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Il bello dell’Europa League 2019 vol. 8
22 feb 2019
22 feb 2019
Il meglio del ritorno dei sedicesimi di finale della nostra coppa preferita.
(articolo)
28 min
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Cosa aspettarsi dagli ottavi, in numeri

https://twitter.com/EuropaLeague/status/1098921255519088641

Oggi alle 13:00 abbiamo assistito ai cervellotici sorteggi degli ottavi di Europa League, grazie alle possenti mani di Palop. Ecco le nostre impressioni sugli accoppiamenti, messe in una scala da 1 a 20.

Napoli - Red Bull Salisburgo

Livello Europa League: 12/20

Bellezza: 17/20

Equilibrio: 14/20

Giocatori da seguire: Milik, Zielinski, Dabbur, Stefan Lainer

Partita più equilibrata di quello che potrebbe sembrare. Il Red Bull Salisburgo sembra costruito solo per scivolosi turni di Europa League dove può giocare a mille all’ora, soprattutto in casa (ne sa qualcosa la Lazio). Il Salisburgo è il secondo miglior attacco dell’Europa League (22 gol), il Napoli ha sicuramente molto più talento ed equilibrio. La squadra di Ancelotti può passare il turno se arriverà mentalmente pronta ad affrontare 180’ di pura locura.

Inter - Eintracht Francoforte

Livello Europa League: 12/20

Bellezza: 15/20

Equilibrio: 17/20

Giocatori da seguire: Jovic, Skriniar, Gacinovic, Politano, Sébastien Haller

Discorso simile al Napoli: l’Eintracht è il miglior attacco dell’Europa League e in casa sembra quasi ingiocabile, in uno stadio caldissimo (ancora una volta, ne sa qualcosa la Lazio). La sfida con lo Shakhtar ha però evidenziato come le cose dietro non vadano benissimo e l’Inter dovrà concretizzare le occasioni che avrà.

Chelsea - Dinamo Kiev

Livello Europa League: 10/20

Bellezza: 12/20

Equilibrio: 6/20

Giocatori da seguire: Hudson-Odoi, Higuain, Tsygankov, Shaparenko

La Dinamo Kiev è una squadra perfetta per l’Europa League: giovane e scapestrata, maglia molto fica. Il Chelsea tuttavia non può proprio buttare alle ortiche l’ultimo vero obiettivo stagionale e passerà 180 minuti con il pallone tra i piedi, fiducioso che l’attacco più talentuoso della competizione possa portare a casa la qualificazione.

Dinamo Zagabria - Benfica

Livello Europa League: 18/20

Bellezza: 11/20

Equilibrio: 10/20

Giocatori da seguire: Joao Felix, Petkovic, Rafa Silva, Mario Gavranović

Croazia contro Portogallo, mare chiuso contro mare aperto, klapa contro fado, Josip Broz Tito contro António de Oliveira Salazar. Tutto questo perché non abbiamo molto da dire nel merito di un confronto tra due squadre non di primo piano, che ben rappresentano l’Europa League e tanto hanno da dare alla cultura di questa competizione. Speriamo in un ottavo aperto e divertente, ma non siamo sicuri possa davvero accadere.

Valencia - Krasnodar

Livello Europa League: 15/20

Bellezza: 5/20

Equilibrio: 10/20

Giocatori da seguire: Magomed-Shapi Suleymanov.

A Leverkusen il Krasnodar ha consumato forse l’upset più incredibile di questo turno d’Europa League. Più incredibile anche nella forma, visto che le due squadre sono arrivate quasi alla fine dei 180’ senza segnare gol, pur creando tantissime occasioni. Il Leverkusen aveva segnato 16 reti nella fase a gironi del torneo. Il Krasnodar quindi è forse la più grande sorpresa dell'Europa League, che tra l’altro contiene diversi caratteri perfetti per il torneo: una provenienza misteriosa e afferente a un generico est; un undici titolare composto al 100% da giocatori sconosciuti; un logo affascinante con diverse sfumature di kitsch.

Il Valencia invece è una delle candidate alla vittoria finale, di sicuro una delle squadre dall’identità più definita, in una competizione in cui la dimensione tattica è spesso considerata un lusso inefficace contro il puro caos. Il Valencia è una squadra ostica, fondamentalmente difensiva e fisica, che gioca con dei principi chiari ed efficaci, anche se nei momenti peggiori diventa scolastica e prevedibile. Contro il Krasnodar dovrà snaturarsi e giocare un calcio di dominio che avrebbe le qualità per fare ma non certo l’abitudine. Magari è una partita più aperta di quanto potremmo credere.

