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Redazione
CL 16-17: guida ufficiosa al girone E
12 set 2016
12 set 2016
Guida al gruppo hipster: Tottenham, Leverkusen, CSKA e Monaco.
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Redazione
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Credo si possa affermare che sia principalmente il Tottenham a partire avanti a tutte. Per quanto riguarda il Leverkusen, non è mai facile per una squadra poco esperta e così predisposta al gioco offensivo fare bene in Champions. CSKA e Monaco sono squadre inferiori, ma più avvezze a frequentare le acque basse dei gironi eliminatori, per questo credo abbiano tutte e due qualche possibilità di passaggio del turno.

 



Io non sottovaluterei il Monaco. Jardim è tecnico capace e ha ampiamente dimostrato nella sua carriera di potere ottenere un rendimento della squadra superiore a quello ipotizzabile dal valore dei suoi giocatori. I monegaschi hanno eliminato il Villareal ai playoff e hanno esperienza nella competizione. Vedo un interessantissimo equilibrio tra Tottenham, Bayer e Monaco in questo girone e tante proposte tattiche ben definite e diverse tra loro: il “bielsismo” di Pochettino, il  gegenpressing di Schmidt e il calcio reattivo di Jardin.

 



Teoricamente sì, ma entrambe hanno difficoltà a imporsi in Europa, sia per la particolarità dei loro sistemi molto ripetitivi, sia per l’alta intensità richiesta nell’esecuzione (e non si può andare a mille ogni tre giorni). Il Monaco è una squadra veloce, compatta, con una grande spinta sulle fasce: per me può scalzare una delle due favorite.

 



Se ribaltassimo il punto di vista, e cercassimo di dare una risposta a questa domanda per sottrazione, mi pare evidente che l’unica squadra davvero indietro, e per indietro intendo inferiore dal punto di vista dell’organizzazione tattica e del livello tecnico medio dei suoi giocatori, sia il CSKA. Certo che poi bisogna andarci, a giocare a Mosca, e portare via la pellaccia. Ciò detto, il Tottenham ha la grande occasione di poter tentare l’affondo come prima e presentarsi agli ottavi in una posizione di vantaggio. Dopotutto l’asticella di paragone con l’ultima partecipazione è decisamente alta (arrivarono ai quarti nel 2010-11), ma non impossibile da raggiungere se hai in rosa uno come Kane, un altro come Lamela, un altro come Eriksen.

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=-y33N19MpYk

Quel Tottenham però aveva Bale e Modric.



 

 



 



Non è facile capire cosa si possa intendere per “salto”. Passare un girone di Champions relativamente modesto? Arrivare almeno ai quarti? Forse a Schmidt basterebbe mostrare un gioco meno disfunzionale di quello dello scorso anno. Credo che il doppio confronto contro la Roma la stagione passata debba essere per il Leverkusen il "bignami" delle cose da fare, ma soprattutto da non fare contro una squadra europea. Se trovano una maggior compattezza difensiva possono mettere in difficoltà tantissime delle squadre presenti in questa Champions e credo che anche le formazioni più blasonate eviterebbero volentieri 90 minuti di gegenpressing.

 



Lo spero perché mi piacerebbe vedere un’evoluzione del Leverkusen, ma temo che non succederà. I problemi sono intrinseci al sistema, e Schmidt non è uno che scende a compromessi: si vince o si perde sempre in questo modo, con la regola dei sette secondi per rientrare in possesso, una macchina da tiri a livello offensivo, una linea difensiva sempre pronta ad accorciare e folle nella lettura di alcune situazioni, lato debole scopertissimo.

 



Non vedo come, Emiliano. Il calcio di Schmidt è, nel bene e nel male, quello visto in questi anni, la qualità della squadra è più o meno costante e in un sistema estremo come quello del Bayer è quasi irrilevante. Piuttosto potrebbe arrivare un po’ di usura nei dispendiosissimi ingranaggi del gegenpressing di Schmidt.

 

https://www.youtube.com/watch?v=gb_FpgTZtao

Analisi del Bayer Leverkusen contro il Bayern Monaco lo scorso anno.



 



Io credo che nelle prime gare di questa stagione il Leverkusen abbia fatto vedere di poter giocare un calcio meno estremo e forse è questa è la chiave per fare il definitivo salto di qualità. La volontà di imporre sempre e comunque il proprio gioco è un chiaro segno di forza e consapevolezza, ma a volte, specie in Champions League, è necessario scendere a qualche compromesso e anche Schmidt si sta attrezzando.

 

 



 



Io dalle squadre inglesi mi aspetto principalmente che falliscano in Europa. Il perché non è mai chiarissimo: campionato troppo intenso, troppe partite, diversa mentalità, troppa birra, troppi soldi, ma il fallimento sembra sempre dietro l’angolo. Detto questo, mi sembra che il Tottenham abbia tutte le carte per non farsi incastrare da queste scuse: una rosa profonda e qualitativamente molto importante, un allenatore con un’idea di calcio ben precisa e che sta lavorando con la squadra da abbastanza tempo, un centravanti di livello mondiale, un trequartista giovane e dal potenziale ancora indefinibile e - infine - Erik Lamela. In più ha delle concrete possibilità di chiudere il girone in testa, concedendosi probabilità maggiori di incontrare una formazione più abbordabile agli ottavi. Per questo credo che i quarti siano alla portata.

 



Non so bene cosa pensare del Tottenham. Ammiro molto il lavoro di Pochettino e la passata stagione è stata la squadra che ha mostrato il miglior calcio in Premier League. Però si è fermato a un passo dal traguardo, finendo addirittura terzo, quando sembrava potesse raggiungere e superare il Leicester. È stata un’occasione persa che difficilmente tornerà. Il gioco di Pochettino richiede 90 minuti di elevata intensità fisica e mentale e probabilmente gli

avrebbero avuto bisogno di una rosa più profonda. Mi sarei aspettato quindi, in sede di campagna acquisti, un aumento della qualità e della quantità in mezzo al campo e in attacco. Sono arrivati ben due giocatori di quantità a centrocampo: Wanyama, già con Pochettino al Southampton e lo strapagato Moussa Sissoko, retrocesso col Newcastle la scorsa stagione. Davanti, a fronte di due cessioni, hanno preso due giovani: Janssen dall’AZ e N’Koudou dal Marsiglia. A me pare che in attacco la coperta sia rimasta corta e che la qualità non sia aumentata. Non so se basterà a sostenere le ambizioni del Tottenham.

 



Ha ragione Fabio, il Tottenham doveva aumentare profondità e qualità della rosa, e non ci è riuscito. Per reggere la Champions, gli Spurs rischiano di arrivare lontani dalle prime in Premier League, dove c’è una concorrenza pazzesca: lo sceriffo Pochettino è garanzia di qualità del gioco, valorizzazione dei giocatori, ma finora non di risultati. Ma ce ne fossero di squadre così in Champions...

 

https://www.youtube.com/watch?v=CHdNigXqQds

La battaglia dell’intensità, vinta lo scorso anno dal Borussia Dortmund.



 

 



 



Il mese di agosto del Monaco è stato qualcosa di molto prossimo alla perfezione: non dimentichiamo che prima del Villareal (e della vittoria contro il PSG), i monegaschi si sono sbarazzati nel primo turno preliminare della Champions anche del Fenerbahce, né gli ultimi arrivati, né i meno attrezzati. Questo non significa necessariamente che la squadra di Jardim abbia le carte in regola per avanzare nella competizione fino allo zenit della sua storia recente, diciamo quello post-retrocessione-e-subitanea-promozione, fissato dallo stesso Jardim due anni fa nei quarti: non sempre ti riesce di qualificarti nel gruppo e trovarti di fronte la vittima sacrificale con le fattezze di Arsene Wenger. Il primo dato interessante, però, è che sulla panchina del Louis II sieda ancora il portoghese, non proprio un habitué dei rapporti basati sulla fedeltà o la longevità (mai prima del Monaco era riuscito a durare nello stesso ambiente per più di due stagioni). La squadra è un mix di giovani interessanti e uomini d’esperienza: per ogni Djibril Sidibé c’è un Andrea Raggi o un Glik, alla freschezza di Bernardo Silva fa da contrappeso la fantasia stagionata di Dirar o la compostezza di Fabinho, per non dimenticare - anche se ultimamente Jardim un po’ se lo sta dimenticando - Joao Moutinho. E poi, in avanti, c’è una forbice generazionale enorme tra il 18enne Mbappé, fresco campione del mondo U19, e il senso dorato di rivalsa del

