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Emiliano Battazzi
Com'è cambiata la Serie A?
02 apr 2015
02 apr 2015
L'Indice di Pericolosità ci aiuta a capire e interpretare lo stato di forma delle squadre e della loro evoluzione. Quali prospettive ci apre per il finale della Serie A.
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Emiliano Battazzi
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Le squadre di calcio non sono organismi immutabili e nel corso di un campionato forze diverse intervengono e influenzano i momenti del gruppo; il risultato finale, positivo o negativo, dipende da un insieme di variabili in continuo cambiamento. Non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume e allo stesso modo non possiamo giocare due volte la stessa partita. Anche se la corrente è sempre una, e la stagione è sempre la stessa.

 

Per conoscere e giudicare le condizioni di una squadra in un determinato momento c’è bisogno del maggior numero di dettagli possibile: dati statistici, informazioni di ogni tipo (da quelle mediche a quelle economiche), ma anche lo sviluppo di fattori emotivi, come la fiducia. In questo modo, chi dirige una squadra può valutarne le

e capire come e dove intervenire per mantenere un trend positivo o contrastare l’influenza negativa delle variabili esterne. Ne va del loro lavoro e difficilmente rinunceranno a uno strumento disponibile in più che possa aiutarli a capire e intervenire a loro volta.

 

Per quanto riguarda noi, tifosi e osservatori, interessandoci dall’esterno alla situazione di una squadra, può essere utile considerare tali dinamiche mettendo da parte, anche solo per un momento, i risultati finali delle partite. Uno studio di questo tipo non ha come scopo principale prevedere cosa accadrà alle varie squadre, perché tanto non avremmo modo per modificare il corso degli eventi. Possiamo, però, avere una chiave di interpretazione: è questo l’obiettivo dell’ Indice di Pericolosità Offensiva elaborato da SICS, a partire da un'idea di

.

 



In breve, l’IPO considera tutta la produzione offensiva di una squadra (nei novanta minuti o nel totale delle partite) in unico indice che va da 0 a... infinito, dipende da quante occasioni crea la squadra in questione. Ogni evento ha un peso diverso: ad esempio un calcio d’angolo a favore ha il peso minore rispetto a tutti gli altri eventi. Se in una stessa azione da gol ci sono stati più eventi pericolosi (più tiri, ad esempio, o più cross), i valori si sommano. L’obiettivo dell’indice è di fornire un riferimento sintetico a livello tattico: è indifferente dall’esito dell’azione (se il corner si è concluso in gol, il peso rimane lo stesso) e da solo è molto difficile che dia informazioni sufficienti per analizzare lo stile e la qualità del gioco.

 

Questa caratteristica emerge in modo evidente quando si analizza l’indice di alcune partite: ad esempio, nel celebre Roma-Parma, finito 0-0, i padroni di casa hanno registrato l’IPO più alto della stagione (88), mentre gli ospiti hanno praticamente solo difeso (con un IPO uguale a 11, dovuto principalmente ai calci d’angolo e a qualche tiro da fuori). Chi ha visto la partita può confermare che si è trattato di un assedio, ma caotico: la Roma non riusciva a scardinare la difesa molto bassa dei gialloblù, perché non aveva idee né soluzioni di gioco.

 

Mancano ormai dieci giornate alla fine del campionato, è davvero il momento decisivo per raggiungere degli obiettivi: ma come siamo arrivati a questo punto, e cosa possiamo dire su questa volata finale, senza voler entrare in previsioni da fattucchieri?

 



Vi anticipo che nella classifica generale dell’IPO il Napoli rimane in testa, e continua ad ottenere meno di quanto potrebbe; la Juve sta ormai viaggiando in tranquillità, godendosi il panorama europeo; la Lazio ha fatto passi da gigante, trovando anche un maggior equilibrio difensivo. Si nota che la scarsa produzione offensiva della Samp, un problema strutturale seppur migliorata, risolta parzialmente grazie ad un’attenzione maniacale ai dettagli. La Roma ha fatto un piccolo passo in avanti, a dimostrazione che in campo la squadra ci sta provando in tutti i modi, tranne quelli giusti; il Milan di Inzaghi ha subito un vero e proprio crollo, partendo da una posizione inizialmente buona, in entrambe le fasi di gioco.

 


La classifica dell’Indice di Pericolosità Offensiva, a confronto con la nostra ultima rilevazione (13.esima giornata): delle squadre impegnate nelle coppe europee, solo Roma e Torino hanno migliorato la loro media. Il Milan è peggiorato nettamente, e si nota; l’Udinese ha cominciato a produrre di più, così come il Cesena, che rimane la squadra con minor produzione offensiva del campionato.



 



Nell’analizzare l’andamento di questa seconda parte del campionato (dalla quattordicesima alla ventottesima giornata, le prime tredici le abbiamo già analizzate in un

) si nota subito come l’IPO si è abbassato lievemente: di ben due punti nel parziale, mentre nella media complessiva è passato da 48,1 a 47,5. Inoltre, otto tra le prime dieci nella classifica dell’IPO hanno registrato un indice medio più basso rispetto alla prima parte di stagione, tranne Roma ed Empoli. Al contrario, le squadre che avevano i valori più bassi alla tredicesima giornata, hanno cominciato a produrre di più: si è ridotta, cioè, la differenza tra il valore più alto e quello più basso.

 

Cosa può aver causato questo accorciamento della classifica? Una maggior attenzione difensiva, una maggior prudenza tattica e un calo fisico, gli impegni nelle coppe europee? Il miglioramento del valore delle piccole dipende dal coraggio trovato per cambiare delle situazioni negative, dipendeva dal calendario, o magari qualcuna di queste ha faticato a trovare la propria identità?

 



Tra tutti, il cambiamento più positivo è quella della Sampdoria (che ha aumentato il suo IPO medio complessivo di ben 5,4 punti a partita) che resta, comunque, una delle squadre che produce meno a livello offensivo. Va notato che il reparto d'attacco è stato cambiato profondamente nella sessione invernale del mercato e forse con l’innesto di Muriel ed Eto’o si sono create maggiori opzioni di gioco. Il segreto della Sampdoria sta nella grande capacità realizzativa, cioè nella capacità di sfruttare i tiri (non molti) a disposizione: è sesta in questa speciale classifica.

 

Un altro punto di forza dei blucerchiati è la preparazione sui calci piazzati (che pesano relativamente poco nell’IPO), con ben 14 gol (di cui 2 rigori): uno in meno dell’Empoli, che ormai sappiamo essere la squadra specialista in questo tipo situazioni.

 

Tra i risultati positivi, sorprende anche quello della Roma. Un miglioramento che stupisce, anche se lievissimo, perché nel frattempo la distanza dalla Juventus è passata da 3 a 14 punti e la squadra ha attraversato una crisi cronica di gioco e risultati. Eppure, in media, ha prodotto leggermente di più. Ma a ben guardare, significa che è la Roma di oggi a raccogliere meno di quanto meriti, o che la Roma delle prime giornate portava spesso a casa il massimo dei punti senza fare grandi sforzi?

 

In questo caso, anzi, l’IPO era stato predittivo: il risultato medio delle prime 13 giornate per la Roma era stato così basso (era addirittura nona nella classifica specifica) da lasciar presagire che i problemi di gioco sarebbero proseguiti nella seconda parte. Nessuno, però, poteva immaginare delle difficoltà realizzative e di risultato così grandi. L’incremento di 1,3 punti è probabilmente dovuto al maggior impegno profuso in ogni gara, rispetto alla prima parte del campionato, quando ben un quarto delle partite erano già state chiuse nel primo tempo. La sequenza di pareggi ha spinto la Roma ad assedi confusi, perché la qualità tecnica a disposizione è quasi sempre superiore a quella delle sue avversarie, ma non è detto che le idee siano più chiare. Così, il valore dell’indice può essersi alzato anche in presenza di una riduzione della qualità di gioco e delle soluzioni offensive.

