
È stata una grande settimana per il calciomercato dell’assurdo, coronata dalla ciliegina sulla torta di Cuadrado al Pisa. Qualche giorno fa Chiellini ha detto che nel calcio italiano non ci sono soldi e che allora il calciomercato si accenderà dopo il 15 agosto, quando i prezzi scendono. A noi, però, non interessa: questo calciomercato non si fa con i soldi, ma con la passione. Passione ce vole! diceva quello in una fortunata serie italiana, e noi in questo caso siamo d’accordo: la passione di agenti scatenati, la passione di DS disperati, la passione di allenatori malinconici. Il calciomercato ha un suo linguaggio, ma anche una sua geografia, una sua politica, una sua diplomazia. È come un mondo nel mondo, un capitalismo nel capitalismo. So che forse vi sembrerà esagerato: ma è il modo migliore per guardare a questa fase dell’anno, mentre il calcio è fermo, o almeno mezzo fermo, e tutto quello che ci resta è la speranza, la speranza che il calciomercato ci sorrida.
JUAN CUADRADO AL PISA
Cuadrado stava per diventare un frammento nascosto della nostra memoria, uno di quei calciatori che sarebbero rispuntati tra molti anni, in una serata tra amici dopo qualche birra. Ti ricordi Cuadrado? I suoi dribbling strattonati, quei cross forti e tesi, i balletti, le accuse di buttarsi troppo, quella faccia da buono, ma un po’ figlio di pu***na. Poi ieri sera abbiamo scoperto che è diventato un nuovo giocatore del Pisa. Cuadrado resta ancora con noi: passa in prima fila, il suo nome entra nelle nostre liste del Fantacalcio, la domenica ce lo ritroveremo a cercare di far impazzire i terzini della Serie A col suo passo sincopato. Il Pisa: l’avreste detto? Le ultime due stagioni di Cuadrado sono state di per sé un lento volgere al nulla. Prima la firma con l’Inter che ha fatto indignare i tifosi della Juventus, una stagione passata quasi tutta in infermeria e culminata con uno Scudetto vinto da comprimario; poi quella all’Atalanta, buttato ogni tanto dentro da Gasperini che forse si è chiesto cosa doveva farci con quel colombiano, che quando giocava a calcio sembrava proprio essere l’esatto contrario di tutto quello in cui ha sempre creduto.
Ora il Pisa. La terza squadra nerazzurra di seguito, se avete la fissa per armocromia. È una scelta curiosa, a suo modo romantica. Cuadrado si sarebbe guadagnato i gradi per andare a prendere i soldi degli arabi, o della MLS, e invece vuole rimanere con noi, combattere in un campionato che ha provato ad escluderlo. Il Pisa è una squadra ancora difficile da capire. Ha cambiato allenatore, scegliendo con Gilardino un onesto rappresentate del 3-5-2 difensivo. Una squadra giovane e fisica, ma forse con ancora poco talento per la Serie A, e ancora meno esperienza. Cuadrado allora arriva come “veterano”, l’uomo che porta conoscenza nello spogliatoio, da buttare sulla fascia nei momenti in cui bisogna provare a fare punti, gestire il gestibile. Questo ruolo di maturità non sembra calzargli a pennello, al “Panita”, il ragazzo del divertimento, del calcio come metafora di una serata fuori tra amici, coi suoi pregi e difetti, in cui prima si va a ballare e poi si finisce in qualche baretto lungo la strada. Ma prima o poi si cresce tutti, o forse no: avremo un’altra stagione insieme per scoprirlo.
GIUSEPPE SANNINO AL-AHLY BENGASI
Qui siamo oltre l’assurdo, siamo nell’iperspazio dell’improbabile, una notizia così difficile da collocare nello spazio che veramente diventa quasi solo una di quelle informazioni da provare a tenere a mente per la prossima volta che giocheremo a Nomi cose città animali. Esiste un Al-Ahly Bengasi? Ovviamente leggendo la prima parte del nome abbiamo pensato: Giuseppe Sannino nel campionato di Cristiano Ronaldo, assurdo. E invece, per quanto improbabile, è ancora più assurdo di così. Perché poi il cervello si è messo in moto, ed è diventato chiaro: Bengasi sta in Libia. In Libia?
