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Guida agli ottavi di Champions League 2019-20
17 dic 2019
17 dic 2019
9 domande sulla fase finale del torneo più prestigioso d'Europa.
(articolo)
20 min
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Cosa rischia la Juve col Lione?

Fabio Barcellona

Poche storie. Quello con l’Olympique Lione era il migliore accoppiamento possibile per la Juventus. La squadra del presidente Jean-Michel Aulas sta vivendo una stagione davvero complicata. A inizio anno i destini tecnici della squadra erano stati messi nelle mani di Juninho Pernambucano, nominato Direttore Sportivo. Il brasiliano ha scelto Sylvinho, ex secondo di Mancini all'Inter, per la panchina. Sul mercato, seguendo una tradizione consolidata, le cessioni di Ndombélé e Fekir hanno finanziato gli acquisti dei futuribili Andersen, Reine-Adélaïde, Youssouf Koné e Thiago Mendes. In Ligue 1 Sylvinho è riuscito a vincere solo le prime due partite, seguite però da 4 sconfitte e 3 pareggi che hanno condotto all’esonero dell’allenatore brasiliano, sostituito da Rudi Garcia, che ha in parte risollevato la squadra, collezionando 16 punti nelle 9 partite disputate in campionato.

In Champions League i francesi sono riusciti a passare il turno solo grazie al pareggio casalingo ottenuto negli ultimi minuti dell’ultimo turno contro il RB Lipsia, ormai certo del primo posto nel girone meno qualitativo della competizione. Il cammino di Garcia è comunque altalenante, e ha alternato senza soluzione di continuità vittorie e sconfitte, prestazioni convincenti a gare giocate male. Il tecnico ha impostato la squadra con un 4-2-3-1 fluido con il suo miglior giocatore, Memphis Depay, e i talentuosi Aouar e Reine-Adélaïde alle spalle del centravanti Moussa Dembélé.

Le cose sono precipitate nell’ultima giornata di campionato, con i gravi infortuni di Depay e Reine-Adélaïde, che dovrebbero privare Garcia dei due giocatori per i match contro la Juve. In particolare l’assenza di Depay è gravissima per il Lione, vista la centralità raggiunta dal calciatore olandese nel gioco della squadra. Se non bastasse, il clima attorno alla squadra è pessimo. Prima di infortunarsi Depay ha platealmente litigato in campo coi tifosi durante la partita contro il RB Lipsia, per difendere il compagno di squadra Marcelo, vittima di pesanti insulti, che, se possibile, sono diventati ancora più sgradevoli nell’ultimo match con il Rennes. Aulas ha minacciato di precludere l’accesso allo stadio ai contestatori che, di contro, accusano il presidente di non spendere abbastanza sul mercato. Insomma, la peggiore situazione possibile per una squadra che in campo ha poche certezze tecniche per affrontare una big come la Juventus. Il talento non manca, ma la squadra, che vuole giocare in maniera propositiva, puntando sul possesso palla e sull’attivazione dei suoi migliori talenti davanti, è fragile dietro e discontinua nelle prestazioni. È probabile che in primavera il progetto tattico di Sarri sarà a uno stadio ancora più avanzato e una Juve concentrata sull’obiettivo Champions League non dovrà avere troppi problemi a superare l’Olympique Lione, privo del suo giocatore migliore.


Il Napoli riuscirà a farcela col Barça, visto come ha giocato col Liverpool?

Fabio Barcellona

Contro il Liverpool, il Napoli ha giocato le partite più sorprendenti della sua fin qui disastrosa stagione, concentrando nei due match le energie e la concentrazione disperse in mille rivoli da settembre a oggi. Ma la squadra che giocherà col Barcellona non sarà più quella di un allenatore ricchissimo di esperienza vincente in Champions League come Ancelotti, capace anche in mezzo ai disastri di tirar fuori quasi dal nulla due prestazioni europee di alto livello, ma quella dell’esordiente Gattuso.

