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Daniele Manusia
Cosa pensare dell'esperimento di Theo Hernandez da centrale?
11 gen 2024
11 gen 2024
Un bilancio da queste ultime partite.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Sono passati diciotto minuti dall’inizio della partita e il Milan sta gestendo un possesso con il Frosinone schierato con dieci uomini nella propria metà campo, dietro la linea della palla. Tomori dal centro destra la passa a Theo che per l’occasione sta giocando al centro della difesa, sul suo fianco sinistro. Dopo l’infortunio subito da Thiaw in Champions contro il Borussia Dortmund, Stefano Pioli era rimasto senza difensori. «L’idea è nata da lui», dirà dopo riferendosi a Theo. «Mi ha detto che poteva fare bene anche il ruolo». Theo Hernandez, quindi, riceve palla da Tomori e, rispetto agli altri possessi gestiti fino a quel momento, non è pressato da Cuni. Allora Theo avanza fino a Bourabia, che salta con una sterzata di esterno, poi scarica a Florenzi, quel giorno terzino sinistro al suo posto, e si sovrappone internamente. Florenzi gli restituisce palla e Theo, da centrale difensivo, arriva al cross quasi dal fondo (un cross lungo che finisce sul lato opposto del campo). Sono passati diciotto minuti della prima partita di Theo Hernandez da centrale di difesa, una scelta, sua e di Pioli, fatta per aiutare la squadra in emergenza, e il francese ha già capito come continuare ad essere pericoloso partendo da quella posizione. Cominciamo quindi con la cosa più sorprendente di tutte: Theo Hernandez è altrettanto utile offensivamente giocando da centrale di difesa di quanto non lo sia partendo in fascia. Sorprendente, soprattutto per il suo atteggiamento che per ragioni prettamente tattiche. Di centrali difensivi che partecipano alla manovra se ne vedono molti, anche nelle difese a quattro, alzandosi a centrocampo in fase di costruzione per creare una linea di passaggio in diagonale in più o cercare la superiorità sulla pressione del centrocampo avversario. Lo stesso Theo lo scorso anno veniva spesso a giocare in mezzo al campo in fase offensiva, muovendosi quasi da mezzala proprio per sfruttare la sua tecnica in costruzione e in conduzione. Di falsi terzini se ne parla ormai da dieci anni e di centrali che diventano centrocampisti anche ne abbiamo visto molti (con risultati discutibili: non a tutti piace John Stones sulla trequarti, ad esempio), ma di centrali che diventano attaccanti – “un difensore che attacca”, lo ha definito entusiasta L’Equipe, pensando anche alla nazionale francese – se ne vedono meno. Facciamo un salto in avanti e passiamo da inizio dicembre a inizio gennaio: Theo Hernandez, ieri, ha giocato in Coppa Italia contro l’Atalanta la sua sesta partita da centrale difensivo, stavolta sul centro-sinistra in una difesa a 3, in poco più di un mese – in mezzo ce ne sono due in cui è tornato nel suo ruolo originale. In campionato contro la squadra di Gasperini aveva avuto qualche problema, e anche ieri sera nonostante il cambio tattico qualcosa il Milan ha pagato per via dell’adattamento del francese (ne parlo più avanti), ma ha soprattutto riscosso vantaggi offensivi grazie alla maggiore libertà di movimento di cui godeva.

Già prima del gol (qui siamo due minuti prima) si vedeva bene come Theo salisse in fase di possesso fino a occupare la posizione di mezzala.

L’azione del gol di Leão nasce da un cross lungo di Holm deviato da Koopmeiners sul secondo palo e raccolto con le mani da Maignan prima che uscisse sul fondo. La telecamera zooma sul portiere e quando il piano si allarga di nuovo la palla è da Reijnders in posizione di play, con Theo già alto alla sua sinistra. Reijnders allarga per Leão e Theo percepisce immediatamente la possibilità di inserirsi nello spazio creato dall’allargamento di Pasalic. In teoria lo copre Scalvini, che però è molto più lento. Leao serve la sovrapposizione interna e Theo, dopo essersi fatto passare la palla sotto con un saltino, gliela restituisce senza guardare all’interno dell’area in mezzo a tre maglie dell’Atalanta. Leão poi allarga con precisione il piatto e chiude alla perfezione un’azione bellissima.

Quindi, non solo la qualità palla al piede, ma anche la capacità di leggere lo spazio che ha davanti. Di capire quando partire e quando fermarsi. Contro l’Empoli – forse la sua miglior partita da centrale (in quel caso ancora a quattro) – dopo più o meno mezz’ora (il Milan era già in vantaggio di due gol) si è preso lo spazio oltre la linea laterale per sovrapporsi esternamente a Florenzi, dopo avergli passato la palla. Florenzi si è dovuto inventare un cucchiaio sulla riga per servirlo alle spalle di Gyasi, Theo ha messo giù di petto e ha portato palla minacciando direttamente la linea a quattro della difesa avversaria. Leão e Giroud hanno spinto in basso la difesa e Theo ha sfruttato lo spazio al centro per puntare l’area di rigore. Ha rallentato un attimo e poi ha saltato di nuovo Gyasi grazie alla sua straordinaria capacità di accelerare senza perdere contatto con la palla, anche solo per pochi metri, quelli che servono appunto a lasciarsi alle spalle un avversario; poi dal limite dell’area ha calciato di destro, un tiro debole e centrale. Due anni dopo l’esplosione del Milan di Pioli post-Covid sono ancora i tagli con e senza palla di Theo e Leão sulla sinistra, le combinazioni tra loro o, eventualmente, con altri compagni (contro l’Empoli il primo gol di Loftus-Cheek è quasi una copia del gol di Leao con l’Atalanta in Coppa Italia) la cosa migliore del gioco dei rossoneri. La confusione che a volte sembra regnare nel gioco posizionale milanista si dirada quando Theo e Leao possono giocare in verticale. E la buona notizia è che non cambia niente da quale posizione parta Theo.

