Dicembre, le strade si riempiono di luci, gli scaffali dei supermercati di torroni e panettoni. Si compra il pesce per il 24, si decora l’albero e si modella la cartapesta per il presepe, Davide Ballardini torna sulla panchina del Genoa per la quarta volta nella sua carriera. La seconda negli ultimi tre anni. Solo quattro volte? Eppure ci sembrava di più. Ballardini sembra incatenato alla panchina del Genoa come gli invitati della cena dell’Angelo Sterminatore di Bunuel. Dopo aver cenato non sembrano volersene andare, poi quando si decidono, ormai il mattino dopo, si accorgono che non possono e sono costretti a rimanere nel salone. Così Ballardini probabilmente non vorrebbe accettare di allenare il Genoa, sa che le cose non possono andargli bene - a chi è andata bene con Preziosi? - ma un incantesimo lo costringe ad accettare ogni volta.
Forse esiste anche una specie di tensione autodistruttiva, come quella di Frodo e Bilbo nei confronti dell’anello: questo li corroderà, ma loro hanno ormai immolato la propria vita a esso. Ballardini e la panchina del Genoa ormai si appartengono, sin da quando nel 2010 il tecnico ci si è seduto per la prima volta.
Ballardini I - 2010
periodo: 8 novembre 2010 - 4 giugno 2011
rendimento: 10° posto, 40 punti (1,42 a partita)
Prima di arrivare al Genoa corrompendosi, Ballardini era considerato un allenatore interessante. Aveva allenato bene l’ultimo anno a Cagliari, poi a Palermo, dove era stato preveggente dando le dimissioni prima che Zamparini lo esonerasse. Il presidente era avvelenato: «Ho dovuto cercare un allenatore perché Ballardini aveva deciso di andarsene, dimostrando di valere ben poco come uomo. È scappato da Palermo tirando fuori delle scuse. Non ha avuto il coraggio di dire la verità: era d'accordo con la Lazio». In un’altra versione dei fatti Ballardini era stufo di farsi fare la formazione da Moggi (e questa è la versione di Moggi).
Alla Lazio inizia vincendo la Supercoppa italiana in finale contro l’Inter, poi va in difficoltà e viene esonerato a febbraio, il mese in cui cadono i sogni di natale, quello in cui in futuro si abituerà lui a subentrare.
Viene chiamato al Genoa per sostituire Giampiero Gasperini. È novembre, Preziosi lo ringrazia ma dice che forse non avrebbero dovuto cominciare un’altra stagione insieme. Non sapeva di dare il via al regno del caos sulla sua panchina, placato solo da un nuovo breve interregno dello stesso Gasperini.
Ballardini, insomma, a quel punto della carriera è già stato dipendente di Cellino, Zamparini e Lotito: il tipo di medaglie che Preziosi sa apprezzare: «È già tanto che sopportasse Lotito». Poi il presidente del Genoa si lascia andare a un complimento ambiguo che forse racconta della poca considerazione che ha di Ballardini «Ho visto come si è comportato su Pandev e Ledesma, è sempre stato aziendalista, cosa che qui è un po’ mancata». Dopo il gioco radicale di Gasperini Preziosi vuole calma e semplicità, pensa che la rosa sia buona: «Questa squadra non ha bisogno di un fenomeno ma di qualcosa di semplice».
Ballardini è contento: «L’idea di allenare la società più vecchia d'Italia da un lato mi responsabilizza, dall'altro mi fa enormemente piacere». Poi rassicura, come dovrebbe fare un allenatore che subentra in corsa: «Non stravolgerò la squadra». Ballardini sembra sempre sentire il bisogno di rassicurare tutti sul fatto che non darà troppo disturbo. Guiderà la squadra in silenzio, la avvolgerà con un guanto invisibile.
