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Cosa serve all'Inter sul mercato
31 ago 2020
Ora che Conte è rimasto si deve progettare il mercato.
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Dopo le dichiarazioni forti di Antonio Conte, le sue prese di posizione contro la dirigenza interista a fine campionato dopo la vittoria contro l’Atalanta, e i malumori ribaditi anche dopo la finale di Europa League persa contro il Siviglia, l’Inter era davanti a un bivio: ricucire il rapporto con Conte e continuare il ciclo iniziato lo scorso anno oppure dare il via a una rivoluzione, a un prezzo molto alto e a poche settimane dall’inizio della nuova stagione. Ha vinto la linea più prudente, annunciata il 25 agosto da un comunicato sul sito ufficiale.

A quanto pare Conte e la dirigenza nerazzurra hanno concordato una strategia che prevede pochi acquisti mirati, a puntellare le ottime basi messe nella stagione appena conclusa. Come un anno fa, però, restano da sistemare alcuni giocatori fuori dai piani come Perisic, Nainggolan e Joao Mário, di rientro dai rispettivi prestiti e destinati a essere ceduti di nuovo per alleggerire il bilancio, a meno di clamorosi ripensamenti.

Un grande colpo, comunque, l’Inter l’ha già fatto acquistando a inizio luglio Achraf Hakimi, un chiaro segnale della volontà di andare incontro al suo allenatore, alle sue ambizioni e al suo gioco. Hakimi è già ora, a 21 anni, uno dei migliori esterni possibili per il 3-5-2 di Conte, in grado di alzare, e di molto, la pericolosità della fascia destra, di renderla più difficile da difendere, vista la sua interpretazione decisamente offensiva del ruolo.

I compiti degli esterni sono tra i più delicati per il gioco di Conte e anche a sinistra, sulla fascia occupata finora in alternativa da Young e Biraghi, l’Inter sembra alla ricerca di forze fresche. Young si è inserito presto nel sistema di Conte, ha assicurato un buon rendimento (4 gol e 4 assist), ma può essere affiancato da un altro esterno più fisico e verticale, capace di essere un riferimento più continuo per l’azione e di coprire più facilmente tutta la fascia.

Si era parlato molto di Emerson Palmieri, un esterno tecnico e forte fisicamente che può esaltarsi in un sistema con riferimenti chiari come quello di Conte. Però non è chiaro quali siano le sue condizioni. Al Chelsea ha giocato pochissimo e rischia di finire ancora di più ai margini dopo l’acquisto di Chilwell dal Leicester.

Un’idea più recente è invece Kolarov, che magari negli anni è calato a livello atletico ma ha ancora un piede sinistro molto sensibile con cui può alzare la qualità della manovra sia in costruzione che in rifinitura. Il suo acquisto sembra vicino, però non è detto che venga schierato stabilmente come esterno, vista la sua brillantezza atletica in calo e il fatto che in una difesa a tre può anche giocare da centrale sinistro.

Una questione non risolta del tutto, anche se alla fine l’Inter ha avuto la miglior difesa del campionato, è l’adattamento dei suoi centrali difensivi alla linea a tre. I migliori per rendimento sono stati de Vrij e Bastoni, mentre nel ruolo di centrale destro hanno avuto problemi sia Skriniar che Godín. Il primo ha perso il posto da titolare nella parte finale della stagione, il secondo è stato poco utilizzato in campionato ma è migliorato nel tempo accumulando buone prestazioni soprattutto nella fase finale dell’Europa League.

Forse la difesa interista potrebbe essere ancora più solida aggiungendo un centrale a destra più abituato alla linea a tre, ma molto dipenderà dal futuro di Skriniar. Se non verrà ceduto è difficile pensare a un investimento ambizioso in difesa, e forse l’Inter potrebbe accontentarsi di un giovane da inserire senza fretta come Kumbulla, che ha stupito nella difesa a tre del Verona giocando però soprattutto al centro o sulla sinistra.