Un’altra cosa su Theo che ha detto Pioli di recente è: «Se gioca sempre concentrato è un giocatore incredibile». Spostarlo a centrale di difesa può essere un modo per farlo giocare sempre concentrato, per farlo restare dentro la partita? Può darsi. In effetti per ora Theo non ha mai sbagliato il tempo delle sue incursioni, non ha mai perso palla lasciando dietro un buco difficile da coprire. Forse per questo, per la consapevolezza che sembra avere dei rischi di questo nuovo ruolo, Pioli adesso sembra pensare alla possibilità di tenerlo lì anche quando dovessero tornare altri centrali a disposizione – «difficile dirlo adesso», ha risposto a una domanda in tema, «ci perdiamo qualche sgroppata ma abbiamo Leão davanti» – anche perché, al momento, considerando la forma non eccellente di Kjaer e i dubbi legittimi sul livello di Simić e Gabbia, Theo è il miglior difensore centrale del Milan. Dal punto di vista prettamente difensivo, però, va detto che non è stato molto stimolato. E quando lo è stato non è andata benissimo. Un mese fa, in campionato contro l’Atalanta – Pioli aveva scelto anche in quell’occasione di giocare a 3 dietro, stringendo Calabria e con Florenzi che dall’esterno sinistro eventualmente può coprire le sue “sgroppate” – Theo ha giocato soprattutto in anticipo, o comunque difendendo in avanti, su De Ketelaere, soffrendo in alcuni casi il duello persino con un attaccante molto poco fisico come lui. Al 27esimo ha coperto la profondità su un lancio caduto a trequarti, in netto anticipo su De Ketelaere gli si è messo davanti piantandogli un gomito sul petto e cercando l’appoggio, ma De Ketelare si è sfilato girandogli dietro e Theo è caduto aprendogli la strada verso Maignan - che con un mezzo miracolo ha impedito il gol.

Non è un paradosso: attaccare e difendere, muovere la palla o reagire alle provocazioni sono proprio due funzioni e due situazioni diverse tra loro. Poco dopo, al 32’, Theo si è ritrovato a dover coprire un inserimento di Lookman ma ci è andato leggero, orientato male con il corpo (già totalmente girato verso la sua destra, pronto a coprire esclusivamente lo spazio davanti a Lookman) facendosi prendere in controtempo da un tocco verso l’interno con cui l’avversario lo ha saltato e ha tirato – Tomori, ovviamente più abituato a queste situazioni, ha letto il pericolo alle spalle di Theo e si è messo sulla traiettoria del tiro, che comunque è entrato in porta per l’1-0 dell’Atalanta.

Ma la lettura peggiore è quella sul secondo gol di Lookman, dopo una decina di minuti del secondo tempo, in cui semplicemente si perde l’avversario al centro dell’area dopo uno scambio lungo e piuttosto lento. Qui la concentrazione di Theo è venuta meno nel peggior momento possibile.

Anche in Coppa Italia sul gol di Koopmeiners si può notare un’uscita in ritardo su Miranchuk, in una posizione molto laterale e molto alta, che ha creato uno scompenso – con De Ketelaere libero di ricevere alle sue spalle, nella zona che sarebbe dovuta essere sua – che i suoi compagni non hanno saputo gestire – anche per gravi difficoltà loro, di Kjaer, Calabria e Musah, nel compiere la scelta giusta. Certo, Theo può ancora migliorare molto e in generale quando deve coprire la posizione sembra fare meglio rispetto a quando c’è da marcare. Anche con il Newcastle, in cui è stato provocato soprattutto nella copertura di lanci lunghi o con cross all’interno dell’area di rigore, ha fatto tutto molto bene. Nonostante sei partite siano un campione piccolo per trarre un qualsiasi tipo di conclusione, al momento il Milan non sembra perdere molto dal punto di vista offensivo: se si confronta il periodo da terzino, quest’anno, con quello da centrale, le conduzioni profonde sono addirittura aumentate (secondo i dati di Statsbomb), a proposito di sgroppate. È dal punto di vista prettamente difensivo che sorgono i dubbi principali. Senza palla Theo perde molto proprio di quella capacità di interpretare lo spazio che lo rende eccezionale quando ce l’ha tra i piedi e non sembra avere uno spiccato talento nelle marcature e nei duelli individuali. Insomma Theo Hernandez, anche da centrale difensivo, non si è snaturato. Questa è una cosa buona, senz’altro, ma in un ruolo così delicato potrebbe non bastare adattarsi, andrebbe sviluppata quella parte del suo gioco difensivo che per ora ha potuto ridurre al minimo, occupandosene solo quando chiamato in causa. Resta interessante l’idea di aggiungere un giocatore alla normale fase d’attacco, aumenta l’imprevedibilità, il caos in cui il Milan quando è al meglio si trova a suo agio. In un contesto come quello italiano, in cui si pensa prima di tutto a non correre rischi e a prendere misure sul gioco avversario, Pioli ha dimostrato coraggio e anche un po’ di incoscienza, nell’accettare la proposta di Theo. Adesso però, per decidere se prolungare l’esperimento anche oltre il periodo di emergenza, dovrà fare bene i suoi conti, stando attento a non rendere ancora più fragile la sua squadra quando la palla ce l’hanno gli avversari.

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