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Chi sale in Serie A?
05 giu 2016
05 giu 2016
La presentazione della finale playoff tra Trapani e Pescara, due squadre agli antipodi.
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Foto di Tullio M. Puglia/Getty Images
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Minuto 94 di un Varese - Pescara di fine stagione, un anno fa a maggio. I padroni di casa sono ultimi e già retrocessi, mentre gli abruzzesi si stanno giocando l’accesso ai playoff, che dalla stagione 2013/14 qualificano 6 squadre, dalla terza all’ottava in classifica. Luca Forte (che a fine campionato finirà proprio al Pescara), scende palla al piede fino al limite dell’area pescarese: Zuparic lo accompagna senza contrastarlo, Forte sfrutta l’indecisione del difensore per tirare in diagonale sul palo più lontano. Fiorillo legge male la traiettoria e il pallone si infila all’angolino. Il Pescara perde 2-1 ed è momentaneamente fuori dalla zona playoff. Marco Baroni viene esonerato a una giornata dalla fine del campionato e al suo posto viene “promosso” l’allenatore della Primavera, Massimo Oddo. Ritiratosi nel 2012, dopo un’ultima stagione a Lecce in cui ha incrociato Serse Cosmi, in panchina per i pugliesi al posto dell’esonerato Eusebio Di Francesco, Oddo ha cominciato la propria carriera da allenatore con gli Allievi B del Genoa. A luglio 2014 diventa il tecnico della Primavera del Pescara, che guida a un Torneo di Viareggio al di sopra delle aspettative, in cui gli abruzzesi passano come primi nel girone della Roma (che arriverà fino in semifinale), battono il Genk agli ottavi prima di arrendersi ai quarti ai futuri campioni dell’Inter. La sua squadra gioca un calcio piacevole e mette in mostra diversi giocatori che vengono aggregati alla prima squadra: Lucas Torreira e Davide Vitturini, ad esempio, ma anche Lorenzo Paolucci e Lorenzo Venuti. Per quanto promettente, quando viene chiamato a guidare la prima squadra del Pescara, Oddo è un ex giocatore senza alcuna esperienza, un percorso simile a diversi ex compagni (Seedorf, i fratelli Inzaghi o Brocchi, ad esempio), ma con un elemento di rischio ancora maggiore. La prima partita della carriera da allenatore di Oddo è a tutti gli effetti una finale: contro il Livorno, che sopravanza il Pescara di un punto all’ottavo posto, nell’ultima giornata di campionato. Oddo ha un solo risultato, la vittoria, per portare gli abruzzesi ai playoff: la partita finisce 3-0 per il Pescara.

Bjarnason show.