 

La situazione della Roma ricorda la teoria sul conservatorismo dinamico di

: c’è stata una reazione conservativa a cambiamenti esterni non voluti (i molti infortuni, il differente approccio tattico degli avversari rispetto all’anno scorso) ma è mancata completamente la parte dinamica: quella del cambiamento.

 

La Roma nella seconda parte di stagione, è stata il simbolo della sterilità calcistica: con il possesso palla maggiore della Serie A (il 61,6%, un’enormità) è solo sesta nella classifica dei tiri complessivi verso la porta, e addirittura dodicesima per percentuale realizzativa. Non solo arriva con difficoltà alla conclusione (problema di soluzioni di gioco), ma segna anche con parsimonia (problema di qualità delle giocate, mancanza di punte di ruolo). Alla squadra di Garcia, o forse proprio all’allenatore francese, è mancato quel processo di apprendimento continuo che avrebbe permesso di trovare nuove soluzioni e migliori risultati.

 



Le squadre che hanno visto ridotto il loro IPO in misura significativa hanno storie diverse. Ad esempio la Juventus ha semplicemente alzato il piede dall’acceleratore per poter competere al meglio anche in Champions League: è il suo il calo maggiore, con circa 9,4 punti medi in meno. La squadra di Allegri ha capito di non aver bisogno dei 123 punti di IPO che aveva registrato contro il Parma, perché può dominare le partite anche senza schiacciare l’avversario: un esempio è la vittoria di Palermo, ottenuta con il minimo sforzo ma senza praticamente soffrire nulla (per l’IPO è finita 25 a 17 per i bianconeri).

 



La seconda peggior inversione di tendenza è quella del Cagliari, ma è motivata da un cambio di guida tecnica: alla sedicesima giornata Zeman è stato esonerato e al suo posto è arrivato Zola, che ha provato ad equilibrare il gioco della squadra, con scarsi risultati. Non solo la produzione offensiva ha subìto un brusco ridimensionamento, ma la squadra ha continuato a subire gli stessi pericoli difensivi, e i risultati non sono stati per nulla soddisfacenti. È difficile risollevare una squadra di Zeman a campionato in corso: tanto valeva tenerlo e affondare con lui. E infatti la squadra è stata riaffidata al boemo: vedremo se il Cagliari proverà il tutto per tutto, vista anche la classifica ormai compromessa.

 



Il terzo maggior declino è quello del Napoli, che in ogni caso rimane la squadra che produce di più a livello offensivo in Serie A. Si può immaginare che alla riduzione contribuiscano anche gli impegni nelle coppe ma il problema è aggravato dalla mancanza di capacità di capitalizzare al meglio quanto creato: la squadra di Benítez è solo decima per percentuale di realizzazione, ha bisogno cioè di tirare molto verso la porta per segnare un gol. Inoltre, il Napoli sfrutta poco i calci piazzati: è primo per numero di corner ottenuti (182), ma solo dodicesimo per gol su calcio piazzato, un problema che condivide con la Roma di Garcia.

 

Il Napoli rimane il vero grande enigma del campionato: crea più di tutti, non subisce molto (è quarto), ma è scivolato addirittura in quinta posizione (anche se la classifica è cortissima). Nella seconda parte del campionato il Napoli ha prodotto di meno (ma sempre più delle altre 19 squadre) e concesso un po’ di più agli avversari: ma i risultati non sono ancora in linea con quanto ci si aspetterebbe, e qui dobbiamo ricorrere ad altri dati per trovare delle possibili spiegazioni.

 


Una differenza positiva significa che la squadra ha subito più pericoli nella seconda parte di stagione. Il Milan ha registrato un vero e proprio crollo anche a livello difensivo. Il Genoa invece non cambia mai: sempre fedele al suo gioco, senza picchi positivi e negativi per entrambi gli indici.



 

La squadra di Benítez concede poco, ma subisce molti gol e molto facilmente: la percentuale di realizzazione degli avversari è altissima (15,7%), solo Parma e Cagliari hanno fatto peggio. Nel dettaglio, si registrano pochi interventi decisivi dei difensori, ma i tiri subiti in area sono nella norma, e l’anomalia forse va cercata da altre parti.

 

Ad esempio, l’incertezza sul portiere titolare: dopo una serie di errori, Rafael è stato sostituito da Andújar, ma nessuno dei due sembra garantire sicurezza al reparto difensivo. Se si guarda alla percentuale delle parate effettuate sui tiri in porta, dato standard per la valutazione di un portiere, si nota che il Napoli è terzultimo con il 64%, sempre dietro a Cagliari e Parma, mentre la media della Serie A è del 72%. Nelle classifiche dei singoli portieri (con almeno 5 partite giocate), i due del Napoli sono fra gli ultimi 8 dei 30 in graduatoria. Rafael ha addirittura il peggior dato tra i “titolari”, dopo Mirante.

 

Con questo non voglio dire che la colpa è interamente dei portieri: l’ingresso di Andújar non ha migliorato granché la situazione, ed è molto probabile che sulle prestazioni degli estremi difensori pesino i problemi del resto del reparto; i difensori napoletani eseguono pochi interventi difensivi decisivi (il Napoli è ultimo in questa classifica, con solo 31 interventi contro una media campionato di 48,1) e commettono numerosi errori difensivi, concedendo quindi tiri molto facili. La percentuale delle parate non dipende esclusivamente dalla bravura del portiere, ma dalla sintesi della qualità della fase difensiva.

 

Resta il fatto, però, che i portieri del Napoli quest’anno abbiano parato finora solo il 64% dei tiri in porta, mentre l’anno scorso Reina fece registrare addirittura il 79,6%. Su un totale simbolico di 100 tiri in porta, il Napoli di quest’anno subisce circa 15 gol in più rispetto alla scorsa stagione.

 

Eppure è la seconda squadra più equilibrata del campionato, se si prende in considerazione l’indice di pericolosità/rischio, e cioè la differenza tra l’IPO e l’Indice di Rischio Difensivo.

 



La grande sorpresa positiva della seconda parte del campionato è la Lazio, che alla tredicesima giornata era settima ad un undici punti dalla seconda, e quindici partite dopo è terza ad un punto dalla Roma. L’IPO già allora era molto alto, ed era ottimo anche l’Indice pericolosità/rischio: dati che, ancora una volta, potevano far prevedere una grande seconda parte di stagione della squadra di Pioli.

 

Il problema in quel periodo era che la Lazio subiva troppo gli avversari, il boom è dovuto proprio a un riequilibrio difensivo: nel parziale della seconda parte del campionato, solo la Juve ha subito meno pericoli. Nelle ventotto giornate, solo Juve e Roma hanno rischiato meno della Lazio, che nella classifica dell’Indice di Pericolosità/rischio è terza, e lo è anche nella classifica dell’IPO, oltre che del campionato. Anche tenendo conto di questi numeri, però, la Lazio sembra essere molto più in forma della Roma e si può ipotizzare che la lotta al secondo posto durerà fino all’ultimo, con un derby alla penultima giornata che promette di essere decisivo.

 

Uno dei punti forti della squadra biancoceleste è l’elevata percentuale di realizzazione (15,5%, la migliore del campionato), dovuta non solo alle capacità dei giocatori ma anche alla qualità del gioco: ben 14 gol sono stati segnati con tiri dall’area piccola, un numero molto elevato se si pensa che la media in Serie A è pari circa a 6. Inoltre, la Lazio è la squadra più precisa, con il 52,2% dei tiri finiti nello specchio della porta. In sostanza, significa che la squadra di Pioli riesce ad avere opportunità di tiro più facili grazie al proprio gioco.

 


L’Indice di Pericolosità/Rischio alla ventottesima giornata. La Juve è la squadra con il saldo migliore, ma anche Napoli e Lazio registrano ottimi valori. La Roma è solo quarta perché crea troppo poco rispetto alle altre. L’Udinese continua a sembrare una squadra poco equilibrata, ma è migliorata molto in entrambe le fasi: nella precedente rilevazione aveva il peggior indice dopo il Cesena.



 



Tra le questioni irrisolte del campionato c’è anche quella dell’Inter, una squadra che sembra in effetti migliorata con l’arrivo di Mancini: il rapporto pericolosità/rischio è migliorato di ben 4,8 punti. Ma l'Inter, oltre a subisce meno pericoli dagli avversari, ne ha anche creati meno (-1,5).

 

Certo, la media reti è rimasta identica (1,5 gol segnati a partita), la media gol subiti si è ridotta (da 1,5 a 1,1), ma a livello di classifica non vi è stato alcun giovamento. Il problema sembra risiedere nelle gravi lacune a livello difensivo, anche dei singoli. La percentuale di realizzazione degli avversari è molto alta (14%), solo cinque squadre hanno fatto peggio, segno che anche l’Inter concede tiri facili e commette errori difensivi.

 

Il Milan di Inzaghi, invece, sembra essere imploso: ha registrato un forte calo nella produzione offensiva e un crollo a livello difensivo: l’Indice di Rischio è peggiorato di 7,2 punti, la performance più negativa in tutta la Serie A. I rossoneri, dopo la tredicesima giornata, erano addirittura quarti nella classifica dell’Indice di Pericolosità/Rischio: adesso invece sono al nono posto.

 

La crisi del Milan è strutturale, ma è difficile capire cosa sia accaduto durante il percorso per determinare una caduta così rovinosa: solo chi ha visto tutte le partite può davvero farsi un’idea sul fallimento di Inzaghi. L'IPO in questo caso non può far altro che certificare uno stato di fatto.

 



Gli indici sono degli ottimi elementi per interpretare l’andamento del campionato, ma la loro efficacia si deve valutare anche sulla capacità, nell’arco di una stagione, di essere attendibile. Li possiamo anche usare per elaborare delle ipotesi, che vanno considerate con le dovute cautele.

 


La classifica degli indici solo per la seconda parte del campionato (14.esima-28.esima giornata): la Lazio è anche la squadra che ha registrato la miglior performance complessiva, con il miglior rapporto pericolosità/rischio. Molto bene anche l’Empoli di Sarri, che infatti si è ormai sottratto alla lotta per la salvezza.



 

Ad esempio, si può studiare l’andamento delle squadre solo ed esclusivamente nella seconda parte del campionato, per capire chi è più in forma: la Lazio, come detto, ma anche il Napoli, che potrebbe risalire dalla quinta posizione (in questo caso, però, come già accennato, influiscono molto gli impegni europei), e anche l’Inter potrebbe raccogliere di più nel breve periodo.

 

La Roma nella seconda parte di stagione ha registrato una media punti molto bassa, circa 1,5, nonostante degli indici positivi, soprattutto a livello difensivo. La Fiorentina continua a subire troppi pericoli in fase difensiva, il Milan sembra in crisi irreversibile e la Sampdoria continua a viaggiare più in alto di quanto i suoi indici lascerebbero supporre.

 

Per la zona salvezza, l’Atalanta sembra essere a rischio più per una serie di condizioni negative che per il gioco espresso, ma sta attraversando un momento difficile: lo scontro diretto contro il Cesena a cinque giornate dalla fine potrebbe essere decisivo per una salvezza anticipata, o per un crollo inaspettato.

 

Come gran parte delle statistiche applicate al calcio, l’obiettivo di questi indici non è di ridurre l’esperienza calcistica, o renderla più fredda e razionale: al contrario, vanno considerati come uno strumento in più (a disposizione di chi lo desidera) per provare a guardare ancora meglio le partite. Per fortuna, il calcio è in gran parte imprevedibile: è per questo che nelle ultime dieci giornate potrebbe davvero succedere di tutto, al di là di ogni dinamica finora registrata e di ogni previsione, sempre azzardata. Come recita la frase attribuita al fisico danese Niels Bohr (ma di origine incerta): «Prediction is very difficult, especially about the future», prevedere è molto difficile, soprattutto il futuro.

 
 



 
 

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