Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Marco De Santis
Con i soldi rimasti
17 ago 2015
17 ago 2015
I movimenti che possiamo aspettarci nelle ultime due settimane di calciomercato.
(di)
Marco De Santis
(foto)
Dark mode
(ON)

 

Passato Ferragosto è partita la volata finale per la sessione estiva del calciomercato, che si concluderà alle 23 di lunedì 31. Uno “sprint” che vogliamo provare a prevedere basandoci non solo sulle voci di mercato degli ultimi giorni, ma anche tenendo presente le possibilità economiche delle squadre. Indovinare quello che succederà non è certo un compito semplice, date le numerose variabili in gioco (fra le quali la propensione al rischio d’impresa e la volontà di spendere di ogni società, dati che non si trovano sui bilanci). Ragionare “numeri alla mano”, però, non solo ci permette di avere una visione più chiara di quello che le squadre potranno fare sul mercato da qui a fine mese, ma anche di avere un’importante chiave di lettura per valutare con qualche elemento in più il lavoro svolto dai dirigenti a posteriori, indipendentemente dai singoli giocatori che finiranno o meno per cambiare squadra.

 

Prima di partire con le previsioni, relative principalmente a Juventus, Roma, Napoli, Inter e Milan, ma anche in breve alle altre squadre di Serie A, una piccola precisazione. All’interno dell’articolo farò più volte riferimento a termini come “costi dei cartellini” o “peso sul bilancio annuale”, che si riferiscono a un approccio analitico al mercato delle varie squadre già spiegato in un recente articolo relativo alle

negli ultimi mercati. Andare a calcolare l’effettivo peso di ogni operazione sul mercato non solo in termini di costo dei cartellini (come spesso fanno gli organi di informazione), ma tenendo in debita considerazione anche l’impatto degli stipendi dei giocatori, le plusvalenze incassate e l’ammortamento del costo dei calciatori (dato in quasi tutti i casi dalla semplice divisione fra costo del cartellino e anni di contratto, a esclusione del metodo ad “ammortamenti decrescenti” del Napoli) permette di avere una visione più chiara e corretta non solo di quello che le società hanno fatto finora sul mercato, ma anche di quello che si possono permettere nei prossimi giorni.

 



I campioni d’Italia si ritrovano in questa sessione a far fronte a un vero e proprio ricambio generazionale. Molti acquisti sono già stati fatti, ma la cessione di Vidal ha aperto una falla dove prima c’era solo una crepa, anche se già abbastanza evidente, ovvero nel ruolo di trequartista nel 4-3-1-2. Inoltre l’infortunio di Khedira ha fatto scattare l’allarme rosso per il centrocampo che, orfano di Pirlo e Vidal, rischia di essere numericamente in difficoltà almeno finché il nazionale tedesco non si riprenderà e non si dimostrerà in grado di reggere i ritmi agonistici senza nuovi fastidiosi infortuni.

 

La ricerca di ben due centrocampisti (insieme alla trattativa ancora aperta con Alex Sandro del Porto) ha negli ultimi giorni raffreddato la pista Siqueira, che sembrava il prescelto per affiancare Evra come terzino sinistro. Tre posti da coprire quindi, ma con la possibilità che solo due acquisti vadano in realtà in porto e si utilizzi Asamoah (al rientro dopo un lungo infortunio e le cui condizioni sembrano in miglioramento) nel ruolo che rimarrà “scoperto”. È bene fare una precisazione: soprattutto dopo l’uscita di Vidal, le difficoltà della Juventus sul mercato non dipendono da un problema di soldi. La società al momento è sì in passivo di circa 19 milioni come costi dei cartellini, ma deve ancora vendere un “pezzo grosso” come Llorente e soprattutto ha un attivo sul bilancio annuale legato al mercato di addirittura 44 milioni (con la sola plusvalenza di Vidal a pesare positivamente per 32,6 milioni). Il tutto in una stagione che già da principio si presentava come di buon auspicio dal punto di vista economico, grazie ai maggiori introiti certi dovuti ai rinnovi a cifre più vantaggiose di numerosi contratti relativi a sponsor e diritti televisivi. Il problema dei bianconeri sembra quello di essere cresciuti a un punto tale da potersi anche permettere di spendere 40 milioni per un “top player”, cosa assolutamente impossibile fino allo scorso anno, ma di non trovarne a disposizione sul mercato nemmeno uno.