Possiamo solo immaginare che tipo di Napoli intenda costruire il nuovo allenatore, basandoci esclusivamente sull’unica partita finora giocata. Sembra che Gattuso intenda portare avanti un processo di semplificazione del calcio estremamente fluido di Ancelotti, dando qualche certezza in più alla squadra. Gattuso pare volere ripartire da un 4-3-3 piuttosto classico, e le voci che vogliono il Napoli alla ricerca del prestito di Torreira dell’Arsenal suggeriscono che l’ex allenatore del Milan voglia un centrocampista capace di ordinare la squadra e gestire i tempi di gioco, un profilo cui Ancelotti aveva rinunciato, ma di cui il Napoli pare davvero aver bisogno.

Contro il Parma Gattuso ha schierato Allan davanti alla difesa, ma l’esperimento è durato solo 45 minuti. Nel secondo tempo, in posizione di mediano, è stato invece spostato Fabian Ruiz, ma nemmeno lo spagnolo pare adatto a ricoprire il ruolo in un 4-3-3 ortodosso. Al di là di questioni tecniche e tattiche, è evidente come Ancelotti fosse solo una parte del problema del Napoli e che i pessimi rapporti tra molti giocatori e la dirigenza continueranno a pesare sui destini della squadra nel prosieguo della stagione.

Il Barcellona non sta giocando il miglior calcio della sua storia, nonostante l’arrivo in estate di due fuoriclasse come Griezmann e Frenkie de Jong. Il primo non ha in realtà ancora trovato la sua collocazione tattica nel sistema d’attacco dipendente dalla posizione di Messi. De Jong sta invece migliorando le sue prestazioni da quando Valverde non lo ha schierato insieme a Busquets e Arthur - che nel frattempo si è infortunato - in un sistema che pareva troppo ridondante e ha inserito in formazione Rakitic in un 4-3-3 più tradizionale, con il croato a compensare la libertà posizionale di Messi.

In ogni caso, in un doppio confronto a eliminazione diretta, il talento del Barcellona sembra davvero troppo per il fragile Napoli di questa stagione, indipendentemente dalla bontà del lavoro che Gattuso riuscirà a portare avanti.


L’Atalanta se la gioca alla pari col Valencia?

Daniele V. Morrone

La squadra che ha ottenuto una vittoria ad Amsterdam eliminando l’Ajax dalla Champions League non può essere sottovalutata ma, per come gioca il Valencia, l’Atalanta potrà fare la sua partita avendo il pallone. Un grande vantaggio per la squadra di Gasperini. Il Valencia è una squadra che Albert Celades ha costruito basandosi su quanto lasciato dal ciclo Marcelino: partendo dal suo 4-4-2 col baricentro basso, attento prima di tutto a coprire bene il campo e poi a ripartire il più velocemente possibile. La stella della squadra è il regista e capitano Daniel Parejo, che da centrocampo raccoglie il primo pallone dopo il recupero nella propria metà campo e mette in moto i compagni. Tra i giovani esterni, Carlos Soler e Ferran Torres, e gli attaccanti, Rodrigo Moreno e Kevin Gameiro (o Maxi Gomez), il Valencia ha tutti giocatori bravissimi in transizione offensiva, in grado di giocare palla a terra con passaggi veloci in verticale negli spazi. Tra tagli in area e filtranti precisi il fronte offensivo può mangiarsi lo spazio davanti a sé in pochi secondi, riuscendo a portare il pallone in area di rigore.

Per una squadra che gioca tanto sui duelli individuali come l’Atalanta, sbagliare un anticipo contro questo Valencia rischia di costare carissimo. La squadra di Gasperini avrà quindi il controllo del pallone e la supremazia territoriale, ma l’ago della bilancia sarà l’attenzione nelle marcature preventive per disinnescare la manovra del Valencia sul nascere.


Qual è la doppia sfida che seguirete con più interesse?

Daniele Manusia

Diciamo anzitutto che non c'è un accoppiamento poco interessante. Sono degli ottavi molto equilibrati in cui francamente non penso si possano avere molte certezze. Penso però che il più incerto possa essere quello tra RB Lipsia e Tottenham, due squadre specializzate nel pressing e nell'intensità. Sarà interessante anche vedere la strategia di Mourinho, ma in generale penso sia difficile trovare 22 giocatori (facciamo 28 con i cambi) più adatti a giocare due partite senza risparmiarsi o fare calcoli.

Fabio Barcellona

Nel suo cammino verso le due finali consecutive conquistate, Klopp non ha mai incontrato una squadra come l’Atletico Madrid. Forse perché non ci sono molte squadre ai vertici del calcio europeo come l’Atletico Madrid. A inizio anno Simeone sembrava voler adottare un calcio diverso per la sua squadra, con l’occupazione contemporanea dell’ampiezza e dei mezzi spazi all’interno di una fase di possesso basata maggiormente sull’obiettivo di muovere e disordinare la struttura difensiva avversaria. Non tutto è andato per il verso giusto e progressivamente Simeone e tornato a battere strade per lui più conosciute.

Il girone di Champions League è stato superato senza infamia e senza lode, più per demeriti di Bayer Leverkusen e Lokomotiv Mosca che per meriti propri e in Liga, nonostante il cammino non travolgente di Barcellona e Real Madrid, l’Atletico è solo quinto a 6 punti dal vertice, con una partita in più delle due capoliste. La squadra di Simeone ha vinto solo 3 delle ultime 11 partite in campionato e la religione cholista, che pareva inattaccabile dalle parti del Wanda Metropolitano, è messa in discussione dai suoi stessi adepti. Proprio il doppio confronto contro il Liverpool, per distacco la migliore formazione europea degli ultimi due anni, può fornire a Simeone l’occasione per compattare la squadra e i tifosi e rinverdire i fasti del cholismo.

Il pronostico sfavorevole e le caratteristiche tattiche del Liverpool di Klopp inviteranno Simeone a serrare le fila e a giocare una partita centrata sulla compattezza difensiva, e i "Reds" si troveranno di fronte una squadra che, almeno in 180 minuti, può ancora essere capace di negare spazi al suo fantastico tridente offensivo. Per contrapposizione tattica e personalità degli allenatori quello tra Atletico Madrid e Liverpool è, per me, il più interessante degli ottavi di finale.

Daniele V. Morrone

Quella tra Chelsea e Bayern è la riedizione della finale di Champions League vinta dal Chelsea di Di Matteo nel 2012. In questi anni il Bayern è rimasto sempre tra le contendenti per la coppa, mentre il Chelsea è scivolato di un gradino, ha smesso col tempo di essere la squadra spendacciona per abbracciare un progetto centrato sui giovani con Lampard. È interessante il contrasto tra la freschezza di questo Chelsea di Lampard, ricco di giocatori entusiasmanti e di idee ambiziose, che va ad affrontare l’eterno Bayern che sembra sempre nel mezzo di un ricambio generazionale che non va mai a compimento da quando è andato via Guardiola. Una squadra che riesce però comunque a dare sempre l’idea di poter segnare contro chiunque, con giocatori come Lewandowski, Gnabry, Coutinho e Thomas Müller che riescono a tirare fuori una giocata determinante dal nulla. Mi aspetto quindi una di quelle eliminatorie con tanti gol, che negli ultimi anni stiamo vedendo spesso quando si incontrano due squadre offensive in Champions League.

Marco D’Ottavi

L’incrocio tra Dortmund-PSG è interessante per diversi motivi: perché è sicuramente un ottavo più aperto di molti altri, perché Tuchel torna a Dortmund, squadra che gli ha dato fiducia e con cui non è finita benissimo, ma soprattutto perché la quantità di talento in campo sarà quasi imbarazzante.

Certo, un favorito c’è ed è il PSG, però il Borussia ha già dimostrato di essere una squadra capace di stritolare i propri avversari con l’intensità per diversi minuti, una circostanza che i francesi potrebbero soffrire, come già accaduto a Barcellona e Inter nei gironi. Il PSG invece può approfittare delle pericolose sbandate difensive dei tedeschi per lanciare in campo aperto il suo attacco come le truppe di Napoleone ad Austerlitz. Insomma, comunque andrà ci sarà da divertirsi.


La sfida con il City ci farà vedere il vero livello del Real Madrid?

Fabio Barcellona

In campionato il Real Madrid, dopo troppo balbettii iniziali, ha trovato un discreto ritmo nei risultati e continuità nelle prestazioni ed è al primo posto in classifica assieme al Barcellona, in attesa del Clásico di domani.

La chiave del buon momento del Real va ricercata probabilmente nell’inserimento stabile tra i titolari del ventunenne uruguaiano Federico Valverde, centrocampista capace di coprire una porzione amplissima di campo e di fornire un contributo di qualità in ogni fase di gioco. Il consueto pragmatismo di Zinedine Zidane ha portato il tecnico del Real a rinunciare a uno tra Kroos e Modric, non più sostenibili contemporaneamente, in favore dell’energia portata in campo dall’uruguaiano. La squadra è adesso più logica e quadrata e riesce a sopperire allo scarso apporto fornito da Eden Hazard – solo 1 gol e 3 assist per l’acquisto clou della stagione – con la vena di un grandissimo Benzema e con il talento precoce del diciottenne Rodrygo, ala molto tecnica e leggera, formidabile in accelerazione, già capace di grandi cose in questa Champions.

Il pragmatismo di Zidane va però misurato su un periodo più lungo e in campo europeo, dove il francese ha dominato nella sua precedente esperienza a Madrid. Il City, che pare già tagliato fuori dalla lotta per il titolo in Premier League, potrà forse concentrare tutte le sue energie per puntare alla Champions League, che Guardiola non è mai riuscito a conquistare lontano da Barcellona. Quale miglior test per misurare la reale grandezza del Real di Zidane? E quale scontro più stimolante per il catalano Guardiola, contro gli storici rivali sportivi e i custodi dell’unità spagnola del Real Madrid?




La sfida contro il Lipsia di Nagelsmann sarà la vera prova per vedere quanto è aggiornato Mourinho?

Daniele Manusia

Una delle cose interessanti sarà proprio vedere se Mourinho adotterà la sua filosofia passata, e cioè quella di mettere i suoi avversari contro i loro difetti. In passato contro squadre abili ad aggredire ha rinunciato al possesso (vedi la doppia sfida tra l'Atletico Madrid e il Chelsea del 2014) per costringere l'avversaria a costruire contro un blocco ampio e compatto al centro, cosa che in teoria non sarebbe neanche la specialità del Lipsia. Ma il Tottenham viene da anni di pressing alto e stavolta penso che sarebbe troppo strano anche per Mourinho riproporre linee difensive di 6 o 7 giocatori. Certo le qualità di Son, Kane, Moura, Ndombélé, per dirne alcuni, permetterebbero anche di partire molto lontano dalla porta, ma sarebbe una conferma di quei limiti teorici che Mourinho ha detto di aver sorpassato studiando, nei mesi passati senza allenare dopo l'esperienza allo United. Se così fosse, credo che potremmo derubricare Mourinho ad allenatore di un'altra epoca, anche in caso di vittoria.


Pensate ci possa essere qualche sorpresa? Chi prenderà il posto che è stato dell’Ajax lo scorso anno, della Roma quello prima, etc etc?

Daniele Manusia

Tiriamo subito fuori il nome dell'Atalanta. In fondo, perché no? Il Valencia è senza dubbio alla portata e una volta ai quarti chi non dovrebbe temere una squadra pazza, capace di prendere 3 gol come di farne altrettanti in pochi minuti. Certo, più si alza il livello della competizione più le squadre sono in grado di gestire i momenti diversi della gara senza distrazioni, e questo l'Atalanta deve ancora dimostrare di saperlo fare. Forse la prima vera risposta che arriverà dagli ottavi è proprio quanto sia maturata l'Atalanta nel suo girone assurdo e fortunato ma anche difficile, che le ha richiesto di giocare una grande partita, persino saggia, in Ucraina contro lo Shakhtar, per passare. Tutto può succedere, sempre, in Champions League, se poi c'è di mezzo l'Atalanta io non mi sento di poter escludere (quasi) niente.

Federico Aquè

Inserito nel girone più equilibrato, l’unico in cui tre squadre hanno conquistato almeno 10 punti, il Chelsea si è qualificato come secondo solo per la sconfitta nello scontro diretto contro il Valencia (1-0) della prima giornata. Da quel momento però la squadra di Frank Lampard non ha più perso: ha vinto entrambe le partite contro il Lille, ha battuto l’Ajax ad Amsterdam e ha pareggiato al ritorno per 4-4, dopo essere andata in svantaggio per 4-1, ed è stata raggiunta sul 2-2 dal Valencia nella sfida di ritorno solo per un gol casuale di Wass nei minuti finali, un tentativo di cross che ha invece mandato la palla a toccare il palo più lontano prima di finire in rete.

Il percorso non è stato certo lineare e racconta di una squadra con poco equilibrio, capace di creare molto e ma anche di concedere molto. È una tendenza che si riflette sui risultati: a un certo punto della stagione il Chelsea aveva infilato una serie di vittorie che lo aveva portato davanti al Manchester City in campionato, di recente ha invece accumulato diverse sconfitte, e ora vede il quarto posto minacciato dalla rimonta del Tottenham di José Mourinho.

L’incrocio agli ottavi è complicato ma non impossibile: il Bayern Monaco ha vinto il suo girone in modo spettacolare ma in Bundesliga il suo rendimento è molto più incerto. Insomma, i rapporti di forza non sono scontati, anche se ovviamente il Bayern è favorito e va detto che il Chelsea in stagione ha finora sofferto gli scontri con le grandi squadre. Spesso però i “Blues” hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato e oltretutto la decisione favorevole del TAS di Losanna dà loro la possibilità di intervenire sul mercato a gennaio per potenziare la squadra nella seconda parte della stagione.

Al Chelsea non sembrano mancare gli ingredienti per essere la sorpresa di questa edizione: ha un gioco ambizioso, un allenatore emergente e una buona combinazione tra giovani promettenti e giocatori affermati. Se alcuni dettagli dovessero girare nel modo giusto nei momenti decisivi, già dalla sfida contro il Bayern, potrebbero aprirsi scenari interessanti.

Emanuele Atturo

Possiamo considerare la squadra di una multinazionale di bibite energetiche una outsider? Magari sul piano sportivo sì. Il Red Bull Lipsia è una delle squadre con la qualità tecnica più bassa della fase a eliminazione diretta, ma la sua proposta di gioco è entusiasmante e potrebbe bastare a mettere in difficoltà il Tottenham. I risultati del resto stanno arrivando, non tanto per la qualificazione in un girone un po’ scadente, ma soprattutto per l’andamento in Bundesliga, dove il RB Lipsia ha da poco scavalcato il Mönchengladbach in cima alla classifica.

Nagelsmann ha mantenuto la classica identità intensa del RB Lipsia, ma le ha dato una fluidità inedita in fase di non possesso. La squadra parte col 4-4-2 ma i due esterni offensivi hanno una grande libertà e possono affiancarsi alle due punte o accentrarsi per lasciare avanzare i terzini. In ogni caso il Lipsia attacca spesso con un 4-2-4 che può comunque mutare forma a seconda della situazione.

Come sempre, però, in Champions League pesa la attualità. E allora l’impatto del Lipsia dipenderà soprattutto dalla capacità dei pochi singoli notevoli che ci sono di alzare il livello: Forsberg, Werner, Sabitzer e Schick, proprio lui.


Cosa significherebbe per la legacy di Guardiola un’eliminazione agli ottavi contro il Real Madrid?

Daniele Manusia

Sarebbe troppo facile rispondere, come tutti gli anni, che non cambierebbe niente. È vero che Guardiola ormai il suo nome nella storia del calcio lo ha inciso abbastanza in profondità - e anche i suoi detrattori più feroci hanno un po’ mollato la presa negli ultimi anni - ma è vero anche che da quando Klopp ha portato il Liverpool a un livello superiore la proposta di Guardiola è sembrata, se non proprio passata, meno adatta ai tempi. L’influenza tra i due è reciproca e il conflitto decisamente più raffinato e interessante rispetto a quello tra opposti con Mourinho, ma se il Liverpool è la migliore squadra al mondo, ora, è anche perché Guardiola non è riuscito a costruire un City migliore.

A settembre lui ha messo le mani avanti dicendo che “non si suiciderà” se non dovesse vincere la Champions e, qualche settimana dopo, ha detto che il City “non è pronto” a vincerla. Ci sono altre questioni in ballo - la possibile squalifica che incombe sul City; la squadra che è sembrata svuotata nelle ultime partite, specie contro l’Arsenal, e che galleggia a 14 punti di distanza dal Liverpool - ma di fondo Guardiola sa che da lui ci si aspetta il massimo. E per carità, da qui a dargli del mediocre, del noioso, del “filosofo” in senso dispregiativo, ce ne passa, ma se l’avventura a Manchester dovesse concludersi su una nota così negativa, uscendo addirittura agli ottavi seppur contro una grande squadra, Guardiola rischia di essere ricordato come l’allenatore che più si è avvicinato alla perfezione senza però arrivarci. E il suo Manchester City come una bellezza incompiuta, a cui mancherà sempre qualcosa per restare nella storia delle migliori squadre di sempre. Sarebbe in fondo molto umano, non ci sarebbe niente di male. Ma nessuno ha chiesto davvero a Guardiola di essere perfetto, tranne Guardiola stesso. La nostra frustrazione, in fondo, è anche la sua frustrazione.

Qualche giocatore di cui vi siete già innamorati che ritroverete agli ottavi?

Daniele V. Morrone

Nel Borussia Dortmund che doveva essere di Jadon Sancho è spuntato fuori in questa Champions League invece, veramente a sorpresa, la figura di Achraf Hakimi come fondamentale per il passaggio del turno. Protagonista assoluto della rimonta contro l’Inter con 2 gol, pur partendo da terzino destro, al secondo anno del suo prestito biennale dal Real Madrid si è finalmente capito cosa ci vedeva Zinedine Zidane quando lo schierava titolare appena diciottenne. Favre lo ha utilizzato anche come esterno a tutta fascia, ala destra (al posto di Sancho) e addirittura ala sinistra contro lo Slavia Praga (dove ha segnato i 2 gol per la vittoria).

La cosa sorprendente è il fatto che le sue azioni sono spalmate sui 90’, e non sembrano risentire della stanchezza nonostante la quantità di campo coperta durante una partita. Quello che sembrava un terzino dalle ottime doti atletiche si è dimostrato in questa stagione un vero e proprio esterno a tutta fascia e dalla duttilità tattica infinita, sullo stile del primo Bale al Tottenham. Hakimi ha fatto vedere azioni entusiasmanti, in cui lanciato verso l’area di rigore senza palla è sembrato inarrestabile per gli avversari.

Può saltare l’uomo sia in velocità che usando la tecnica. Un giocatore complesso, che non punta solo ad arrivare sul fondo per crossare, ma che è anche in grado di sfruttare la sua tecnica in area di rigore. Hakimi, insomma, possiede tutto il repertorio di un esterno di una grande squadra oggi.

Marco D’Ottavi

Il Chelsea ha trovato in un problema un’opportunità. Complice il blocco del mercato, ha aperto con la convinzione che non ha mai avuto in precedenza le porte della prima squadra al meglio del suo settore giovanile, uno dei più interessanti in Europa. Diversi di loro si stanno mettendo in evidenza - Tammy Abraham e Tomori per fare due nomi - ma nessuno è bello da veder giocare come Mason Mount.

Centrocampista, trequartista, ma soprattutto incredibilmente simile al suo allenatore, che ha già avuto lo scorso anno al Derby County. Dopo un inizio brillantissimo, che l’ha portato sotto gli occhi di tutti, ora Mount sta vivendo la flessione tipica dei ventenni e non è detto che arrivi allo scontro diretto con il Bayern Monaco con ancora tutto questo credito. Eppure fino a questo momento Lampard non ne ha quasi mai voluto fare a meno, accordandogli grande fiducia.

Mount è uno di quei centrocampisti offensivi che sembra saper far tutto: portare palla in conduzione, dribblare, passare e soprattutto calciare. Il suo calcio è forse l’aspetto più peculiare: quando tira usa l’interno piede come una frusta, tenendo la gamba rigida e colpendo il pallone da sotto. In questo modo riesce ad imprimere forza al pallone e traiettorie tagliate, che gli hanno permesso di segnare già 5 gol in stagione.

Daniele Manusia

Se Trent-Alexander Arnold sarebbe una chiamata banale, ormai, nel Bayern Monaco gioca uno dei giovani terzini più interessanti in questo momento. Ha diciannove anni compiuti da poco, è figlio di rifugiati liberiani, nato in un campo profughi, e a sedici anni è diventato il più giovane della storia a esordire nella nazionale canadese. Ha un nome che suona bene - Alphonso Davies - e in Major League giocava ala, indifferentemente a destra come a sinistra, tanto con la potenza e la tecnica che ha a quel livello può andarsene in dribbling più o meno a chiunque, da ogni lato. Al tempo stesso, nel Bayern e con la Nazionale, Davies oggi è un ottimo terzino sinistro (è mancino), con un recupero in campo aperto sovrannaturale - è alto un metro e ottanta, con due spalle enormi e la corsa di un centometrista - e molto tecnico nell’uno contro uno, come tutti i terzini con un passato in attacco (tipo Wan-Bissaka). Con Kovac giocava poco (a un certo punto ha provato anche Pavard a sinistra e Kimmich a destra) ma da quando è arrivato Flick sulla panchina del Bayern è diventato titolare e, con Lucas Hernandez infortunato (legamenti della caviglia, dovrebbe tornare forse per gli ottavi) e Alaba che sembra entrato prematuramente nella fase declinante di carriera, potrebbe arrivare agli ottavi senza più nessun timore reverenziale nei confronti della categoria. Perché questo è pur sempre il suo primo anno tra i professionisti in Europa.

Emanuele Atturo

Durante il girone non ha combinato granché, ma Joao Felix è l’acquisto più costoso della storia della Liga. In un inizio di campionato faticoso, in un contesto un po’ in difficoltà come quello dell’Atlético, Joao Felix ha fatto vedere qualche scintilla da giocare fenomenale. Lo scorso anno, come i grandi giocatori, ha alzato il proprio rendimento in occasione della fase a eliminazione diretta dell’Europa League, e non è detto che quest’anno - nel doppio confronto con la squadra campione in carica - non trovi una giocata risolutiva. La Champions è questione di dettagli e momenti, e Joao Felix sembra nato per quei momenti.


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