Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Gian Marco Porcellini
Cosa aspettarsi dall’Italia ai mondiali di pallavolo maschili
24 ago 2022
24 ago 2022
Spoiler: non sarà la favorita.
(di)
Gian Marco Porcellini
(foto)
Foto di Danilo Vigo/LiveMedia/NurPhoto via Getty Images
(foto) Foto di Danilo Vigo/LiveMedia/NurPhoto via Getty Images
Dark mode
(ON)

A inizio agosto di un anno fa la Nazionale di volley maschile usciva rovinosamente ai quarti di finale delle Olimpiadi contro l’Argentina. Era l’ultimo atto per l’Italia del tecnico Gianlorenzo Blengini, che dopo il brillante argento ottenuto nell’edizione del 2016 a Rio De Janeiro, ha bucato i successivi appuntamenti, restituendo ogni estate un’idea di fragilità e impotenza nei momenti decisivi. Il suo successore Ferdinando De Giorgi era chiamato a riavviare un nuovo ciclo con i giovani, con l’obiettivo di tornare competitivo nel medio termine. Invece agli europei dello scorso settembre ha sorpreso tutti con una rosa rinnovata e ha conquistato al primo tentativo un titolo che mancava dal 2005. Un exploit che, oltre a rivelare il talento degli schiacciatori Michieletto e Lavia, 42 anni in due, ha alzato le aspettative in maniera esponenziale in vista dei mondiali in Slovenia e Polonia al via il 26 agosto. Ma qual è la dimensione di questa nazionale? Probabilmente la Volley Nations League che si è disputata tra tra giugno e luglio ha definito meglio il livello degli azzurri, che hanno chiuso il torneo al quarto posto. Ma al di là del risultato finale, la VNL ha mostrato meglio pregi e difetti di questa squadra, soprattutto contro avversari di prima fascia. Com’è cambiata l’Italia con De GiorgiIl principale punto di rottura rispetto alla precedente gestione consiste nel rendimento della fase punto. Anche la VNL l’ha confermato: per quanto al servizio non possa proporre delle eccellenze come quelle delle altre nazionali di punta (tra le squadre qualificate alla Final 8 di Bologna, l’Italia è stata sesta per ace/set, 1,55), ha una batteria di battitori di livello omogeneo fastidiosa in ogni rotazione, in grado di staccare la ricezione e quindi indirizzare il cambio palla avversario verso soluzioni più prevedibili.Non può che beneficiarne il muro difesa, il vero punto di forza di questa squadra. Decisivo in questo senso l’inserimento nel sestetto dopo le olimpiadi di Fabio Balaso, a 27 anni uno dei migliori liberi europei. Specialmente nel fondamentale della difesa: sia quando deve difendere di posizione e quindi deve rimanere stabile, ma in particolare quando va a terra per coprire lo spazio dietro al muro o scatta in avanti e legge in anticipo la diagonale dello schiacciatore di posto 4 verso il centro del campo. Più in generale l’Italia sotto De Giorgi sta mostrando nella fase break una capacità di allungare gli scambi e ricostruire un buon contrattacco inedita con Blengini. Azioni che non sempre si convertono in un attacco vincente, ma che trasmettono la sensazione di una formazione che non dà per scontata nessuna palla, neanche quelle apparentemente indifendibili, in modo da costringere l’avversario a uno sforzo supplementare se vuole chiudere il punto, o meglio ancora portarlo a innervosirsi e magari sbagliare per la frenesia.

L’ottimo lavoro del muro stretto su Patry, seguito dal tuffo in difesa e successivo contrattacco da seconda linea di Lavia: il meglio dell’Italia in meno di 20 secondi.

