L'Ultimo Uomo

  • Calcio
  • Expected Goals
  • NBA
  • Sport
  • Calcio
  • Expected Goals
  • NBA
  • Sport
  • Chi siamo
  • Le Firme
  • Archivio
  • Sponsor
  • Long-Form
© Alkemy. Made with love
Preferenze Cookie
cultura Redazione 13 agosto 2016 15'

Vetrina olimpica

I calciatori che ci hanno colpito a Rio 2016.

Condividi:

Takuma Asano (Giappone – Arsenal)

di Gabriele Anello

 

Al momento del suo acquisto da parte dell’Arsenal, Takuma Asano è stato visto come un abbaglio clamoroso. Per tutta l’estate i tifosi dei Gunners hanno sognato un centravanti dal grande nome – Higuaín, Morata, Cavani – e invece Wenger ha puntato sul giapponese del Sanfrecce Hiroshima, comprato per cinque milioni di euro: «Takuma è un talento e ha un futuro brillante davanti a sé». E sarà così, visto che non potrà ottenere il permesso di lavoro per giocare nella prossima stagione di Premier.

 

Tuttavia, Asano ha lavorato sodo per arrivare a Londra. E le Olimpiadi stanno dimostrando che Wenger non ci ha visto così male: al di là di quale sarà il suo futuro, il presente parla di un attaccante veloce, capace di sfruttare gli spazi in transizione e di sfiancare centrali meno rapidi di lui. A differenza di Kensuke Nagai a Londra 2012, però, la tecnica di base è di ben altro livello.

 

In gol contro Nigeria e Colombia, particolarmente impressionante è stata la prova di Asano contro i sudamericani. I due centrali della Colombia han sofferto per tutta la gara il passo veloce e le intuizioni dell’attaccante, che rappresenta/ha rappresentato un valore aggiunto per la spedizione nipponica a Rio.

 

Eppure l’azione migliore non è un gol: qui sotto, Asano legge con largo anticipo e un’ottima intuizione il giro-palla colombiano, recupera la sfera e scarica un gran sinistro (piede debole) verso la porta: il tiro con un po’ di sfortuna finisce sulla traversa.

In attesa di capire dove giocherà la prossima stagione, Asano è fiducioso: «Se dovessi andare in prestito, darò il 100%». A Rio si sta già allenando in questo senso.

 

 

Ángel Correa (Argentina – Atletico Madrid)

di Stefano Borghi

 

Che Angelito Correa sia uno de più grandi talenti nati dalla metà degli anni ’90 in poi è ovvio per chi lo ha visto giocare. Che abbia i crismi del predestinato anche: nato a Rosario, cresimato da Papa Francesco, risorto – sportivamente ma non solo – dopo l’operazione al cuore del 2014. Tre indizi che, se non proprio un prova, quantomeno lasciano una forte impressione. Diego Pablo Simeone lo ha aspettato, lo ha plasmato e ora non lo vuol mollare a costo di litigarci, lo aveva detto con chiarezza sei mesi fa: “Angel deve capire cos’è giocare a pallone e cosa giocare a calcio: più velocemente lo imparerà, più si avvicinerà ad essere un giocatore tremendo. Dovrà lottare contro se stesso, ma vincerà perché ha l’animo nobile”.

Correa ha la pasta dei potreros rosarini: tecnica funambolica, velocità e indispensabile resistenza al contatto, assenza di un ruolo prestabilito ma possibilità di interpretare tutti quelli dell’attacco. Anche, però, quel fuoco che si accende all’improvviso, nel bene come nel male. E quell’incapacità di allargare l’orizzonte, nel senso che questo ragazzo dà ancora l’impressione di pensare solo all’immediato. Il che rimane un grande limite sia a livello di gestione di se stesso nella partita, sia nella visione delle prospettive della sua carriera.

 

Per questo Correa non è ancora un campione fatto. Per questo è ancora in lotta con se stesso. Però si vede la nobiltà. Si vede negli atteggiamenti di un talentino di 21 anni che non cerca mai il protagonismo fittizio, l’apparenza fine a se stessa. Che non ha paura ad essere leader. Che adesso è di fronte al bivio, alla battaglia determinante: essere una stellina del pallone, o un grande del calcio.

 

 

Miguel Borja (Colombia – Atlético Nacional)

Giulio di Cienzo

 

Miguel Ángel Borja Hernández è il titolare della maglia numero 9 della Colombia a queste Olimpiadi e il suo nome sembra legato a un destino particolare. Infatti pur essendo un ’93, quindi convocato senza essere fuoriquota, Borja nella sua carriera ha già cambiato nove squadre diverse in tre paesi: un percorso da giocatore esperto, maturato in appena cinque anni. Nel suo curriculum anche una comparsata in Italia, nell’ultima esperienza in Serie A del Livorno, senza aver lasciato particolari ricordi.

 

Stiamo parlando di una punta, compatta ed esplosiva fisicamente, che si fa notare per la sua capacità di concludere a rete, tagliare e difendere la palla. Non è detto sia un calciatore bello da vedere, ma è estremamente efficace.

 

Più che maturare di anno in anno, Borja è esploso all’improvviso. Col Cortuluá, nel Torneo Apertura 2016, ha segnato 19 reti su 29 di squadra in 21 partite, battendo il record di Jackson Martínez. L’Atlético Nacional di Medellín lo ha allora scelto come ciliegina su una torta già ricca per dare l’assalto alla Libertadores, acquistandolo in giugno.

Borja ha ripagato la fiducia con 4 gol nelle semifinali e una, quella decisiva, nella finale di ritorno contro l’Independiente del Valle, aggiungendo la Libertadores 2016 alla Sudamericana 2015 nel suo palmares. Nel 2016 ha segnato tanti gol quanti in tutto il resto della carriera.

 

Se trovasse anche una medaglia olimpica diventerebbe da leggenda, e chissà che il suo nome non possa iniziare a uscire dai confini nazionali.

 

 

Gonçalo Paciência (Portogallo – Porto)

di Fabrizio Gabrielli

 

In un torneo come quello Olimpico, che da un punto di vista tattico è sempre stato eminentemente anarchico e volutamente DaDa, Gonçalo è una specie di Gronchi Rosa: il centravanti del Portogallo semplifica e riporta allo stadio evolutivo primitivo il ruolo del numero 9.

 

Prestante fisicamente, poco mobile, più che altro dominante, però anche associativo (or die trying): Gonçalo sta trascinando il suo Portogallo – sul quale nessuno si era sbilanciato prima dell’inizio del torneo, costante lusitana dell’estate 2016 – ai Quarti con la grazia e l’incedere di un carrarmato a cingoli. Con una gittata di 27 iarde, circa. E dopo aver segnato (qui sotto control’Argentina) Gonçalo ha la reazione scossa di chi ha appena sganciato una bomba su dei civili.

Una morale che il calcio portoghese può cominciare a trarre è che CR7 non durerà in eterno, e dopo di lui bisognerà provare a riabituarsi ad avere al centro dell’attacco gente come Pauleta, o come Éder, o come Gonçalo, se preferite. Nessuno ha detto che i revival siano necessariamente un male.

 

Cresciuto nelle giovanili del Porto (ha anche esordito con Lopetegui in panchina), Gonçalo ha trascorso l’ultima stagione con l’Académica de Coimbra, guarda il caso: proprio la squadra in cui è esploso l’eroe dell’Europeo, Éder. Il suo mito è Zlatan: non nomina neppure una volta, come punto di riferimento, il padre Domingos, che pure è stato uno degli attaccanti più iconici del Portogallo negli Anni ‘90.

 

Anche se sembra aver interiorizzato alla perfezione il suo più grande insegnamento: “L’attaccante deve essere egoista al momento della scelta. Prima deve tirare e fare gol, poi può chiedersi quale altra opzione aveva”.  Capito, figlio mio?

 

 

Rodrigo Caio (Brasile – San Paolo)

di Dario Saltari

 

Devo ammettere di essere stato il primo a cadere nella facilissima tentazione di fare ironia su un nome come quello di Rodrigo Caio, in periodo di calciomercato. Il giovane brasiliano è stato infatti prima vicinissimo al Valencia (che lo ha scartato per non aver superato le visite mediche), poi accostato alla Lazio e adesso cercato dal Siviglia. Il motivo del mio interesse personale, è che secondo me si tratta di un giocatore veramente cool e se fosse andato alla Lazio, da tifoso romanista, per me sarebbe stato un bel problema (non che non abbia mai avuto problemi simili in passato…).

 

Rodrigo Caio è un giocatore polifunzionale con un piede destro al velluto, che sa ricoprire ruoli diversi senza perdere eccessivamente in rendimento. Al San Paolo, che oggi è ancora la sua squadra, ha fatto soprattutto il mediano e il centrale di difesa, ma a volte ha ricoperto anche il ruolo di terzino destro, dov’è diventato famoso per aver fermato Neymar ai tempi del Santos.

 

Si fa notare soprattutto per i suoi lanci a tagliare il campo in diagonale e per la sua capacità di laserpassing, che lo porta a trovare i compagni tra le linee con continuità. Una visione di gioco e una tecnica di passaggio da vero regista, solo 20 metri più indietro.

Non è un giocatore particolarmente veloce, tutt’altro, ma ha la tranquillità zen per gestire il possesso sotto pressione e la giusta arroganza di pensare di poter prevedere in anticipo le azioni avversarie, una caratteristica che dal mio punto di vista tutti i centrali di difesa di un certo livello dovrebbero avere. Certo, questo lo porta a prendersi dei rischi, soprattutto contro giocatori veloci ed imprevedibili, ma quando va in anticipo sull’avversario ha l’elegenza di uno schermidore.

 

Questa sua tendenza al mantenimento della compostezza del corpo lo ha portato anche ad abbandonare quasi del tutto la scivolata, che ha sostituito con una mossa peculiare che in Brasile chiamano o movimento do escorpião, e cioè il movimento dello scorpione. Questo consiste nel costringere l’avversario su un lato nell’uno contro uno piegandosi su un fianco, per poi catturare il pallone con l’altra gamba, allungata a mo’ di arpione. Un movimento bellissimo e rischioso, che poi forse sono la stessa cosa.

 

Rodrigo Caio è così. D’altronde la bellezza, in quella zona di campo, ha i suoi costi.

 

Pagine: 1 2
Tags : olimpiadirio 2016Torneo olimpico maschile di calcio

La Redazione de l'Ultimo Uomo è divisa tra Roma e Milano, ed è composta da una dozzina di ragazzi e ragazze che, generalmente parlando, ti vogliono bene.

Condividi:
In evidenza
Carica i commenti ...

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi "Stili di gioco" direttamente nel tuo inbox.

Potrebbero interessarti

cultura Lorenzo Fantoni 6'

Come si spiega il successo di Arcane

La serie TV sull’universo di League of Legends è riuscita ad essere un successo di pubblico senza scontentare i fan.

cultura Marco D'Ottavi e Emanuele Atturo 15'

Le migliori scene sportive dei Simpson

Homer battitore, Bart quaterback, “Ammazza che mazza” e molto altro.

cultura Diego Guido 10'

Dalle proprie ceneri, intervista a Francesco Acerbi

La vicenda dura e umana di uno dei migliori giocatori del campionato, arrivato ad esserlo solo dopo aver rischiato la carriera e la vita.

cultura Redazione 2'

Cosa ha detto veramente Cristiano Ronaldo a Sarri

Alcune ipotesi.

cultura Giuseppe Pastore 13'

Walter Tull, una storia attuale

Walter Tull è stato il primo calciatore di movimento di colore del calcio inglese, morì durante la Prima Guerra Mondiale dopo essere diventato tenente.

Dello stesso autore

Video Redazione 1'

Nations League, gol e highlights delle gare delle 20.45

La Germania non smette di pareggiare.

Video Redazione 1'

Demiral spacca la bandierina in scivolata

Sentite il rumore.

Video Redazione 1'

NBA Finals: i 43 punti di Steph Curry contro Boston

Buoni per portare Golden State sul 2 a 2.

Champions League Redazione 15'

Tutte le volte in cui il Real Madrid stava per uscire dalla Champions

È stata la coppa della mistica della Casa Blanca.

Video Redazione 1'

Pisa-Monza 3-4 dts: gol e highlights

Per la prima volta il Monza è in Serie A.

I più letti del mese

Calcio Dario Saltari 12'

Quello che la storia di Gnonto non dice

L’ultima promessa del calcio italiano apre una finestra sulle cosiddette seconde generazioni.

Calcio Marco D'Ottavi 9'

Chapeau, Cassano

Tra meme e calcio con la F.

Calcio Emanuele Mongiardo 10'

Come il Milan ha costruito la rosa dello scudetto

Con un metodo poco comune in Italia.

Ultimo Uomo Awards Emanuele Atturo 8'

Il giocatore più fumoso: Nicolò Zaniolo

È il giocatore della Roma ad aver vinto il premio di quest’anno.

Calcio Daniele Manusia 7'

Chi vuole essere, l’Italia di Mancini?

La sconfitta contro la Germania ha scoperchiato nuovi e vecchi problemi.

altro da rio 2016
Sport Gianluca Ciucci 13'

Una battaglia per la dignità

Intervista ad Alex Schwazer, a quasi un anno dalla squalifica che ne ha sospeso la carriera.

Sport Diego Guido 17'

Tuffarsi

Intervista a Tania Cagnotto, migliore tuffatrice al mondo da 1 metro. A quattro mesi dal ritiro, Tania racconta Tania.

Sport Gianluca Ciucci 11'

Ricordatevi di Ashton Eaton

Cosa ci lascia uno dei più grandi atleti degli ultimi anni.

altro da olimpiadi
Sport Giuseppe Pastore 11'

Arianna Fontana, l’atleta più olimpica d’Italia

Tre medaglie a Pechino che arricchiscono una carriera di vittorie.

Sport Cosimo Rubino 11'

Guida pratica per qualificarsi alle Olimpiadi

Consigli per arrivare a Parigi 2024 da atleta olimpico.

NBA Michele Pettene 20'

A che punto è la carriera di Luka Doncic

Nessun 22enne al mondo ha il suo talento e i suoi risultati, ma c’è ancora tanto spazio per migliorare.