Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Flavio Fusi
Disastro tedesco
28 giu 2018
28 giu 2018
La Germania è stata eliminata alla fase a gironi di un Mondiale per la prima volta nella storia del calcio.
(di)
Flavio Fusi
(foto)
Dark mode
(ON)

La Bild

 per descrivere l'incredibile sconfitta della Germania contro la Corea del Sud che ne ha decretato l'eliminazione ai gironi per la prima volta nella storia, mettendo in copertina un titolo identico a quello utilizzato 4 anni fa per la vittoria per 7-1 sul Brasile, ma ovviamente per motivi opposti.

 

«Ci è mancato l’impegno», ha dichiarato Neuer dopo il tracollo della Nazionale di Löw «Anche se avessimo superato il turno saremmo stati comunque eliminati agli ottavi o ai quarti. Non abbiamo mai convinto. Questa non è la Germania che conosciamo. È stato patetico». Le dichiarazioni del portiere del Bayern Monaco potrebbero essere tranquillamente state pronunciate da un tifoso furioso per l’eliminazione della Nazionale campione del Mondo in carica.

 

In Brasile, Neuer si era guadagnato un posto nella storia, soprattutto per il suo atteggiamento spregiudicato lontano dalla porta, decretando simbolicamente l'inizio di quel ruolo che oggi chiamiamo

. Di questo Mondiale, invece, ricorderemo sicuramente il suo pallone perso sulla trequarti offensiva della Corea del Sud, nel più disperato dei tentativi di recuperare il risultato, che ha portato al 2-0 finale.

 

Ma l'errore di Neuer, se si può definire davvero così una palla persa da un portiere che sta impostando l'azione sulla trequarti avversaria, non è stata certo la causa dell’eliminazione. Più che altro la pietra tombale di una competizione giocata, eufemisticamente parlando, al di sotto delle aspettative da tutta la squadra, e probabilmente il sipario su una delle generazioni più influenti nella storia del calcio tedesco e non. Oltre a Neuer, anche Khedira, Hummels, Boateng, Özil, Reus e Müller hanno probabilmente appena concluso la loro ultima Coppa del Mondo.

 

Se è vero che è la terza volta consecutiva, dopo Italia e Spagna, che la squadra campione in carica viene eliminata già nella fase ai gironi (e non bisogna nemmeno dimenticare il caso della Francia nel 2002, dopo la vittoria nel 1998), vedere la Germania fuori, addirittura ultima nel gruppo F è uno scenario che alla vigilia era inimmaginabile: mai nella sua storia era tornata a casa tanto presto.

 




 

Col senno di poi è facile parlare, ma forse si potevano intravedere delle crepe nel progetto tedesco persino prima dell'inizio di questo Mondiale. Ad esempio, nemmeno la vittoria nella Confederations Cup 2017 e una qualificazione a punteggio pieno, con 4 reti subite e 43 segnate (record assoluto nella storia delle qualificazioni, sia a livello mondiale che europeo), erano bastate per fornire a Löw certezze granitiche sulla preparazione del Mondiale russo e a placare le polemiche che impazzavano fuori dal campo, come quelle sulla foto di Özil e Gündogan con Erdogan o quelle sulla scelta della base in Russia. Forse c'era qualcosa che non andava già in partenza.

 

Nemmeno la scelta dei 23 convocati era stata accolta con favore: se è vero che pochi altri CT potevano attingere ad un parco giocatori tanto talentuoso quanto ampio, alcune scelte di Löw gli hanno inevitabilmente messo contro parte della critica, una su tutti quella di lasciare a casa Leroy Sané, reduce da una Premier League chiusa con 10 gol , 15 assist e il premio come miglior giovane. Un calciatore tanto devastante nel Manchester City quanto spaesato nel sistema della

, escluso per privilegiare la squadra e meccanismi teoricamente consolidati, e che invece si sono rivelati inceppati.

