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Come sta andando il mercato nel basket italiano
13 ago 2025
Virtus e Milano hanno già costruito buona parte del roster, ma non sono le uniche.
(articolo)
16 min
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IMAGO / Sven Simon
(copertina) IMAGO / Sven Simon
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Quando mancano poco meno di due mesi all’inizio della nuova stagione, con la Supercoppa programmata nel weekend del 27 e 28 settembre e la regular season in quello successivo, le società di Serie A hanno quasi completato i loro roster. Costruire un organico completo e competitivo da un lato rappresenta una priorità, dall’altro richiede tempo e scelte difficili. Con un mercato praticamente sempre aperto, ma con i migliori giocatori che cercano di sistemarsi il prima possibile, in queste settimane ogni società si trova a decidere chi confermare, fare i conti con chi parte, scegliere i contratti pluriennali da firmare: insomma, dare forma alla squadra della prossima stagione, dalla cui forza dipenderanno le sorti in campo.

RESTYLING VIRTUS
La Virtus Bologna non ha certo perso tempo: erano ancora in corso i festeggiamenti sul parquet di Brescia per lo Scudetto vinto, che il patron Zanetti, davanti alle telecamere, ha fissato i punti fermi del mercato: per una stagione vincente su entrambi i fronti, italiano ed europeo, servono giocatori giovani, forti, robusti e soprattutto desiderosi di far parte della Virtus. Che Shengelia fosse destinato a volare in Catalogna era scontato, ma l’annuncio del ritiro di Marco Belinelli è risultato forse inopportuno per il tempismo e i toni utilizzati, ben diversi da quelli preferiti dallo stesso giocatore che fino a quel momento si era espresso sul proprio futuro in termini puramente ipotetici.

Con le partenze di Toko Shengelia, Will Clyburn e Isaia Cordinier, il roster della Virtus ha subito un duro colpo in termini di talento. Tanti possessi di Bologna passavano per le mani dei nuovi giocatori di Barcellona ed Efes; e anche se Clyburn non ha avuto l’impatto atteso a causa di infortuni e minutaggio ridotto per favorire determinate rotazioni è una perdita importante. L’infortunio subito nei playoff è stato ben assorbito dal resto della squadra, che è riuscita a ridistribuire le responsabilità di Clyburn senza perdere colpi. I playoff però hanno anche dimostrato, come se ce ne fosse bisogno, che sarà più difficile sostituire Shengelia e Cordinier.

Per ricostruire il roster, Bologna è partita dal reparto playmaker/guardie, allungato dall’arrivo di Luca Vildoza, dopo due stagioni in cui ha giocato poco con Panathinaikos e Olympiacos. Il suo innesto è tutto fuorché banale e certifica la volontà per questa stagione di avere più giocatori in grado di gestire l’attacco della squadra in maniera efficiente.

Il grande colpo, perché non potrebbe essere definito diversamente, è l’innesto di Carsen Edwards. Primo quintetto in Eurolega per la stagione 2024/25, Edwards è un’autentica macchina da punti. Ha chiuso la massima competizione europea da miglior realizzatore con 20.4 a partita, a fronte di 14.9 segnati in Bundesliga. Se Dusko Ivanovic ha individuato in lui il principale terminale offensivo per la Virtus del futuro un motivo ci sarà e bisogna dare merito alla società per averlo strappato alla concorrenza anticipando i tempi.

Sempre per portare punti, a Bologna è arrivato anche Derrick Alston Jr, la scorsa stagione a Manresa. 16.9 punti di media in Liga ACB e 17.8 in Basketball Champions League, Alston Jr può giocare più ruoli, anche da 4, dove magari è un po’ piccolo ma può sfruttare i vantaggi creati dalla sua rapidità.

Per avere energia e versatilità è arrivato invece Karim Jallow, che sbarca in Serie A dopo quattro stagioni a Ulm. Le sue doti difensive e la sua capacità di difendere contro giocatori più pesanti gli garantiranno tanti minuti, soprattutto in Eurolega, ma potranno essere anche decisive in campionato.

