
Questo articolo è uscito in anteprima per “La posta del cuore” una rubrica in cui rispondiamo alle vostre domande e che esce in anteprima la domenica sulla newsletter di Ultimo Uomo. Ci si iscrive qui; per altre domande scrivete a ultimouomomailbag@gmail.com.
Ho aspettato per più di un giorno l’articolo sulle dichiarazioni di Buffon sull’arbitro di Real-Juve, a questo punto penso che non uscirà mai. Sarei curioso però di sapere che ne pensa Daniele Manusia che dopo l’eliminazione dell’Italia lo aveva descritto come una specie di santo.
Giulio
Risponde Daniele Manusia
Ciao Giulio, hai ragione, non ne avremmo scritto spontaneamente, ma penso di poter rispondere alla tua domanda. Certo, con tutte le cose interessanti che sono successe in questi ultimi giorni non è il massimo riflettere su una cosa poco edificante come questa. Però posso dirti subito che le ragioni per cui avevo apprezzato il discorso di Buffon dopo la partita di ritorno con la Svezia, quando non aveva nascosto le lacrime e aveva dato un messaggio di speranza, sono simili a quelle per cui invece non ho apprezzato le interviste rilasciate dal doppelganger di Buffon, appena uscito dalla Loggia Nera, dopo la partita con il Madrid.

Ovviamente ero ancora sotto choc per come era finita la partita. Avevo sperato che Cristiano Ronaldo calciasse fuori il rigore, la bomba che ha tirato di mezzo collo e l’esultanza a torso nudo dopo mi erano sembrate particolarmente inumane. Ovviamente mi dispiaceva anche come era finita la carriera internazionale di Buffon, e mentre Buffon parlava a cuore aperto, e chiedeva di fatto comprensione, non riuscivo a non sentirmi disturbato da quella camicia aperta, con i peli del petto in vista.
Non è la cosa più importante su cui soffermarsi, ma solo a me quella camicia scura aperta sembra esattamente il genere di dettagli che un regista sceglie per mettere gli spettatori a disagio davanti a un personaggio cattivo?
Buffon si è guardato allo specchio prima di uscire dallo spogliatoio?
Secondo me no. Secondo me da quella camicia si capisce anzitutto che non ha pensato per un secondo a come si stava presentando. Non era preparato per parlare, come sempre fa, “agli italiani”. Dopo l’esclusione dell’Italia dal Mondiale aveva parlato con ancora addosso la maglia da calcio, con i segni dell’età in faccia, gli occhi rossi e la voce rotta dal pianto, ha fatto lo sforzo di non lasciarsi andare alla disperazione e ci ha tenuto anzi a dire che bisognava darsi da fare e programmare la rinascita di tutto il movimento calcistico italiano. Dopo la partita con il Madrid, invece, dopo una bella doccia, dopo aver indossato una camicia pulita e una giacca, ha dato libero sfogo alla propria rabbia.
Ma, questo è il punto, rabbia nei confronti di cosa?
Ricapitoliamo i fatti. L’arbitro Oliver ha fischiato un rigore contro la Juventus a 36” dalla fine della partita. Un rigore che era un match-point per il Real Madrid e che toglieva la terra da sotto i piedi della Juventus, dopo che aveva compiuto l’impresa unica di andare sul 3-0 al Bernabeu. Buffon protesta, Oliver lo espelle. Dopo la doccia, Buffon dice che Oliver “ha la sensibilità di un animale” e al posto del cuore “una pattumiera, un bidone dell’immondizia”. Non ha mai detto che il rigore non c’era, che Oliver se l’era inventato. Non ha mai detto niente di più che il rigore era dubbio e che era “una questione di sensibilità, che deve albergare in ogni uomo”.
Aggiungiamo che è ininfluente decidere se il rigore effettivamente c’era o meno, che le frasi di Buffon avrebbero lo stesso significato anche di fronte ad un palese errore dell’arbitro, che è l’unico in campo a poter prendere quel tipo di decisioni e che ha ildiritto di sbagliare, purché in buona fede, ovviamente. Non è che se uno sbaglia puoi dirgli che ha le banane marce nel cuore, no?
Ora elenchiamo le attenuanti di Buffon:
- Era la sua ultima partita in Champions League (fino a prova contraria).
- La Juventus aveva recuperato tre gol di svantaggio, al Bernabeu, e probabilmente Buffon pensava di essere già ai supplementari.
- Il che significa che magari sentiva di avere ancora la possibilità di vincere l’unico trofeo che in carriera non ha vinto.
- Quindi Buffon pensava che la Juventus stesse per entrare nella storia con una partita incredibile e che magari avrebbe potuto vincere la Champions League a 40 anni.
Adesso, invece, visto che mi chiedi un’opinione personale Giulio, elencherò le cose che meno mi sono piaciute meno in quello che ha detto Buffon (quei contenuti che giusto ieri non ha rinnegato):
- La frase: “Non è una questione di saper arbitre, di aver visto, di non aver visto. Anzitutto deve aver guardato la partita di andata”. Perché Buffon non dice esplicitamente che Oliver ha commesso un errore e aggiunge anche che avrebbe dovuto scegliere in base alle decisioni prese da un altro arbitro, in un’altra partita. Penso che siamo tutti d’accordo che un arbitro che entra in campo, al ritorno, per regolare i conti dell’andata, non sia il massimo.