Lo schieramento a centrocampo e i piani a lungo termine sul sistema, invece, continuano a girare attorno a Eriksen. Dopo aver provato a inserirlo da trequartista nel 3-4-1-2, Conte è tornato sui suoi passi rifugiandosi nell’amato 3-5-2, che non prevede la presenza del danese. Eriksen ha però un talento troppo grande per non meritare un’altra opportunità, e per non pensare di andargli incontro con un sistema che lo faccia sentire più a suo agio, anche se le sue caratteristiche non sono proprio ideali per il gioco di Conte.

È noto che il tecnico interista preferisca centrocampisti con più forza fisica, che coprono molto campo senza palla e hanno nelle loro corde i diversi movimenti previsti dal suo gioco. È anche per questo che si continua a parlare di due centrocampisti che Conte ha già allenato, Kanté e Vidal. Dei due il più facile da prendere è di certo Vidal, messo da parte da Koeman al Barcellona. A 33 anni il cileno è lontano dal suo prime, ma forse ha ancora nelle gambe abbastanza energie per garantire un paio di stagioni ad alti livelli.

Un’alternativa è Ndombélé, più giovane di nove anni rispetto a Vidal e con caratteristiche che possono soddisfare le richieste del gioco di Conte. Ndombele è forte fisicamente e ha una spiccata tensione verticale, è preciso nei passaggi ma sa anche guadagnare molti metri da solo, grazie a un’abilità nel dribbling rara per un centrocampista. Però ha deluso le aspettative nel suo primo anno al Tottenham e ha un carattere non semplice da gestire, un aspetto da non sottovalutare con un tecnico ossessivo ed esigente come Conte.

A centrocampo l’Inter seguiva anche Tonali, come aveva confermato a fine maggio il suo direttore sportivo, Piero Ausilio. Nei piani Tonali era probabilmente l’alternativa a Brozovic come vertice avanzato del rombo di costruzione, ma l’inserimento del Milan, che sembra ora la squadra più vicina ad acquistare il regista del Brescia, ha complicato la trattativa.

Se al momento è abbastanza sicuro che l’Inter continuerà a giocare con la difesa a tre, con due esterni in grado di coprire tutta la fascia e due punte, la forma dello schieramento in mezzo al campo è più incerta. È da capire, cioè, se Conte andrà avanti con il 3-5-2, e quindi con un vertice basso e due mezzali, oppure se vorrà tenere due centrocampisti più bloccati e uno con più libertà di muoversi tra le linee, per non sprecare il talento di Eriksen.

È una scelta che può incidere anche sulle strategie di mercato. Sulle cessioni, visto che si parla di un addio di Brozovic, che può far pensare a uno schieramento a centrocampo senza vertice basso, o addirittura di Eriksen, una rinuncia che farebbe cadere tutti i ragionamenti su come inserirlo. Ma la scelta del sistema può influenzare anche gli acquisti. Kanté ha giocato con Conte come centrocampista centrale del 3-4-3, Vidal invece si è imposto alla Juve come mezzala nel 3-5-2. Ndombele può invece essere schierato in ogni ruolo, anche se forse gli manca il senso per gli inserimenti per essere efficace come mezzala.

In attacco lo scenario è più definito. Le voci che accostavano Lautaro Martínez al Barcellona si sono indebolite e l’acquisto di Sánchez ha dato continuità al reparto costruito nella stagione appena conclusa. Mancherebbe solo un quarto attaccante, pronto a entrare nelle rotazioni e più affidabile di Sánchez dal punto di vista fisico, che non rischi di lasciare Conte con i soli Lukaku e Martínez come è capitato per diversi mesi nell’ultima stagione. Come la scorsa estate si continua a parlare con insistenza di Dzeko, che però, a quanto pare, è seguito anche dalla Juventus.

Mettendo insieme tutte le voci, l’impressione è che in questo mercato l’Inter punti soprattutto ad aggiungere esperienza, a dare a Conte giocatori abituati alla vittoria, anche a costo di alzare l’età media della squadra. La scarsa esperienza è stata d’altra parte un chiodo fisso per il tecnico leccese, che ne ha parlato anche dopo la finale di Europa League citandola tra i motivi della sconfitta. Non è detto che aumentarla basti a compiere il passo in avanti che tutti si aspettano dall’Inter, ma è una scelta che mostra in modo chiaro la ritrovata condivisione di idee tra la dirigenza e Conte.

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