Difficile spiegare uno scarto di prestazione così netto in così poco tempo, in termini di organizzazione come di coesione globale. Un salto in avanti che si può spiegare solo in parte con la promozione di Lavia e Michieletto, più propensi a difendere dei loro predecessori nonostante superino entrambi i 2 metri (non va dimenticato però il passato di Michieletto da libero). Di sicuro il lavoro della seconda linea è ben correlato a quello dei centrali, che se non murano direttamente sanno dare assistenza ai laterali (Anzani in primis) e sporcare le traiettorie a disposizione dell’avversario. Lo stesso Simone Giannelli è alto 2 metri, eppure negli anni il palleggiatore si è confermato un valore aggiunto sia quando deve murare sia quando deve difendere. A muro sempre più composto (con 50 muri punto è il 12° nella classifica generale dell’ultima Superlega, il primo tra i non centrali), in difesa è riuscito nel tempo a convogliare il suo atteggiamento volitivo in una postura sempre più composta ed efficace, tanto che nel round robin di VNL è finito nella top 10 dei giocatori con più difese, 65 (4,33 a partita), in una classifica dominata da liberi e schiacciatori.

Contro l’Iran Giannelli ha eseguito una difesa a una mano con la naturalezza di un libero.

A 26 anni può essere considerato tranquillamente l’alzatore più completo al mondo. Perché Giannelli oggi è un fattore in ogni fondamentale – compreso il servizio – che dopo aver vinto il titolo di mvp a Euro 2021, nell’ultima stagione a Perugia è salito ulteriormente nella qualità della distribuzione, sia come scelte che come precisione. Anche con la ricezione nei 3 metri, il palleggiatore di Bolzano è potenzialmente in grado di innescare tutti e 4 gli attaccanti a sua disposizione. Con la palla in testa si sta appoggiando molto sugli schiacciatori, sia con la “super” in posto 4, sia con la pipe: Giannelli la gioca con buonissimi risultati sia con Lavia sia con Michieletto, e se la ricezione è appena spostata verso posto 4, non si fa problemi ad aprire dietro per il posto 6. Una giocata non così comune anche a livelli élite, che indirettamente può diventare utile per smarcare i centrali in caso di primo tempo.

Come si può apprezzare dal replay, Michieletto attacca con due metri di spazio davanti a sé.

I centrali comunque vengono abbastanza coinvolti da Giannelli: Simone Anzani, pur essendo un giocatore poco appariscente, che ha bisogno di attaccare la palla molto vicino alla rete, alla Lube Civitanova ha viaggiato sopra il 60% di positività, mentre Galassi, un centrale dal braccio più esplosivo, offre uno spettro di soluzioni più ampio, compresi i primi tempi spostati, che Giannelli ha cercato con maggiore frequenza nel corso dell’ultimo torneo. Mancava dai tempi di Birarelli un attaccante così efficace in posto 3 come quello della Vero Volley Monza, capace di tenere bloccato il centrale avversario e liberare a sua volta il trio di palla alta. A riprova del suo peso offensivo, in VNL Galassi ha toccato la media di 4 attacchi vincenti, cioè la metà esatta di quelli di Romanò e quasi il 45% di quelli di Michieletto, che arriva 9,09. A contendere il posto ad Anzani e Galassi ci sarà un Roberto Russo in netta crescita dopo i gravi infortuni al tendine d’Achille e alla coscia degli ultimi 12 mesi. Malgrado una minore mobilità, il centrale di Perugia sembra avere una presenza addirittura superiore ai suoi colleghi, sia a muro sia in attacco: ad esempio nei quarti di Nations League con l’Olanda, ha costituito per un set e mezzo l’uscita principale in cambio palla (12 punti complessivi, di cui 9 attacchi su 11 tentativi). I problemi per il cambio palla nascono però quando la ricezione è fuori dai 3-4 metri e gli attaccanti devono giocare col muro schierato. Nelle fasi finali della competizione, l’Italia ha affrontato due tra le principali favorite per il mondiale, la Francia in semifinale e la Polonia nella finale per il terzo posto, perdendo entrambe le volte con un secco 0-3. Contro i transalpini è andato in difficoltà Lavia, poi sostituito da Bottolo, contro i polacchi invece, forse la squadra più forte al servizio, è andata in crisi l’intera seconda linea. Sia sulle due rotazioni con gli schiacciatori vicini, la P2 e la P5, sia nelle altre con Balaso in mezzo. L’Italia non solo ha avuto problemi a coprire le zone di conflitto, ma anche le battute sulla figura.

