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Foto di Paolo Rattini / Getty Images
Calciatore del mese Calcio Emanuele Atturo 5 ottobre 2018 10'

Il giocatore di settembre: Krzysztof Piatek

L’attaccante del Genoa sta distruggendo il campionato italiano, quando si fermerà?

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Per parlare del surreale inizio di stagione di Krzysztof Piatek bisogna per forza partire dai numeri, che da soli basterebbero a restituire un quadro spaventoso dell’impatto del centravanti polacco sul calcio italiano. I suoi 8 gol nelle prime sei giornate ci costringono a togliere la polvere dagli albi statistici della Serie A, a tirare fuori nomi e statistiche di un calcio passato.

 

Piatek è stato il primo esordiente ad aver segnato 8 gol nelle prime sei giornate di campionato dai tempi di Karl Aage Hansen (Atalanta, 1949/50). L’ultimo giocatore ad aver segnato 8 gol nelle prime 6 giornate, andando a segno in ogni partita, era stato Enzo Pascutti con la maglia del Bologna nel 1962/63. Il prossimo nel mirino è Gabriel Omar Batistuta, che nel 1994/95 arrivò a segnare per 11 giornate consecutive.

 

Nel solo mese di settembre Piatek ha segnato 7 gol in 5 partite, issandosi al primo posto di una classifica marcatori strana, in cui Gregoire Defrel occupa la seconda posizione. Numeri sufficienti a fargli vincere il nostro premio di giocatore del mese di settembre: un mese passato a chiederci quando Piatek avrebbe smesso di segnare, stupiti ogni volta a vederlo cadere in ginocchio sul prato, a celebrare i suoi gol mimando due pistole incrociate sul petto. Il tipo di esultanza tronfia e un po’ coatta che si adatta bene a un uomo che, appena sbarcato in Italia, ha dichiarato con semplicità: «Ho solo due obiettivi, giocare sempre e segnare in ogni gara».

 

Piatek si era presentato al calcio italiano segnando 4 gol nella sua prima partita ufficiale, in Coppa Italia contro il Lecce, tutti nei primi 37 minuti, tre di testa e uno saltando il portiere. Il quarto gol è particolarmente bello, segnato con un’incornata che dà forza a un calcio d’angolo abbastanza lento.

 

Sbucato dal nulla

Quattro gol in una serata d’agosto, in Coppa Italia, contro una neopromossa in Serie B, sembravano la patente perfetta di un attaccante meteora, tipo Hugo Enyinnaya o Ivan Kaviedes. Ora però, dopo 12 gol in partite ufficiali, non è chiaro dove Piatek possa arrivare. Sono passati quasi due mesi dal suo esordio ufficiale e non abbiamo ancora visto una partita in cui Piatek non è andato a segno, il che significa che non lo abbiamo ancora visto essere fermato da una difesa avversaria, o giocare una partita anonima e sciapa, come capita normalmente a qualsiasi altro centravanti al mondo. Per questo, al momento, Piatek ci sembra virtualmente onnipotente, perché è un giocatore di cui non conosciamo i limiti.

 

In campionato sta tenendo la media di un gol ogni 61 minuti, se calcoliamo però tutte le partite ufficiali – quindi anche la Coppa Italia – la media è di un gol ogni 46 minuti. Quindi, facendo dei conti rapidi, se Piatek continuasse a segnare in campionato con questa media metterebbe insieme altri 47 gol, che porterebbero lui a 55 gol complessivi (disintegrando il record storico della Serie A di 36 gol di Higuain) e noi a dubitare della sua natura umana. Neanche ora possiamo essere del tutto sicuri della natura umana di Krzysztof Piatek, che non sia un androide programmato con un algoritmo che mandi in tilt le difese avversarie.

 

 

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🗣 Le parole del nostro bomber #Piatek dopo la vittoria a Frosinone. 🙌🏻🔥⚽️⚽️ #FrosinoneGenoa 1️⃣-2️⃣

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Piatek ringrazia con la voce da cyborg che esce da una bocca senza labbra.

 

Piatek è sbucato fuori dal nulla. Il Genoa lo ha acquistato dal Cracovia per 4 milioni, dove nell’ultimo anno aveva segnato 21 gol in 36 presenze. Non abbastanza per fargli vincere la classifica marcatori e non abbastanza per far parlare di sé fuori dalla Polonia. Fino a noi sono arrivate poche e isolate notizie in qualche nicchia esoterica. Questo pezzo di calciomercato.com lo segnalava fra i giocatori da acquistare in Polonia; qui invece viene riportato un virgolettato dell’agente su un presunto interesse del Napoli, poi il nulla. Il racconto della sua scoperta da parte di Enrico Preziosi, presidente del Genoa, ha dei contorni da commedia all’italiana. Da La Gazzetta dello Sport: «Il presidente del club ligure Enrico Preziosi si sarebbe trovato a maggio scorso a Ibiza, località turistica dove si dilettava a cucinare il suo astice alla catalana, nel mentre l’agente del giocatore Gabriele Giuffrida gli poneva dinnanzi alcuni video che mostravano le qualità del centravanti, doti che non sono certo sfuggite all’imprenditore, il quale ha deciso di avviare immediatamente i contatti per l’acquisto del suo cartellino».

 

Nell’era televisiva del calcio, dove il livello dell’informazione ha reso mainstream anche il talento più precoce e remoto – sapevamo di un 17 enne che giocava in Mali di nome Abdou Salam Jiddou già mesi prima che lo acquistasse il Monaco – è diventato impossibile eccitarsi come prima per un giocatore sconosciuto. Un articolo di TIFO su Adrian Doherty qualche mese fa raccontava del fenomeno dell’estinzione dell’“anecdotal footballer”, un calciatore la cui fama anticipa la sua effettiva comparsa in campo. Anche i talenti provenienti da campionati minori e periferici arrivano ormai come prodotti già formati nel nostro immaginario, ne conosciamo già difetti e punti di forza. Piatek è un incredibile eccezione, ci ha restituito la possibilità di stupirci di fronte a giocatori sbucati fuori dal nulla, non ancora entrati nei radar dello scouting internazionale. Ci restituisce il brivido di un sistema più fallibile e umano.

 

Piatek vs Lewandowksi

Ho guardato i video di Piatek in Polonia ed è impossibile intuire di avere davanti un giocatore in grado di smontare la Serie A. In partite giocate su campi strappati alla campagna selvaggia, delimitati da corde poco oltre la linea laterale, Piatek non spicca in maniera nitida rispetto al contesto. Gioca in attacco da unica punta, o in coppia con un altro attaccante più lontano dalla porta. È mediamente più grosso e tecnico degli altri giocatori, si muove meglio, tira meglio, ma l’impressione è che bastasse davvero troppo poco. Guardate il video dei suoi migliori gol nel campionato polacco, selezionati dal canale ufficiale dell’Ekstraklasie, non ce n’è nessuno che rubi particolarmente l’occhio, che ci restituisca un’idea più complessa di un numero 9 che tira molto forte.

 

 

Ora invece guardate questo video dei 41 gol segnati da Robert Lewandowski segnati con la maglia del Lech Poznan. Guardate la ricchezza del suo bagaglio tecnico: segna di destro, di sinistro, di testa, da fuori area. Tirando d’esterno o di punta, di collo pieno o in acrobazia. È alto, asciutto e si muove con la leggerezza aerea che associamo agli esseri umani nati per giocare centravanti.

 

Piatek si muove invece con pesantezza e determinazione, come se fosse disposto a passare sopra ai difensori che si mettono fra lui e la porta. Non c’è grande naturalezza. Il paragone con Lewandowski è stato naturale per chiunque abbia dovuto associare un’immagine familiare al talento sconosciuto di Piatek, ma è stato anche legittimato da un’eminenza del calcio polacco come Michał Probierz, ex tecnico di Piatek che ha allenato talenti della Nazionale come Grosicki: «Tra qualche stagione varrà 30 milioni di euro, lo dissi di Lewandowski e ora lo dico di lui. Chiunque non lo voglia ora si pentirà tra qualche anno di non averlo comprato per una miseria». La cosa che forse accomuna in maniera più sorprendente i due è la capacità di andare improvvisamente “on fire” durante la partita, come fossero giocatori di basket con la mano calda. Lewandowski qualche anno fa segnò 5 gol in 9 minuti, rendendo parossistica una caratteristica costante: da solo detiene il record di tripletta, poker e 5 gol più veloci segnati nella storia della Bundesliga. Anche Piatek riesce a concentrare i suoi gol in brevissimi intervalli di tempo in cui sembra prendere il funghetto di Super Mario per diventare implacabile. In Coppa Italia ha segnato la sua tripletta in 38 minuti; al Frosinone una doppietta in 4 minuti.

 

Piatek ha comunque schivato subito il paragone, anche se non riuscendo comunque a restare del tutto umile: «I miei due centravanti preferiti sono Lewandowski e Harry Kane, forse ho caratteristiche più simili a quelle dell’inglese, fatte con le debite proporzioni». Non è chiaro in che senso Piatek si consideri più simile ad Harry Kane, un centravanti che sa fare praticamente tutto in campo, con una sensibilità tecnica e tattica fuori scala. Piatek al Genoa gioca in un attacco a due insieme a Kouamé ed ha consegne molto semplici: deve lottare molto spalle alla porta per ripulire i palloni sporchi – cosa che fa con un certo vigore agonistico – far salire la squadra e farsi trovare pronto le rare volte che può ricevere fronte alla porta.

