
Al ventesimo del primo tempo dell’ottavo di finale del Mondiale Under 17 in Qatar l’Italia attacca, e la palla finisce in fallo laterale a sinistra. A battere la rimessa ci va il trequartista Samuele Inacio, che la rimette indietro. Poi rimane sulla fascia sinistra per ricevere il passaggio di David Marini e puntare così il terzino avversario in isolamento. Inacio usa il primo controllo di destro per saltare l’intervento dell’avversario e poi si allunga in conduzione fino a fondo campo. Da lì Inacio crossa basso col sinistro un pallone che il portiere tocca ma non controlla: a quel punto la punta Companiello può scaricare in porta il gol dell’1-0 contro l’Uzbekistan. Il contributo di Inacio è fondamentale, e senza l'intervento del portiere sarebbe stato per lui il terzo assist in 5 partite della competizione finora, a cui vanno aggiunti i 4 gol del girone.
Samuele Inacio è il numero 10 della Nazionale e si sta rivelando una delle stelle del torneo, il più importante per i calciatori minorenni. È un giocatore dal talento evidente anche solo da come tocca il pallone, con una testa che va ad un’altra velocità rispetto ai coetanei in campo e con la sensazione di riuscire sempre a far accadere qualcosa quando è in possesso sulla trequarti. I suoi idoli sono Neymar e Ronaldinho. Sembra poter essere la tipologia di giocatore creativo e imprevedibile che è sempre più necessario nel calcio ultrastrutturato del momento e che in questo momento storico il calcio italiano fatica a tirare fuori ad alti livelli.
Figlio dell'ex brasiliano Napoli e Atalanta Inacio Pià, Samuele Inacio è nato nel 2008 a Bergamo ed è entrato subito nel settore giovanile dell’Atalanta, uno dei migliori d’Italia. Nell’estate del 2024 è passato nelle giovanili del Borussia Dortmund, che in estate lo ha addirittura portato negli Stati Uniti, al Mondiale per club. Non è il primo giovane italiano a fare questo passaggio negli ultimi tempi.
Inacio a Dortmund ha trovato il difensore centrale ventenne Filippo Mané, in Germania dal 2022 e già nel giro della prima squadra. Con loro nella Ruhr c’è anche il difensore centrale Luca Reggiani, classe 2008, passato al Borussia dalle giovanili del Sassuolo e capitano della Nazionale Under 17 italiana dove militano Inacio e Mané. Tre dei principali giovani talenti italiani giocano nella stessa squadra, fuori dall’Italia.
Non è un caso: la Bundesliga è all’avanguardia in termini di scouting di giovani talenti e può offrire un livello di infrastrutture e attenzione quasi inesistente in Italia in questo momento. «Sarà scontato, ma le strutture sono il punto di distacco più grande tra Germania e Italia», ha detto Inacio «A Dortmund hai sempre tutto a disposizione per migliorare il tuo livello e le tue prestazioni».
Nell'estate del 2024 arriva in Germania un altro ragazzo della diaspora di giovani talenti italiani, Andrea Natali, che firma per il Bayer Leverkusen. Natali è nato a Milano nel 2008, mentre il padre Cesare giocava per il Torino, e passa al Bologna, proprio in occasione del trasferimento del padre. Dopo il Bologna, Andrea si ritrova a girovagare l'Europa, da Udinese e Milan fino alla Spagna, dove cresce nei vivai di Espanyol e Barcellona. Nella Masia viene considerato tra i centrali più promettenti grazie alla stazza e alla tranquillità con cui gioca, non a caso il suo idolo è Virgil van Dijk. «Al Barcellona fa specie vedere che da quando sei piccolino fino alla prima squadra c'è lo stesso stile di gioco. Esempio: un giocatore dell'Under 10 ha lo stesso modo di giocare di un Under 23, quindi ci si trova a proprio agio nel proporre e ricreare quel tipo di gioco senza pressione. Ce l'hanno dentro, codificato, ed è impressionante».
A 16 anni Natali, assistito dall’agenzia di Raiola, firma il primo contratto col Bayer Leverkusen. Il suo è il caso di una carriera giovanile studiata a tavolino che forse sarebbe impossibile in Italia. Un arricchimento calcistico che segue passo passo quello culturale, avendo imparato lo spagnolo e studiando il tedesco grazie a un professore messo a disposizione dal Bayer, con cui fa lezione tutte le mattine prima degli allenamenti. «La cosa assurda è che seguo la lezione in uno degli skybox delle curve della BayArena. Le aree ospitality sono la mia classe». La scorsa estate è passato in prestito all’AZ nei Paesi Bassi, per il momento giocando con la seconda squadra e allenandosi anche con la prima. L'esordio comunque sembra vicino.