 

Con il passare dei giorni la scelta di aver ceduto Vidal prima di avere la certezza di sostituirlo con uno o due giocatori di livello rischia di non pagare, ma nonostante ciò la dirigenza sembra voler mantenere i nervi saldi e non cadere nel tranello di comprare giocatori a prezzi nettamente superiori al loro vero valore. Da qui le incertezze su Draxler dello Schalke 04 e sugli altri calciatori accostati alla Juventus nelle ultime settimane. La sensazione è che si stia davvero aspettando che si accenda la “luce verde” (leggasi disponibilità al trasferimento da parte della società proprietaria del cartellino e richiesta economica, se non proprio congrua, quanto meno ragionevole) su un paio dei tanti giocatori seguiti dai bianconeri. Bisognerà allora tenere d’occhio in particolare il mercato tedesco, dove negli ultimi giorni potrebbe sbloccarsi almeno una situazione fra quelle relative a Draxler, Gündogan del Borussia Dortmund e Çalhanoglu del Bayer Leverkusen. Dell’ultimo dei tre si parla molto poco, ma a mio avviso potrebbe essere davvero un obiettivo importante dei bianconeri. La necessità per la sua squadra di giocare i preliminari di Champions League giustificherebbe l’apparente immobilismo della Juventus con la necessità di chiudere l’operazione solo negli ultimi giorni di mercato (le “Aspirine” giocheranno il ritorno con la Lazio mercoledì 26 agosto).

 

https://www.youtube.com/watch?v=6p_bBeiAM4I

Il vero trequartista in arrivo?



 

Oltre a questi tre, la Juventus aspetta solo un segnale positivo per fiondarsi su tutti i più forti trequartisti che dovessero essere messi sul mercato (compreso Isco, che al di là degli ormai sfumati Oscar e Götze rappresenterebbe la prima scelta bianconera, ma che al momento il Real Madrid non pare intenzionato a lasciar partire). E se nessuno dei trequartisti seguiti fosse in vendita a un prezzo “ragionevole”? La Juventus dovrà allora decidere se tornare sui suoi passi e pagare più del previsto alcuni dei giocatori già contattati (magari accettando la richiesta di 30 milioni per Draxler), confidare nella necessità di qualche big europea di sfoltire la rosa (attenzione a Illarramendi per il centrocampo) o se virare su scelte meno costose che siano però più un completamento numerico della squadra che un vero e proprio miglioramento qualitativo della rosa. In particolare si parla molto dell’opzione “last minute” Cuadrado: se arrivasse in prestito ovviamente non ci sarebbe alcun problema ad assorbire il suo acquisto da parte della Juventus, ma la ritengo al momento un’ipotesi meno plausibile perché costringerebbe l’allenatore ad adattare la squadra a un 4-3-3 che non pare essere nelle sue corde.

 



A volte non ha dimostrato il massimo della lungimiranza negli acquisti, ma di sicuro Sabatini merita anche in questa stagione la corona di “Re delle plusvalenze”. Grazie ai quasi 50 milioni di plusvalenze incamerate fino a oggi (in particolare con le cessioni di due prodotti del vivaio come Romagnoli e Bertolacci), la Roma si è messa ampiamente al riparo dal rischio di non riuscire a soddisfare le richieste della UEFA, che nell’accordo transattivo di maggio aveva imposto ai giallorossi di chiudere il biennio 2014/16 con un passivo massimo nella somma dei due bilanci di 30 milioni. Un’imposizione che poteva essere molto limitativa per le operazioni sul mercato di quest’anno, ma che grazie alla qualificazione diretta alla prossima Champions League prima e alle cessioni concretizzatesi nella campagna trasferimenti poi non ha impedito a Sabatini di avere i soldi necessari per rinforzare adeguatamente la squadra.

 

Una mia stima per forza di cose non precisissima, ma credo abbastanza indicativa, aveva ipotizzato a inizio mercato come il punto di pareggio fra acquisti e cessioni potesse già essere sufficiente per non venir meno agli accordi con la UEFA. A oggi quell’obiettivo non solo è ampiamente raggiunto, ma rende persino plausibile l’arrivo di altri giocatori di livello nella Capitale prima della fine di agosto, in particolare nel reparto difensivo, rimasto un po’ sguarnito dopo le uscite di Astori, Yanga-Mbiwa, Romagnoli e Holebas e con Cole sul punto di rescindere. Il bilancio a oggi ci consegna un attivo di 21,6 milioni per quanto riguarda il peso annuale del mercato, con un +9,1 calcolando i soli costi dei cartellini. Sfruttando al meglio la possibilità di acquistare giocatori in prestito con obbligo di riscatto come fatto fino a oggi, per la Roma sono quindi senza dubbio possibili i vociferati acquisti di Digne del PSG per il ruolo di terzino sinistro e di due difensori centrali che completino il reparto formato da Castan e Manolas.

