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Ha vinto la squadra più versatile
22 ago 2020
22 ago 2020
Il Siviglia ha saputo adattarsi meglio dell'Inter.
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Foto di Ina Fassbender/Pool via Getty Images
(foto) Foto di Ina Fassbender/Pool via Getty Images
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Lo spirito con cui Antonio Conte ha affrontato le interviste dopo aver perso la finale di Europa League non era certo quello vivace e combattivo mostrato durante la partita. Lo spirito, per intenderci, con cui segue ogni azione e aggiusta in modo ossessivo i movimenti dei suoi giocatori, come se li stesse telecomandando, e che ogni tanto lo fa uscire fuori dalle righe, come quando a un certo punto della partita contro il Siviglia ha litigato con Banega. Anzi, Conte è sembrato accettare con rassegnazione la sconfitta, come se l’Inter fosse l’outsider della finale e non la squadra con più talento: «Il rimpianto arriva fino a un certo punto, i ragazzi hanno dato tutto contro giocatori abituati alle finali e con più esperienza». Certo, è una frase inserita in un discorso più ampio sul suo futuro, con la quale probabilmente voleva far emergere il suo lavoro su una squadra che in qualche modo ritiene ancora inesperta a certi livelli, ma è comunque una posizione difficile da sostenere. L’età media delle formazioni di Inter e Siviglia era simile, e l’esperienza di finali e vittorie nel Siviglia era racchiusa nei tre giocatori più in là con gli anni: Jesús Navas, Fernando e Banega. Tutti gli altri titolari non avevano ancora giocato una finale europea. La differenza insomma non era così grande, visto che l’Inter aveva dalla sua l’esperienza di giocatori come Godín, Lukaku o Young. Nel bene e nel male sono stati proprio i nerazzurri più esperti a incidere nei momenti decisivi. Godín ha segnato il gol del momentaneo 2-2 ma prima aveva perso de Jong in area sul primo gol di testa del centravanti olandese. Lukaku si è procurato e ha segnato il rigore che ha portato in vantaggio l’Inter, ha conquistato anche il fallo che ha originato il gol di Godín, un colpo di testa su una punizione battuta da Brozovic, ma ha deviato nella sua porta la rovesciata di Diego Carlos, che ha fissato il definitivo 3-2, e ha sbagliato un’occasione, al 65’, che a fine partita Conte ha citato come momento di svolta: «Nel secondo tempo l’episodio di Lukaku poteva spostare la partita, poi l’autogol di Romelu è stato sfortunato e da lì è diventato difficile». A vincere non è stata la squadra più esperta ma quella più versatile, che ha saputo cambiare piano e adattarsi meglio all’andamento della partita, e anche quella che aveva studiato meglio i calci piazzati, l’aspetto più decisivo della finale, visto che solo il primo gol di de Jong è arrivato sugli sviluppi di un’azione manovrata. Per il resto si contano un rigore e tre gol segnati da punizioni laterali. Nel primo tempo il Siviglia ha dominato il possesso palla e ha pressato l’Inter a inizio azione, nel secondo ha difeso più in basso, ha cambiato sistema affiancando Banega a de Jong e ha concesso all’Inter di passare la maggior parte del tempo con la palla. Per tutta la partita, invece, non sono cambiate le difficoltà della squadra di Conte a innescare le solite combinazioni codificate con cui risale il campo, in particolare a trovare in modo pulito i due attaccanti, i giocatori che con i loro appoggi in uscita dalla difesa definiscono gli sviluppi successivi della manovra. A soffrire la pressione del Siviglia e la mancanza di linee di passaggio pulite è stato soprattutto il nerazzurro che ha tenuto di più la palla, Bastoni, che di solito è il difensore centrale più intraprendente in fase di possesso e che invece contro il Siviglia è stato il più impreciso, fermandosi al 79% di precisione nei passaggi.

Com’è cambiata la fase difensiva del Siviglia nel corso della partita, dal pressing del primo tempo alla strategia più prudente del secondo.