La Germania è la terra promessa anche del trequartista Guido Della Rovere, ora nelle giovanili del Bayern Monaco. Della Rovere è nato nel 2007 a Cremona ed aveva già debuttato con la prima squadra della Cremonese. Per fisico slanciato e creatività ha qualcosa di Nico Paz, se siete tra quelli che amano i paragoni. In ogni caso quel qualcosa non è sfuggito ai grandi club europei come il Bayern, che alla fien l'ha soffiato alla Juventus. In questo momento gioca con la seconda squadra e l’esordio in prima squadra potrebbe essere vicino.
L’emigrazione di giovani talenti all'estero non è una novità per il calcio italiano. La prima grande ondata arrivò tra metà anni ‘90 e inizio 2000 con il passaggio nelle giovanili della Premier League di talenti come Samuele Dalla Bona al Chelsea, Giuseppe Rossi al Manchester United e Arturo Lupoli all’Arsenal. È famosa anche la storia del passaggio sfumato di Balotelli nelle giovanili del Barcellona, che lo aveva provinato prima che andasse all’Inter: «Ero con i fratelli Dos Santos, Thiago Alcantara, Bojan Krkic. Ci insegnavano solo la tecnica, senza tattiche. Era una gioia giocare su quel campo».
Negli ultimi anni però il divario tra l’esperienza del calcio giovanile e le prime squadre dei grandi club europei e italiani si è ulteriormente allargato, sia in termini di strutture che di prospettive in prima squadra. La differenza è che mentre nel Bayern in questa Champions League gioca e segna il talento Lennart Karl, nato nel 2008, Mattia Liberali, che lo ricorda per ruolo, struttura fisica e stile di gioco, fa la panchina nel Catanzaro in Serie B. Un passaggio arrivato dopo aver lasciato un club, il Milan, in cui era cresciuto e lo aveva sempre considerato come uno dei più grandi talenti del suo settore giovanile, ma che l’ha ceduto quest’estate.
In estate ha lasciato l'Italia anche Federico Coletta, centrocampista nato a Roma nel 2007 e cresciuto proprio nella Primavera della squadra capitolina. Coletta è reduce da una stagione con la Primavera giallorossa da 14 gol ed è nel giro della Nazionale Under 19 e nel 2024 ha vinto l’europeo Under 17 con l’Italia di Camarda e Liberali. In estate ha deciso che non avrebbe rinnovato il contratto in scadenza con la Roma ed è stato ceduto al Benfica, dove ora gioca con la seconda squadra: «Il Benfica è un club che lavora molto bene con i giovani, dedicando loro molta attenzione e offrendo loro le migliori condizioni possibili. Basta guardare la storia di questa istituzione con i giovani che sono stati lanciati in tutta Europa e nel mondo», ha detto. In questo momento il più giovane prodotto di Trigoria che gioca nella Roma è Niccolò Pisilli con 2 presenze in Serie A in stagione ed è un 2004.
Con Coletta, nell’Italia Under 17 campione d’Europa, giocava titolare il terzino Emanuel Benjamin, italobrasiliano cresciuto a Madrid, dove ha girato i settori giovanili locali tra Rayo Vallecano, Getafe e infine Real. Il selezionatore dell’Under 20 al Mondiale di categoria, Carmine Nunziata, questo ottobre ha deciso di portarlo con sé in Cile anche da sotto età. Benjamin è un terzino con una facilità e una naturalezza nel dribbling che in posti come la Spagna viene ricercato nonostante la struttura fisica non certo eccezionale. Soprattutto: è l’esempio perfetto di una politica che la Nazionale italiana a livello giovanile sta seguendo da un po’, cioè non fermarsi ai vivai italiani, ma di andare a cercare i talenti anche fuori dai confini nazionali.
Tra i primi nomi c’è stato Fabio Chiarodia, nato in Germania e nelle giovanili del Werder Brema quando è stato convocato con l’Under 15 nel 2019. Chiarodia ha poi fatto tutta la trafila fino a stare nel giro della Nazionale Under 21, tutto questo senza aver mai giocato in Italia. Come lui Luca Koleosho, nato negli Stati Uniti ma che giocava nell’Espanyol B all’epoca della convocazione con l’Under 19 nel 2023. Come loro nella Nazionale Under 17 ci sono il terzino destro Jean Mambuku, nato nel 2008 a Torino ma nelle giovanili dello Stade Reims, e il mediano Idrissa Dauda Amihere, nato a Brescia nel 2008 e che milita nelle giovanili del West Bromwich Albion. Il loro caso è differente da quello di Inacio e Reggiani perché sono cresciuti calcisticamente in Francia e Inghilterra, senza mai passare per le giovanili italiane. «In Francia c’è più fisicità, in Italia più attenzione alla tattica», ha detto Mambuku sulle differenze tra le due scuole calcistiche.
Nell’ultima convocazione dell’Under 15 guidata da Enrico Battisti, ci sono anche Luca Muzzi, al Benfica come Coletta, Daniele Gerace e Domenica Lenate, entrambi expat allo Stoccarda. Parliamo di ragazzi giovanissimi (classe 2011) che prima forse non sarebbero entrati nel giro della Nazionale, e che a quell’età difficilmente sarebbero sfuggiti a un grande vivaio italiano. Nell’Under 16 è stato convocato anche il 2010 Noham Blandina, che gioca in Belgio nel Club Brugge assieme all’elegante centrocampista Gianluca Okon (figlio di Paul ex giocatore della Lazio), nato nel 2009 e nel giro dell’Under 17 italiana dopo essere stato nelle Nazionali giovanili australiane.
Il piano della federazione sta funzionando visti i risultati raggiunti a livello giovanile (tra cui un Europeo Under 19, una finale Mondiale U20 e un Europeo Under 17 negli ultimi tre anni), ma nel frattempo non si è ancora risolto il problema atavico del passaggio tra il calcio giovanile e quello dei grandi. I risultati delle Nazionali giovanili alla fine contano fino a un certo punto. In questo la federazione è di fatto impotente perché è discorso che non riguarda certo solo le politiche che può adottare il calcio a livello istituzionale.
Nella Nazionale Under 19 non è solo Coletta ad aver lasciato l’Italia in estate, ma anche il mediano Matteo Mantini che è passato dalle giovanili dell’Inter al Grasshopper in Svizzera, dove gioca in prima squadra.
Mantini ha saltato direttamente il campionato Primavera, passando dalle Under 18 italiane al professionismo. Con lui a Zurigo ci è andato la stessa estate anche il terzino destro classe 2008 Pantaleo Creti, trasferendosi dalle giovanili del Monza e convocato in passato con la nazionale Under 17. Creti è nato in Uganda ma è cresciuto a Lecce, per poi trasferirsi a Monza nel 2022. Ora anche lui è passato subito alla prima squadra del Grasshopper e ha già segnato un gol nei pochi minuti in campo avuti fino ad ora. Questo non significa automaticamente che bisogna aspettarsi grandi cose dalla sua carriera, ma è probabile che rimanendo a Monza per fare questo salto ci avrebbe messo molto di più.
Il calcio italiano è sempre più insulare rispetto al resto dei grandi campionati del continente. Questo si vede in tante cose come lo stile di gioco, il tipo di giocatori che vengono sviluppati e anche proprio il rapporto con i giovani. Tolte rarissime eccezioni, nelle squadre della Serie A che ambiscono a una qualificazione europea gli Under 19 sono ancora un contorno. Anche in un progetto che punta molto sui giovani come il Como, Fàbregas ha ammesso di farlo prendendoli da fuori, perché sono più preparati per il tipo di calcio che la squadra vuole fare. Fàbregas ha detto che il Como ha iniziato solo ora il processo per avere giocatori italiani, facendoli crescere dalle giovanili della squadra per poter essere utili per la prima squadra. «In Spagna abbiamo l’ossessione della crescita dei giovani, qui invece molto meno», ha detto l'allenatore spagnolo «Qui la scelta di portare ragazzi dell’Under 16 alla Primavera aveva fatto scalpore, bisogna progredire».
Forse l'unica squadra che ha provato a rischiare con i giovani nell'ultima stagione è stato il Genoa e comunque ha iniziato a farlo con convinzione quando ormai si sentiva sicura della salvezza. Mi riferisco ad Honest Ahanor, Jeff Ekhator e Lorenzo Venturino, tre giovani che la scorsa stagione hanno avuto minuti importanti in partite vere. Per Ahanor questo è valso poi il passaggio in estate all’Atalanta e una ricca plusvalenza per il Genoa. Ahanor è un buon esempio di come questo discorso si intrecci con temi che col calcio hanno a che fare solo tangenzialmente: il difensore dell'Atalanta per via delle leggi italiane sta ancora aspettando di avere il passaporto e poter essere quindi convocato dalla Nazionale.
Vieira non ha superato un inizio di stagione sfortunato in campo e negativo in classifica, ma della sua breve esperienza a Genova rimane comunque la dimostrazione che avere un approccio diverso con i giovani del proprio vivaio è possibile. Intanto, però, i giovani italiani hanno capito che, per avere una possibilità più concreta di ottenere una carriera professionistica, andare via da questo Paese non è alla fine un'idea così malvagia.