 

Piatek sta mantenendo una concentrazione zen nell’assolvere i suoi compiti, a rimanere lucido e mentalmente dentro partite difficili. Questo è forse l’aspetto più evidente del suo gioco finora. È raro che sbagli un pallone, che perda un duello individuale o che non tiri fuori il massimo da situazioni offensive poco promettenti. Un esempio su tutti, quest’azione contro il Chievo, dove va a pressare un difensore su un pallone di fatto perso; lo costringe a un disimpegno sciatto, vince il duello fisico, ripulisce palla e si costruisce lo spazio per la conclusione.

 

Piatek si smarca bene, con movimenti vari e calcia in porta benissimo: sceglie quasi sempre la soluzione di potenza, ma come i grandi attaccanti ha un istinto peculiare nello scegliere il tiro migliore per battere il portiere. Per il resto Piatek ha una tecnica pulita e dura, che non contiene niente di superfluo e gli dà un’aria fredda, da cyborg. Usa quasi sempre l’interno in conduzione, raramente il sinistro: ha segnato un solo gol col piede debole, a fronte di appena 2 tiri.

 

La praticità con cui tratta il pallone, unita a una sicurezza per niente banale nei suoi mezzi, è il modo che Piatek ha trovato per esprimersi ad altri livelli. In questo senso usa la concentrazione mentale per arrivare laddove non riesce attraverso mezzi tecnici di certo non eccezionali.

 

Quando Piatek può puntare la porta in conduzione lo fa con una tensione mentale e una chiarezza di idee che è propria dei grandi centravanti, e che è sempre più importante in un calcio che richiede agli attaccanti di massimizzare la qualità e la produttività offensiva in intervalli sempre più stretti di tempo e di spazio. Guardate sempre gli highlights della partita contro il Chievo: a un certo punto Piatek sembra voler vincere la partita da solo, chiama palla con urgenza, tira tre volte in maniera pericolosa nell’arco di dieci minuti, per poi segnare con un tiro secco che riassume la sua capacità di diventare freddo quando si tratta di scegliere la strada più diretta possibile per mettere la palla in porta. Piatek ha capito che deve farsi bastare pochi palloni per essere incisivo a questi livelli.

 

Quando si fermerà Piatek?

L’attaccante polacco è quarto in Serie A per tiri complessivi, ma il secondo per tiri in area di rigore (dopo Cristiano Ronaldo, che ha cifre ovviamente assurde): 21, sui 28 complessivi. Vuol dire che Piatek ha bisogno di circa 3 tiri e mezzo per segnare, e che ha una buona selezione di tiri. Ciò non toglie però che Piatek finora abbia ricavato quegli 8 gol (il 72% dei gol del Genoa) da 3,6 xG complessivi. Il che significa due cose: che Piatek da solo vale più della metà degli xG del Genoa (che sono 6,88), e che per ora sta overperformando più di ogni altro giocatore in Serie A (su un campione, però, molto basso di partite). Questo non vuole essere un sortilegio lanciato su tutti i fantallenatori che tengono la figurina di Piatek dentro il portafogli, e nessuno ha la sfera di cristallo, ma i numeri ci dicono che è ragionevole pensare che Piatek dovrebbe normalizzare, prima o poi, la propria media realizzativa.

 

Se è vero che è nella natura dei grandi attaccanti superare la soglia di reti attesa dagli Expected Goals, non possiamo neanche aspettarci che Piatek arriverà a segnare davvero 55 gol, cioè il numero di reti a cui dovrebbe arrivare a fine stagione con questa media realizzativa (anche se saremmo tutti felicissimi di vedere un fenomeno paranormale di questa portata).

 

In questi giorni un po’ tutti ci stiamo chiedendo se Piatek sia davvero forte o no, se si tratta di un’illusione settembrina o di un autentico fuoriclasse. Oggi è impossibile rispondere a questa domanda, non solo perché abbiamo poche partite di Piatek a disposizione ma anche perché è il tipo di giocatore il cui valore sembra dipendere totalmente dai suoi numeri.

 

Non ha un talento evidente e fuori dal comune, ed è impossibile capire se continuerà a segnare così. Certo, il fatto che finora sia riuscito a farlo con questa costanza, in un campionato che non conosce, in una squadra disfunzionale perché non costruisce da sé molte occasioni, lascia ancora aperti ampi orizzonti di possibilità. Insomma, su Piatek è lecito sognare ancora per un po’.

 

 

Tags : genoaKrzysztof Piatekserie a 2018-19uu awards

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988) dove vive e lavora. Laureato in Semiotica, si interessa di cultura pop e sottoculture. È caporedattore de l'Ultimo Uomo e scrive in giro.

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