 

Löw, per forza di cose, ha le sue responsabilità. Non è bastata la sconfitta col Messico all'esordio, in cui la Germania è sembrata in pericolo ogni volta che perdeva il pallone, per far sì che il CT tedesco tradisse le sue idee e rinunciasse, per esempio, a Khedira e Özil, due esclusioni richieste a gran voce dall’opinione pubblica per rendere la Germania più equilibrata.

 





 

Non sono ovviamente mancate critiche più generali, soprattutto a posteriori (dalla sconfitta all’esordio con il Messico in poi) per l’affidamento fatto sul nucleo dei campioni del Mondo, nonostante il positivo esperimento di un estate fa, quando una rosa rivoluzionata e molto più giovane, aveva dominato la Confederations Cup. Alcuni esempi: Neuer non aveva mai giocato in stagione a causa dell’infortunio al piede, forse avrebbe meritato di più Ter Stegen? Ma c’erano anche altri dubbi, come la tenuta fisica di Hummels, sembrato molto appannato, e la capacità di Khedira, uscito da una stagione in cui non aveva mai convinto nel 4-2-3-1 di Allegri, di affiancare Kroos nei compiti di copertura della difesa.

 

Ma oltre al vero o presunto logorio fisico di quei giocatori che quattro anni fa avevano festeggiato in Brasile, le dure parole di Neuer e i resoconti giornalistici raccontano di un ambiente che non ha approcciato la competizione con la mentalità giusta, di un vuoto di leadership dopo gli addii di Lahm e Schweinsteiger, e di giocatori fin troppo fiduciosi nei propri mezzi, tanto da sottovalutare gli avversari del proprio girone.

 

Forse non andavano sottovalutati nemmeno i segnali arrivati durante le amichevoli di preparazione, nonostante un approccio da squadra di club, più che da Nazionale: la sconfitta con i vicini austriaci, una prestazione tutt’altro che brillante contro l’Arabia Saudita (poi dominata dalla Russia al Mondiale), ma anche una preoccupante sconfitta con il Brasile con appena un tiro in porta, la prima dopo 22 gare consecutive senza perdere, ed infine il pareggio con la Spagna. Löw ha tirato dritto dopo ogni prestazione poco convincente, dicendosi sicuro – chissà se lo era davvero – che lui e suoi ragazzi avrebbero trovato una soluzione ai problemi.

 

Dopo la versione tedesca della “fatal Corea”, Hummels, che aveva già attaccato la squadra dopo la sconfitta con il  Messico, ha detto che l’ultima buona partita giocata dalla sua Nazionale risale all’autunno dello scorso anno: ma allora perché non c’è stato un cambio di rotta? È stata una questione di arroganza, come ha suggerito lo stesso Hummels, che ha fatto sì che i

, soprattutto nella gestione delle transizioni, e la sterilità offensiva (in Russia

da entro l’area, ma solo due reti) fossero nascosti come la polvere sotto il tappeto? Oppure il CT non è riuscito a trovare soluzioni all’altezza, nonostante un biennio di esperimenti estremamente ambiziosi e il ricorso a

?

 

La questione, per il bene della Nazionale tedesca, è da risolvere in fretta, perché, nonostante il

di Bierhoff, che sottolineava il calo nella produttività dei vivai tedeschi e i rischi di un rilassamento generale, alla Germania non mancano certo i giocatori di talento: non bisogna dimenticarsi, in questo senso, che la Germania è campione d’Europa Under-21 in carica.

 

La stima di cui Löw gode all’interno della Federazione e la mancanza al momento di un’alternativa di rilievo che ne possa immediatamente raccoglierne l’eredità, fanno sì che sia il CT stesso ad avere in mano il futuro della Mannschaft. Se è vero, come ha dichiarato, che si sente il principale responsabile del fallimento tedesco, allora non c’è candidato migliore di lui per cominciare un nuovo ciclo e farci vedere già ai prossimi Europei la Germania che conosciamo.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura