tornata a Bogliasco ad allenarsi, nonostante non avesse più partite da giocare (e lì era avvenuto, venerdì 16, il discusso episodio della consegna delle magliette agli ultras).

Il fatto che il presidente doriano Matteo Manfredi sia anche membro del Consiglio direttivo della Lega di Serie B fa pensare che potesse essere a conoscenza dei problemi del Brescia. Un dettaglio che difficilmente troverà conferme ufficiali, ma che non può che rendere ulteriormente controversa tutta la vicenda: la Sampdoria era retrocessa sul campo sapendo forse di essere ancora in corsa per la salvezza a campionato finito?

L’ENNESIMA STORIA ITALIANA

La roadmap dei prossimi giorni pare abbastanza definita: entro i primi di giugno si celebrerà il processo di primo grado sul caso Brescia, che presumibilmente si concluderà con la condanna del club lombardo. La Lega di B fisserà dunque le date del playout tra Salernitana e Sampdoria, mentre nelle aule di tribunale inizierà il valzer dei ricorsi, destinato a durare probabilmente per buona parte dell’estate. Un ulteriore ribaltamento della decisione che verrà presa nei prossimi giorni renderebbe molto complicato organizzare i campionati di B e C della prossima stagione e innescherebbe un’altra probabile girandola di ricorsi.

Ma d’altronde questo caos è ormai la dimensione endemica del calcio italiano, soprattutto (ma non esclusivamente) nelle serie minori. In questa stagione già il Cosenza aveva subito 4 punti di penalità per irregolarità finanziarie; l’anno precedente era toccato proprio alla Sampdoria riceverne 2 per mancati pagamenti Irpef e Inps. Nell’annata 2022/23 erano stati tolti in tutto 7 punti a tre squadre per le medesime ragioni: 1 al Genoa, 1 al Parma, e 5 alla Reggina. Alla fine della stagione, i calabresi, che erano arrivati settimi disputando i playoff, erano stati retrocessi d’ufficio per inadempienze finanziarie, ed era stato ripescato proprio il Brescia retrocesso, che due anni dopo si ritrova protagonista della stessa vicenda ma nel ruolo opposto.

In Serie C le cose vanno generalmente anche peggio, con la frequente ricorrenza delle società che non arrivano letteralmente alla fine del campionato. Nella stagione attuale sono stati comminati in tutto 25 punti di penalizzazione a otto club diversi, mentre altri due (il Taranto e la Turris) sono stati esclusi prima del termine della stagione. Il salary cap introdotto a fine aprile e valido a partire dalla prossima stagione è soprattutto un tentativo di limitare situazioni del genere, ma in Serie B simili misure non sono ancora oggetto di discussione.

Anzi, adesso nella serie cadetta si palesa l’eventualità addirittura di un allargamento a 22 squadre, salvando entrambi i club destinati al playout (Sampdoria e Salernitana) e il Brescia. L’ipotesi non piace quasi a nessuno, perché aumenterebbe il numero di partite stagionali e dunque anche i costi, ma l'alternativa è quella di una caotica estate giudiziaria che rischia di compromettere gli equilibri della prossima annata.

La B a 22 squadre potrebbe avere però ulteriori conseguenze contraddittorie. Se Cellino non dovesse riuscire a risolvere la grave situazione finanziaria delle Rondinelle, il Brescia andrà incontro a nuove penalizzazioni, se non proprio alla possibilità di non riuscire a iscriversi alla nuova stagione. Insomma, il più emozionante evento calcistico dell’estate 2025 probabilmente non sarà ospitato negli Stati Uniti, ma nelle aule di tribunale in Italia.

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