Falcao. Di questi cocktail me ne berrei due, in un bel locale vicino alla Curva del Tabaccaio.

 

https://www.youtube.com/watch?v=D3xzURbXpCc

L’inaspettata vittoria sul PSG.



 



Il Monaco è una squadra che darà molto fastidio sia al Leverkusen che al Tottenham, perché la squadra di Jardim ha già dimostrato due stagioni fa di sapersi difendere anche in Champions League. Probabilmente vedremo ancora una strenua difesa del centro con anche i quattro esterni particolarmente stretti vicino a difensori e centrocampisti, il tutto al fine di guidare la costruzione avversaria lungo le corsie, dove poi pressare di squadra e con compattezza cercando di impedire la creazione di occasioni pericolose da parte degli avversari per poi innescare transizioni rapide guidate dalle tante frecce a disposizione della squadra del Principato. Tra l’altro, proprio due anni fa, i tedeschi subirono un doppio 1-0 da parte del Monaco che costò a Schmidt il primo posto del girone. Certo, da allora le nuove politiche sul player trading del propietario Dimitrij Rybolovlev hanno cambiato volto alla squadra, ma i princìpi tattici rimangono gli stessi: occhio a non dare per scontate le gerarchie di questo girone.

 

 



 



Qualora ce ne fosse bisogno, l’Europeo, giocato con Slucky, l’allenatore del CSKA, in panchina, ha certificato una volta di più il basso livello del calcio russo. Si tratta di un calcio povero tecnicamente e arretrato tatticamente e che ancora giochino, in nazionale e nel CSKA, Ignasievich e Beresutzki, ne è la rappresentazione plastica. I russi hanno venduto, bene, Musa al Leicester e hanno preso il centravanti di 2.03 m, Lacina Traoré proprio dal Monaco. L’anno scorso sono arrivati ultimi nel girone non impossibile con Manchester United, PSV e Wolfsburg. Come per il Bayer Leverkusen, anche se per motivi molto diversi, non vedo margini di miglioramento per il CSKA e pertanto non credo che possa davvero lottare per uno dei due posti di vertice.

 


Leonid Slucky sarebbe un bel personaggio di Goncarov.



 



La coppia Ignashevich-Beresutzki dovrebbe essere trattata alla stregua delle armi di distruzione di massa: bisognerebbe presentare una risoluzione alla NATO per abolirla, mentre invece Slucky continuerà ad affidarvisi con l’ignavia (o l’estrema ingenuità, ma non sono sicuro che in Russia una cosa sia sinonima dell’altra) che ne ha contraddistinto l’ultima tremenda stagione, quando non pago d’aver raccolto le pizze con il CSKA, s’è andato a fare quella bella figura in Francia col blocco CSKA (e la coppia Igna-Bere). Eppure non dovremmo togliercelo dal pensiero che la Squadra dell’Armata, negli ultimi sette anni, ha raccolto sette trofei: tre campionati, due coppe nazionali e due supercoppe nazionali. Davvero il livello del calcio russo è così basso che anche il Rostov FC può insediare la lotta al titolo? Spoiler: sì, lo è.

 


Però va detto che secondo una risoluzione della Duma di Stato, il livello calcistico dei club russi deve essere *per legge* inversamente proporzionale allo swag del Presidente (qua ritratto insieme a Slutski, Ignashevich e Beresutski dopo aver domato Radamel Falcao nella gara CSKA-Monaco).



 

L’ultima annotazione che mi pare necessario fare sul CSKA è che dopo anni d’esilio forzato alla Khimki Arena, da quest’anno tornerà a giocare le gare interne alla fresca-di-restauro Arena CSKA: il

che si intravede all’intersezione tra la tribuna e la curva ha una forma che ricorda l’Europa League conquistata nel 2005, e all’ultimo piano ospita un hotel meublé intitolato a Vagner Love (non è vero, ma sarebbe meraviglioso, con le palme gonfiabili e le tende fatte a treccina-di-Vagner-Love).

 

 



 



Sono tutti giocatori appartenenti al mondo del 3G. Il progresso richiede giocatori nuovi, giocatori 4G, nomi sempre più di nicchia come Joel Pohjanpalo che ha segnato 4 gol in complessivi 40 minuti di gioco per il Bayern Leverkusen con 4 tiri, tenendo la facilmente calcolabile media del 100% di realizzazioni. Non credo però che ci troviamo di fronte all’attaccante che romperà il gioco calcio, quindi io come giocatore feticcio continuo a prendermi Lamela, che meglio le rabone che i gol.

 



Il mio pallino è Eriksen che, a mio parere, è il giocatore chiave degli

, perché l’unico in grado di decidere il tempo del gioco nel frenetico gioco di Pochettino invece che subire la velocità del calcio del Tottenham. E poi sarebbe bella la resurrezione di Falcao, di nuovo a Monaco.

 
https://www.youtube.com/watch?v=1HqJ0aySjpM

Il peso di Eriksen nella grande stagione del Tottenham lo scorso anno.



 



Spero sia la stagione della definitiva consacrazione di Bernardo Silva, il mancino portoghese del Monaco. Un infortunio lo ha privato della gioia degli Europei con la sua Nazionale, e potrebbe avere ancora più voglia di mettersi in mostra: capace di giocare sia a piede invertito che a sinistra, si fa trovare sempre tra le linee, con un’abilità immediata nel servire il compagno nel corridoio giusto, in un modo che certe volte ricorda il suo omonimo spagnolo (ma ancora parliamo di due dimensioni diverse).

 



Voglio stare dietro per un attimo al ragionamento di Marco e spendere due parole per Dzagoev, l’Ilshat Fajzulin dei nostri tempi, perché forse è il giocatore più EDGE di tutta la Champions League: a uno nato e cresciuto in un posto che una volta era famoso come Togliattigrad e in cui si produceva la Lada-VAZ (oltre che essere sede del principale produttore russo di ammoniaca) come si fa a non volere un po’ di quel bene destinato ai cugini di campagna, più sfortunati, con un anacronistico taglio di capelli a caschetto, che non ce l’hanno fatta ma che quanto se lo sarebbero meritato?

 

Il Chicharito e Lamela vengono da un’estate che avrebbe tagliato le gambe a chiunque (tranne che a Dzagoev, che gli frega a Dzagoev?). Entrambi incapaci, in maniera e con dinamiche diverse, di alzare una Copa América che li avrebbe consacrati definitivamente, tra i due quello più vicino al salto di qualità a livello mondiale mi sembra l’argentino: Bauza l’ha investito del ruolo di vice-Messi, ora sta a lui giocare una Champions capace di surrogare l’intuizione del Patón.

 



Il mio feticismo per

l’ho già dichiarato durante il torneo olimpico, quindi stavolta rivelo quello per Kevin Kampl, forse il giocatore che più incarna la visione del calcio di Schmidt, tanto da avere bisogno del proprio allenatore per esprimersi al meglio, come dimostra la sua negativa esperienza con il Borussia Dortmund. Normalmente impiegato da esterno, l’anno scorso, complice gli infortuni di Aránguiz e Bender, si è scoperto anche centrocampista. Trasportato in mezzo al campo, lo sloveno ha dato un’iniezione di dinamismo, verticalità ed aggressività al centrocampo e il gioco diretto del Leverkusen ne ha immediatamente beneficiato, tanto che, anche con il rientro del cileno, continuerà ad alternarsi tra centro e fascia.

 

 

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