Dopo la partenza di Ante Zizic e considerando l’assenza di Achille Polonara, Ivanovic ha manifestato la necessità di inserire nel roster un elemento con esperienza, solido difensivamente e dotato di verticalità. La scelta è caduta su Alen Smailagić dello Zalgaris, giocatore di sistema che vanta trascorsi in NBA tra Golden State Warriors e G-League. Anche per lui, le premesse sono ottime. Nel Vecchio Continente, prima di trasferirsi a Kaunas, ha vestito per tre stagioni la maglia del Partizan Belgrado. Obradovic prima e Trinchieri poi hanno sempre avuto fiducia in lui, dettaglio di non poco conto che concorre attribuirgli un valore, se possibile, ancora più elevato.

Il nucleo italiano, confermato in blocco, è stato arricchito con elementi di prospettiva. Dall’NCAA è arrivato Abramo Canka, formatosi con la Stella Azzurra Roma e a Roseto, prima di trasferirsi in Lituania e poi oltreoceano. La sua esperienza al college non è stata indimenticabile se si considerano i numeri accumulati, ma di sicuro ha qualcosa di significativo da mettere al servizio di Bologna. 

Discorso diverso per Saliou Niang, scelto all’ultimo Draft dai Cleveland Cavaliers e reduce da una splendida stagione con la maglia di Trento. La Virtus rappresenterà un salto di qualità e la possibilità di confrontarsi anche in Eurolega. In preparazione alla nuova stagione, il classe 2004 si sta mettendo in luce con la maglia della Nazionale italiana, altro palcoscenico che intende sfruttare appieno per diventarne un punto di riferimento negli anni a venire.

Chi, invece, resta – almeno per il momento – un obiettivo di mercato è Francesco Ferrari, autentica rising star della pallacanestro italiana, elemento sempre più importante per coach Pillastrini in casa Cividale e grande trascinatore azzurro con l’Under 20. Gli occhi di mezza Serie A sono su di lui, in Europa lo seguono a vista come si fa con pochissimi, ma il suo imminente futuro sarà ancora con Cividale, dopodiché spiccherà il volo. Chissà se proprio con la maglia della Virtus.

Delle conferme che si sono concretizzate, quella più significativa è rappresentata da Alessandro Pajola: anima e neo-capitano delle Vu Nere, per un momento si è temuto un suo passaggio a Milano o in Europa. Il playmaker della Nazionale è invece pronto a rappresentare la sua squadra in modo totale, per riconfermarsi ai vertici del campionato e lasciarsi alle spalle una stagione europea che ha lasciato grande amarezza.

L’OLIMPIA E LA VOGLIA DI RISCATTO
Nonostante la stagione tutt’altro che positiva, se si considerano i trofei messi in bacheca, l’Olimpia Milano ha deciso di mantenere un gruppo di giocatori che possa dare continuità al lavoro svolto da Messina nel corso dell’ultima annata. La situazione è a dir poco particolare: al termine della stagione 2025-26 il sette volte vincitore dello scudetto passerà il testimone a Peppe Poeta, tornato appositamente all’Olimpia a meno di un anno dall’approdo a Brescia. Nulla, dunque, dovrà essere lasciato al caso.

In queste settimane Milano sta costruendo un roster forte e competitivo su tutti i fronti, con l’obiettivo di ridurre il gap con il gruppo di squadre che centra i playoff di Eurolega con regolarità e per tornare a dominare in campionato. Il quinto posto conquistato in regular season la scorsa stagione ha complicato il cammino nei playoff in modo irreversibile, con una finale che è sembrata da subito molto lontana e difficile da raggiungere a causa del mancato fattore campo e della possibilità, poi concretizzatasi, di incrociare la Virtus in semifinale.

Partiamo dalle partenze: quelle di Bortolani e Caruso sono forse avvenute con un anno di ritardo, mentre quella di Dimitrijevic era inevitabile da mesi. L’esperienza a Milano di Causeur non ha prodotto gli effetti sperati, così come Gillespie è sempre stato consapevole di essere un giocatore da rotazione utile ad aggiungere centimetri e chili nel pitturato quando gli infortuni hanno colpito il roster. Niente, insomma, per cui stracciarsi le vesti.

Ben diverso l’addio di Nikola Mirotić. Non sarà più il giocatore dominante delle passate stagioni, a causa dell’età e degli infortuni, ma stiamo pur sempre parlando di uno dei più grandi talenti visti in Europa nell’ultimo decennio e assorbire la sua partenza sarà difficile. Nei momenti di difficoltà Mirotic ha sempre dimostrato di essere il punto di riferimento per allenatore e compagni. Per sostituirlo Milano dovrà cambiare il proprio assetto e ridistribuire le responsabilità di squadra, con più giocatori in grado di essere decisivi. E questo sembra sia stato l’intento del mercato.

Per sostituirlo, almeno a livello di personalità, status e talento, Messina e Stavropoulos hanno puntato su Marko Gudurić, fresco vincitore dell’Eurolega con il Fenerbahce. Il suo è indubbiamente un innesto di grande qualità, utile ai compagni e ancora di più all’allenatore, che non ha mai nascosto la necessità di avere nel roster elementi dalla grande personalità. Gudurić è un leader per quello che fa in campo e fuori dal campo, grazie all’esperienza maturata in questi anni tra Europa e NBA. Stiamo parlando di un grande talento dalla concretezza rara. Dettaglio, quest’ultimo, che in Eurolega risulta fondamentale.

Nel reparto lunghi in casa Olimpia si è optato per un tuffo nel recente passato: Bryant Dunston porta esperienza, solidità e difesa, oltre a due vittorie dell’Eurolega e un palmares chilometrico. Si tratta di un’operazione simile a quella che nel 2020 portò a Milano Kyle Hines, anche se per un buon numero di somiglianze ci sono altrettante differenze tra i due, a partire dalla prestanza fisica e dalla leadership. L’altro innesto vicino a canestro è quello di Devin Booker. Non ci sono molti lunghi in Europa che possono vantare il suo rendimento offensivo, senza considerare il fatto che nel sistema di gioco di Milano potrebbe avere un’efficienza maggiore, a fronte di un numero minore di tiri presi. Il suo arsenale offensivo comprende anche il tiro da tre punti, una caratteristica che obbliga il difensore a lasciare il centro dell’area, generando spazi per attaccare il canestro. Sarà interessante capire quale sarà il suo reale impatto nel sistema di Ettore Messina e se anche dal punto di vista offensivo riuscirà a lasciare il segno.

Il reparto esterni, invece, ha ricevuto rinforzi di un certo spessore, a partire da Vlatko Cancar. Cinque anni non particolarmente esaltanti in NBA con i Denver Nuggets (ma con un titolo vinto), Cancar si è sentito apprezzato in modo significativo dall’Olimpia Milano e quando ha ricevuto la chiamata ha avuto pochissimi dubbi.

In cabina di regia, l’Olimpia Milano si è assicurata due giocatori che si trovano in momenti della carriera profondamente diversi. Da un lato Lorenzo Brown, dall’altro Quinn Ellis. Il primo è reduce dalla stagione in Grecia, al Panathinaikos, dove è stato sicuramente importante ma non fondamentale. La profondità del roster a disposizione di Ergin Ataman non gli ha permesso di avere quel minutaggio e quelle responsabilità che hanno contraddistinto il quinquennio precedente. Anche a Milano ci sarà una buona dose di traffico negli spot di 1 e 2, ma in Eurolega dovrà trovare il modo per diventare imprescindibile.

Ellis, invece, è un talento cristallino. Ha 22 anni e nell’ultima stagione a Trento, sotto Paolo Galbiati, ha effettuato quel salto di qualità che tutti si aspettavano da anni. In Serie A2, a Casale Monferrato, i più attenti erano già consapevoli che il ragazzo sarebbe arrivato in Eurolega nel giro di un triennio, e così è stato. Ha un fisico atipico per essere un playmaker e dovrà lavorare su diversi aspetti del suo gioco per essere competitivo al massimo, ma il tempo e l’ambiente sono dalla sua parte. Fa canestro, passa molto bene la palla, legge altrettanto bene sia in attacco che in difesa e, fattore di grande rilevanza, avrà la possibilità di scendere in campo con giocatori di altissimo livello, sia come compagni che come avversari. Negli ultimi playoff, l’Olimpia lo ha sofferto tremendamente, mentre ora è pronto a scrivere pagine importanti della storia del club.

