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Dario Vismara
Clint Capela, "The Decoy"
19 gen 2018
19 gen 2018
Quanto (non è) successo l’altra notte allo Staples Center merita un soprannome da tramandare ai posteri.
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Dario Vismara
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Vedere Shaquille O’Neal avere una crisi di riso come Anacleto ne La Spada Nella Roccia ha già reso il 2018 un grande anno.

 





L’idea che tutto sia stato orchestrato rende tutta la vicenda più bella almeno del 70%.


 




In un'epoca in cui tutto viene registrato, quanto paghereste per vedere le immagini e le facce dei Rockets che provano a fare irruzione?

 





È il 2018 e c’entra L.A.: non può non esserci di mezzo LaVar Ball.


 




Infine, la faccia di tutti quelli che non erano online a godersi lo spettacolo.

 

La straordinario viaggio di Clint Capela

Ora, però dobbiamo parlare seriamente di quanto successo a Clint Capela. Perché l’aneddoto più bello dell’intera vicenda, raccontato da uno solitamente informatissimo come Adrian Wojnarowski, riguarda lui e ha dell’incredibile: per almeno 24 ore è stato riportato da Woj che nel corridoio principale — non era chiaro se nel frattempo o poco prima, ma comunque appena dopo la fine della gara — il nostro eroe per qualche oscura ragione era andato a bussare alla porta dello spogliatoio dei Clippers e un membro dello staff — vedendoselo davanti in tutti i suoi 208 centimetri di altezza — aveva aperto e richiuso immediatamente la porta sbattendogliela in faccia. Capela allora sarebbe rimasto lì per qualche momento senza sapere cosa fare e poi sarebbe tornato nello spogliatoio dei Rockets, si è fatto la doccia ed è andato sul bus con il resto dei compagni.

 

Solo che non era vero niente. Come riportato ieri da Jonathan Feigan dello Houston Chronicle e soprattutto Marc Stein del New York Times — che, ironicamente, è stato lasciato a spasso da ESPN proprio per lasciare spazio al suo news-breaker concorrente Wojnarowski… —, le telecamere dello Staples Center dimostrano che non è stato Capela ad andare a bussare, ma bensì l’altro lungo dei Rockets Tarik Black, che stava andando in sala pesi per allenarsi e, sentendo il casino, ha provato a bussare per capire cosa stesse succedendo, ricevendo la porta in faccia.

 

Quindi non era vera la teoria circolata su Internet — e data quasi per scontata da tutti — che Chris Paul avesse escogitato un piano articolatissimo in cui Capela fungeva da diversivo nei panni di quello “grande, grosso e ciula”, sviando l’attenzione dei Clippers per poterli sorprendere dalla porta sul retro e strappare l’anima stessa dal corpo di Austin Rivers e Blake Griffin a suon di ceffoni. Purtroppo, ancora una volta, la verità ha rovinato una bellissima storia.

 





Oppure, ancora meglio: per almeno 24 ore ci è piaciuto pensare che Capela avesse sentito i compagni dire “Andiamo a picchiare i Clippers” ma, non vedendoli più, fosse andato a bussare all’altro spogliatoio per chiedere “È qui la rissa?”.


 



 



 



 


 

I tagli sul pick and roll rappresentano oltre un terzo dell’attacco del centro svizzero, una situazione di gioco in cui ha un’efficienza stratosferica: 1.31 punti per possesso, il dato più alto tra quelli che ne giocano almeno 2.5 a partita, buono per finire nell’87° percentile della lega. Sì, avere Chris Paul e James Harden + tiratori aiuta, certo. Ma quanto è di aiuto lui agli altri?


 


 

 

Anche quando non riceve, le difese sono costrette a mandare un uomo in aiuto per negare il tiro a più alta percentuale possibile: la sua minaccia va sempre onorata, e questo lo rende il diversivo perfetto.


 



 



 



 

 

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