Siviglia - Slavia Praga

Livello Europa League: 20/20

Bellezza: 11/20

Equilibrio: 5/20

Giocatori da seguire: Skoda, Zmrhal, Ben Yedder, Vazquez

La squadra che più volte ha vinto questo torneo contro la cenerentola degli ottavi. L’esito sembra scontato, ma mai dare per vinto lo Slavia Praga. La vittoria per 1-4 in casa del Genk ha rimesso la chiesa al centro del villaggio: ora tutti sappiamo che il capitano Skoda è fortissimo e che Ibrahim Traoré è nel picco della sua carriera. Il Siviglia, al contrario, nel ritorno contro la Lazio ha rischiato molto più di quanto non dica il punteggio, dimostrando di avere grandi limiti, e che un centrocampo Sarabia, Roque Mesa e Vazquez è favoloso, ma anche perforabile. Basterà? Probabilmente no.

Arsenal - Rennes

Livello Europa League:10/20

Bellezza: 16/20

Equilibrio: 8/20

Giocatori da seguire: Ismaila Sarr, Mattéo Guendouzi e Hatem Ben Arfa, ovviamente.

Nella sfida titanica tra i due colossi hipster della competizione, Betis e Rennes, i francesi ne sono usciti vittoriosi. Una vera battaglia a chi voleva perdere meno. Il Rennes non è una squadra dal pedigree hipster, ma quest’anno ha fatto il calciomercato all’American Apparel dei talenti perduti, formando una squadra che è un sapiente equilibrio fra giocatori finiti, giovani talentuosi e semplici utopie. Schiera contemporaneamente Hatem Ben Arfa, Clement Grenier, Ismaila Sarr, M'Baye Niang. Come potete immaginare non ha equilibrio difensivo, gioca in maniera sfrontata e può segnare e prendere gol in qualsiasi momento.

Data la velocità dei suoi giocatori, Sarr in particolare è davvero un treno in corsa, è temibile in transizione e l’Arsenal dovrebbe cacarsi sotto, visto che è una squadra particolarmente incline ai problemi difensivi e, più in generale, al suicidio. Alla fine il Rennes sembra però una squadra tenuta insieme con lo scotch, addirittura undicesima in Ligue 1: sarebbe assurdo eliminasse la squadra dello Zidane dell’Europa League, ovvero Unai Emery. In ogni caso è forse una delle sfide più divertenti da seguire agli ottavi, anche per la quantità di talento che vedremo in campo, con alcuni casi di giocatori che potrebbero davvero morire da un momento all’altro.

Zenit - Villarreal

Livello Europa League: 12/20

Bellezza: 8/20

Equilibrio: 16/20

Giocatori da seguire: Azmoun, Rakitskiy, Fornals, Cazorla

La sfida più enigmatica degli ottavi: da una parte la prima classificata del campionato russo, dall’altra la penultima in classifica del campionato spagnolo. Eppure il reale valore dello Zenit non è mai facile capirlo, contro il Fenerbahce è riuscita a spuntarla all’ultimo grazie a un gol di Azmoun e al tifo caldissimo dei suoi sostenitori, che sembrano davvero gli unici a credere a una vittoria dello Zenit.

https://twitter.com/SkySport/status/1098650599812411394

Come i tifosi dello Zenit hanno accompagnato i giocatori allo stadio per la partita con il Fenerbahce, in quel confine tra pazzia e stoicismo tipico dei russi.

Dall’altra parte il Villarreal, pur in crisi, è pieno di giocatori disegnati appositamente per l’Europa League: il centravanti Ekambi, potente e sgraziato; il funambolo Fornals, il cui gol contro lo Sporting è stato decisivo, e il saggio Cazorla, il cui ritorno a casa è una storia commovente. Forse non la sfida più interessante da seguire in questi ottavi, sicuramente quella di cui sbaglierete il pronostico.

Conosci la tua squadra di Europa League: BATE Borisov

A cosa vi fa pensare la Bielorussia? Intanto vi dico a cosa fa pensare me:

- Pistole

- Depressione post-sovietica

- Aglio

- Architettura brutalista

- Vodka scadente

Non siamo lontani dalla realtà. Fra i paesi ex-sovietici la Bielorussia è senz’altro fra i più oscuri e senza apparenti punti di interesse. Un altro modo per chiamare la Bielorussia è “Russia Bianca”, anche se non è del tutto chiaro a cosa si faccia riferimento. Forse il colore degli abiti tradizionali di lino grezzo; forse il tutto nascerebbe da un’associazione tra colori e punti cardinali, secondo cui il bianco farebbe riferimento agli slavi dell’ovest (ad esempio Belgrado è la “città bianca”, proprio perché è a ovest). Gli altri punti cardinali sono il rosso per il sud, il nero per il nord e il verde per l’est. In ogni caso il popolo bielorusso nascerebbe da un’unione fra i popoli russi, slavi e baltici - e la radice “balt-” significherebbe proprio “bianco”.