Rimontare Mentre Oddo festeggiava la prima vittoria della carriera da allenatore, Serse Cosmi aveva consolidato la rimonta del suo Trapani con un 2-1 sulla Pro Vercelli. Chiusa alla fine del campionato 2013/14 la propria esperienza col Pescara, Cosmi era stato chiamato a marzo di un anno fa per sostituire Roberto Boscaglia sulla panchina del Trapani. I siciliani in quel momento erano quintultimi e Cosmi li conduce a una salvezza tranquilla conquistando 19 punti nelle ultime 12 giornate. Le rimonte nella seconda parte della stagione sembrano essere un marchio di fabbrica del Trapani di Cosmi. Decimi alla fine del girone d’andata del campionato appena concluso, i siciliani sono stati protagonisti di un 2016 strepitoso, nel quale hanno conquistato più punti di tutti (44), risalendo fino al terzo posto, posizione che garantisce un certo vantaggio nella finale playoff contro il Pescara (in caso di parità nella differenza reti, non vale la regola dei gol in trasferta, ma il piazzamento in campionato). Anche il Pescara, in maniera diversa, ha dovuto compiere una grande rimonta per raggiungere il quarto posto e guadagnarsi i playoff. Alla 24.esima giornata il Delfino aveva 6 punti di distacco dal Cagliari capolista, 5 dal Crotone secondo ed era abbastanza in salute (7 vittorie consecutive) per poter ipotizzare che sarebbe riuscito a inserirsi nella lotta per la promozione diretta. È invece accaduto il contrario: tra febbraio e marzo non ha vinto per 9 partite consecutive, mettendo insieme anche 5 sconfitte di fila, precipitando al decimo posto. Sono poi arrivate 7 vittorie nelle ultime 9 partite (5 consecutive), che hanno riportato il Pescara in zona playoff, ma non sono state sufficienti per confermare il terzo posto, perso all’ultima giornata per il pareggio contro il Latina. Sia il Trapani che il Pescara hanno vinto entrambe le partite delle semifinali playoff, contro Spezia e Novara rispettivamente, allungando la striscia di risultati utili consecutivi. Per i siciliani siamo a 18 partite (14 vittorie e 4 pareggi), mentre gli abruzzesi si fermano a 11 (9 vittorie e 2 pareggi). Se gli stati di forma sono simili, il modo di giocare delle due squadre è invece piuttosto diverso. Oltre il catenaccio «Sembra che sia una partita tra una squadra che gioca il calcio totale e un’altra che gioca solo ad aspettare. Si cerca di contrapporre le idee di un calcio propositivo con quello speculativo. Siccome a me non piace quando i giornalisti fanno brutte figure, vorrei ricordare che il nostro calcio non totale ha il terzo attacco del campionato, ha i difensori che hanno segnato più gol, e che nel girone di ritorno ha il miglior attacco e la miglior difesa». Alla vigilia della finale d’andata, Serse Cosmi ha voluto smentire (pur sbagliando una statistica, visto che la miglior difesa del girone di ritorno non è del Trapani, ma dello Spezia) alcuni giudizi superficiali sulla sua squadra, definita in un range che va dal «concreta» al «catenacciara». Andando più a fondo, si scopre che secondo le statistiche della Lega B il Trapani è stata la nona squadra del campionato per possesso palla medio a partita, l’undicesima per il tempo medio passato nella metà campo avversaria col pallone: nella media quindi, né ai primi posti ma nemmeno agli ultimi, come ad esempio il Novara, che ha perso le semifinali playoff contro il Pescara. Il giocatore che ha completato più passaggi in campionato (1884) è stato poi il regista del Trapani, Matteo Scozzarella: un dato di per sé poco significativo, ma che dimostra che i siciliani hanno tenuto il pallone il tempo necessario per permettere al proprio regista di primeggiare questa particolare classifica. Di certo il Trapani è una squadra reattiva: il baricentro è basso, solitamente non viene pressata l’impostazione dal basso avversaria e anche nella propria metà campo il pressing è razionale, con l’obiettivo di tenere gli avversari lontani dalle zone centrali, coperte da 6 giocatori, i 3 difensori centrali e i 3 centrocampisti. Il sistema è infatti un 5-3-2, che si adatta bene al modo di difendere voluto da Cosmi, di attesa più che di ricerca attiva del recupero del pallone. I giocatori più aggressivi sono i 3 difensori centrali: in un contesto prudente, in cui è importante soprattutto mantenere la solidità difensiva, i difensori centrali sono i giocatori che possono prendersi più rischi, perché l’uscita dalla linea di uno dei tre viene coperta dagli altri due compagni. Così il libero può seguire il centravanti anche in zone alte e cercare con insistenza l’anticipo, mentre i centrali di fascia chiudono lo spazio tra le linee ai lati del mediano quando le mezzali sono fuori posizione. Escludendo Terlizzi, che ha giocato appena 145 minuti, i 3 difensori centrali titolari, Perticone, Pagliarulo e Scognamiglio, dominano la statistica dei palloni recuperati.

La mezzala dal lato del pallone (Barillà) esce sul portatore di palla, il mediano (Scozzarella) accorcia alle sue spalle, il laterale (Rizzato) e il centrale di fascia (Scognamiglio) tengono d’occhio i propri avversari, una delle due punte (Coronado) copre la linea di passaggio verso il centro del campo, mentre l’altra mezzala (Eramo) marca l’avversario diretto.

L’atteggiamento attendista nel recupero del pallone (il pressing comincia solitamente quando il pallone viene giocato sulle fasce, ma non è aggressivo e può concedere il cross, forte della costante superiorità numerica e dell’ottima copertura degli spazi in area di rigore garantita dalla linea difensiva a 5) condiziona gli attacchi della squadra di Cosmi. Il recupero mediamente basso del pallone la costringe a consolidare il possesso per qualche secondo per risalire il campo, prima di cercare la verticalizzazione per arrivare in porta: il Trapani è una squadra verticale, ma capace di combinazioni pregevoli.

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L’1-0 di Coronado a La Spezia: una ripartenza magnifica.

Il Trapani difficilmente inizia l’azione da dietro: i rinvii del portiere sono quasi tutti lunghi a cercare il centravanti, ma una volta conquistato campo la manovra scorre fluida sulle catene di fascia, grazie ai movimenti coordinati di laterale, mezzala e punte. Gli attaccanti sono molto coinvolti nello sviluppo della manovra: devono farsi trovare vicino alla zona di recupero del pallone e dare un riferimento per far ripartire l’azione, ma sono spesso gli incaricati di dare ampiezza alla squadra nella metà campo avversaria. I laterali tengono infatti una posizione bassa a inizio azione e le punte devono coordinarsi con la mezzala di riferimento per allargarsi e consentire alla squadra di risalire il campo una volta che il pallone viene giocato sui laterali. È chiaro che questi movimenti a sostegno del portatore di palla, ad allargarsi o abbassarsi sulla trequarti, allontanano gli attaccanti dalla porta: solo Nicola Citro (13 gol) ha chiuso il campionato in doppia cifra e Cosmi si è dovuto affidare a tutti gli elementi della squadra, centrocampisti e laterali che occupavano lo spazio lasciato libero dagli attaccanti, ma soprattutto i difensori. Il Trapani è una squadra pericolosissima sui calci piazzati: Scognamiglio è stato il difensore goleador della Serie B (8 reti), ma anche Pagliarulo (4 gol) e Perticone (1) sanno farsi valere nelle situazioni di palla inattiva. Le idee di Oddo Il calcio del Pescara è decisamente più offensivo e spregiudicato. Secondo i dati della Lega B quella di Oddo è la squadra che mediamente ha giocato di più il pallone nella metà campo avversaria e ha tirato di più in porta: è abituata quindi a giocare col baricentro alto, a tenere il pallone, riuscendo ad arrivare alla conclusione con una certa costanza. Lo stile di gioco è piuttosto libero e creativo, fondato sulle qualità individuali dei suoi interpreti. Il calcio del Pescara di Oddo è molto esigente dal punto di vista tecnico: centrocampisti e trequartisti devono essere tecnicamente sopra la media, dare continuità al possesso senza far perdere ritmo alla circolazione della palla. «I miei giocatori non devono avere schemi predefiniti» - ha spiegato Oddo in un’intervista a Tuttosport - «Si devono muovere in relazione alla palla, all’avversario e al compagno. Punto sul gioco palla a terra e su grande intensità». Il sistema è fisso in difesa (a 4) e a centrocampo (a 3), in linea con una filosofia basata sul controllo del pallone, che richiede la creazione di molte linee di passaggio a inizio azione, mentre la disposizione dei tre davanti è variabile, non solo in base all’avversario, ma anche durante la stessa partita: due ali larghe e un centravanti, un trequartista e due punte oppure due trequartisti vicini dietro a una punta. Spiega Oddo: «Bisogna saper cambiare, conta il concetto: io cercherò sempre di trasmettere, in tutte le squadre allenerò, il saper cambiare modulo tattico di volta in volta. Per me non è confusione tattica, io credo che un allenatore deve dare i concetti e abituare i ragazzi a sapersi disimpegnare in varie fasi. (…) Credo che un giocatore deve crescere tecnicamente e nelle fasi di gioco, sapendosi adattare a diversi schemi tattici». Il Pescara ha diversi giocatori in grado di innescare la manovra offensiva e il loro movimento è costante: le rotazioni del triangolo di centrocampo e dei tre giocatori offensivi consentono alla squadra di Oddo di trovare sempre una soluzione per costruire l’azione dal basso e sviluppare la manovra palla a terra.

Benali, in partenza mezzala destra, e Bruno, il mediano, si sono scambiati la posizione. Pasquato si è accentrato dalla fascia destra ed è a tutti gli effetti il trequartista.

