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I movimenti di mercato più assurdi della settimana
11 lug 2025
Questa settimana con un gradito ritorno e una sgradita partenza.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / Insidefoto
(copertina) IMAGO / Insidefoto
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Sembrava una settimana moscia, ma si è svegliata sul finale. A guardare questa lista, alla fine, siamo soddisfatti: il calciomercato è ancora assurdo. È assurdo in tanti modi diversi: la serie A spedisce il suo capocannoniere in Arabia per «effetto della globalizzazione», come ha detto Gravina; un campione del Mondo finisce a Padova, un giovane di prospettiva lo spediamo in Turchia, in una squadra mai sentita prima, mentre un giovane attaccante del Chievo torna al Chievo dopo 15 anni, e non è più giovane. Poi c'è una squadra russa che spende 25 milioni per prendere un ex ragazzo prodigio della Roma. Tutto regolare: è il calciomercato bellezza.

MATEO RETEGUI ALL'AL QADSIAH
A Marzo 2023 Mateo Retegui è un onesto e sconosciuto centravanti della classe media argentina, poi Roberto Mancini gli cambia la vita. Non sappiamo mai quando una vita può cambiare e chi possa cambiarla: in questo caso è un distinto CT dai capelli bellissimi che è alla disperata ricerca di gol.

Retegui ha passaporto italiano, ed è stato scovato da Mancini e i suoi scout come soluzione alla mancanza di numeri 9 prodotti dal calcio italiano. Appena arrivato in azzurro Retegui si dimostra subito un centravanti molto pratico: fisico, presente in area di rigore, minimale. Quanto potrà durare? Sembra possa essere un fuoco di paglia in attesa della crescita di qualche giovane centravanti di casa nostra, ma poi tutto inizia ad andare velocissimo.

In estate Retegui diventa la punta del Genoa neopromosso, poi dopo una stagione così e così l’Atalanta lo sceglie dal giorno alla notte come sostituito di Scamacca, che in una amichevole estiva si rompe tutto il ginocchio. Passa un altro anno, Retegui segna una barca di gol, ed ecco, un nuovo salto in avanti, non sportivo ma certo economico. Retegui sta per firmare un contratto da 20 milioni l’anno per 4 anni con l’Al Qadsiah, la squadra araba che vuole rompere il duopolio tra Al Hilal e Al Nassr. All’Atalanta andranno 67 milioni di euro, milione in più, milione in meno. Sono una marea di soldi che arricchiranno le casse di una squadra che sa fare bene questo mestiere, e cioè valorizzare i giocatori, e le tasche di un attaccante che, con tutti i suoi limiti, ha dimostrato di sapere fare gol. Soldi che però - forse - dovrebbero essere ri-distribuiti agli italiani: Retegui, alla fine, è un po’ un merito di tutti noi.

ALEJANDRO GOMEZ AL PADOVA
Il Papu Gomez, per il nostro calcio, è stato la vera essenza di un certo tipo di giocatore: talento creativo, intelligenza emotiva, capace di diventare il leader della bellissima prima versione dell’Atalanta di Gasperini. Ora magari ce lo siamo scordati, il tempo passa velocissimo nel calcio, ma veder giocare Gomez era veramente un piacere.

La sua influenza su tutta l'era Gasperini a Bergamo non può essere ignorata, seppure il finale sia stato amaro. Gomez esiliato all'improvviso per un litigio col suo allenatore, per essersi ribellato all'ordine costituito. La vita dopo, per lui, non è stata granché: mediocre l'esperienza al Siviglia, poi il passaggio al Monza castrato dalla squalifica per doping. In mezzo una Copa America e un Mondiale vinti, da comprimario certo, ma in una Nazionale iconica. Oggi, a quasi 38 anni, Gomez riparte dalla B e dal Padova. In città si è presentato sorridente come al solito, col suo fare guascone che ben si addice alla sua persona. Papu che balla, ma che è anche arrivato per «far crescere il progetto Padova», con l'idea quindi che, magari, in campo non sarà la sua versione più scintillante, ma che in Serie B potrà portare la sua conoscenza di calcio, la sua leadership, il suo carisma.

ALBERTO PALOSCHI AL CHIEVO
Ieri su Ultimo Uomo abbiamo abbinato calciatori della Serie A del 2015 a squadre di calcio della Serie A del 2025, ma Alberto Paloschi ha fatto ancora meglio, se parliamo di nostalgia. Il suo ritorno al Chievo, un Chievo oggi in Serie D e in mano a Pellissier, è veramente un riavvolgere il nastro, un tornare all'epoca forse felice, forse infelice della Serie A dei primi anni '10, un'epoca in cui il nostro campionato aveva una patina di cose raffazzonate, perfettamente rappresentate dal carattere gotico della maglia del Chievo Verona.

Sono passati 9 anni dall'ultima volta di Paloschi al Chievo, in mezzo sono successe tante cose, da una parte e dall'altra, ma non è importante. Siamo tutti un po' più vecchi, tutti un po' più spezzati dalla vita, più bolsi, meno reattivi in area di rigore. Ma la magia può sempre tornare.

JOSEPH NONGE AL KOCAELISPOR
Appena un anno e mezzo fa, Joseph Nonge era nel giro della Juventus. Era uno dei giovani nel limbo tra la prima squadra e la Next Gen, uno di quelli promettenti. Allegri lo aveva fatto entrare insieme a Yildiz al ‘76 di uno Juventus-Napoli bloccato sul pareggio. Pochi minuti dopo Nonge aveva causato il fallo da rigore, uno di quei rigori un po’ burocratici visti dal VAR e pochi minuti dopo Allegri lo aveva sostituito.

Si era parlato un po’ di quel momento, di Allegri e i giovani, la Serie A e i giovani, i rigori e i giovani. Poi Nonge era tornato alle sue cose. In estate poi la Juventus lo aveva dato in prestito al Troyes, in Ligue 2, con un diritto di riscatto. Nonge aveva fatto un po’ la spola tra prima e seconda squadra, poi a gennaio era stato girato al Servette in Svizzera, sempre con in prestito con diritto di riscatto. Non è stato esercitato. Nonge allora è tornato alla Juventus, ma è durato pochi giorni: il 7 luglio è diventata ufficiale la cessione a titolo definitivo al Kocaelispor, un club turco di İzmit che l’anno scorso è arrivato primo nella Serie B turca.

Nonge, comunque, deve ancora compiere 21 anni, e la Juventus si è riservata il 50% sulla sua futura rivendita, una mossa per tutelarsi se le cose dovessero andargli particolarmente bene nei prossimi anni.

CHRISTIAN NØRGAARD ALL’ARSENAL
Se siete tifosi della Fiorentina, questa notizia di mercato vi ha probabilmente scioccato. Vi ricordate di Norgaard? Era arrivato alla Fiorentina nello stesso mercato di Vlahovic, per dire, uno di quei momenti in cui a Firenze Corvino faceva acquisti particolarmente hipster. Centrocampista danese di belle speranze, con una faccia pulita e un fisico prestante, era durato una stagione in viola, mettendo insieme poche, e brutte, presenze.

Nella postura di un calciatore al momento della presentazione, possiamo già leggere come andrà la sua stagione?

Appena possibile era stato spedito al Brentford, dove si è costruito una vita. Si è sposato, ha avuto due figli, è entrato nel giro della Nazionale. Ora, a 31 anni, e dopo 196 presenze col Brentford, portato nella zona bene della Premier League, Norgaard è diventato un nuovo giocatore dell’Arsenal. Il club di Londra sembra intenzionato a fare una squadra per, finalmente, vincere il titolo. In questo scenario Norgaard, presumibilmente, sarà un vice-Rice, o comunque una riserva a centrocampo. Comunque difficile da immaginare.

GERSON ALLO ZENIT SAN PIETROBURGO
Prima di imbarcarsi per Roma, Gerson posta su Twitter una foto con la maglia della sua nuova squadra, con il numero 10 e il suo nome.

È la 10 di Totti e il suo gesto appare blasfemo, ma anche indicativo delle aspettative. Sabatini lo ha strappato al Barcellona, che aveva un diritto di prelazione. Sembra addirittura ci sia una clausola Pallone d’oro: se Gerson lo vince, la Roma deve pagare dei soldi agli spagnoli per la cortesia.

Ecco: le cose non vanno così. Gerson rimane un oggetto misterioso: si vede che ha talento, ma in campo è indolente, lento, combina poco. La Roma lo gira in prestito alla Fiorentina, ma anche lì non va. Nel 2019 torna in Brasile con le pive nel sacco. Sembra finita qui, ma, piano piano, coi suoi tempi, Gerson si guadagna il ritorno in Europa, al Marsiglia. Non è il primo caso, e questa sembra la volta buona: dopo una stagione e mezza, però il richiamo di casa è troppo forte, e Gerson torna, di nuovo, al Flamengo.

Anche qui: tutto, più o meno, normale. Le squadre brasiliane hanno soldi e un movimento solido. Il Flamengo è squadra forte e Gerson si mette in mostra al recente Mondiale per Club. Si mette così in mostra che neanche fa in tempo a tornare a casa che lo Zenit San Pietroburgo decide di pagare la sua clausola da 25 milioni di euro. Ci sarebbero tante domande da farsi a questo punto, alcune sullo stato del calcio russo, sui soldi di questo trasferimento, sulla scelta di Gerson e sullo stato del calcio in generale. Ma questa è una rubrica di divertissement e non parliamo di geopolitica.

ALESSANDRO MICAI AL CFR CLUJ

Alessandro Micai per anni è stato uno dei migliori portieri della Serie B. Diventato una bandiera del Cosenza, con la retrocessione di quest'anno e col clima di abbandono intorno al club del Presidente Guarascio, Micai ha deciso di lasciare la Calabria. Ad aggiudicarsi le sue prestazioni è stato il Cluj, il cui nome sta diventando una presenza fissa di questa rubrica: la scorsa settimana avevamo parlato del trasferimento di Elio Capradossi nell'altra squadra della città, l'Universitatea Cluj. Micai, invece, va al CFR Cluj, quello che conoscete un po' tutti per aver affrontato diverse volte le italiane nelle coppe. Il Cluj ha un rapporto abbastanza florido col nostro Paese: nelle sue fila, prima di Micai, hanno infatti militato Davide Bottone, centrocampista con un'onesta carriera nelle serie minori, l'ex bambino prodigio di Roma e Manchester United Davide Petrucci, uno degli ultimi veri nove di provincia come Nando Sforzini, l'ex Juventus Felice Piccolo e, soprattutto, Roberto De Zerbi, che con Micai condivide l'aspetto vagamente questurino.

DAVIDE ANCELOTTI AL BOTAFOGO
Ok, tecnicamente gli allenatori non fanno parte del calciomercato, non si muovono in precise finestre con precise regole, ma la scelta del Botafogo di scegliere Davide Ancelotti come nuovo allenatore entra di diritto nell’universo dell’”assurdo”. Ancelotti fa parte dello staff del padre dal 2012. L’idea è che fosse una forma di nepotismo, un figlio messo accanto al padre tanto per tenerlo vicino. Negli anni però il ruolo di Davide sembra essere cresciuto, e nell’ultima esperienza al Real Madrid lo si vedeva spesso dare consigli ai giocatori, avere un ruolo pratico nelle scelte di campo.

Ora arriva la sua prima esperienza da capo allenatore, al Botafogo, in una realtà dove finiscono pochissimi allenatori europei. Ovviamente, non possiamo fare finta di nulla, il suo ingaggio è legato a quello del padre come CT del Brasile. In che modo è difficile dirlo: sarà una specie di occhio del padre sul calcio brasiliano? Oppure le due cose sono slegate ed è solo un modo per stare in famiglia? In ogni caso quella di Davide è una scelta coraggiosa e chissà che non possa essere l’inizio di una bella carriera.

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