Forse la nostra idea di lui è così invecchiata che non riusciamo a ricordarci che in quella stagione fece effettivamente bene. Ottiene quattro vittorie e tre pareggi nelle prime sette partite, tra cui una vittoria nel derby della Lanterna, ma non va bene. Il problema di fare un buon girone d’andata al Genoa, è che poi arriva la vendemmia di Preziosi che vende mezza squadra a gennaio. (Forse allora gli allenatori dovrebbero fare bene ma non troppo, fare benino per salvare la panchina, ma anche malino per non valorizzare troppo i giocatori. È un equilibrio sottile). A gennaio vendono Palladino, Modesto, Tomovic, Zuculini e Ranocchia. Ballardini definisce quest’ultimo “un ragazzo straordinario” e “un gran bel giocatore”, il suo vaticinio oggi suona malinconico «È destinato a migliorarsi e a diventare il più forte difensore italiano e uno dei più forti a livello internazionale». Dice «Spero che Toni resti con noi fino a fine stagione», gli vendono pure lui a gennaio e quello gli segnerà nel girone di ritorno con la maglia della Juve.
Arriva Kucka, ma è troppo poco e Ballardini lancia un grido d’allarme: «Ci servono centrocampisti!». Nel girone di ritorno i risultati sono più altalenanti, ma non senza acuti - tra tutti una clamorosa rimonta da 0-3 a 4-3 in casa contro la Roma di Ranieri. Il Genoa si salva a tre giornate dalla fine e si toglie la soddisfazione di mandare in B la Samp grazie al Derby di Boselli. Il Genoa è decimo, i tifosi e i giocatori gli vogliono bene. Preziosi, invece, è contento o scontento? Non si capisce, nel dubbio Ballardini se ne va: «L’ho sentito al telefono e l'ho ringraziato per il lavoro svolto e per la serietà dimostrata. Non dico però perché va via, meglio non parlare di certe cose» dice Preziosi. Poi parla della scelta del successore come di una roulette russa: «Malesani e Rossi sono in vacanza, quando torneranno vedremo... il nuovo tecnico può essere uno dei due, certamente». Arriverà Malesani.
I trenta secondi che consacreranno sempre Ballardini nel cuore dei genoani. Uno dei momenti più incredibili della storia recente del calcio italano.
L’addio procura a Ballardini la fama di allenatore misterioso e di solidi valori morali, che di fronte a presidenti imprevedibili preferisce rassegnare le dimissioni. Quando gli fanno notare che così perde dei soldi lui ci scherza su: «Mio nonno contadino mi avrebbe rincorso con la falce in mano».
Ballardini II - 2013
periodo: 21 gennaio - 7 giugno
rendimento: 17° posto, 21 punti (1,11 a partita)
Davide Ballardini non inizia mai le stagioni, come gli insegnanti non lavora d’estate. Dal 2010 a oggi ha fatto la preparazione estiva solo una volta, è sempre subentrato in corsa ad altri allenatori esonerati, ingranaggio della macchina infernale di esoneri della Serie A. Dopo l’addio al Genoa era stato cercato da diverse squadre, tra cui il Cesena, «Quest’anno resto a casa» ha risposto. Ballardini forse stava solo aspettando la chiamata di una delle due sue grandi ossessioni, dei suoi unici vizi: il Cagliari o il Genoa.
Cellino in effetti lo richiama al Cagliari il 9 novembre, 1 anno e 1 giorno dopo aver accettato il Genoa: è il suo terzo ritorno, un record che forse non immaginava di superare. Fa 18 punti fino a marzo, ma viene esonerato, anzi: licenziato per giusta causa così non riceve nemmeno lo stipendio. Cinque anni dopo il tribunale del lavoro decreterà che non c’erano le condizioni per licenziarlo e ottiene il risarcimento.
Il ritorno al Genoa arriva a gennaio del 2013, in sostituzione di Luigi Delneri. Prende una squadra sul bordo della zona retrocessione, con cui flirta tutto l’anno. «A lottare per la salvezza siamo in sette o otto squadre. Dobbiamo migliorare, perché se il Genoa ha 17 punti vuol dire che se li merita. Con i giocatori non ho ancora parlato: i primi a soffrire sono anche loro, per cui dobbiamo anche imparare ad ascoltarli». Nella sua carriera ha giocato spesso col 4-3-1-2 col rombo, ma decide di schierare un 5-3-2 copertissimo, con cui cerca di sbagliare il meno possibile. All’esordio ottiene uno zero a zero importante e tremante contro la Juve di Conte, con clamorosa polemica finale contro il tecnico che si era lamentato molto dell’arbitro: «Io credo che gli uomini debbano avere memoria e vergogna, e io ce le ho». A fine partita gli chiedono di Granqvist, centrale difensivo oggi dimenticato ma in quel momento molto richiesto sul mercato: «Non posso convincere il presidente a non venderlo con la motivazione che abbiamo un progetto: si sa che in Italia il progetto coinvolge solo allenatori che restano in una squadra per molto tempo» sorride amaro, mani in tasca, in questo mondo cinico e baro.
Febbraio, mese di verdetti. Ballardini si vendica sulla Lazio vincendo 3-2 una partita fondamentale per la salvezza. Poi dice: «Non ci sono formule magiche per cambiare l'andamento di un campionato e le prestazioni di una squadra. Forse il gruppo rende meglio perché sono un allenatore simpatico…». Dopo la partita dichiara il suo amore per Genova: «I ragazzi hanno dato tutto e il pubblico ci ha sostenuto alla grande, poi ho guardato la Gradinata Nord e dietro gli occhiali mi sono commosso».
Ad aprile va più volte a un pelo dall’esonero. Ogni settimana è in bilico, ci sono ore di vertici, discorsi sui sostituti, interviste a Preziosi che sbuffa e dice «Tranquilli non succede niente». A un certo punto diventa troppo tardi per esonerarlo.
In fondo a un allenatore che subentra non si chiedono grandi cose, bel gioco e promesse di futuro, ma solo una cosa: “portare la nave in porto”. Il Genoa alla fine si salva con il quartultimo posto, chiudendo l’anno ormai in modalità ascetica: tre zero a zero nelle ultime tre partite.
Uno dei tre 0-0 finali. Il primo commento su YouTube è un laconico “brutta partita”.
Finisce la stagione e Preziosi dice che Ballardini ha fatto benissimo e che lo inserisce nella rosa dei candidati. Dice che fa emergere le qualità dei giocatori «Solo uno sciocco potrebbe privarsene». Quando guarda al futuro però pensa sempre di meritare qualcosa di meglio, come se all’improvviso una sua scelta pazza potesse rivelarsi geniale e svoltargli tutto. I nomi sono tanti, dal più austero Delneri già esonerato (strano, lo so, ma Preziosi è un appassionato di cavalli di ritorno) all’esotico Gattuso nel ruolo di giocatore-allenatore. Arriverà l’esordiente Fabio Liverani, non durerà oltre settembre.
Ballardini III - 2017
Periodo: 6 novembre 2017 - 9 ottobre 2018
Rendimento: 12° posto, 35 punti (1,34 a partita)
L’estate del 2016 Preziosi fa due mosse: assume Juric al posto di Gasperini - che sembra un’ottima idea, dal maestro all’allievo - e consiglia quest’ultimo a Percassi, il presidente dell’Atalanta. Juric dura fino a novembre, a quel punto la squadra ha bisogno della medicina Ballardini. Una minestra calda da assumere in autunno: un piatto povero ma salutare e nutriente. Le scelte di Preziosi del resto sono come la storia umana: un pendolo che oscilla continuamente tra conservazione e innovazione.
Torna da beniamino, dice che aveva ricevuto altre offerte ma che ha scelto il Genoa «Per l’ambiente, la squadra e i tifosi». Rassicura sul fatto che la squadra ha dei valori. Il Genoa in effetti aggrappato al totem Pandev e a Miguel Veloso, diventa una squadra solidissima, spigolosa, difficile da battere. Vince all’esordio, pareggia con la Roma, batte l’Inter e la Lazio. Ottiene tre vittorie di fila, non accadeva dal maggio 2015; molti dicono che il Genoa giochi “catenaccio e contropiede”, ma Ballardini riesce a impostare anche partite molto propositive contro avversari di alto livello.
Una prestazione di alto livello del Genoa contro l’Inter.
Preziosi in quel periodo rilascia un’intervista meta-descrittiva di tutta questa vicenda. «Ballardini viene chiamato una prima volta per raggiungere un obiettivo, lo raggiunge e non viene confermato. Viene chiamato una seconda volta per quell’obiettivo, lo raggiunge e non viene confermato. Viene chiamato una terza volta e io fossi stato in lui avrei detto “ma va**”». Il pres stavolta è davvero felicissimo: «Ballardini non ha fatto un buon lavoro, ha fatto un ottimo lavoro». Dice che la rosa era buona e che il manico conta. Definisce Juric “una delusione” (lo richiamerà altre due volte). Ballardini è ormai nel cuore dei tifosi, dopo un derby rifiuta di sedersi su una sedia della Sampdoria.