Qui ad esempio per provare ad arginare la battuta di Kurek, Lavia si posiziona di fronte all’opposto della Polonia, Michieletto gli si avvicina e si occupa della zona di conflitto tra i due, mentre Balaso, oltre a gestire lo spazio tra sè e il numero 5, copre metà campo da solo, quella più lontana dal battitore. Eppure Kurek trova l’ace colpendo proprio alla destra del libero.

Anche se parliamo di giocatori duttili e preposti a ricevere come Lavia e Michieletto, è quasi fisiologico essere costretti a giocare dei cambi palla in situazioni scomode, fronteggiando il muro a 2 e a volte a 3. Michieletto come Lavia sono i due migliori attaccanti in rosa, hanno le stimmate dei talenti generazionali e non sappiamo ancora se abbiano ulteriori margini di crescita. Sono due martelli in grado sì di gestire azioni delicate, persino passando sopra il muro (Lavia nella passata stagione a Trento da finto opposto ha accresciuto il proprio bagaglio tecnico e decisionale), ma l’attacco non può passare esclusivamente dal solo schiacciatore di prima linea con ricezione negativa. Giannelli si sta (comprensibilmente) fidando poco degli opposti, che tende a servire, oltre a qualche azione con rice positiva o perfetta, solo se la palla è spostata verso zona 1-2. In questo modo evita aperture troppo ampie e complesse, che da un lato richiedono un difficile timing con l’opposto, dall’altro, con la palla lontana dalla rete, darebbero all’avversario più tempo per organizzare il muro difesa. Il vuoto in posto 2 Arriviamo quindi all’elefante nella stanza, l’opposto. Il punto debole di questa spedizione. Quest’estate De Giorgi ha fatto ruotare Pinali, Romanò e Zaytsev, ma nessuno dei 3 sembra fornire sufficienti garanzie. Anche perché nessuno dei 3 ha brillato nei rispettivi club: a Pinali è stato preferito il modulo con 3 schiacciatori dal coach di Trento Lorenzetti, Romanò a Milano è stato la riserva del nazionale francese Patry e, nonostante sia riuscito a prendersi un po’ di spazio nel corso del campionato, ha fatto registrare solo il 45,6% in attacco, mentre Zaytsev è stato condizionato dall’operazione al ginocchio destro subita ad agosto 2021. Malgrado un rientro incoraggiante, ha chiuso i play-off vinti dalla sua Lube Civitanova in calando, con un modesto 41,6% tra semifinali e finali. Dopo i primi due week end di VNL, il commissario tecnico ha richiamato proprio lo zar al posto di Pinali. Sembrava un avvicendamento definitivo, per quanto poi Zaytsev sia stato schierato in sestetto solo nella sfida con l’Iran. Una gara in cui ha impiegato un set prima di ritrovare il feeling con Giannelli, che però l’ha cercato solo con rice + e ++. L’opposto della Lube è entrato pure nel terzo set con la Francia e ha fatto discretamente (5/9 in attacco contro il 6/15 di Romanò), ma l’impressione è che la sua esplosività nella rincorsa si sia affievolita e di conseguenza la sua capacità di risolvere gli scambi più sporchi. Quelli in cui un opposto è chiamato per definizione a fare la differenza. L’esclusione dai convocati è legittima, ma di certo rimane una decisione molto forte da parte di De Giorgi, anche solo per il peso emotivo di uno dei personaggi di riferimento del volley italiano nell’ultimo decennio, a maggior ragione dopo averlo riportato in nazionale a metà stagione. Il selezionatore ha parlato di scelta esclusivamente tecnica, nell’ottica di un processo di ringiovanimento del gruppo. Il giornalista della Gazzetta Gian Luca Pasini ha spiegato come le motivazioni sarebbero quelle di non avere una riserva troppo ingombrante per Romanò, anche se i diretti interessati non hanno rilasciato altre dichiarazioni nel merito. Zaytsev su Instagram ha pubblicato qualche giorno fa una storia in cui cita una poesia di Aldo Fabrizi: un testo da cui traspare uno stato d’animo comprensibilmente deluso, ma che non contiene riferimenti espliciti. Possibile quindi che De Giorgi, dopo aver testato lo zar, abbia preferito puntare sui due opposti con cui ha vinto l’europeo, Pinali e appunto Romanò. Quest’ultimo però appare un giocatore ancora troppo pulito nel suo gioco, che cerca di uscire dal muro esasperando la diagonale stretta e a lungo andare rischia di diventare prevedibile. Nonostante i 25 anni, Romanò ha una sola stagione in A1, l’ultima, e sconta questa sua inesperienza nell’affrontare e sfruttare il muro piazzato.

