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L'aiuto discreto e sostanzioso di Bonny all'Inter
11 nov 2025
Poche parole, molti fatti.
(articolo)
8 min
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IMAGO / NurPhoto
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Quando Ange-Yann Bonny appoggia nella porta sguarnita il pallone che vale il 2-0 contro la Lazio, nessuno applaude all’autore del gol. L’azione è talmente pulita e lineare che l’attaccante ha solo il compito di esserci. A rubare l’occhio sono la panoramica apertura d’esterno di Barella e il cross radente e preciso di Dimarco. Eppure il nome sul tabellino lo scrive Bonny, con un tap-in che diventa rappresentazione di una qualità poco celebrata, ma necessaria per diventare un attaccante di alto livello: la presenza.

Bonny arriva all’Inter a luglio per circa 20 milioni di euro. Nell’Inter c’è ancora la tristezza della finale e il Mondiale per Club sembra un torneo giocato in stress post-traumatico. Non è ancora chiaro chi andrà via e chi arriverà. In questo scenario Bonny arriva un po’ a fari spenti: acquisto sensato ma poco seducente. Arrivato per mettere intanto “una pezza” all’addio di Correa e Arnautovic, in attesa di qualcuno che faccia veramente sognare.

Come sappiamo, quella dell’Inter è stata una rivoluzione mancata. Pochi sono andati via, pochi sono arrivati. Bonny è uno di loro e l’esordio arriva alla prima giornata: la rinfrancante goleada al Torino. Al 71’ Bastoni esce forte in anticipo e spalanca un corridoio centrale per Bonny che parte in conduzione e premia il movimento di Mkhitaryan. L’armeno calcia male sul primo palo, ma dalla rimessa successiva nasce il gol. Il Toro prova a costruire da dietro e sbaglia ingenuamente, l’Inter - come diventerà sempre più frequente - recupera palla alta. Sembra un’azione di Subbuteo, tutta di prima, dall’anticipo di Dumfries all’assist di Lautaro per Bonny. Il francese controlla e calcia forte, traducendo subito in gol la capacità di essere presente.

Parliamo chiaramente di una rete del 5-0, ma fa impressione un dato, a paragone con le alternative che l’Inter poteva schierare in attacco la scorsa stagione: se Bonny ci ha messo appena cinque minuti per timbrare in campionato, Arnautovic ce ne aveva messi 137 e Taremi addirittura 394.

Dopo appena tredici partite da allenatore professionista, Cristian Chivu è stato catapultato a gestire l’Inter. Lì ha ritrovato Bonny, su cui aveva potuto lavorare anche al Parma, in una stagione travagliata.

Dopo un ottimo inizio di campionato, il rendimento di Bonny era calato come quello di tutta la squadra. Nelle ultime quattro partite che sanciscono l’epilogo della gestione Pecchia, il francese parte sempre dalla panchina. Appena arrivato Chivu rimette Bonny al centro del progetto: gioca titolare dodici partite su tredici - nell’unica eccezione realizza questo gol assurdo da subentrato - e diventa la pedina più pericolosa, con il valore più alto di xG per tiro.

Da quando Chivu e Bonny si sono trasferiti all’Inter, è cambiato lo status del giocatore all’interno della squadra, ma non la stima reciproca. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport rilasciata da Bonny prima dell’inizio del campionato, si poteva intuire la natura della relazione: «Il rapporto con lui non è cambiato, è lo stesso mister di Parma, a un livello più alto, ma con uguali qualità. È diretto, esigente, onesto. Sono molto contento di averlo incrociato al momento giusto della carriera: gli devo tantissimo, se sono qua è anche merito suo. Ora sono molto carico e cercherò di prendere il mio spazio perché questo è solo l’inizio. Ma questo inizio mi piace...»

Chivu si sta affidando a lui anche in momenti delicati. Alla terza giornata contro la Juventus, sotto nel punteggio, toglie Barella e Lautaro - vice e capitano - per Zielinski e, appunto, Bonny. L’andamento della gara sembra dargli ragione, l’Inter rimonta, salvo poi farsi controsorpassare in un quarto d’ora rocambolesco. Ma al di là del risultato finale, Chivu esce più credibile agli occhi dello spogliatoio - e in più riceve una buona risposta dal suo attaccante di riserva.

Non era scontato che Bonny superasse così brillantemente il salto a una grande squadra. Parliamo di un giocatore che l’anno scorso aveva realizzato 6 gol e servito 4 assist in tutto il campionato con la maglia del Parma. Ai tanti xG che abbiamo citato, faceva da contraltare una scarsa lucidità negli ultimi metri, dove Bonny è spesso stato frettoloso, o impreciso, peccando nelle scelte e nelle esecuzioni. Le punte centrali maturano più tardi, come se dovessero affinare il saper fare attorno all’area di rigore. Oggi ha già eguagliato il numero di assist e sta prendendo la rincorsa per superare anche il record di reti. Il livello attorno a lui si è alzato e Bonny sembra beneficiarne, elevando le proprie caratteristiche - mostrate solo a sprazzi l’anno scorso - a un contesto dal tasso tecnico superiore.

Il fatto che Bonny si sia dimostrato così pronto ha permesso a Chivu di poter assorbire le conseguenze dell’infortunio di Thuram. Nelle cinque gare di campionato senza il francese, l’Inter ha raccolto dodici punti - perdendo solo a Napoli - con Bonny sempre titolare tranne che contro la Fiorentina. Lo scorso anno sarebbe stato impensabile. Proprio in questo frangente di stagione - che in passato aveva mostrato nella scarsa profondità della rosa, il vero tallone d’Achille dei nerazzurri - Bonny ha dato prova di essere un attaccante non solo spendibile a questo livello, ma anche completo. Un attaccante che, come richiesto dal calcio di oggi, sa fare più o meno tutto.

Alla prima da titolare contro la Cremonese mostra subito una qualità che sta diventando cifra stilistica del suo repertorio: l’attacco alla profondità. L’Inter è una squadra più verticale da quando è cambiato l’allenatore, e al 5’ è proprio Bonny a dettare la linea. Barella riconquista il pallone a centrocampo, non appena alza la testa sia il francese che Lautaro hanno occupato lo spazio. Il movimento di Bonny è preciso: attento a non finire in fuorigioco, accelera una frazione di secondo prima che parta l’esterno di Barella. Occupa la corsia laterale - capendo in anticipo che Lautaro sarà piazzato meglio per il tiro - e lo serve per il vantaggio. Bonny si ripete contro la Roma, sfruttando la disattenzione della linea alta di Gasperini, ma muovendosi con un tempismo non banale. Correndo col pallone verso il portiere sembra quasi sorpreso della libertà concessa, sembra a un certo punto aver perso il tempo per segnare, ma alla fine calcia abbastanza forte e da abbastanza vicino per poter battere Svilar.

Dopo questi gol è stato messo a paragone con Thuram, con un po’ di pigrizia. Metterli troppo a confronto, però, ci farebbe perdere l’occhio sulle caratteristiche di Bonny: in cosa è speciale?

I due hanno giocato insieme per pochi minuti e pure in un tempo limitato abbiamo visto che a ricevere la palla addosso, in quei frangenti, è Bonny, mentre il numero 9 scatta subito in avanti. Al 74' contro il Kairat accade lo stesso, ma stavolta Bonny riesce a girarsi e andare in accelerazione, lasciando sorpreso Thuram che si era avvicinato per favorire un passaggio.

Giocando con un compagno di reparto che ha nella progressione la propria arma migliore, Bonny si adatta e mette a disposizione della squadra la propria fisicità, spendendosi a protezione del pallone.

Bonny ha una tecnica impeccabile: pianta gli appoggi, fa perno sul difensore e, alternativamente, subisce fallo o scarica per un compagno. Già nella passata stagione, la stessa Inter ne aveva subito le conseguenze nel famigerato 2-2 a Parma, in cui i nerazzurri si sono giocati una porzione consistente di Scudetto. In quel caso Bonny aveva utilizzato il fisico su Carlos Augusto per poi armare il mancino di Bernabé.

Nella passata stagione Bonny è stato il giocatore del Parma ad aver subito più falli. Quest'anno il copione non è cambiato: nell’Inter solo Pio Esposito ha una media migliore in questa statistica, e nell’intero campionato solo sei giocatori hanno subito mediamente più falli di Bonny.

Nella stagione corrente, gli abbiamo visto proteggere il pallone in maniera sistematica anche quando ha giocato in coppia con Lautaro Martinez. La prestazione contro il Napoli è la definizione di questo concetto: Buongiorno e Juan Jesus lo limitano, ma Bonny non rinuncia al duello fisico, va a contatto con i difensori con continuità, gioca quasi totalmente spalle alla porta, lasciando piena libertà di movimento a Lautaro.

Dopo 26 secondi è già chiaro il piano gara di Chivu: sul rilancio di Sommer, Bonny va al duello fisico con i difensori, Lautaro è libero di svariare alla ricerca del pallone

Anche nei 55 minuti opachi contro l’Hellas Verona, la partita di Bonny si è sviluppata quasi solo spalle alla porta. La profondità non esiste e la richiesta di Chivu è sempre la stessa: la palla sulla figura deve andare verso di lui, non da Lautaro Martinez. Al 32’, per esempio, Zielinski lo cerca sulla verticale. Il duello in velocità con Nelsson sarebbe sostenibile, ma Bonny preferisce rallentare, frapporre il corpo e girarsi. La giocata è intelligente perché Carlos Augusto ha letto l’uscita del centrale e attacca quella porzione di campo lasciata scoperta. La palla a rimorchio è sbagliata, ma il lavoro di Bonny ha creato una potenziale occasione.

In una squadra come l’Inter che utilizza le combinazioni come apriscatole per le difese chiusissime, Chivu sta provando a trovare in Bonny una doppia funzione: sia da ricevitore in campo aperto che da pivot contro difese chiuse. Erano caratteristiche in nuce già al Parma: è il giocatore dell’Inter con la percentuale più alta di passaggi completati sotto pressione, un 35% che migliora il 29% della passata stagione.

Al 65’ contro il Kairat troviamo un esempio: viene incontro al pallone appoggiato in verticale da Carlos Augusto, l’intesa con Pio Esposito funziona e Bonny lo manda in porta con uno splendido tocco di prima.

Insomma: pur avendo ricevuto meno attenzione di altri acquisti, rubando l'occhio meno di Esposito, Bonny si sta rivelando un acquisto di sostanza. Un centravanti che sgobba tanto, mentalmente e fisicamente presente nelle partite, che col suo lavoro di lotta coi difensori riesce a sgravare i compagni, soprattutto Lautaro Martinez, che sta ricevendo fronte alla porta più del solito.

Prima della partita contro la Cremonese, Chivu ha elogiato l’attitudine di Bonny: «Ange è rispettato e apprezzato da questo gruppo perché è un ragazzo che dà l’anima sempre, che cerca di migliorarsi. Lo conosco da un po’ di tempo e so cosa può dare. È felice per avere l’opportunità di essere in una realtà come l’Inter. È felice per una mezz’ora concessa o anche per due minuti».

Mantenendo, come filo conduttore, un ascolto attento e costante delle richieste del proprio allenatore. Chivu e Bonny stanno affrontando insieme il salto nel grande calcio, fidandosi l’uno dell’altro.

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