
Nella stessa estate in cui il Liverpool acquista Florian Wirtz dal Bayer Leverkusen per la cifra complessiva di €136.3 milioni (record nella storia del club inglese) qui da noi in Italia il Milan lascia andare Mattia Liberali.
Questa considerazione iniziale vi può suonare lunare: ma non voglio in nessun modo proporre un paragone tra i due giocatori. Stiamo parlando del miglior numero dieci in Europa oggi, che viene da diverse stagioni di rendimento consolidato. Come si può paragonare con un 2007 che ancora gioca in primavera e con un talento ambiguo e comunque tutto da dimostrare?
Eppure mi sembra uno spunto introduttivo utile per comprendere come il nostro calcio tenda a relazionarsi con i giovani, e in particolare con i trequartisti; o comunque con i giocatori offensivi più fragili ma dal potenziale anche più interessante.
Il calcio italiano ha un problema storico nel gestire questo tipo di profili. Una trentina di anni fa (molti lo ricorderanno), ai tempi dell’esplosione di Roberto Baggio, diversi allenatori e giornalisti si trovarono a mal partito col talento di Caldogno proprio perché non riuscivano a inquadrarlo tatticamente. Attaccante? Rifinitore (come si chiamavano prima i trequartisti)? Un numero 10 o un nove e mezzo (secondo la famosa definizione affibbiata al Divin Codino da Michel Platini)?
Carlo Ancelotti, all’epoca ancora un allenatore rigidamente sacchiano, nel 1997 non volle Baggio a Parma proprio perché non sapeva dove collocarlo nel suo 4-4-2. In quel sistema di gioco i numeri dieci potevano trovare spazio al massimo come esterni di centrocampo.
Oggi la situazione non sembra poi cambiata. I trequartisti attuali incontrano più o meno lo stesso tipo di difficoltà. Guardate per esempio il caso di Tommaso Baldanzi, altro 10 per il quale si sta provando la trasformazione in mezzala. O di Pafundi, che non riesce a trovare spazio a Udine. Con Liberali, talento cresciuto nelle giovanili del Milan, si è invece passati direttamente alla cessione. Il club lo ha ceduto al Catanzaro a titolo definitivo, mantenendo il 50% sulla futura rivendita. Un movimento che in queste ore sta facendo discutere, perché di Liberali si parla da almeno un paio d'anni come di uno dei giovani più interessanti del calcio italiano, e perché è comunque inusuale per un club come il Milan la cessione a titolo definitivo di un ragazzo di 17 anni. Sembra troppo presto per scommettere contro Liberali, no? Vi ricordate quando la scorsa estate si parlava di Liberali come del futuro del club? Veniva descritto come una sorpresa dell'estate e una garanzia per il futuro.
CHI È MATTIA LIBERALI
Nell'ottobre 2024 Liberali era stato inserito dal Guardian nella lista dei migliori 60 prospetti al mondo nati nel 2007. In quella lista comparivano anche elementi come l’argentino Franco Mastantuono (ceduto dal River Plate al Real Madrid per €45 milioni) e il brasiliano Estêvão (acquistato dal Chelsea per una cifra di €65 milioni più bonus). Liberali invece dovrà ricominciare lontano dai grandi palcoscenici, scendendo di categoria per andare a giocare in Serie B, seppur nell’ambizioso Catanzaro affidato quest’anno alle cure di Alberto Aquilani.
Eppure, come ricordato, appena la scorsa estate il Milan di Paulo Fonseca sembrava destinato a puntare proprio su di lui. Il tecnico portoghese, appena arrivato a Milano, fece subito intendere che avrebbe voluto plasmare il suo Milan intorno a una struttura base 4-2-3-1, creando una squadra in grado di dettare il contesto tattico attraverso il controllo della palla e del campo.
All’interno della rosa affidata a Fonseca non c’era però in apparenza nessun giocatore in grado di ricoprire efficacemente il ruolo di trequartista. Tutte le soluzioni proponibili (da quella di Tijjani Reijnders a Cristian Pulisic) apparivano delle forzature. Era una rosa imbottita di mezzali ma priva di un numero dieci vero e proprio. Così, l’unico ad avere le qualità per poter giocare a ridosso del centravanti, da mezzapunta, era proprio Liberali.
Durante l'estate scorsa, dunque, Liberali sale alla ribalta delle cronache a giugno, quando segna all’Inghilterra durante il campionato Europeo Under 17 che l’Italia si è aggiudicata. Il gol realizzato contro gli inglesi, diventato virale, riassume un po' tutte le caratteristiche del mancino lombardo, calciatore dalla tecnica sopraffina e dal dribbling esotico per un italiano.
In quella Nazionale, guidata da Massimiliano Favo, Liberali veniva utilizzato proprio da trequartista in un 4-3-1-2, con compiti di cucitura del gioco in zona di rifinitura ma anche di aiutare lo sviluppo della manovra. Una struttura organizzata per offrire più soluzioni di passaggio al possessore di palla e per supportare la presenza di un numero dieci.

Fonseca lo aggrega alla prima squadra per la tournée statunitense del Milan, mandandolo in campo nelle amichevoli contro il Manchester City prima e con il Real Madrid poi. Nella gara con le merengues Liberali mette a referto anche un assist.
COSA È ANDATO STORTO
È un momento di disperazione del calcio italiano, e Liberali guadagna qualche prima pagina. Quando però comincia la stagione regolare, la stella di Liberali si offusca. Il numero 30 del Milan viene mandato in campo soltanto una volta, a dicembre contro il Genoa. Una partita nella quale il ragazzo gioca sessantuno minuti, rendendosi protagonista di un episodio dubbio quando va a contrasto con Fabio Miretti nell’area rossoblù. Dopo quella presenza, Liberali è stato costretto a dividersi fra Milan Futuro (8 presenze in Serie C) e, soprattutto, Primavera.
Una curiosità: in quella gara contro il Genoa Liberali viene rilevato da Francesco Camarda, altra promessa del settore giovanile milanista. Camarda è stato mandato in prestito (con diritto di controriscatto per la società rossonera) al Lecce, in Serie A. Liberali invece viene ceduto a titolo definitivo al Catanzaro. Cos’è andato storto con lui?
Sicuramente sulla cessione ha influito il contratto del giocatore, in scadenza nel giugno 2026 (cioè fra un anno). Non essendo stato trovato un accordo, la società ha optato per cedere il calciatore ora piuttosto che perderlo a zero fra un anno. Il mancato rinnovo però sembra essere non soltanto frutto dell’assenza di intesa fra le parti, ma anche della volontà di un club che, evidentemente, su Liberali non puntava poi così tanto.
La stagione in Primavera (31 presenze complessive fra campionato, fase finale, Coppa Italia di categoria e Youth League) non è stata all’altezza delle attese e si è conclusa con 7 reti e due assist totali. Sull’andamento altalenante del giocatore però potrebbe aver pesato anche il fatto di essere passato improvvisamente dalla prospettiva di poter giocare in Serie A a San Siro a quella di dover scendere in campo con la Primavera al Centro Sportivo Vismara. Un bel contraccolpo per chiunque. In mezzo c'è stato anche l'inserimento a singhiozzo dentro il Milan Futuro, un progetto caotico e - almeno per quest'anno - fallimentare.
Venire sballottato fra prima squadra, Primavera e Milan Futuro non ha certo giovato alla maturazione tecnica (e anche psicologica) di un ragazzo così giovane. Ma anche un giocatore più esperto si sarebbe trovato in difficoltà se gli fosse stato chiesto di cambiare tre campionati, tre allenatori e tre spogliatoi nell’arco di un solo anno. Forse sottovalutiamo la differenza di contesto che esiste tra il Campionato Primavera, la Serie C in cui giocava il Milan Futuro e la Serie A. Non dovremmo sottovalutarla soprattutto per un ragazzo di 17 anni in un momento delicatissimo della propria crescita.
Qui dovremmo parlare un attimo della direzione confusionaria data dalla società Milan al progetto Milan Futuro. Presentata come il contesto ideale nel quale far crescere i talenti del domani, la squadra satellite dei rossoneri è stata mandata allo sbaraglio nel girone B della Serie C. A un certo punto poi tutte le colpe della stagione disfunzionale sono state addebitate, naturalmente, all’allenatore. Daniele Bonera è stato così esonerato per far posto a Massimo Oddo. Un avvicendamento che non ha evitato la retrocessione in Serie D. Anche se Geoffrey Moncada, direttore tecnico del Milan, ha successivamente dichiarato che la categoria non è un problema, visto che l’obiettivo è quello di far crescere i calciatori, giocare in C o in D non è la stessa cosa dal punto di vista del livello tecnico. Senza contare poi la macchia della retrocessione, la prima in Italia per una seconda squadra di un club di Serie A.
Non sappiamo perché Liberali non volesse rinnovare il contratto, non ci sono notizie a riguardo, ma non possiamo escludere che la mancanza di un progetto attorno a lui lo abbia convinto a vedersi altrove. Se il Milan avesse voluto davvero puntare su di lui - anche non per forza in prima squadra - è difficile credere che Liberali non avrebbe rinnovato.
QUINDI?
Certo, in questi casi viene sempre la tentazione di credere all'argomento realista: se Liberali era davvero forte il Milan non lo avrebbe lasciato andar via. È un argomento difficile da contestare, e anche per questo capzioso. Il valore di un giovane di 18 anni (compiuti ad aprile) non è misurabile certo dopo una stagione come quella che abbiamo appena descritto. È impossibile sapere come un talento peculiare come quello di Liberali si adatterà a un calcio più fisico e dai ritmi più alti. Lo vedremo al Catanzaro. Riuscirà a mantenere la sua deliziosa qualità tecnica, nella conduzione palla e nella rifinitura, anche attorno a un calcio più ruvido?
Se il talento di Liberali non è di alto livello è davvero troppo presto per dirlo, ma è anche un talento che andrebbe accompagnato, curato, protetto - magari con più coraggio di quanto dimostrato dal Milan. È solo un esempio, questo del Milan e di Liberali, e forse è anche ingiusto provare a costruirci una parabola universale. L’impressione però è che Liberali paghi anche l’italica ostilità ai trequartisti di cui parlavamo all’inizio, oltre alla concezione (anche questa tipica dalle nostre parti) secondo la quale per giocare a calcio si debba essere per forza molto prestanti fisicamente. Insomma, a 169 centimetri d’altezza per 67 chili di peso Liberali non avrebbe la struttura per poter giocare ad alti livelli.
È possibile che sia così, ma di certo abbiamo smesso di crederci troppo presto. Lui, però, ha tutto il tempo e il modo per smentirci.