Dalla sua fondazione la Bielorussia ha lo stesso primo ministro, il maresciallo Aljaksandr Ryhoravic Lukashenko, da molti definito “l’ultimo dittatore in Europa”. Per inquadrare bene lo stato di salute della democrazia in Bielorussia valgono forse due informazioni:

a) Nel 1995 tre mongolfiere partecipanti a una rassegna internazionale entrarono nello spazio aereo bielorusso: una pessima idea. L’aeronautica sparò a una, uccidendo due cittadini americani, e costrinse le altre ad atterrare, arrestando le persone sopra.

b) la Bielorussia è l’unico paese con ancora in funzione il KGB.

Bene, ora che avete un’idea di massima di quanto bene si stia in Bielorussia, passiamo al calcio. La società più blasonata del paese, come molti di voi sapranno, è la Dinamo Minsk. Ma la sua egemonia è stata messa a repentaglio dalla fondazione, nel 1973, del BATE Borisov, che da quando esiste è riuscito a vincere 15 campionati nazionali, di cui 13 consecutivi. Oggi il BATE Borisov vanta anche diverse partecipazioni alle competizioni europee, fra cui la Champions League, dove ha fatto anche discrete figure (ricorderete la vittoria in casa contro la Roma). Borisov, nata vicina al fiume Berezina, è il principale centro industriale del paese e la quantità delle sue fabbriche - di ogni genere, dalle piante ai cristalli - arriva a impiegare più di 30mila operai. Eccovi uno dei suoi snodi principali, dove si staglia un monumento all’Unione Sovietica: sembra un paesello della bassa emiliana.

In squadra, al BATE, sono passati i migliori giocatori della storia Bielorussa, stranamente accomunati dai capelli osceni: Aleksandr Hleb (ancora oggi al BATE), Yuri Zhevnov e Vitali Kutuzov.

Il BATE ha dato all’Arsenal più filo da torcere di quanto fosse lecito aspettarsi. È riuscito in qualche modo a vincere l’andata in casa per 1-0, mettendo seriamente in discussione il passaggio del turno dei "Gunners", che però ieri hanno vinto largamente spedendo a casa questo sprazzo di luce nella Russia Bianca.

E ora, totalmente random, le peggiori giornate dei capelli di Vitali Kutuzov

foto a bassa definizione per capelli a bassa definizione

L’attaccatura si ritira dalla fronte e scappa all’indietro, facendo spuntare una frangetta divisa su quattro ciuffi che sembrano piccoli tentacoli, piuttosto distanti dalle sopracciglia.

con la prestigiosa maglia del Milan

Quanti di voi ricordano che Kutuzov ha bazzicato il Milan? In quel periodo i suoi capelli si erano compattati come cementati dal DAS. L’effetto è quello di un omino della Lego.

con la prestigiosa maglia dello Sporting Lisbona

Il punto è che Kutuzov si tagliava i capelli da solo: non esistono in Italia barbieri che non sanno fare una minima scalatura ai capelli, che finiscono per scendere dritti e senza vita come quelli di una parrucca.

Fatih Terim è sempre uguale

Stiamo tutti invecchiando. Tutti tranne Fatih Terim, sempre uguale nella sua giacca aperta su una camicia aperta sul petto abbronzato, e la faccia abbronzata, e i capelli radi. Gli occhi intensi incorniciati dalle sopracciglia sempre dubitative. Giriamo sulla diretta gol di Europa League e la telecamera a un certo punto lo coglie all’improvviso, eternamente sulla panchina del Galatasaray, eternamente su di giri. Ogni volta che lo vediamo è una vertigine, un paradosso sullo scorrere del tempo: Terim sempre uguale come il mausoleo di Ataturk ad Ankara.

Fatih Terim non cade, non se ne va, non invecchia. La sua carriera, esclusa la parentesi utopica in Italia, si è alternata fra i ritorni al Galatasaray (4) e i ritorni sulla panchina della Nazionale turca (4), come se lui e queste squadre fossero legati da un incantesimo che non li tiene mai distanti.

Foto di Terim in periodi diversi di tempo, sempre uguale.

Terim ha sconfitto il tempo.

Gli sliding doors di Shakhtar-Eintracht

Dopo Rennes-Betis, probabilmente la partita più divertente e interessante dei sedicesimi di Europa League è stata Shakhtar-Eintracht Francoforte. L’andata in Ucraina era finita 2-2 e il gol di Luka Jovic che ha aperto la partita di ritorno sembrava aver chiuso i giochi, figuriamoci dopo il 2-0 su rigore di Haller.

Nel 2-0 invece lo Shakhtar di Fonseca - una delle squadre rivelazione della scorsa Champions League - si è alzato sul campo e ha cominciato ad attaccare e al 62’ ha accorciato le distanze, e a quel punto è andato molto vicino a segnare il gol del 2-2 che avrebbe provocato i supplementari. Ecco una breve sintesi dei minuti in cui la partita poteva girare, e non è girata.