 

Per questi ruoli i favoriti sono Rüdiger dello Stoccarda (affare praticamente fatto) e Gyomber del Catania, ma non è un segreto che in cuor suo Sabatini nutra la speranza di arrivare a un calciatore di livello superiore, come potrebbe essere Garay dello Zenit San Pietroburgo. Scottato dalle spese errate dello scorso mercato di gennaio (quando proprio dalla Russia venne preso Doumbia per 14,4 milioni), anche il dirigente della Roma, come quelli della Juventus, non pare avere alcuna intenzione di investire su un giocatore di più di quanto lui lo valuti e a quanto pare l’offerta della Roma (15 milioni) non è stata per il momento ritenuta congrua dallo Zenit. Quindi le percentuali a favore dell’arrivo del centrale argentino a Trigoria sono piuttosto basse. Le alternative potrebbero essere Zouma in prestito dal Chelsea, Vestergaard del Werder Brema, Sakho del Liverpool, Nacho del Real Madrid o Milosevic del Besiktas.

 

https://www.youtube.com/watch?v=xY2GSALDUq0

Rüdiger potrebbe risolvere alcuni problemi della Roma nella salita del pallone da dietro.



 

Attenzione infine al mercato in uscita, perché per fare spazio ai nuovi acquisti e adempiere alle nuove regole sulle limitazioni alle rose qualcuno dovrà per forza essere ceduto e fra i candidati ci sono alcuni uomini del reparto offensivo, attualmente più folto che mai. Sul piede di partenza, oltre a Destro, potrebbero esserci, magari in prestito, anche Ljajic e Iturbe. Più vicino alla permanenza invece Gervinho, quasi ceduto a inizio giugno, ma di nuovo possibile titolare nella formazione ideale di Garcia. Se a inizio mercato la sua cessione sembrava l’unico modo per finanziare la campagna acquisti, le uscite di Romagnoli e Bertolacci sembrano aver cambiato totalmente le carte in tavola.

 



Il Napoli è fino a oggi la squadra che più delle altre ha speso sul mercato in termini di “bilancio annuale”. Come vedremo nei prossimi paragrafi, infatti, sia il Milan che l’Inter sono riuscite a concludere operazioni in uscita che hanno permesso di tenere il bilancio del mercato in positivo, mentre i partenopei fino a pochi giorni fa si sono concentrati unicamente sui nuovi acquisti, accumulando giocatori e trovandosi oggi ad avere una rosa extra-large da sfoltire assolutamente prima dell’inizio del campionato, oltre a un deficit di 10,7 milioni sulle spese annuali per i trasferimenti (-31,1 di costi dei cartellini).

 

L’aggressività di De Laurentiis in questa campagna acquisti è in parte sorprendente: nelle scorse stagioni il presidente dei partenopei ci aveva abituato a operazioni molto più oculate e a non fare mai il passo più lungo della gamba. Con quella impostazione ha comunque senza dubbio reso il Napoli uno dei club finanziariamente più sani dell’intera Serie A, riuscendo a limitare in qualche modo i danni delle mancata qualificazione in Champions League della scorsa stagione, e non c’è ragione di pensare che voglia cambiare abitudini da ora in poi. Quel che è certo, però, è che si sta prendendo più rischi del solito, lasciando alla fine le cessioni che dovrebbero permettere ai conti del Napoli di ritornare come minimo in equilibrio.

 

Dico come minimo perché, avendo mancato la qualificazione alla principale competizione europea anche quest’anno, mi sarei aspettato che De Laurentiis utilizzasse il mercato come fatto l’anno scorso per rientrare un po’ dei soldi persi con la sciagurata sconfitta contro la Lazio nell’ultima di campionato e che quindi chiudesse il bilancio dei trasferimenti in positivo. Impresa comunque ancora possibile, perché sono davvero tanti i giocatori del Napoli sul piede di partenza. I più remunerativi che si proverà a cedere fino all’ultimo sono Vargas, Ghoulam e de Guzmán, che fra plusvalenze e ingaggi risparmiati potrebbero liberare a bilancio un totale di una ventina di milioni.