Anche se alla fine è stata l’Inter a soffrire di più i ritmi spezzettati della partita e le frequenti interruzioni per i falli, le occasioni migliori le ha costruite accettando il contesto, quando riusciva a vincere i duelli sulle molte palle contese originate dal pressing del Siviglia. L’azione del rigore conquistato da Lukaku è un contropiede iniziato vicino all’area dell’Inter con un recupero da ninja di Barella, un controllo volante in mezzo a Reguilón e Banega che ha letteralmente tolto a quest’ultimo la palla da sotto il naso. Barella ha quindi lanciato in campo aperto Lukaku, in una di quelle situazioni in cui il belga è semplicemente inarrestabile, capace di travolgere chiunque provi a mettersi tra lui e la porta. Il malcapitato in questo caso era Diego Carlos, che ha fatto una brutta figura ma che ha restituito bene il senso di ineluttabilità dato da certe azioni di Lukaku.

La punizione che ha portato al gol di Godín ha invece avuto origine da un recupero di Gagliardini, ancora una volta togliendo la palla a Banega, che aveva provato a controllarla col petto dopo che Diego Carlos l’aveva alzata con un intervento in anticipo su Lukaku. Gagliardini ha appoggiato a Barella, che a sua volta ha fatto scorrere la palla verso Lukaku, atterrato di nuovo da Diego Carlos. La connessione tra Barella e Lukaku ha costruito anche la grande occasione di cui ha parlato Conte a fine partita, con l’attaccante belga che, arrivato al limite dell’area da solo, non è riuscito ad angolare il tiro e se lo è fatto respingere dall’uscita di Bono. L’azione è stata confusa e da sola riesce a far intuire sia le difficoltà dell’Inter a uscire dalle zone arretrate in modo pulito sia la reattività dei suoi giocatori sulle seconde palle. Dal tentativo della squadra di Conte di uscire dal pressing del Siviglia, palla a terra in area di rigore, alla conclusione di Lukaku ci sono un anticipo di testa di Kouandé su Martínez, due colpi di testa in successione di Bastoni e Gagliardini e un altro anticipo di un difensore del Siviglia su un attaccante dell’Inter, stavolta di Diego Carlos su Lukaku, che finalmente apre lo spazio dietro la linea difensiva della squadra di Lopetegui. Diego Carlos infatti non riesce a tenere vicino la palla e Barella, di controbalzo a un tocco, lancia Lukaku da solo nella metà campo avversaria.

La parte finale dell’azione, con il tocco di Barella e lo scatto di Lukaku dietro Diego Carlos.

Se con la palla l’Inter non è quasi mai riuscita a risalire il campo come avrebbe voluto, ma è comunque riuscita a creare pericoli compensando con la reattività dei suoi giocatori sulle palle contese, la debolezza più grande, quella che alla fine ha fatto la differenza è stata la difesa dell’ampiezza sul suo lato sinistro. Il Siviglia è riuscito soprattutto sulla fascia destra a creare i sovraccarichi necessari a sostenere il suo particolare possesso, concentrato nelle zone laterali, con diversi giocatori aperti all’esterno dello schieramento avversario che offrono linee di passaggio comode al compagno con la palla, e che con i loro scambi disordinano il blocco difensivo allargandolo. A volte l’Inter si è fatta trovare in inferiorità numerica, e così il Siviglia aveva un uomo libero che poteva far avanzare l’azione, spesso invece le uscite in pressione avvenivano in ritardo, anche perché i giocatori più esterni del 3-5-2 dell’Inter, e cioè la mezzala, l’esterno e il centrale di fascia, dovevano coprire molto campo per andare a pressare gli avversari di riferimento. Sta di fatto che il Siviglia ha trovato alla sinistra di Gagliardini la zona di campo in cui riusciva a palleggiare con più facilità, coinvolgendo Suso e Navas, e a volte anche entrambe le mezzali contemporaneamente, Jordán e Banega, che come al solito non aveva una posizione fissa ma ha attraversato tutto il campo per dirigere la manovra. In occasione del primo gol di de Jong ci sono diversi scambi di posizione che sottolineano la fluidità dello schieramento del Siviglia. Il triangolo a centrocampo ha come vertice basso Banega, alla sua destra c’è Fernando, mentre Navas e Suso hanno invertito le posizioni. Il primo è dentro il campo e si smarca dietro Gagliardini, il secondo è aperto in ampiezza vicino alla linea laterale. La circolazione laterale, che fa arrivare la palla proprio all’ex milanista, attira sull’esterno sia Young che Bastoni e apre al centro della difesa dell’Inter uno spazio in cui va a inserirsi Jordán. Suso lo serve in area, e a sua volta Jordán fa tornare l’azione a destra su Navas. Quando la palla è a destra, infatti, spesso l’obiettivo del Siviglia è la rifinitura di Navas con un cross, e in effetti anche in questo caso il cross di Navas è decisivo, visto che trova il movimento di de Jong davanti a Godín e permette al Siviglia di pareggiare dopo il gol su rigore di Lukaku.

La circolazione che porta al primo gol di de Jong.

Anche l’azione che ha deciso la finale si sviluppa sulla fascia destra del Siviglia. C’è un cambio di gioco da sinistra verso Suso, libero dietro Young. L’ex milanista ha vicino Navas, sempre puntuale a farsi trovare smarcato in aiuto di un compagno sulla fascia, e a sostenere il palleggio arriva anche Banega. L’Inter però non si fa trovare impreparata e pressa il trio laterale del Siviglia in parità numerica con Young, Gagliardini e Bastoni. A sbloccare la situazione è allora il dribbling di Navas su Gagliardini, che viene saltato e commette un fallo trattenendo il terzino spagnolo. Da quella punizione arriverà la rovesciata di Diego Carlos e la deviazione nella sua porta di Lukaku.

L’Inter può controllare la situazione in parità numerica, ma quando Navas accelera Gagaliardini non riesce a stargli dietro.

Dalla fascia destra il Siviglia ha costruito quasi tutte le sue occasioni, e anche quando non riusciva ad arrivare sul fondo bastava conquistare una punizione per creare problemi all’Inter. La squadra di Lopetegui ne ha calciate ben cinque dalla trequarti destra, anche quella del momentaneo 2-1 di de Jong, lo schema più riuscito, con il sovraccarico della zona attorno a Gagliardini, il giocatore più lontano della linea dell’Inter, il movimento ad allargarsi di de Jong e il suo splendido colpo di testa sulla palla crossata da Banega.

Anche l’Inter ha ottenuto molto dai calci piazzati, ma è stata meno intraprendente, meno scaltra del Siviglia. In tutta la partita i nerazzurri hanno completato solo 2 dribbling, uno con Lukaku in occasione del rigore e uno con Bastoni a sinistra vicino al centrocampo. Anche questo ha fatto la differenza, specie in una serata in cui la circolazione della palla non è stata pulita come prevede il gioco di Conte. Dopo la sconfitta è stato proprio il tecnico nerazzurro a rubare la scena, con dichiarazioni che hanno messo in dubbio la continuazione del suo ciclo all’Inter: «A mente fredda ci incontreremo e si farà una disamina della stagione. In maniera serena cercheremo di pianificare eventualmente il futuro dell’Inter. Con o senza di me, si vedrà». In coerenza con le parole pronunciate a fine campionato dopo la vittoria contro l’Atalanta, Conte ha chiuso un’annata controversa, in cui l’Inter è stata competitiva come non le capitava da tempo, con il secondo posto a un punto dalla Juventus e la prima finale europea dalla stagione del triplete, ma in cui ogni appuntamento decisivo è finito con una delusione. Scegliendo Conte la scorsa primavera, l’Inter ha tracciato un percorso preciso, con un tecnico rigido nei princìpi di gioco, difficile da accontentare, ma capace di lasciare subito la sua impronta anche su squadre piene di problemi. Adesso resta da vedere se sarà lui a proseguire sulle ottime basi messe in questa stagione o se invece si aprirà la strada a una nuova rivoluzione.

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