69’ Traversa di Marlos

Il nostro eroe converge da destra verso sinistra col suo solito movimento da Robben sovrappeso, poi lascia partire un interno sinistro che va dritto sulla traversa.

78’ Traversa di Taison

Quasi tutte le azioni dello Shakhtar sono arrivate dalla fascia sinistra, dove agiva il terzino Ismaily, uno degli esterni bassi più creativi in circolazione. In quest’azione però lo Shakhtar va a destra da Bolbat, nuovo entrato, che mette la palla in mezzo. Si inserisce il capitano degli ucraini, Taison, che di testa colpisce di nuovo la traversa quasi dal limite dell’area.

80’ Gol di Haller

Nell’azione successiva Marlos porta palla all’ingresso dell’area di rigore a destra, prova un tunnel con l’elastico su un difensore, ma perde palla, e l’Eintracht riparte in contropiede e arriva al gol con Sébastien Haller.

Il Celtic ha provato a fare del cosplaying senza riuscirci

Anche se non aveva tantissime chances di passare il turno, perché dopo uno 0-2 in casa ci sarebbe voluta proprio un’impresa, o forse proprio in virtù di questo, il Celtic si è presentato al Mestalla con una maglia dalla fluorescenza sbiadita, sperando che almeno una delle due caratteristiche l’avesse potuta salvare dall’impasse. Fluorescenza però ce n’è stata poca, più sbiaditezza, va detto: eppure quella sfortunata maglia ha avuto il pregio di farsi madelaine e rievocarci il pensiero di una squadra eminentemente Europa League prima ancora che l’Europa League esistesse, vale a dire il Borussia Dortmund Primi Anni Novanta.

Difficilmente ci ricorderemo di qualche giocatore sceso in campo con la maglia dei Celtic ieri sera: al contrario, chi non si ricorda di questi alfieri del BVB cool già prima che fosse cool? Siamo sicuri che per voi, amici che amate l’Europa League, sarà un gioco da ragazzi. (Le risposte sono in fondo)

Stéphane Chapuisat e Karl-Heinz Riedle.

Ned Zelic.

Michael Schulz e Gerhard Poschner.

Altri caschi che potrebbe usare Cech

Ieri sera, poco impegnato a dire il vero, tra le pieghe di Arsenal - BATE Borisov abbiamo rivisto Petr Cech, uno dei migliori portieri degli ultimi quindici anni, con il suo ormai inseparabile caschetto stile rugby, che indossa ormai dal 2007. Qualche settimana fa Cech ha annunciato che questa sarà la sua ultima stagione e che a giugno appenderà i guantoni al chiodo. Considerando che il titolare dell’Arsenal in campionato è ormai Leno e che i "Gunners" sono fuori da tutte le altre coppe, a Cech sono rimaste solo partite di Europa League.

Perché allora non renderle memorabili? Ecco altri caschi che Cech potrebbe usare per far ricordare a tutti che ciao, tra poco è finita.

Casco da parrucchiere

Oggettivamente scomodo, perché credo vada indossato con asta e rotelle al seguito, potrebbe spiegarlo come un gesto femminista (anche se, a ben vedere, sembrerebbe proprio il contrario).

Casco da moto tipo Harley Davidson

Non cambierebbe molto, ma sarebbe molto più cool agli occhi delle gang di motociclisti che tifano Arsenal.

L’elmo greco di Alessandro Magno il Grande

Alcuni contadini macedoni vedendo Alessandro provato dalla sete del mezzogiorno, presero un elmo e lo riempirono d’acqua. Egli prese l'elmo, ma vedendo la sua cavalleria bramosa restitui l’elmo e disse: «Se bevo solo io, questi uomini perderanno coraggio». Lo trovate a 10€ qui.

Casco Nazgul

Molto pesante, ma potrebbe sfruttare due cose: incuti vero timore agli avversari, a questo punto restii ad avvicinarsi all’area di rigore; può bucare il pallone, invece di pararlo.

Casco dei Daft Punk

Poche parate, molta house.

I 3 migliori David Luiz dei sedicesimi di Europa League

Ethan Ampadu - il David Luiz rasta

Fai nascere David Luiz 13 anni dopo, nella piccola borghesia di Exter - profondo sud inglese - invece che nel cattolicissimo Brasile. Togli Dio e metti Bob Marley, togli il Churrasco e metti lo Shepherd’s pie: ecco che David Luiz, difensore del Chelsea diventa Ethan Ampadu, difensore del Chelsea.

David Luiz - Il David Luiz David Luiz

Conoscete la storia secondo cui Charlie Chaplin perse a una gara di sosia di se stesso?

Alex Král - Il David Luiz ceco (nel senso di nazione, non che non ci vede)

Košice è sede della Corte costituzionale slovacca, di due università, dell'accademia aeronautica slovacca, di un'arcidiocesi di rito romano, di un'eparchia di rito bizantino ed è il luogo che ha dato i natali ad Alex Kral, la persona che potreste tranquillamente scambiare per David Luiz in un pub di Praga, se magari avete bevuto 3 o 4 birre.

Alex Kral è un prospetto interessante, che ieri ha brillato nella grande vittoria dello Slavia Praga, ma a noi non ce ne frega niente, perché è davvero troppo simile a David Luiz che non ha ancora preso 7 gol da Brasile.

4 locali in cui Fran Sol si diverte a Kiev

Compagno di Alvaro Morata e Dani Carvajal nelle giovanili del Real Madrid, Fran Sol non ha avuto lo stesso successo e ha finito per girare tutte le leghe minori, senza mai rinunciare a quell’aspetto da spagnolo perennemente in infradito e costume. Dopo un fruttuoso biennio al Willem II, Fran Sol è approdato alla Dinamo Kiev, senza però abbandonare quello spirito da amante delle discoteche che sparano reggaeton a tutto volume. Ecco 5 locali di Kiev in cui se andate, magari lo incontrate dopo aver segnato un gol decisivo in Europa League

Cubano Boom

Più balera che discoteca, Fran Sol ama il Cubano Boom perché può ballare tutta la musica latina che vuole senza dover pagare 10€ per cocktail annacquati.

Caribbean Club

Una recensione del dicembre 2018 dice che il “Caribbean era la discoteca degli Italiani a Kiev. Musica Latina, buon cibo e drinks, belle ragazze alla ricerca dello straniero”. Oggi pare che sia scaduto, come tutti i locali nelle recensioni, ma questo a Fran Sol non interessa.

Il 24 febbraio c’è il Crazy Dance Party, il 25 c’è l’Hot Dance Party, mentre il 26 c’è il Wild Dance Party. Noi non abbiamo capito bene la differenza, ma Fran Sol sicuramente sì.

D.Fleur

A pochi passi dal fiume Dnipro, D.Fleur is the best night club in Kiev come dice il motto stesso del locale. Prezzi alti, età media abbastanza alta, qui viene solo quando i compagni di squadra lo costringono a uscire con loro.

Decadence House

Fran Sol lo ritiene il locale più elegante d’Europa, ci porta la ragazza quando lo viene a trovare, indossa sempre una camicia nera con il colletto gigante.

Chi sa solo di Europa League, non sa niente di Europa League

Il ritorno dei sedicesimi di Europa League è il momento dell’anno in cui iniziamo a chiederci chi siamo e cosa vogliamo. La disperazione con cui squadre ai confini dell’impero cercano di sovvertire le piccole gerarchie del calcio può essere vista come eroica o malinconica, esaltante o deprimente. La sfida più divisiva questa volta è stata quella tra Bayer Leverkusen e Krasnodar, una battaglia manichea tra le forze dell’esterno che provano a spingere quelle dell’interno. Se anche voi avete passato la notte a chiedervi “sono il Krasnodar o il Bayer Leverkusen” questo è il quiz per voi.

1. Entri in un locale, mentre gli altri si divertono, cosa leggi sul tuo kindle?

a) Q di Luther Blisset

b) Limonov di Emmanuel Carrère

2. Entri in un locale, mentre gli altri si divertono, tu cosa guardi sul tuo abbonamento Netflix?

a) La puntata di Chef’s Table con il cuoco argentino

b) Una puntata di Black Mirror

3. Entri in un locale, mentre gli altri si divertono, tu che rivista online leggi?

a) NOT - NERO on Theory

b) it

4. Entri in un locale, mentre gli altri si divertono, tu cosa guardi su YouTube?

a) Alessandro Barbero che parla dello Ius Primae Noctis

b) Dario Bressanini che parla di zucchero

5. Entri in un locale, mentre gli altri si divertono, cosa ascolti nelle tue cuffie?

a) Nu Guinea - Nuova Napoli

b) La colonna sonora di Suspiria di Thom Yorke

Maggioranza di risposte A: complimenti, siete il Krasnodar! Siete alla periferia del mainstream, non sapete se restare fuori o entrare. Un oligarca comprerà la vostra anima e la riempirà di brasiliani di medio talento.

Maggioranza di risposte B: complimenti? siete il Bayer Leverkusen! Il vostro scopo principale è divertire i lavoratori del campo chimico-farmaceutico. Lo fate con passione e impegno, ma perennemente schiacciati da un capitalismo più formale e di successo. Siete pieno di talento giovane e speciale che vi tradirà alla prima occasione.

Gol più Europa League: Il cucchiaio di Perisic

Virilità: 0

Assurdità: 7

Anti-epicità: 9

Paura della morte: 10

Dopo essere stato uno dei migliori giocatori del Mondiale e aver movimentato le notti dei tifosi interisti in estate, Ivan Perisic ha pensato bene di segnare 2 gol nelle prime 3 partite di campionato e poi più niente. Prestazioni medie o mediocri, un gol al Chievo, niente a che vedere con il giocatore visto nella scorsa stagione.

Sul risultato di 2-0, contro una squadra che non aveva davvero nulla da dire, Antonio Candreva lancia Perisic in uno spazio colpevolmente enorme e sguarnito, in sospetto fuorigioco. Il croato non accelera, corre verso la porta pieno di tracotanza e quando il portiere gli si fa incontro lo salta con un semplice tocco verso destra. A quel punto - però - due poveri difensori del Rapid hanno recuperato la distanza da Perisic e si sono affannati a chiudergli lo specchio.

Perisic però è la tartaruga e loro sono Achille: non possono mai davvero colmare il gap tra la loro ingenuità e la strafottenza di Perisic. Il tocco sotto con cui li scavalca, costringendo il secondo a un denigratorio tuffo dentro la propria porta, è tanto bello quanto malvagio, ingiusto, mefistofelico.

Perisic ci ha ricordato che anche l’Europa League ha questa componente tragica, dove calciatori fuori scala vengono a fare i bulli con i difensori del Rapid Vienna.

Giovane più Europa League: Magomed-Shapi Suleymanov

Quanto ci crediamo: 9

Quanto diventerà realmente forte: 6

Quanto cadrà in disgrazia: 7

Quanto sarà depresso: 9

Questa settimana la rubrica “giocatore più Europa League” si prende una pausa, per dare spazio ai giovani.

A Magomed-Shapi Suleymanov sono bastati 12 minuti per segnare il primo gol della sua vita in Europa League, contro il Lyngby, nei preliminari dell’edizione 2017/18. Ad appena 17 anni, 7 mesi e 11 giorni era stato il più giovane calciatore russo a trovare la rete in una competizione UEFA.

Ora di anni ne ha 19 e ieri non ha tremato neanche per un secondo mentre piazzava il pallone a circa 25 metri dalla porta del Bayer Leverkusen e con un sinistro - Ferrari bianco, sì Miami Vice - regalava al Krasnodar gli ottavi di finale di Europa League.

https://twitter.com/RFN_David/status/1098701047286112258

Shapi, così recita la sua maglia numero 93, è nato a Machačkala, la capitale della Repubblica autonoma del Daghestan, una zona al confine meridionale della Russia, ultimamente conosciuto per i suoi lottatori di MMA (Khabib Nurmagomedov il più famoso) e per essere uno dei posti più pericolosi d’Europa.

Suleymanov ci è cresciuto senza arrivare ai 170 centimetri, a 6 anni è entrato nelle giovanili del RSDYUSHOR-2, un’accademia dell’Anži Machačkala, per poi traslocare appena 14enne a Krasnodar, sulla stessa linea del Caucaso, ma quasi 900 chilometri distante. Oggi è una bella speranza del calcio russo, domani chissà.

Cosa si nasconde dietro l’esultanza-pentimento di Magomed Ozdoev?

Magomed Ozdoev è un centrocampista centrale ceceno, ventiseienne, dal volto eminentemente caucasico: uno che nella mediana dello Zenit San Pietroburgo, negli ultimi anni terreno di conquista di argentini, non ti saresti mai aspettato di vedere. A cavallo tra il 2014 e il 2015, mentre rimbalzava tra Lokomotiv Mosca e Rubin Kazan, era entrato anche nel giro della Nazionale, quello sfavillante caravanserraglio che avrebbe fatto la figura che ha fatto agli Europei di Francia (lui s’è salvato perché non è stato neppure convocato). Se la cava benissimo nella danza lezgi, casomai foste cultori del genere.

Ieri sera ha segnato una rete molto pesante, dopo quattro minuti, il gol con il quale lo Zenit ha pareggiato subito i conti con il Fenerbahce prima di mettere la freccia. Nonostante questo non è neppure il Magomed (che è la versione cecena di Mohammed) più importante della serata, visto che Suleymanov si è preso lo scettro regalando il passaggio del turno al Krasnodar. E nell’azione del gol la finalizzazione non è neppure il gesto tecnico più bello, superato dall’assist di petto di Sardar Azmoun.

https://twitter.com/lanetbahisler/status/1098644904849350663?s=21

Non vi sarà sfuggito che dopo aver segnato, anziché correre in maniera sfrenata, si è arrestato di colpo, ricongiungendo le mani nel gesto della preghiera. Una posa molto mistica, decisamente Europa League, della quale però non si capisce bene la ratio. Noi ci siamo fatti tre idee plausibili.

1) Sta pregando che dopo questo gol così importante la sua quotazione non schizzi oltre i cinque milioni di euro, cioè il valore di mercato più alto raggiunto durante la sua carriera. Come tutti saprete, Ozdoev ha militato per un semestre nella squadra della sua città natia, il Terek Grozny, che oggi si chiama Achmat ed è la squadra preferita (nonché prorietà) di Ramzan Kadyrov, leader paramilitare della Cecenia. Tra i calciatori di Grozny vige la regola non scritta che non è possibile superare sul mercato il prezzo del bagno di servizio della Moschea Akhmad Kadyrov, intitolata al gran mufti omonimo, padre peraltro di Ramzan. La stessa regola secondo la quale a Washington non si possono edificare grattacieli più alti dell’obelisco.

2) Nel tempo libero Magomed si diletta nello studio esegetico della figura di Eustazio di Antiochia, cardine della dottrina ortodossa, la cui ricorrenza cade il 21 Febbraio. Secondo questa interpretazione, le mani giunte valgono anche come espiazione del panorama infernale dipinto dai tifosi dello Zenit all’arrivo dell’autobus allo stadio.

https://twitter.com/zenit_spb/status/1098647150483984386?s=21

3) Magomed sta in realtà chiedendo scusa a Sardar Azmoun per aver suggerito simpaticamente al magazziniere di stampare sulla sua maglia il nome nella grafia sbagliata, Serdar.

Bruno Petkoooooviiiic

Tutti noi abbiamo avuto un momento della vita in cui abbiamo creduto che Bruno Petkovic fosse veramente forte. Poi abbiamo dovuto ammettere pubblicamente che ci eravamo sbagliati, anche se dentro di noi abbiamo continuato a credere che fosse forte per davvero.

Quelli contagiati dalla febbre di Petkovic probabilmente hanno viste diverse sue partite con la maglia del Trapani di Serse Cosmi, dove Petkovic sembrava uno Zlatan Ibrahimovic meno egoista. Quando è passato in Serie A Petkovic però ha avuto un piccolo problema: non riusciva a segnare in nessun modo. C’è da dire che il calcio si è evoluto moltissimo, è diventato sempre più complesso, eppure ha mantenuto un volgare attaccamento al gol. Senza segnare è impossibile fare una buona carriera e così Petkovic, campione in un calcio senza gol - come ad esempio Diego Perotti - è dovuto tornare in Croazia, alla Dinamo Zagabria.

E però, noi iscritti al culto di Petkovic, quest’anno ci stiamo prendendo diverse soddisfazioni. In campionato ha già segnato 8 gol e in Europa League ieri ha realizzato la rete decisiva per la qualificazione della Dinamo Zagabria. Questo significa che Petkovic è diventato finalmente concreto? Macché, guardare questa giocata quanto ci ricorda il Petkovic effimero che tutti noi conosciamo.

https://twitter.com/EuropaLeague/status/1098719102212997120

Come si è ridotto Antonio Candreva

È impossibile guardare giocare Antonio Candreva e non provare un minimo d’empatia. Con la barba incolta, le guance scavate e i capelli malconci sembra un uomo finito. Uno che ha appena perso il lavoro, che è stato scaricato dalla moglie, che ha bisogno d’aiuto.

L’Europa League è il momento in cui la vita concede a Candreva una piccola tregua: 90’ in cui può dimostrare di essere ancora un calciatore, che il calcio farebbe bene a concedergli un’altra possibilità. Candreva però non riesce a non confermare il proprio declino. Eccovi alcune azioni di Candreva ieri sera, che vi dovrebbero quanto meno stimolare un minimo di empatia.

Candreva vede corridoi che nessuno vede, e un motivo c’è

A volte si dice “bella l’idea”, ma stavolta proprio no.

Candreva colpisce di piatto, semplicemente, ma forse ha il piede bucato

Il fatto che l’Inter sia poi riuscita comunque a segnare il gol dell’1-0 ridimensiona il peso di questo errore, ma per certi versi lo rende ancora più incredibile.

Candreva tira sulla guancia del portiere forse per sfogare la sua frustrazione

Ma dopo se la prende con Dio e non è mai sembrato così stanco.

Un cambio di gioco interessante

Forse Candreva sta semplicemente perdendo la vista.

Il trade off dei portieri moderni nel gol del Genk

Ondrej Kolar fa il portiere dal 2013, arrivato proprio mentre intorno a lui il ruolo si stava rivoluzionando. Se nessuno gli ha detto da piccolo che doveva imparare a giocare il pallone coi piedi, lo avrà capito guardandosi intorno negli ultimi anni. Ieri dopo aver coraggiosamente anticipato Samatta con il petto - da sweeper keeper - non ha però poi spazzato in curva, come avrebbe fatto vent’anni fa il portiere dello Slavia Praga. No, Kolar ha provato a controllare meglio il pallone, nonostante vicino a lui ci fosse un compagno, pagato per gestire con i piedi i palloni all’esterno dell’area.

La hybris di Kolar è stata subito punita: il suo tocco successivo è stato goffo e sciagurato, ed ha finito per servire Leandro Trossard, che dalla tre quarti ha facilmente segnato a porta vuota.

Possibili cattivi di un film di James Bond esultano per il terzo gol dello Zenit

Primo in alto a sinistra: cattivo classico, duro e spietato, possiede una base segreta in Kamchatka.

In alto al centro: politico corrotto, in ogni scena del film beve vodka e tratta male una bellissima ragazza dai capelli biondi.

In alto a destra: cattivo davvero spietato che però vive nascosto dai riflettori e nessuno ne conosce la vera identità. Non è attratto dai soldi, ma ha sete di vendetta.

In basso a sinistra: militare di lungo corso, è uno degli agenti segreti meglio addestrati dell’URSS. Morirà dopo un lungo inseguimento.

In basso a destra: Filantropo, amante dell’arte e dell’alta sartoria. Possiede un gatto e un’anima malvagia.

Le squadre che dobbiamo salutare

Lazio

La Lazio non la salutiamo veramente, la ritroveremo in Serie A ogni settimana, però ecco ci mancherà vedere Parolo sbattersi contro tutti i giovani diavoli dell’Europa League.

Betis

Sapevamo benissimo che il binomio Quique Setièn + Europa League sarebbe finito presto in tragedia, ma è stato bello crederci. Salutiamo un sacco di giocatori per cui valeva la pena mettersi davanti al televisore il giovedì sera: Lo Celso, Lainez, Canales, Joaquin, Guardado.

Bayer Leverkusen

Le squadre tedesche sono quelle che tradizionalmente giocano il calcio più moderno e organizzato in Europa League, ma il Leverkusen quest’anno ha avuto decisamente troppi problemi. Peccato salutare Peter Bosz, che sembrava un allenatore perfetto per l’Europa League, ma ognuno nella propria vita prima o poi sbatte addosso al proprio Krasnodar. E poi Leverkusen, parliamoci chiaro, è una brutta città.

Genk

Il Genk ha una bella accademia giovanile, ne avevamo scritto qui, ed era sensato aspettarsi di vedere qualche nuovo fenomeno. In fondo uno dei motivi per cui guardiamo l’Europa League.

Rapid Vienna

Del Rapid ci mancherà la possibilità di andare in trasferta a Vienna a guardare il Leopold Museum, ma magari qualche tifoso dell’Inter ha già colto l’occasione.

Zurigo

Ci mancherà Kololli, un uomo che ha giocato un Europa League come se fosse la sua unica via di fuga possibile dalla narcotizzazione capitalista di Zurigo. Un paio di assist, un cucchiaio su rigore e soprattutto un volo in un fossato, ci mancherà.

BATE Borisov

Del BATE ci mancheranno le belle persone che animano la loro curva.

Malmoe

Del Malmoe ci mancherà tutto: la tifoseria anti-razzista, una serie di giocatori nani ancorché svedesi. Antonsson, la maglia celeste bella, lo stemma fatto bene. Tutta l’idea di una squadra di calcio fatta bene, anche senza calciatori bravi. Non ci mancherà di sicuro il font delle loro maglie, inappropriato e buono per un gazzettino universitario.

Olympiacos

Galatasaray

Ci mancherà l’idea di una squadra pazza come tutte le squadre turche, che gioca in uno stadio da cui rischi di non uscire vivo. Ma alla fine questo Galatasaray era davvero distante dalla nostra idea del Galatasaray europeo, quindi meglio così.

Fenerbahce

Le maglie a strisce orizzontali bianche e gialline con lo sponsor AVIS. Belle.

Club Brugge

Alcuni giocatori interessanti anche se non davvero interessanti. Tipo: Hans Vanaken, Siebe Schrijvers, Arnaut Groeneveld, Dion Cools (solo per il nome).

Viktoria Plzen

Est-europa+birra+squadra-mediocre-per-il-proprio-campionato+giocatori-dal-nome-impronunciabile. Il Viktoria Plzen è sempre ciò che chiediamo all’Europa League, ci vediamo il prossimo anno.

Shakhtar Donetsk

L’anno scorso lo Shakthar è stata una delle rivelazioni della Champions, mostrando un gioco interessante e spettacolare. Paulo Fonseca, l’allenatore, è uno dei più interessanti d’Europa. La maglia è bella, ci sono giocatori hipster forti e hipster scarsi. Insomma tutto lasciava intravedere lo Shakthar come una delle formazioni più interessanti dell’Europa League, ma nulla ha potuto contro il ciclone Eintracht. Ci mancherà.

Sporting Lisbona

Bruno Fernandes, forse il giocatore che meno assomiglia a un giocatore tra quelli che sanno davvero giocare a pallone. I suoi tiri sblienchi e stralunati, ma per qualche ragione precisi, hanno accompagnato una parte della nostra vita e speriamo di rivederli l’anno prossimo.

Celtic

Del Celtic ci mancherà l’assurda complessità con cui scelgono i numeri di maglia. Ieri contro il Valencia in campo sono scesi: 29, 25, 42, 17, 15, 49, 35, 20. Poi è entrato un 73.

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