- Lo stesso vale per l’idea che un rigore non vada dato a pochi secondi dallo scadere. Per carità, fa rosicare, ma non c’è un regolamento diverso per gli ultimi minuti di gara. Parlare di furbizia, personalità, eccetera, significa sottintendere una gestione volontaria da parte dell’arbitro che, se lo penalizzasse, farebbe incazzare Buffon ancora di più.
- Appunto, quando dice: “Tu ti ergi a protagonista, non so, per un tuo vezzo, o per un fatto che non hai la personalità adeguata per calcare un campo di questi palcoscenici”. Qui il punto è che Buffon parla di personalità adeguata. Sembra il rimprovero di chi si sente parte di un mondo esclusivo e ne detiene i codici. Non di chi dovrebbe guardare all’arbitro (seppur giovane) come alla massima autorità in campo.
- Quando conclude dicendo che se fischi quel rigore significa che “non sai veramente un cazzo”, e lo studio si lascia andare a quella che il conduttore chiama “un’ovazione”. Ovviamente mi ha ricordato quando la sala stampa ha riso quando Sarri ha detto “non ti mando a quel paese perché sei donna” a una giornalista sportiva che gli aveva fatto la domanda sbagliata. La prova che il vero problema non sono Buffon e Sarri ma un paese abituato alla volgarità, che approva con piacere le espressioni più grottesche di potere, anziché sentirsi in imbarazzo.
- Il fatto che abbia detto la cosa del bidone della spazzatura in due occasioni diverse, a due canali televisivi diversi. Il che significa che, tra l’una e l’altra, Buffon deve aver pensato: “Bella l’immagine della pattumiera al posto del cuore, fammela usare di nuovo che magari non l’hanno notata”.
- Il riferimento alle patatine, alla Sprite e ai fruttini. In che mondo vive Buffon che pensa che la gente guardi le partite bevendo i fruttini?
- Quando gli chiedono cosa ha detto all’arbitro, in campo, e risponde “Potrei avergli detto qualsiasi cosa”, intendendo che Oliver avrebbe dovuto capirlo lo stesso. Il che non solo mi fa pensare che gli abbia detto qualcosa di grave, ma questa mi sembra anche la dichiarazione di qualcuno che non vuole assumersi le responsabilità delle proprie azioni.
- La frase mega-ambigua: “L’arbitro ha fatto la sua partita, ha fatto quello che doveva fare, probabilmente. Il problema è proprio quello” (lo dice a 3:34 di questo video). In che senso il problema è proprio che l’arbitro ha fatto quello che doveva fare?
In definitiva Buffon, quando chiede all’arbitro di avere sensibilità, intende la sua sensibilità. Non immagina che, magari, l’arbitro abbia interpretato quel momento con un’altra sensibilità. Dando più importanza al proprio senso di giustizia piuttosto piuttosto che alla tentazione - che magari ha avuto, non possiamo saperlo - di farsi gli affari suoi e mandare la partita ai supplementari. Sarebbe stato sensibile nei confronti del Real Madrid in quel caso? Nei confronti di Cristiano Ronaldo e dei suoi di sforzi? Del pubblico di Madrid? Se si parla di sensibilità, anziché di regolamento, si stanno usando parametri soggettivi, non puoi pretendere che un altro essere umano senta quello che senti te.
Non so se dalla tua domanda, Giulio, dovrei dedurre che di Buffon hai già un’opinione molto chiara. Ognuno lo ricorderà come preferisce e, almeno per alcuni, queste dichiarazioni sono solo un altro chiodo con cui inchiodarlo alla sua croce. Per quanto riguarda me è semplice: se volessi scrivere di persone moralmente ineccepibili probabilmente scriverei davvero di santi, come dici. Invece scrivo di sport, cioè di esseri umani sotto stress psico-fisico, al limite delle loro capacità di controllo. Do per scontato che l’interiorità di uno sportivo di alto livello sia contraddittoria e incasinata, o quanto meno molto diversa dalla mia; e non penso che il compito di chi scrive sia ricercarne l’essenza. Darne una definizione precisa. Se io posso provare a capire qualcosa di loro, è attraverso le loro azioni.
Se dopo quella che sembrava la sua ultima partita in Nazionale (oggi sappiamo che poi avrebbe rigiocato) non aveva voluto fare della mancata qualificazione dell’Italia una questione personale, dopo la partita con il Real Madrid ha fatto esattamente il contrario. Ha riportato tutto a se stesso.
Dallo studio gli hanno detto che se l’arbitro “avesse conosciuto la storia”, la sua storia, non lo avrebbe espulso. Anche io penso che la legge non dovrebbe essere uguale per tutti, ma nel senso che dovrebbe essere più clemente per i poveri, per gli esclusi, per quelli con poche possibilità. Invece chiediamoci di nuovo: che rabbia era quella di Buffon? A me sembra la rabbia di una persona con troppo potere, di chi pretende che gli altri collaborino ai propri “sogni” e ha il privilegio di poter dire che l’arbitro non ha capito un cazzo e si becca un’ovazione. Di chi magari si sente più grande dello stesso sport che lo ha reso grande.
Di qualcuno che ha finito per schiacciare tutte le storie sulla sua storia. Finendo, paradossalmente, per non comportarsi all’altezza del suo passato.