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Come sta il Brasile
28 giu 2018
28 giu 2018
Contro la Serbia il Brasile ha trovato un avversario che per la prima volta doveva vincere la partita, e abbiamo potuto capire un po' meglio i suoi pregi e difetti.
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Foto di Kirill Kudriavtzev / Getty Images
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Un test difensivo per il BrasileQuella contro la Serbia è stata la prima partita di questi Mondiali in cui il Brasile ha affrontato una squadra obbligata ad attaccare e a concedere campo. Svizzera e Costa Rica, con strategie diverse, avevano pensato innanzitutto a trovare un modo per negare gli spazi alla manovra verdeoro, impegnando poco il Brasile in fase difensiva. La Nazionale di Tite aveva in effetti mostrato delle debolezze ma in entrambe le partite aveva tirato più di venti volte, lasciando agli avversari 9 conclusioni in tutto: 6 alla Svizzera e appena 3 alla Costa Rica.La Serbia aveva invece bisogno di una vittoria per qualificarsi agli ottavi, una condizione che ha spinto il CT Mladen Krstajic a schierare una formazione molto offensiva, con Milinkovic-Savic arretrato a interno di centrocampo in coppia con Matic e il ritorno di Ljajic da trequartista, alle spalle di Mitrovic insieme a Tadic e Kostic. Anche in difesa Krstajic aveva riservato delle sorprese, preferendo Rukavina a Ivanovic per contrastare Neymar e schierando come centrale Veljkovic, 22enne del Werder Brema che affiancava il 20enne Milenkovic della Fiorentina.

Per la prima volta il contesto in cui ha giocato il Brasile, che comunque non era ancora certo della qualificazione agli ottavi, si è avvicinato a quello che presumibilmente troverà nei turni successivi, quando il livello delle avversarie si alzerà, la produzione offensiva sarà più equilibrata e verrà impegnato maggiormente in fase di non possesso.La Serbia, che ha ovviamente meno talento rispetto alle altre favorite per il titolo mondiale, ha subito il Brasile per larghi tratti ma ha messo alla prova i meccanismi difensivi verdeoro più di quanto fatto da Svizzera e Costa Rica. La squadra di Tite ha costruito di più e in modo più pericoloso ma ha concesso 10 tiri ai serbi, più o meno gli stessi lasciati agli avversari nelle prime due partite messe insieme.

La Serbia ha concluso 10 volte ma soltanto in un’occasione ha centrato lo specchio. Il conto degli xG descrive comunque una partita equilibrata.

C’è stato in particolare un periodo della partita in cui il Brasile è andato forse per la prima volta davvero in sofferenza a livello difensivo, nei minuti che vanno da un contropiede gestito male da Ljajic e Tadic al 53’ fino al gol del 2-0 di Thiago Silva, nei quali la Serbia ha dominato il possesso e schiacciato i verdeoro nella loro area.Fino a quel momento i serbi avevano fatto fatica a giocare fasi di possesso prolungate, preferendo arrivare subito sulla trequarti lanciando su Mitrovic e cercando di costruire un’occasione con pochi passaggi. Alla fine il centravanti serbo ha fatto segnare il record di duelli aerei vinti (7) ma ha ricevuto il pallone più dai difensori e dal portiere che dai centrocampisti e dai trequartisti che giocavano alle sue spalle (Milinkovic-Savic, il miglior serbo con Matic per passaggi riusciti, ad esempio non gli ha passato la palla nemmeno una volta). Il piano non aveva però prodotto granché: all’intervallo la Serbia aveva tirato appena tre volte, nessuna nello specchio, ed era in svantaggio per il gol segnato da Paulinho.Con l’eliminazione a un passo, nel secondo tempo la Serbia si è spinta in avanti con maggiore determinazione, iniziando in maniera più insistita l’azione da dietro e dando così il tempo ai terzini di alzarsi e ai trequartisti di posizionarsi tra le linee brasiliane per facilitare la risalita palleggiata del campo. Dall’inizio del secondo tempo fino al gol di Thiago Silva il possesso palla serbo si è alzato fino a sfiorare il 60%, mostrando con chiarezza, per la prima volta da quando è iniziato il Mondiale, le vulnerabilità difensive del Brasile.Innanzitutto lo spazio concesso dietro le mezzali, occupato con molta fluidità dai trequartisti serbi, liberi di muoversi dentro il campo senza badare troppo alle loro posizioni iniziali. Le zone dietro Coutinho e Paulinho, abituati a difendere in avanti e più a disagio a coprire gli spazi, sono state quelle preferite dalla Serbia per avanzare dopo la prima costruzione, trovando uno dei trequartisti che si muovevano tra le linee.Superata in questo modo la metà campo, il gioco serbo si allargava su una delle due fasce grazie alla salita dei terzini e veniva rifinito in maniera privilegiata da un cross. In questo modo la Serbia ha esposto l’altra evidente criticità difensiva del Brasile, la copertura della fascia sinistra. Le migliori occasioni per Mitrovic sono arrivate con due cross da destra di Rukavina, mentre sulla fascia opposta i ripiegamenti profondi di Willian hanno limitato la spinta di Kolarov, prezioso piuttosto come regista laterale. Più che con i cross, il terzino della Roma si è reso pericoloso con un paio di passaggi in diagonale a servire i compagni sul lato corto dell’area di rigore: uno in particolare, a trovare uno dei pochi inserimenti in area di Milinkovic-Savic, avrebbe potuto creare una grande occasione, se Miranda non avesse anticipato Mitrovic sul cross di Tadic.Alla fine il Brasile ha comunque retto, concedendo poco anche se costretto a difendersi in area. I pericoli più grandi sono arrivati da due colpi di testa di Mitrovic, il primo salvato da Thiago Silva dopo una respinta corta di Alisson, il secondo, piuttosto centrale, parato senza problemi dal portiere della Roma. Una volta consolidato il dominio del pallone e vista la facilità con cui la sua squadra arrivava al cross, la strana scelta di Krstajic di non avanzare Milinkovic-Savic e puntare ancora di più sui suoi inserimenti in area ha reso più semplici i compiti della difesa verdeoro, la cui stabilità è però certificata dai numeri: il Brasile non ha subito gol in 17 delle 24 partite della gestione di Tite.