 

In più il Napoli potrebbe riuscire a fare cassa in misura più ridotta anche con le cessioni di Henrique, Andújar ed El Kaddouri e non è da escludere totalmente nemmeno la partenza di Koulibaly, se arrivassero importanti richieste per lui. Con almeno tre o quattro di questi giocatori ceduti, aumenterebbero notevolmente le probabilità per i campani di mettere a segno un ultimo colpo in difesa che sarebbe estremamente gradito a Sarri. Non è un mistero che il Napoli sia in pressing sul Torino per ottenere Maksimovic. Si sa però che la bottega Cairo è piuttosto cara e difficilmente il giocatore lascerà il Piemonte per meno di 20 milioni di euro: un esborso che il Napoli potrebbe anche decidere di fare, ma che potrebbe creare qualche apprensione in merito ai conti societari se non venisse preceduto dalle cessioni ipotizzate in precedenza. Da non sottovalutare l’interesse anche per Soriano della Sampdoria se Insigne non dovesse convincere da trequartista.

 



Oltre alla Roma, l’altra squadra a dover fare mercato sotto l’attenta vigilanza della UEFA è l’Inter. Ricordo che l’accordo transattivo sottoscritto a giugno dai nerazzurri prevede che il bilancio societario del 2015/16 si chiuda con un passivo massimo di 30 milioni e inoltre che non ci siano aumenti del monte ammortamenti e del coefficiente calcolato come “monte ingaggi diviso ricavi escluse plusvalenze”. Se per le ultime due richieste è probabile che l’Inter riesca a far quadrare i conti (il costo dei giocatori presi in prestito non pesano sul monte ammortamenti che è stato inoltre abbassato dopo gli ultimi rinnovi contrattuali, i ricavi dovrebbero comunque leggermente aumentare anche senza coppe per i maggiori introiti da “diritti televisivi” e l’ottimizzazione di alcuni contratti di sponsorizzazione), la vera sfida dei nerazzurri è quella di chiudere il bilancio a –30 milioni quando l’anno scorso è stato chiuso con un passivo superiore ai 100.

 

Anche ipotizzando uno scenario particolarmente favorevole relativamente ai costi non rilevanti per il Fair Play Finanziario da scontare e all’aumento degli introiti, stimo come altamente improbabile che l’Inter riesca a centrare l’obiettivo UEFA senza chiudere le due sessioni di mercato del 2015/16 con un attivo sul bilancio annuale di almeno 30 milioni se non superiore. Come avrete letto, potrebbe essere ufficializzata già oggi la cessione di Kovacic al Real Madrid per 35 milioni di euro: un’operazione che imprimerebbe una notevole svolta al mercato nerazzurro (oltre i 25 i milioni di plusvalenza e oltre 30 il miglioramento sul bilancio).

 

In attesa che l’affare si concretizzi vediamo la fotografia della situazione attuale dell’Inter pre-cessione di Kovacic. Al momento i nerazzurri possono contare su un attivo di 12,5 milioni costruito grazie ad alcune cessioni importanti (Álvarez, Shaqiri, Kuzmanovic), ma anche grazie a numerose uscite di giocatori di medio-basso livello, che messe tutte insieme sono riuscite a produrre a bilancio un risparmio notevole e superiore a quanto è stato speso per gli acquisti, nonostante un deficit di 17,4 milioni per i soli acquisti dei cartellini. Mancini non nasconde di volere almeno altri quattro giocatori, individuati nell’attaccante esterno Perisic, nel centrale di centrocampo che sembrava dover essere Felipe Melo (lontanissimo dopo il rinnovo con il Galatasaray), nel terzino sinistro individuato in Criscito (15 milioni alla costosa bottega dello Zenit) e in una riserva di Icardi per completare il reparto offensivo. Richieste precise ma anche costose, che si scontrano non solo con i paletti economici sopracitati, ma anche con le regole sul contingentamento delle rose. A oggi l’Inter ha un solo giocatore in “esubero” (28 in rosa, ma Gnoukouri e Kovacic Under-21 e quindi iscrivibili senza limitazioni).

 

https://www.youtube.com/watch?v=iHa6mCGOdIY

Perisic forse costringerebbe Mancini a passare al 4-3-3, modulo che non ha quasi mai utilizzato.



 

Va da sé che per farne entrare quattro ne dovrebbero uscire almeno cinque. Vediamo in rapida sequenza i più seri candidati a lasciare Appiano Gentile. Schelotto sicuramente andrà via, ma difficilmente con lui si potrà ottenere una plusvalenza e sarebbe già tanto risparmiare il milione di ingaggio. D’Ambrosio è valutato 6 milioni e permetterebbe, se venduto a quella cifra, di avere un miglioramento a bilancio di circa 7 milioni, ma al momento manca un acquirente di suo gradimento. Taider e Andreolli potrebbero prendere la via di Bologna, con il primo che difficilmente si muoverà a titolo definitivo e il secondo che se venduto a 3 milioni porterebbe nelle casse un risparmio annuo di 4,5 milioni fra stipendio e plusvalenza. Nagatomo ha diverse offerte e potrebbe valere un risparmio annuo di circa 5,5 milioni.

 

Oltre a questi cinque, che Mancini farebbe partire più che volentieri, e che potrebbero migliorare il bilancio di circa 20 milioni, per avere la capacità economica per fare altri colpi in entrata è evidente la necessità di vendere almeno un giocatore importante, che a quanto pare è stato individuato in Kovacic. Piuttosto che cedere lui l’Inter avrebbe sicuramente preferito mettere sul mercato Juan Jesus, Ranocchia (entrambi valutati una decina di milioni, con l’uscita del primo che migliorerebbe il bilancio di circa 11 milioni e quella del secondo di circa 13,5) e Guarín (valutato 15 milioni porterebbe a un risparmio di circa 17 fra plusvalenza e risparmi), ma poiché le offerte per questi tre scarseggiano, mettere sul mercato Kovacic sembra essere davvero l’unica soluzione possibile per rientrare nei parametri UEFA e avere allo stesso tempo un po’ di margine per fare mercato. Essendoci davvero tante variabili in gioco (la definizione dell’affare Kovacic, la stima per forza di cose incerta sul surplus a bilancio da raggiungere con il mercato, la possibilità che la trattativa salti all’ultimo momento, la capacità o meno di vendere gli altri cinque giocatori sul piede di partenza, per dirne solo alcune) la cosa più opportuna in questa sede è fornirvi la stima di quanto potrebbero impattare gli arrivi dei giocatori nel mirino dell’Inter sul bilancio annuale della squadra.

 

Perisic molto difficilmente verrà ceduto dal Wolfsburg in prestito, perciò se l’Inter lo vorrà dovrà con ogni probabilità accettare la richiesta di 17 milioni. Ipotizzando un contratto quinquennale a 3,7 milioni lordi di ingaggio (pari a 2 netti) l’impatto sul bilancio annuale sarebbe di 7,1 milioni (3,4 di ammortamento annuale del cartellino, dato dalla divisione del costo per gli anni di contratto, più 3,7 di stipendio). Criscito a 15 milioni, utilizzando lo stesso procedimento di prima e supponendo un contratto quinquennale a 5,6 milioni lordi a stagione (pari a 3 netti), peserebbe a bilancio 8,6 milioni.

 

Felipe Melo sarebbe potuto arrivare a parametro zero per 4,8 milioni di ingaggio, ma il rinnovo con il Galatasaray complica tutto. Per Perotti, una delle possibili opzioni come riserva in attacco, si può ipotizzare un impatto a bilancio di circa 5 milioni. Difficile ma non impossibile, vista la trattativa Kovacic, il prestito (se gratuito) di Fábio Coentrão del Real Madrid, che però guadagna 7,2 milioni lordi di stipendio e dovrebbe accettare di non giocare le coppe. Attenzione infine a Keita della Lazio: le due società potrebbero imbastire un’operazione di scambio con Guarín, valutando entrambi 15 milioni e migliorando contestualmente i loro bilanci (per l’Inter a un risparmio annuo di 17 farebbe da contraltare un costo annuo di 3 milioni per l’ammortamento del cartellino più uno stipendio difficilmente superiore ai 2 milioni lordi). Non è detto però che una volta partito Kovacic Mancini si voglia privare anche del colombiano.