BENTORNATE IN SERIE A
L’ultima stagione ha visto Trapani e Trieste, promosse dalla Serie A2 dopo l’annata 2023-24, presentarsi al piano di sopra con roster e staff all’altezza. Jasmin Repesa e Jamion Christian sono stati un valore aggiunto per le rispettive società, ma al tempo stesso i due organici non solo hanno assicurato continuità di risultati, ma sono andati ben oltre. Trapani si è giocata il primo posto in regular season all’ultima giornata con la Virtus Bologna, mentre Trieste ha centrato il sesto posto per confrontarsi con la Brescia di Poeta.

Un percorso che cercheranno di imitare Cantù e Udine, le due neopromosse, a partire dalle guide tecniche, con la coppia Brienza-Carrea in Brianza e Adriano Vertemati per l’APU.

Il roster di Cantù è in allestimento tra riconferme e innesti idonei per il salto di qualità. Udine ha seguito una linea simile anche se, ad oggi, può vantare un roster più strutturato, almeno per ciò che riguarda i numeri e le alternative. Molto interessante l’arrivo di Bendzius da Sassari, un movimento di mercato che potrebbe risvegliare l’ala lituana dopo quattro stagioni passate in Sardegna come punto di riferimento per la Dinamo.

Per quanto l’obiettivo primario sia la permanenza nella categoria, l’entusiasmo di due piazze così importanti e la crescita dei rispettivi capi allenatori sono due fattori che possono spingere queste squadre a non accontentarsi della salvezza. Difficile che possano ripetere le gesta di Trapani e Trieste, ma entrambe le società sono consapevoli di quanto possa essere dannoso il ritorno in Serie A2, un campionato estremamente complesso e dal quale risalire subito rappresenta una sorta di impresa.

LA STAGIONE DELLA VERITÀ
In Serie A è presente un gruppo ristretto di squadre che ambisce a compiere quel cambio di passo fallito nelle ultime stagioni. Una su tutte, Tortona. La Bertram si è separata da coach De Raffaele, affidando la guida tecnica a Mario Fioretti, uomo simbolo dell’Olimpia Milano da oltre un ventennio. È avvenuta la riconferma dello zoccolo duro del roster composto da Baldasso, Strautins, Gorham, Biligha e Vidal, con tante partenze e un taglio netto con il recente passato. La nuova struttura della Cittadella, a Tortona, spingerà la società a chiedere di più anche in termini di risultato sportivo, per tornare protagonista in campionato e partecipare alle competizioni europee con regolarità.

Un mercato, fino a questo momento, fatto di giocatori dotati di una certa solidità, a partire da Manjon e Olejniczak, provenienti da Ludwigsburg e Saint-Quentin, per arrivare a tre “usati garantiti” come Andrea Pecchia, Prentiss Hubb e Eigirdas Zukauskas, che conoscono molto bene il campionato italiano.

Sotto i riflettori ci sarà indubbiamente l’Aquila Trento, dopo la grande stagione che l’ha vista alzare al cielo la Coppa Italia e stazionare per buona parte della regular season nelle parti altissime della classifica. I cambiamenti sono stati tantissimi, con Massimo Cancellieri che ha preso il posto di Paolo Galbiati e un roster quasi interamente rinnovato. Il grande lavoro svolto a livello giovanile da Marco Crespi e da tutto lo staff trentino continuerà a produrre talenti e prospetti per la Serie A, ma non è da escludere una stagione molto complessa e con una dose di soddisfazioni decisamente inferiori rispetto a quella da poco conclusa.

Discorso a parte per Brescia: il gruppo giunto in finale contro Bologna è stato confermato in blocco, a eccezione di Chris Dowe, ma i lombardi dovranno fare i conti con il cambio di guida tecnica. Matteo Cotelli cercherà di dare continuità al percorso, insieme ad Alessandro Lotesoriere, tornato in Italia anche per entrare nello staff di Gianmarco Pozzecco in Nazionale. Potrebbe trattarsi dell’ultima stagione prima che si chiuda un ciclo, ma la qualità della pallacanestro espressa da Brescia negli ultimi dodici mesi resta pur sempre un’eccellenza del campionato italiano.

EVITARE IL FLOP
Ci sono squadre che si devono rinforzare per conquistare o mantenere i primi posti in classifica mentre altre per non rischiare una falsa partenza o perdere progressivamente terreno e posizioni in graduatoria.

In questa categoria chi può sorprendere è Napoli, destinata a diventare una delle più intriganti in Serie A con l’arrivo in panchina di Alessandro Magro e la nuova proprietà guidata da Matt Rizzetta, imprenditore già attivo nel calcio di Serie C con il Campobasso. Il roster dei campani sta prendendo forma senza generare troppo clamore, con il ritorno a casa di Guglielmo Caruso, l’arrivo di Aamir Sims dalla Reyer e l’innesto del duo Rasir Bolton-Ed Croswell che promette una produttività offensiva di primo livello.

Treviso invece vuole cambiare definitivamente marcia, con la guida tecnica affidata ad Alessandro Rossi, fresco campione europeo con l’Under 20 azzurra. Tante partenze e tanti arrivi, mantenendo in organico Olisevicius e inserendo un gruppo di giocatori che conosce molto bene il campionato, certificato anche dal ritorno in Italia di DeShawn Stephens e Joe Ragland. Dopo una stagione di risultati e soddisfazioni altalenanti, la volontà è quella di non commettere gli stessi errori, soprattutto nella prima parte di regular season.

Discorso quasi analogo, con le dovute proporzioni, vale per la Reyer Venezia perché si tratta pur sempre di una formazione arrivata in semifinale contro la squadra che avrebbe vinto lo scudetto, ma che è stata accusata più volte di giocare con il freno a mano tirato. L’ossatura del roster è cambiata radicalmente, ma di sicuro la quantità di talento fa ben sperare il popolo del Taliercio con la cabina di regia affidata a RJ Cole e Giovanni De Nicolao, il reparto guardie arricchito da Ky Bowman, Leonardo Candi e Denzel Valentine, e Stefan Nikolic con Chris Horton vicino a canestro. L’organico a disposizione di Spahija può davvero rivelarsi la sorpresa del campionato.

Di Trapani e Trieste abbiamo già detto: dopo un anno dal ritorno in Serie A sono chiamate a riconfermarsi. I siciliani dovranno fare a meno di Robinson e Horton, mentre Trieste di Valentine. L’attenzione è stata catalizzata dagli innesti di Ryan Arcidiacono e Jordan Ford, per la squadra di Repesa, e da quelli di Davide Moretti e Jahmi'us Ramsey per quella guidata da Israel Gonzalez. Già ad oggi rappresentano due realtà che difficilmente dovranno sgomitare per mantenere la categoria, forti della bella stagione di cui si sono rese protagoniste e di meccanismi ormai consolidati.

Reggio Emilia deve fare i conti con l’addio di Momo Faye, volato a Parigi, e Cassius Winston, dopo la firma con l’Hapoel Gerusalemme, sostituiti da Troy Caupain e Luca Severini. Per il primo si tratta di un ritorno in Italia, dopo le brevi parentesi con Udine, in A2, e Brescia, nella stagione 2022-23. L’ex capitano di Tortona vuole a tutti i costi dimenticare l’ultimo anno, di gran lunga il più faticoso della sua esperienza alla Bertram.

Le squadre che rischiano di passare buona parte della loro stagione, se non tutta, nella zona più scivolosa della classifica sono Cremona, Sassari e Varese. Si tratta a tutti gli effetti di tre incognite: il loro mercato è caratterizzato da grandi cambiamenti ma fino a questo momento non ha registrato innesti di rilievo. Varese ha confermato il blocco di italiani formato da Alviti, Librizzi e Assui, ma i nuovi arrivati, ad eccezione di Renfro e Ladurner, si confronteranno per la prima volta con la Serie A, e mancheranno tremendamente i punti di Jaylen Hands, miglior realizzatore della passata stagione.

La Vanoli potrà contare ancora su Peyton Willis e Tajion Jones, con un blocco di italiani totalmente rinnovato e un importante interrogativo ancora aperto sui nuovi stranieri arrivati alla corte di coach Brotto.

Le fortune di Sassari, invece, dipenderanno dalla gestione di Massimo Bulleri, chiamato a gestire e amalgamare un gruppo totalmente nuovo, formato da elementi che non hanno mai realmente brillato nelle rispettive esperienze passate. Sarà però interessante osservare il percorso di Carlos Marshall Jr, al suo secondo anno in Europa dopo la stagione passata all’Elitzur Netanya in Israele, dove ha mostrato buonissime cose e lasciato intravedere margini di crescita esaltanti.

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