Alcuni difetti strutturaliI difetti mostrati contro la Serbia sembrano comunque difficili da risolvere, a meno di un cambio radicale nella formazione titolare, un’eventualità davvero improbabile, considerato l’equilibrio raggiunto. Due mezzali come Coutinho e Paulinho non possono essere bloccate in lunghe fasi di difesa statica e per caratteristiche tendono ad allungare le distanze da Casemiro e a offrire spazi alle loro spalle, così come a Neymar non può essere chiesto di ripiegare come fa Willian sulla fascia opposta.Oltre alla necessità di chiedere a Casemiro di coprire grandi porzioni di campo in copertura, un compito che il mediano del Real Madrid svolge alla grande ma che potrebbe creargli dei problemi contro avversari di livello più alto, la più grande debolezza del Brasile è il rischio che Miranda venga trascinato fuori posizione se gli avversari trovano spazi in cui avanzare sul lato sinistro verdeoro, privando la squadra del miglior difensore in area. Contro la Serbia è successo nell’azione del colpo di testa di Mitrovic salvato da Thiago Silva dopo la respinta corta di Alisson: Miranda è stato costretto a uscire a sinistra su Tadic e in sua assenza la Serbia ha costruito l’occasione più pericolosa della sua partita.Tolti quei minuti di sofferenza in cui la Serbia si è spinta in avanti alla ricerca del gol che riaccendesse le speranze di arrivare agli ottavi, il Brasile ha comunque gestito la partita e, dopo il gol di Thiago Silva, l’ha controllata senza affanni e rischiando di segnare ancora.Le certezze e le incognite per il BrasileTite ha costruito una squadra solida e capace di attaccare con giocate ricorrenti, che lasciano trasparire un’organizzazione meticolosa. Il gol di Paulinho è stato costruito con un’azione ripetuta spesso nel primo tempo, con Coutinho e Gabriel Jesus che impegnavano i due centrali difensivi, aprendo lo spazio per l’inserimento senza palla di Paulinho dopo aver attirato il pressing serbo con una circolazione bassa e orizzontale tra i difensori.Nell’azione del gol, Coutinho e Filipe Luis si scambiano la posizione ed è così il giocatore del Barcellona a trovarsi basso a partecipare alla prima costruzione. Uno scambio decisivo, visto che in assenza di pressione Coutinho ha potuto calibrare un lancio perfetto per l’inserimento di Paulinho.Il giocatore ad avere maggiore libertà creativa è ovviamente Neymar: contro la Serbia ha toccato più palloni di tutti (118), creato più occasioni di tutti (4), completato più dribbling (9) di tutti i compagni messi insieme e di tutti i giocatori serbi, ma ha perso la palla 29 volte. Nessuno, in questo Mondiale, ha sprecato più possessi.

Per il Brasile, la partita contro la Serbia è stata importante perché ha permesso di testare aspetti del suo gioco poco sollecitati da Svizzera e Costa Rica. Al netto di alcune debolezze collegate alle caratteristiche dei giocatori scelti da Tite, le cose sono andate bene e i verdeoro non hanno mai dato la sensazione di poter mancare la qualificazione come invece ha fatto la Germania, che avrebbero potuto sfidare agli ottavi.A minare le sicurezze del Brasile potrebbero essere così gli infortuni. Dopo Douglas Costa e Danilo, contro la Serbia si è fatto male anche Marcelo, elemento fondamentale della catena sinistra brasiliana, probabilmente la più forte della competizione. Con le partite più difficili alle porte, non poter contare su giocatori in grado di fare la differenza come Marcelo e Douglas Costa potrebbe essere l’aspetto più preoccupante per Tite.

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