Sannino ha una carriera da allenatore curiosa, ma le ultime esperienze lo hanno visto allenare in Svizzera, in un posto che si chiama - letteralmente - Paradiso. Ora, noi non siamo una rivista di geopolitica, e avrei difficoltà a spiegare perché in Libia ci siano due governi e le bande armate in giro, ma mi sembra abbastanza per dire che siamo molto lontani dalla Svizzera, o dal Paradiso. Poche settimane fa il governo di Bengasi ha respinto il nostro ministro dell’interno Matteo Piantedosi, oggi accoglie come allenatore Sannino: football, bloody hell! La verità è che Sannino il Libia ci ha già allenato, all’Al-Ittihad Tripoli nel 2021, e che l’Al-Ahly Bengasi in questo momento si trova in Lombardia, dove - mezzo in segreto - si stanno svolgendo i playoff del campionato libico. Insomma: tutto normale.
FEDERICO BASCHIROTTO ALLA CREMONESE
Si dice spesso che, ormai, il calcio non ha più bandiere, una frase così piena di retorica da far pensare che, forse, è meglio così. Quante bandiere del Lecce, però, potevano stare sul petto gigante di Federico Baschirotto? Nonostante fosse arrivato al Via del Mare appena 3 anni fa, per il percorso della sua carriera, per come è stato capace di affermarsi, per il tipo di calciatore che rappresentava in campo, pensavamo che tra Baschirotto e il Lecce sarebbe durata per sempre. E invece non è andata così.
Anzi, in questi giorni abbiamo scoperto che, se qualcuno ha un diritto di prelazione sull’idea di Baschirotto come bandiera, quella è proprio la Cremonese, dove ha giocato nella stagione 2014/15, nelle giovanili. In una foto dell’epoca lo vediamo con un fisico non ancora da culturista e i capelli a spazzola come andavano in quegli anni, lo sguardo sempre serio. Da lì in poi la sua carriera è stata una lenta discesa verso le categorie inferiori e poi un’eroica risalita verso la A, culminata con le stagioni a Lecce. Baschirotto ha salutato e ringraziato con un bel post d’addio, dato al Lecce quel che è del Lecce. La domanda è come abbia fatto il club salentino a privarsi così facilmente di uno dei suoi leader, in una squadra che cambia sempre tanto ed è particolarmente ancorata a giocatori come lui. Baschirotto era in scadenza, e il Lecce incassa 3 milioni di euro dalla sua cessione.Non pochi, ma ora dovrà trovare un titolare affidabile dietro: non una cosa così semplice.
THOMAS MULLER AI VANCOUVER WHITECAPS
Qualche tempo fa, scrivendo di svincolati, avevo messo Thomas Muller in cima alla lista di quelli che ogni squadra dovrebbe provare a prendere. Certo, era più un omaggio ad uno dei miei calciatori preferiti, ma anche la sensazione che in un contesto ancora di alto livello Muller potesse incidere. Il Raumdeuter invece ha fatto una scelta diversa, del tutto lecita e simile a quella di altri giocatori come lui. La MLS infatti attira alcuni dei migliori giocatori europei a fine carriera a prescindere, soprattutto quelli che sembrano avere qualche interesse nell'iniziare a formarsi anche per il post-ritiro. Eppure la sua scelta, all’interno di una scelta comune, appare come molto singolare. Chi davvero avrebbe saputo nominare i Vancouver Whitecaps?
È vero, Muller è un calciatore peculiare, uno che è sempre stato eccentrico, diciamo, sia nello stile di gioco che fuori dal campo, ma l’idea di scegliere Vancouver, tra tutte le possibili destinazioni in MLS; è davvero unica. Vancouver è in Canada e questo, magari, in un’epoca storica complicata, può aver indirizzato la sua scelta, ma è un Canada un po’ nascosto, dall’altra parte del paese rispetto a Toronto e Montreal e Ottawa. Rispetto all’Europa è davvero dall’altra parte del mondo, al confine ovest appena sopra Seattle. Un posto bellissimo a livello naturale, ma con un clima complicato e in generale meno attrattivo: qui ad esempio c’è stata anche una franchigia NBA, ma è durata pochissimo. In ogni caso da quelle parti il calcio è in crescita: Vancouver fa parte di un triangolo di derby con i Portland e Seattle (due delle squadre con i tifosi più identitari della MLS) chiamato “della Cascadia”. Ovviamente è uno di quei posti in cima a tutte le classifiche di qualità della vita, in cui veramente - se hai una certa idea di mondo - si deve vivere alla grande. Mi piace immaginare Muller con la sua camicia a scacchi, che nel tempo libero va per boschi, o a pescare granchi di notte. Una vita bucolica e serena che personalmente gli auguriamo, dopo una vita passata a interpretare gli spazi in maniera divina.