“Per rispetto”.
II Genoa con Ballardini ottiene 35 punti in 23 partite: tanti, è salvo e quindi si torna a discutere del futuro e dell’eterna questione: confermare Ballardini o cambiare? Da una parte un po’ di continuità avrebbe senso, dall’altra Preziosi a novembre aveva preferito concedere a Ballardini un ingaggio più alto piuttosto che accettare la clausola del rinnovo automatico in caso di salvezza. Non vuole togliersi il brivido dell’esonero e del cambiamento. Ballardini stesso tentenna: «Ci sono cose importanti per il futuro del Genoa, per esempio che le parti condividano l’aspetto tecnico. E anche quando c’è la condivisione non è detto che poi tutto proceda per il meglio». Sembra che possa arrivare Davide Nicola, ma alla fine Preziosi si convince: Ballardini rinnova fino al 2019.
Il nuovo anno inizia alla grande, dominato da un Kristof Piatek in formato Lewandowski. Il polacco riserva al tecnico parole dolci: «Ballardini è davvero professionale e mi dà sempre grandi consigli per l’allenamento. È veramente una persona per bene». È un Genoa più offensivo, che segna e subisce più gol del solito. Preziosi però non è convinto, non si capisce bene il perché. Glielo fanno notare a Ballardini, che risponde scherzando «Sono un bell’uomo, magari il presidente è invidioso». Contro gli avversari più deboli vince con sicurezza, e totalizza 12 punti nelle prime 7 giornate. Dopo una sconfitta col Parma in casa, però, arriva - inevitabile, assurdo e spettacolare - l’esonero. La squadra viaggiava a una media di 1,75 punti a partita; chiuderà a 38 punti, 1 a partita, due cambi di allenatore e la cessione di Piatek. La salvezza arriverà grazie al pareggio spaventato all’ultima giornata contro la Fiorentina, anche lei a rischio retrocessione. La squadra, in sostanza, si salverà grazie ai punti fatti con Ballardini.
Al momento dell’esonero Preziosi è incalzato dalla stampa che non si capacita, servirebbero delle spiegazioni. Il presidente taglia corto: «È scarso», dice. Poi gli lancia un’anatema «Resta un gestore di situazioni complicate. Se inizia una stagione con una squadra poi non compie il salto di qualità».
Ballardini IV - 2020
21 dicembre 2020 - ?
Preziosi però non si fa problemi a richiamarlo una quarta volta, e Ballardini ad accettare nonostante tutto quello che Preziosi ha detto in passato su di lui. Arriva al posto di Rolando Maran, che ha messo insieme 7 punti in 13 partite. È stato un inizio di stagione difficile, in cui il Genoa doveva trovare un senso ai tanti giocatori nuovi arrivati in estate. Un lavoro complicato dai tantissimi contagi che hanno colpito la squadra dopo la prima giornata.
Ballardini e Preziosi sembrano incatenati l’un l’altro da una maledizione reciproca. Il tecnico non riesce a farsi un’altra vita e a non accettare la panchina rossoblù; il presidente non può fare a meno di richiamarlo per risolvergli i guai che spesso lui stesso ha creato. Somigliano a una di quelle coppie insoddisfatte che non possono fare a meno di tornare insieme, ogni volta più stanchi, guidati da una forza misteriosa che li rende necessari l’uno all’altro.
E come quando giudichiamo le coppie, da fuori è davvero difficile capirci qualcosa. Sappiamo però che Ballardini ha sempre salvato il Genoa, e lo ha fatto sempre in modo eccellente: non vivacchiando ma creando squadre forti e battagliere anche in contesti tecnici piuttosto complicati. Le critiche alla qualità del suo gioco, tutto considerato, suonano quanto meno severe. Non esiste forse una storia migliore di questa per raccontare la mancanza di progettualità di alcuni club del calcio italiano negli ultimi dieci anni, quelli che sono passati tra il Ballardini I e il Ballardini IV.
Tolti Preziosi e Zamparini, tutti parlano bene di Ballardini. Marco Rossi, ex capitano rossoblù, arrivò a dire che non aveva un solo cuore ma dieci. Speriamo non debba farli scoppiare in altrettanti esoneri e ritorni sulla panchina del Genoa.