Nello sviluppo dell’azione, Pasquato e Bruno invertono la posizione: il primo finisce a fare la mezzala, il secondo va alle spalle del centrocampo del Novara.

I giocatori, comunque, non devono mai perdere di vista l’obiettivo principale: la porta avversaria. «Il nostro non è un tiqui-taca: la mia idea principale è la verticalizzazione» - le parole di Oddo a Tuttosport - «Poi tante squadre si chiudono bene, senza lasciarti spazi, ma è sempre un possesso mirato a verticalizzare». Oddo sembra davvero ossessionato dal giocare in verticale e dal tenere alti ritmo e intensità: «Il mio sviluppo offensivo ideale inizia un secondo dopo aver individuato un varco. Se ti trovi nella metà campo avversaria serve grande velocità: palla in verticale, scarico e dentro per la punta. Per trovare un varco possono servire anche 17-18 passaggi. Però, una volta individuato, con 3-4 tocchi bisogna andare alla conclusione». Il Pescara è una squadra in grado di adattare il proprio possesso palla all’avversario: paziente e ragionato se non ci sono spazi, veloce e verticale se individua uno spiraglio. Gli abruzzesi possono segnare dopo aver piantato le tende nella metà campo avversaria o in tre passaggi. Quello di Oddo resta comunque un calcio dispendioso e di difficile attuazione, che richiede un buon livello tecnico a tutti i giocatori di movimento e nelle situazioni più difficili spinge la squadra a sbilanciarsi e a esporsi a contropiedi molto difficili da difendere. Capita che il Pescara attacchi anche con 8 giocatori, con i difensori a una certa distanza e lontani dalla zona in cui viene perso il pallone per accorciare e aggredire immediatamente l’avversario. Capita anche che la squadra tenda ad allungarsi quando pressa, perché non c’è intesa sul riferimento da mantenere.

Lapadula sta accorciando sul portatore di palla, Caprari e Verre sono predisposti per andare ad accorciare a loro volta, Benali e Bruno invece stanno indietreggiando. Campagnaro si muove in avanti, ma torna subito in linea. In generale c’è molto spazio tra la difesa e il centrocampo.

In generale, il Pescara difende in maniera dinamica e aggressiva, cercando più l’anticipo che il contrasto diretto: quasi un obbligo per una squadra con tanti giocatori tecnici, ma senza veri incontristi. Guerra dei mondi Con queste premesse, lo sviluppo atteso delle due partite prevede il Pescara a dominare il possesso, con il Trapani che punta invece sul controllo degli spazi per sfruttare i momenti in cui gli abruzzesi si sbilanceranno per colpirli in contropiede. I siciliani hanno il vantaggio della posizione in classifica, la squadra di Oddo è complessivamente più forte e attrezzata: per quanto possano veritiere, secondo le quotazioni di Transfermarkt il Trapani è la squadra di Serie B che vale meno di tutte, mentre il Pescara è la seconda più “preziosa”, dietro al Cagliari. È prevedibile che gli abruzzesi avranno spazi per costruire l’azione soprattutto sulle fasce, sfruttando la posizione bassa degli esterni del Trapani per mettere in moto le proprie catene laterali, magari tenendo inizialmente larghi i trequartisti per poi farli entrare dentro il campo. Sarà fondamentale l’occupazione degli spazi intermedi ai lati e alle spalle del mediano, per costringere i centrali di fascia a compiere una scelta: restare in posizione o uscire dalla linea per marcare l’avversario diretto. Oltre a Lapadula, in forma strepitosa negli ultimi due mesi (11 gol in 11 partite), sarà determinante la prestazione dell’altra stella del Pescara, Gianluca Caprari, secondo Oddo il vero talento della sua squadra: «Il suo valore l’ho visto in pochi. Come Lapadula ne ho visti un po’ di più, ma non molti con una fame del genere». Caprari è andato in doppia cifra sia nel conto dei gol (13) che in quello degli assist (12), trovandosi a meraviglia nel sistema di Oddo e mostrando una grande intesa con Lapadula. A 22 anni potrebbe aver giocato la stagione di svolta della sua carriera. Un altro giocatore chiave del Pescara è Ledian Memushaj, il capitano. Convocato da Gianni De Biasi per gli Europei, il nazionale albanese si è diviso tra il ritiro per Euro 2016 con l’Albania e i playoff. Ha giocato il secondo tempo dell’amichevole contro l’Ucraina (persa 3-1) venerdì scorso, ma è tornato a Pescara per la finale d’andata ed è a disposizione di Oddo. Memushaj e Benali, centrocampista libico in grado di giocare mezzala o trequartista, secondo Cosmi sono i due giocatori simbolo degli abruzzesi, oltre a Lapadula e Caprari, perché «incidono tantissimo nel concetto di squadra». Con caratteristiche diverse, entrambi abbinano intelligenza nell’interpretazione degli spazi e qualità tecnica per non far perdere fluidità alla manovra pescarese. Memushaj è più completo, ma Benali è davvero l’emblema del calcio di Oddo: piccolo (è sotto il metro e 70), ma molto dotato tecnicamente, si trova a meraviglia in una squadra che fa del possesso veloce e palla a terra la propria caratteristica principale. Il Trapani non può vantare la stessa qualità, ha complessivamente una squadra meno futuribile (ha la seconda età media più alta della Serie B, 27,2 anni), ma ha comunque un paio di profili interessanti: Citro, seconda punta rapida e con un buon senso del gol (è il capocannoniere della squadra con 13 reti), Coronado, brasiliano di buona qualità pescato a Malta che Cosmi ha fatto giocare sia da seconda punta che da mezzala, oppure Scozzarella, il regista della squadra, fondamentale per la capacità di gestire la palla senza dare mai l’impressione di soffrire la pressione, nemmeno nelle situazioni più complicate. Il più interessante di tutti resta però Bruno Petkovic. Croato classe ’94, ha passato la prima metà della stagione a fare la riserva nell’Entella. Nel mercato invernale è passato al Trapani in prestito con diritto di riscatto e si è imposto immediatamente da titolare, ripagando la fiducia di Cosmi con 7 gol e 7 assist, uno score determinante nella rimonta dei siciliani nel girone di ritorno. È alto oltre un metro e novanta, è forte fisicamente, ma ha grandi qualità tecniche e pure una buona agilità, considerata la stazza. Un profilo che l’ha messo immediatamente a confronto con l’archetipo dell’attaccante alto, ma forte tecnicamente, in grado di segnare e fare assist, Zlatan Ibrahimovic. È stato addirittura Cosmi a sbilanciarsi («Mi ricorda Ibra») e su di lui pare ci sia la Juventus. Ha saltato la semifinale di ritorno contro lo Spezia, ma dovrebbe essere pronto per giocare contro il Pescara. Il meglio della Serie B Nelle ultime stagioni di Serie B si è assistito a un appiattimento del livello generale che ha creato i presupposti per le “favole” di Carpi, Frosinone, Crotone e adesso Trapani: anche per i siciliani si tratterebbe della prima promozione della storia in Serie A, dopo aver raggiunto per la prima volta la B tre anni fa. Rispetto al recente passato, però, il livello del campionato sembra essere tornato ad alzarsi: i 73 punti conquistati dal Trapani sarebbero valsi la promozione diretta sia nella stagione 2013/14 che in quella successiva. Diversi talenti si sono messi in mostra e sono stati in grado di generare un hype probabilmente esagerato (Lapadula e Budimir su tutti), si è affermata una nuova generazione di allenatori guidata da Juric e Oddo capace di raggiungere i propri obiettivi giocando un calcio piacevole e offensivo e il campionato ha mostrato una certa varietà tattica, tra squadre capaci di dominare col pallone tra i piedi (Cagliari, Crotone, Pescara, ma anche il Bari) e squadre solide e letali in contropiede (Trapani e Novara le migliori interpreti). Trapani e Pescara hanno rappresentato il meglio del campionato dietro Cagliari e Crotone e sono in un certo senso due simboli della varietà che ha arricchito la Serie B quest’anno. Sarà una sorta di “bella” dopo i precedenti in campionato, che hanno visto prevalere il Pescara all’andata e il Trapani al ritorno: Il loro incrocio rappresenta davvero il miglior finale di stagione possibile.

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