GABRIEL STREFEZZA ALL’OLYMPIACOS
Strefezza, si può dire, è stato uno dei precursori del progetto Como. Ci è andato a gennaio del 2024, dopo aver rotto con il Lecce, o comunque essere uscito dal giro dei titolari dopo una stagione da 9 gol in Serie A, decisivi per la salvezza. Col Como è salito in A, e anche l’anno scorso è stato tra i giocatori più importanti, in una squadra che giocava bene ma aveva un po’ di difficoltà a essere incisiva. Fabregas aveva detto di volerlo sempre, in ogni squadra e categoria. In estate però il Como ha puntato a rafforzarsi proprio nel suo ruolo, spendendo tanto e allungando il suo pacchetto di ali. Strefezza allora deve aver pensato che per lui sarebbe stata tosta: lottare per un posto in squadra contro rivali più giovani e pagati un sacco di soldi. C’è da dire che, nel piccolo scorcio di pre-stagione in cui ha fatto parte del Como, è stato sempre uno dei migliori. «Non ho dormito per due notti quando Strefezza mi ha detto che voleva andare via» ha detto Fabregas, che sembra aver imparato l’arte del ricamo da Guardiola, ma che comunque forse su Strefezza ci puntava.
Che sia voluto andare via, allora, è lecito: ma all’Olympiacos? Chissà com'è andata, chi ha deciso che Strefezza era l’uomo giusto per il più grande club di Grecia. Forse questa è una notizia assurda solo per noi, o almeno per me, che ancora fatico ad abituarmi all’idea che all’estero guardino partite tipo Como-Cagliari. Su X, per dire, i tifosi greci stanno in fibrillazione. E non hanno tutti i torti: Strefezza è un giocatore forte, che nei video di highlights sembra ancora più forte. L’Olympiacos lo ha pagato 8 milioni di euro, che non sono pochi, anche considerando che ha 28 anni, non pochissimi per un calciatore. Strefezza, che sembra avesse offerte dall’Italia, o da posti che pagano meglio, ha voluto l’Olympiacos perché vuole giocare la Champions League. Come dargli torto? Un anno e mezzo fa veniva spedito dal Lecce in B, tra poche settimane sentirà la musichetta più ambita del calcio europeo. Tra l’altro Strefezza è anche italianizzabile: fossimo in Gattuso…
MATTIA LIBERALI AL CATANZARO
Qual è il partito di riferimento per i moderati e i liberali in Italia? Forza Italia. In quale regione Forza Italia vince di default qualsiasi elezione già solo per lo slogan "BERLUSCONI PRESIDENTE "? La Calabria. Questo lungo preambolo per dire che era naturale che uno che si chiama Liberali prima o poi finisse a giocare in Calabria, una terra che per Forza Italia è un po' come il Texas per i Repubblicani.
Il trasferimento di Liberali al Catanzaro ha scatenato un certo clamore, visto che si tratta di uno dei principali talenti italiani e non troppo tempo fa il Milan sembrava convinto a puntare su di lui. Del significato più generale dietro un trasferimento del genere abbiamo scritto in questo articolo. Vedremo se al Nicola Ceravolo Liberali troverà la sua strada (e magari anche il modo di far fruttare al Milan il 50% sulla rivendita che si dice sia stato stipulato). Lo scorso anno Liberali non ha trovato un impiego stabile col Milan Futuro e quella di quest'anno sarà la sua prima vera stagione tra i professionisti. Il Catanzaro vuole essere una squadra capace di dominare le partite col pallone e che per certi versi dovrebbe agevolarlo. Riuscirà a mostrare un livello sufficiente?
GIACOMO QUAGLIATA AL DEPORTIVO LA CORUÑA
Dopo quattro anni di purgatorio in terza serie, la scorsa stagione il Deportivo La Coruña si è riaffacciato in Segunda Division. Dopo un'annata d'assestamento, quest'anno i galiziani sembrano voler lottare per la promozione: a dimostrazione di ciò, sono riusciti a mantenere il loro miglior giocatore, Yeremay, un'ala totalmente fuori contesto in questa categoria, che in questi mesi è stata spesso accostata a Milan e Como. A condividere la fascia sinistra con lui quest'anno ci sarà Giacomo Quagliata, reduce da un'ottima metà di stagione in prestito al Catanzaro, dove ha messo a referto 2 gol e 4 assist in 15 partite.
Per Quagliata non è la prima stagione all'estero. Per farsi spazio tra i professionisti, infatti, a vent'anni era andato a giocare in Olanda all'Heracles Almelo. Il palermitano è un terzino minuto ma di grande spinta, con un'eccellente sinistro sui cross e sui calci piazzati. Vedremo come si adatterà al calcio spagnolo. Il posto da titolare, comunque, potrebbe non essere garantito visto che l'altro terzino sinistro in rosa è Sergio Escudero, 36 anni, che forse ricorderete come capitano del Siviglia pluricampione dell'Europa League.