In questo scambio Romanò è bravo a cercare un primo colpo interlocutorio, meno sul secondo attacco che finisce fuori.

È invece più incisivo a muro e dai 9 metri, come del resto Pinali, che rispetto a un anno fa partirà come riserva. Il nuovo opposto di Siena ha un braccio più pesante, anche se non sempre ha la fisicità necessaria per farsi luce tra le maglie del muro, ma soprattutto può contare su un ottimo servizio (a Euro 2021 ha messo assieme qualcosa come 17 ace in 9 partite, 0,59 a set). Si tratta comunque di due giocatori da striscia, che se trovano fiducia e continuità possono davvero destabilizzare il muro difesa avversario, vedi la finale continentale con la Slovenia decisa da un filotto di Romanò, autore di 11 punti in un set e mezzo. Arrivare ad avere un attacco in posto 1-2 anche solo credibile, renderebbe ancora più imprevedibile la regia di Giannelli. La formula del mondiale e le favoriteLa formula del mondiale prevede 6 gironi da 4 squadre, seguiti dalla fase a eliminazione diretta: si qualificano per gli ottavi tutte le prime, le seconde e le migliori 4 terze. Agli ottavi nessun accoppiamento prestabilito, saranno le classifiche dei vari gruppi a disegnare il tabellone finale: la miglior prima affronta la peggior terza, dalla parte opposta del quadro invece la seconda miglior prima affronta la seconda peggior terza e così via. Un format ben più ridotto rispetto alle precedenti edizioni - nel 2018 le finaliste hanno disputato 12 partite, nel 2014 addirittura 13, mentre quest’anno ne faranno appena 7 - pensato per evitare calcoli a tavolino su chi provare a evitare, dove sarà fondamentale chiudere il girone a punteggio pieno, possibilmente con un buon quoziente punti. L’Italia è stata inserita nella pool E con Canada, Turchia e Cina. Sulla carta un girone abbordabile, forse il più semplice assieme a quello della Serbia, che affronta Ucraina (invitata al posto della Russia, esclusa dopo l’invasione militare ai danni della stessa Ucraina), Tunisia e Porto Rico. Sarebbe molto importante accedere agli ottavi da miglior prima o al massimo da seconda miglior prima, perché significherebbe conquistarsi un ottavo e probabilmente un quarto di finale più morbidi. Mancherà la Russia medaglia d’argento a Tokio 2020, una delle nazionali con il movimento pallavolistico più importante, mentre due delle candidate più forti, Usa e Polonia, sono state sorteggiate nello stesso girone, il C, insieme a Messico e Bulgaria. I polacchi, vincitori delle ultime due edizioni iridate, hanno un parco giocatori non meno profondo di quello russo, ma dovranno rinunciare a uno dei migliori giocatori della storia recente, il naturalizzato Wilfredo Leon. Lo schiacciatore di Perugia si è operato in giugno al tendine rotuleo e non ha fatto in tempo a recuperare dall’infortunio. La selezione di Grbic è reduce da eliminazioni precoci alle olimpiadi (2-3 con la Francia ai quarti) e agli europei (1-3 con la Slovenia in semifinale), ma anche senza Leon potrà competere per il tris, grazie a un sestetto equilibrato e organizzato in tutte le fasi. 