 



Dopo un finale di mercato complicato da prevedere come quello dell’Inter, eccone uno invece che sembra molto più semplice. Con la rinnovata volontà della dirigenza di investire, a inizio mercato si era ipotizzato che i rossoneri avessero a disposizione circa 150 milioni (come somma totale dei soldi da spendere per i costi dei giocatori e per i loro stipendi pluriennali) e circa 75 milioni cash da utilizzare per l’acquisizione dei cartellini. Quanto visto fino adesso conferma questa visione, alla quale molti tifosi stentavano a credere. La fotografia a due settimane dal termine delle contrattazioni ci mostra un Milan leader nelle spese per il costo dei cartellini dei giocatori (deficit di 69 milioni, più del doppio del Napoli fermo a –31) e come costi totali di stipendi e cartellini (deficit di 135 contro i 91 della Juventus seconda), ma curiosamente in attivo come impatto sul bilancio annuale (+8,9 grazie agli elevati risparmi per i giocatori svincolati e alla particolarità del Milan di avere un bilancio su anno solare e quindi di dividere il peso dei nuovi acquisti su due annualità, mentre le plusvalenze vanno inserite interamente nel bilancio 2015).

 

La sensazione è che tutto quello che c’è ancora da spendere del budget iniziale (e anche di più, visto che i rossoneri non sono particolarmente preoccupati di eventuali interventi UEFA, essendo fuori dal “radar” del Fair Play Finanziario non partecipando alle coppe) verrebbe volentieri investito sul ritorno di Ibrahimovic. Riportare lo svedese a Milano, ammesso e non concesso che il Paris Saint-Germain lo lasci libero con un anno d’anticipo, sarebbe forse un’operazione “low cost” per il costo del cartellino, ma non certo per l’ingaggio, che comporterebbe un investimento totale di almeno una cinquantina di milioni nell’arco di un triennio. Se Mino Raiola dovesse comunicare alla dirigenza che per Ibra non c’è più niente da fare, allora e solo allora Galliani e Berlusconi valuteranno se fare un ultimo sforzo per rafforzare il centrocampo (favorito Witsel, anche se la richiesta di 35 milioni dello Zenit sembrerebbe fuori mercato) investendo la cifra risparmiata per Ibra o lasciare tutto così, puntando al massimo su un’alternativa meno costosa e con caratteristiche diverse (Soriano) o chiudendo la campagna acquisti riservandosi la possibilità di intervenire nuovamente nel mercato di gennaio, quando dovrebbe essere anche più chiaro se l’investimento di Mr. Bee nell’acquisizione della società andrà effettivamente in porto oppure se sorgeranno ulteriori problemi come qualcuno ipotizza.

 



Concludo con un velocissimo sguardo alle altre squadre di Serie A. La Lazio sembrerebbe aver chiuso il suo mercato, anche se le eventuali uscite del già citato Keita e di Biglia (sul quale c’è un’offerta di 26 milioni del Manchester United, per il momento rifiutata da Lotito) oltre che l’eventuale qualificazione alla fase a gironi di Champions League potrebbero portare nelle case dei biancazzurri i fondi per nuove operazioni (piace Borini del Liverpool ma occhio alle “pazze idee” Pato e Balotelli).

 

https://www.youtube.com/watch?v=rZeE2f_ZPVY

L’unica stagione italiana di Fabio Borini.



 

La Fiorentina dovrebbe ancora fare diverse operazioni in entrata e in uscita, ma senza spendere troppo, dato l’ultimo bilancio particolarmente negativo. Quella più interessante e dai costi sostenibili potrebbe essere il possibile arrivo di Kasami dall’Olympiakos. Il Bologna sta facendo di tutto per convincere Destro della Roma e pare vicina a trovare un accordo nonostante l’elevato ingaggio del giocatore. L’Atalanta ha fatto un mercato in uscita in linea con gli obiettivi economici, ma deve assolutamente rafforzare la difesa e segue Paletta, sul quale però ci sono gli occhi di tante società medio-piccole di A.

 

L’operazione Belotti al Torino per 8 milioni è sicuramente nelle potenzialità economiche di Cairo, ma potrebbe non essere conclusa per la difficoltà del Palermo di trovare un sostituto (favorito Gilardino) e per la non estrema necessità di vendere da parte di Zamparini dopo la cessione di Dybala alla Juventus. Non mi aspetto grandi investimenti dalle genovesi, se non propiziate da uscite che arricchiscano le casse societarie, anche se in caso di condizioni particolarmente favorevoli (leggasi stipendio quasi interamente pagato dal Liverpool) non va escluso l’approdo di Balotelli in blucerchiato invece che alla Lazio. Pochi soldi a disposizione per tutte le altre squadre, alla ricerca di affari economicamente vantaggiosi per completare la rosa senza incidere in maniera pericolosa sui bilanci.

 
 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura