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Emiliano Battazzi
Oltre il risultato
05 dic 2014
05 dic 2014
Quali sono le squadre più pericolose d'Italia? L'indice di pericolosità: un nuovo dato che ci permette di analizzare quali squadre hanno ottenuto più punti di quanti ne meritavano, e quali meno.
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Emiliano Battazzi
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Secondo Francisco “Paco” Jémez, allenatore del Rayo Vallecano, vincere non è (solamente) portare a casa i tre punti, ma (soprattutto) aver

. In Italia la cultura del calcio come divertimento e intrattenimento non ha mai preso piede e difficilmente lo farà in futuro, nella nostra tradizione calcistica conta esclusivamente il risultato e solo sulla base di quello si discute e si riempiono ore di trasmissioni e pagine di giornali. Eppure il risultato non dice tutto sullo svolgimento del gioco, e a volte può essere ingannevole (“il risultato è casuale, la prestazione no”, una famosa frase di Zeman).

 

Siamo ad un terzo del campionato, e abbiamo già visto molte partite in cui alcune squadre sono state meno fortunate di altre, e abbiamo già letto articoli e tweet in cui si crocifiggevano allenatori per un paio di sconfitte di troppo, anche se le prestazioni non erano state così negative. Ci sono davvero squadre che finora hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato?

 

Il Napoli di Benítez, ad esempio, dopo la sconfitta nei preliminari di Champions sembrava molto incerto anche in campionato, alla terza giornata aveva già perso due partite e le voci sul presunto (e ovviamente inventato) esonero del tecnico spagnolo si moltiplicavano. Semplicemente, il Napoli ha avuto un avvio poco fortunato, simile a quello della Lazio, che delle prime 4 partite ne aveva perse addirittura 3 e già si metteva in dubbio il valore del nuovo allenatore Pioli, nonostante la squadra sul campo stesse producendo davvero molto.

 

E al contrario? Ci sono squadre che viaggiano al di sopra delle loro possibilità dimostrate sul campo?
È giusto celebrare il grande avvio delle squadre di Genova, ma siamo sicuri che continueranno a macinare risultati? Forse più di qualche partita è andata bene, magari per merito di un grande portiere come Perin, per quanto riguarda la squadra di Gasperini.
Sopratutto, è possibile provare a trarre conclusioni di questo tipo nel modo più oggettivo possibile?
(Non stiamo parlando sul piano “estetico” del gioco, ma su quello pratico che produce un volume di gioco superiore a quello del suo avversario: una squadra può giocare in contropiede e creare di più di quella che fa possesso ma non trova spazi).

 


La raccolta di dati nel calcio è un'esigenza prima di tutto di chi lavora all'interno del mondo del calcio stesso. I dati vanno raccolti, pesati, messi in collegamento, interpretati. Il passo successivo è creare degli indici che mettono in rapporto più dati tra di loro per poter valutare quanti gol una squadra avrebbe meritato di fare in una partita (il

del sito inglese Statsbomb, serve a questo, ad esempio).
Allenatori e dirigenti cercano numeri in grado di spiegare l’andamento delle partite a prescindere dal punteggio finale che, come detto, può essere influenzato da molte variabili (il calcio è quello sport in cui i punti sono così rari che è difficile valutare la prestazione delle squadre solo sulla base di questi: dietro un 1-1 si può celare una partita spettacolare come noiosa). L’obiettivo a cui si tende, cioè, è di depurare la prestazione di una squadra dagli elementi casuali e avere un parametro di riferimento utile a giudicarla e in grado di fornire anche elementi di prospettiva.

 

Con l’obiettivo di valutare quanto una squadra riesca a rendersi pericolosa, SICS ha elaborato un

: un parametro cioè che tiene conto di una serie di eventi (da un calcio d’angolo a una conclusione dentro l’area, da un cross senza colpo di testa ad una punizione laterale), assegnando loro un diverso peso (positivo) in base all’importanza. Ad esempio, il calcio di rigore ha il valore più grande (perché è maggiore la probabilità di segnare), mentre un corner ne avrà uno inferiore.
I parametri che formano un indice di questo tipo, o i rapporti tra di essi, non possono essere divulgati per ovvie ragioni (immaginatelo come la formula della Coca-Cola). Questa la componente soggettiva dell'indice, la scelta del tipo di azioni da considerare pericolose e il peso da assegnare loro. Per questo è importante dire che l'indice di SICS è stato elaborato con il supporto fondamentale di chi vive il calcio da dentro da molti anni. Sto parlando di

, responsabile dello scouting Club Italia giovanili e vice coordinatore delle nazionali giovanili della FIGC, quasi 30 anni di esperienza da allenatore, che ha lavorato all'indice insieme ad Antonio Gagliardi e Marco Scarpa, analisti tecnici nello staff della Nazionale A.

 


L’indice permette di valutare il grado di pericolosità di una squadra al di là dei gol segnati, tenendo in considerazione tutta la mole di gioco e di eventi prodotti nell’arco di una partita. Più alto sarà il valore, maggiore la probabilità di segnare (l’indice è sempre positivo). Il gol non ha un valore in se ma è la risultante dei fattori che lo compongono, peserà diversamente, cioè, a seconda del modo in cui è avvenuto: un gol realizzato dopo una bella palla in profondità all'ala e un cross rasoterra per la punta smarcata in area, è diverso da un tiro improvviso da trenta metri di un centrocampista, se si vuole valutare il peso offensivo di una squadra.

 

Non basta neanche tenere conto delle sole palle gol (situazione in cui si è in area di rigore, senza grandi ostacoli, e segnare dipende solo dalla qualità dell’ultimo tocco), come spiega in maniera chiara proprio Viscidi: “Fino a pochi mesi fa rispondevo che l’unità di misura del calcio sono le palle gol. Oggi devo riconoscere che questo pur essendo il parametro più importante non esprime completamente il valore offensivo di una squadra. Bisogna considerare anche altre situazioni importanti nell’evidenziare il grado di pericolosità di una squadra in una determinata partita”. La palla gol è solo uno degli eventi da prendere in considerazione (sebbene abbia lo stesso peso di un calcio di rigore).

 


Oltre al valore delle persone che lo elaborano, un indice statistico si giudica però anche dalla sua attendibilità, che ognuno valuterà nel corso del tempo (no, i numeri non sono una verità assoluta). Al momento, si può ad esempio dire che la classifica dell’IPO (una media delle prime 13 giornate) sembra confermare alcuni concetti che abbiamo da tempo registrato come parte del calcio italiano. Anzitutto, cioè, che una squadra con grande pericolosità offensiva rischia di raccogliere meno punti di quanto potrebbe. Dopo la tredicesima giornata, infatti, è il Napoli ad avere il punteggio medio più alto. La Lazio è in terza posizione, la Roma è sistemata a metà, mentre la Sampdoria è addirittura terzultima. Cosa significa?

 




 

Ad emergere in modo evidente sono i casi di Roma e Sampdoria. Anche ad occhio nudo la squadra di Garcia sembra avere delle difficoltà nella manovra offensiva (il gioco di posizione, che pure ad inizio stagione era una realtà brillante, si è inceppato, soprattutto nelle ultime partite, con la creazione di poche linee di passaggio e con una circolazione del pallone a volte troppo lenta e bassa). La Roma finora è stata brava e fortunata a raccogliere più di quanto a volte avrebbe meritato.

 

È emblematico il caso della partita di Bergamo di due settimane fa: l'Atalanta ha ottenuto un IPO pari a 56, contro il 22 della Roma. Nel corso della partita la Roma ha barcollato pericolosamente, rischiando di finire sotto per 2-0 (evitato solo grazie ad un evento fortunato, cioè la traversa di Baselli), e poi ha vinto la partita grazie a una grande giocata individuale di Ljajic e una transizione offensiva gestita bene sempre dal serbo. Non una grande prova di squadra, insomma. Per avere buone probabilità di vincere una partita, in media, bisogna avere almeno un differenziale di 30 punti, in questo caso la Roma avrebbe potuto perdere.

 

L’IPO sostanzialmente ci dice che la Roma farebbe meglio ad elaborare nuove soluzioni offensive, e forse Rudi Garcia le sta già trovando: contro l’Inter ha creato molte occasioni e a fine partita la Roma ha registrato l’IPO più alto di tutta la stagione (88, contro i 32 punti della squadra di Mancini).
Va aggiunto, inoltre, che la Roma ha chiuso circa ¼ delle proprie partite nel primo tempo, per poi letteralmente congelare il gioco per i restanti 45 minuti: questo è un fattore che può condurre ad un IPO non particolarmente alto.

 




 

La Sampdoria di Mihajlović è invece un caso a parte: con un indice di pericolosità così basso ci si aspetterebbe una posizione di classifica diversa dal quinto posto attuale. Chiunque abbia visto la Sampdoria, però, sa bene che è una squadra molto compatta, con linee che si muovono spesso all’unisono in campo. E soprattutto, la Sampdoria ha un’arma in più in questo campionato, che ci aiuta a capire perché l’IPO sia basso: i calci piazzati che hanno fruttato la metà dei gol totali (8 su 16, se consideriamo anche un rigore). In questa particolare classifica, i blucerchiati sono addirittura terzi in Europa (considerando i 5 maggiori campionati), dietro ad Atletico e Real Madrid, ed insieme all’Empoli. La Samp, in definitiva, crea pochissime palle gol (è terzultima) o azioni promettenti (in cui l’ultimo passaggio non arriva al compagno), ma crea i suoi gol con schemi da corner o calci di punizione (il peso che viene dato nell'IPO ai gol venuti da corner è uno dei più bassi).

 

La Samp, però, è la terza miglior difesa del campionato. Qui bisogna consultare un indice speculare all’IPO, cioè l’

: il numero che riassume il punteggio degli eventi subiti.
La Juventus primeggia con grande distacco, mentre Roma e Sampdoria sono al terzo e settimo posto. Si conferma il principio che per vincere, in Serie A, bisogna subire poco: degli ultimi 10 campionati, solo una volta ha vinto chi non aveva la miglior difesa (l’Inter 2006-2007, che però conquistò lo scudetto con molte giornate d’anticipo).

 

L’IRD è abbastanza in sincronia con l’andamento del campionato ad eccezione del Torino, che subisce pochissimo, ma crea poco e segna ancora meno (qui entrano in ballo le questioni tecniche, al Torino forse manca una punta d’area). Inoltre, si vede bene come l’Inter di Mazzarri (ma anche con Mancini la musica non è cambiata) subisse troppo (in media più del Cagliari di Zeman) e ci si rallegra invece nel notare che per la salvezza non c’è necessariamente bisogno di rischiare poco: il Verona subisce più di tutti in media eppure ha già 4 punti di vantaggio sulla terz’ultima.

 


Cosa dire della Juventus che anche quest’anno sembra dominare la Serie A? Gli avversari praticamente non la scalfiscono (subisce meno pericoli di tutti), e la sua fase offensiva è ancora ricca di soluzioni, anche nuove, grazie all’arrivo di Allegri. La Juve è nettamente prima nella differenza tra i due indici: un valore che ci aiuta a capire se una squadra è dominante, equilibrata o disorganizzata. Subito dopo c’è il Napoli, che in Serie A crea più di tutti e subisce pochi pericoli, che però si tramutano spesso in gol (ben 16 incassati finora).

 




 

Secondo la vulgata giornalistica, il Napoli sarebbe una squadra molto squilibrata, con una fase difensiva male organizzata. Invece, per rapporto Pericolosità/Rischio è l’unica squadra del campionato che si avvicina alla Juventus. Forse il Napoli commette errori gravi (e ripetuti) dei singoli in fase difensiva. A inizio stagione Benítez è finito sotto accusa, in modo anche piuttosto forte, per qualche risultato negativo, ma i suoi indici erano ottimi, e la classifica si è riallineata dopo qualche giornata.

 

Gli indici ci confermano che finora il Napoli è stato sfortunato, ad esempio nella partita casalinga contro il Chievo: un IPO di 74 punti non è bastato per segnare, mentre i 27 punti degli ospiti sono valsi il gol della vittoria. Solo Genoa-Lazio è stata ancora più ingannevole per risultato finale: la squadra di Gasperini vinse 1-0 ma fu surclassata dai biancocelesti, ed infatti l’IPO fu rispettivamente di 37 a 92. I numeri della squadra di Pioli sono ottimi: è terza per rapporto di Pericolosità/Rischio, anche se forse potrebbe concedere meno agli avversari. Sia Napoli che Lazio, comunque, guardano con fiducia al futuro: possono ottenere molto di più di quanto abbiano fatto finora.

 

La differenza tra l’IPO e l’IRD ci ricorda che le squadre di Zeman sono sempre uno spettacolo, con pericolosità offensiva e rischio difensivo molto alti. L’allenatore del Cagliari ha in parte ragione quando dice che le sue squadre non soffrono tantissimo in fase difensiva: i rossoblù sono tra le prime 10 squadre che subiscono meno pericoli in Serie A. Ma con una difesa alta fino al centrocampo, bastano poche azioni degli avversari per prendere gol ed avere un IRD non particolarmente alto. L’ultimo Napoli-Cagliari, finito 3-3, è stato uno spettacolo. Gli IPO delle due squadre lo confermano: 64 a 46.

 


Con l'indice di pericolosità si può anche capire la spettacolarità di una partita: quando i valori delle due squadre sommati superano i 100 punti il match è stato ricco di episodi offensivi. Guardare le partite del Cagliari ad esempio è una garanzia: ben 8 su 13 con più di 100 punti (più di tutti, insieme al Napoli). La partita con più episodi offensivi della Serie A, guarda caso, è stata proprio l’ultima giocata dal Cagliari contro la Fiorentina: 90 punti di IPO contro i 101 della Fiorentina. Solo che i padroni di casa non hanno segnato, mentre la squadra di Montella ne ha fatti 4. In considerazione delle caratteristiche del gioco di Zeman, i rossoblù dovrebbero interrogarsi più sulla scarsa percentuale di realizzazione che sulla tenuta difensiva.

 

Grazie a questi nuovi indici potremmo interpretare il campionato di tutte le squadre (il piccolo-grande Empoli di Sarri, il Sassuolo di Di Francesco al settimo risultato utile consecutivo), e per tutte troveremmo spunti interessanti. Se utilizzassimo la classifica in modo improprio, potremmo dire che la lotta tra Juventus e Roma dovrebbe essere molto meno combattuta di quanto non sia ora (ci sono solo 3 punti di differenza); o addirittura che dovrebbe essere il Napoli a lottare con i bianconeri per il titolo; o che le squadre di Genova dovrebbero prima o poi cominciare a scendere di posizione. Ma sono solo ipotesi, sulla base di questi numeri possiamo intravedere dei trend, nulla di più. I numeri dicono qualcosa, ma le conclusioni siamo sempre noi a trarle.

 

Nessuno di questi indici può aiutarci a prevedere il futuro del campionato. Non lo può fare nessun numero e il dibattito sulla “prevedibilità” di eventi futuri è lungo e corposo, da David Hume a

con la sua Teoria del Cigno Nero. Per fortuna, il calcio è un susseguirsi di eventi con probabilità rare e con un elevato impatto: un palo o una traversa possono davvero cambiare l’inerzia di una partita ed influire su un intero campionato. Gli indici non servono a prevedere il futuro ma per interpretare il presente. Per dirla con le parole di Maurizio Viscidi, bisogna andare “oltre al concetto di

. Si cerca di oggettivare la partita con dati semplici da rilevare ma altamente correlati con l’efficacia del gioco”. L'essere umano può solo tendere verso l'oggettività e la riflessione razionale, ma è comunque meglio di salire sull’altalena dei commenti del giorno dopo in cui si passa da fenomeni a bidoni nell’arco di due partite.

 
 


 
 

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