Anche perché in posto 4 può schierare un altro schiacciatore di ottimo livello, Kamil Semeniuk. Che tra l’altro la prossima stagione giocherà proprio con Leon a Perugia. 

Gli Usa nell’ultima VNL si sono dimostrati una squadra non sempre costante, ma capace di salire di livello nei momenti decisivi, anche grazie al contributo della panchina. In più potrà contare sul rientro dell’ormai ex Perugia Matt Anderson, un giocatore capace di fare la differenza indistintamente sia da schiacciatore sia da opposto.La Francia, capace di vincere l’oro olimpico e di farsi eliminare dalla modesta Repubblica Ceca agli europei nel giro di un mesetto, porta all’estremo il luogo comune della squadra “genio e sregolatezza”. Una squadra che domina la finale di VNL con gli Stati Uniti, salvo poi uscire dalla gara nel terzo e quarto set e ancora vincere il tie break che gli ha regalato il successo. Earvin Ngapeth è la cartina di tornasole dei transalpini: se si accende uno dei giocatori più creativi del panorama mondiale, la Francia può diventare ingiocabile. Partono più indietro nei pronostici la Serbia, che in VNL ha tenuto fuori diversi titolari e non si è qualificata per le final 8, e un Brasile ormai abbastanza datato, senza gli infortunati Alan e Isac, e con alcuni riferimenti storici come Bruno e Leal reduci da una stagione opaca a Modena. E l’Italia? Verosimilmente gli azzurri si collocano tra questi due blocchi. La Nazionale di De Giorgi ha meno talento offensivo di Francia, Usa e Polonia, e in particolare un opposto meno risolutivo rispetto a Kurek, Patry e Anderson (sempre che venga impiegato in quel ruolo). Pure la tenuta della ricezione potrebbe costituire un punto di domanda, anche se va messo in conto che quando il livello delle partite si alza l’Italia per caratteristiche può perdere regolarità sul cambio palla. La chiave per tenere testa alle altre big è la qualità della fase punto: bisognerà inevitabilmente puntare su battuta e muro difesa per recuperare eventuali break e incrinare le certezze avversarie. Anche nelle finali di VNL ha dimostrato di saper allungare gli scambi e ricostruire, seppur senza la necessaria pazienza e lucidità nella gestione dei contrattacchi. “Appena ci difendono 1-2 volte ci viene la fretta, accettiamo lo scambio lungo” si è lamentato De Giorgi in un time out contro la Polonia. Oltretutto nell’ultimo europeo la nazionale ha potuto beneficiare di un cammino non propriamente proibitivo (l’unico vero big match è stata la semifinale con la Serbia), anche se chiaramente non può diventare un suo demerito il fatto che le altre favorite non siano arrivate in fondo mentre la selezione di De Giorgi ha vinto tutte e 9 le partite disputate. Ad ogni modo, considerate la coesione e la maturità espressa da questo gruppo ha le chances di lottare, se non per la vittoria finale, almeno per arrivare tra le prime 4. Anche perché, rispetto al recente passato, si presenta con un organico giovane e una panchina profonda: oltre al ballottaggio al centro e alla possibile staffetta tra i due opposti, in banda Bottolo e Recine rappresentano altre due ottime espressioni del campionato italiano, Sbertoli ha davanti a sé un fenomeno come Giannelli, ma si tratta di un’alternativa di lusso, mentre il libero di riserva, Scanferla, potrebbe essere impiegato come schiacciatore per rinforzare la ricezione. Ma anche se si dovesse fermare prima delle semifinale, l’Italia ha il futuro dalla sua, considerato che l’età media dei convocati non arriva a 25 anni.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura