Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
I numeri sull'apocalisse degli attaccanti in Serie A
22 nov 2025
Una puntata della nostra newsletter: "Cosa cambia al Fantacalcio".
(articolo)
11 min
(copertina)
IMAGO / NurPhoto
(copertina) IMAGO / NurPhoto
Dark mode
(ON)

Pubblichiamo eccezionalmente l'ultima puntata di "Cosa cambia al Fantacalcio", la newsletter di Nicola Santolini riservata agli abbonati che arriva in mail ogni venerdì. Se non siete ancora abbonati potete farlo cliccando qui.

Bentornati con l’episodio numero 85 di “Cosa cambia al Fantacalcio”, la newsletter rimandata ai playoff. Non che ormai ci si potesse davvero fare più niente, ma il destino della Nazionale ha preso la brutta piega che ci aspettavamo. Questa è una newsletter di Fantacalcio e transitivamente di cabala e scaramanzia, quindi forse il segreto per far riprendere la nostra Nazionale è smettere di metterla in pausa quando si ferma la Serie A, visto i risultati da quando lo facciamo. Ma forse i problemi sono talmente radicati che non basterbbe nemmeno questo.

COSA DICONO LE STATISTICHE SUGLI ATTACCANTI DI SERIE A
Abbiamo già parlato del problema fantacalcistico dei pochi gol segnati in Serie A, e questa pausa mi ha permesso di focalizzarmi maggiormente su quelli che ne sembrano i principali responsabili: gli attaccanti.

Mettere a confronto le classifiche marcatori dei principali campionati europei - anche tenendo conto che non in tutti si sono giocate lo stesso numero di giornate - restituisce una grande tristezza: in questo momento i capocannonieri sono Haaland (14 gol, 0 rigori), Kane (13 gol, 4 rigori), Mbappé (13 gol, 3 rigori), Panichelli (9 gol, 2 rigori) e per la Serie A a pari merito ci sono Calhanoglu e Orsolini (entrambie a 5 gol con 2 rigori).

Anche assumendo che alcuni di questi siano degli outlier e allargando un po’ il punto di vista, le proporzioni non cambiano molto: tra i migliori marcatori attuali, i primi diciotto posti sono occupati da giocatori che ne hanno segnati almeno sei - quindi nessuno del nostro campionato - mentre se si escludono i rigori i top scorer in Serie A sono Nico Paz, Simeone, Castro, Lautaro Martinez, Bonazzoli, Pulisic, Bonny, Pinamonti e Anguissa, tutti a quota quattro e molto lontani dalla vetta.

Questi dati pongono almeno un paio di questioni interessanti: ovviamente il basso numero di gol segnati, ma anche la quasi totale assenza proprio degli attaccanti - in particolare quelli delle migliori squadre della Serie A - tanto da portare in vetta alla classifica marcatori un centrocampista centrale e un’ala, anche se grazie a rigori.

I numeri di gol e non-penalty gol sono però solo una conseguenza, e non aiutano molto a fare ipotesi e considerazioni sulle possibili cause che ne sono all’origine. In questo esercizio le statistiche avanzate possono essere di supporto per formulare due possibili ipotesi: la prima, che gli attaccanti in Serie A stiano segnando poco come conseguenza di un basso numero di occasioni per farlo, la seconda che stiano mediamente sbagliando molto nel convertire le proprie opportunità. Chiaramente una non esclude l’altra, tenendo presente che un ragionamento di carattere generale non può che essere un’approssimazione rispetto alle specificità dei singoli casi.

Considerando la prima ipotesi, la cosa più immediata da fare è prendere in esame i dati sui non-penalty expected goals, e può avere senso farlo da due prospettive diverse. Un primo punto di vista è quello che mette a confronto i dati del nostro campionato con quelli dei principali competitor, mentre un secondo mette in relazione la Serie A con sé stessa, confrontando i dati sull’attuale inizio di stagione con quelli del recente passato.

Partendo dal primo scenario e mettendo a confronto i volumi totali di npxG accumulati nei principali campionati europei, soltanto tre giocatori della Serie A rientrano nella top venti: Kean 7°, Krstovic 11° e Orban 20°, poi più nulla fino a Lautaro Martinez, 38°. Al di là della distanza numerica dai primissimi - Haaland e Mbappé - si tratta di soltanto quattro giocatori su quasi quaranta, con una presenza molto bassa. Detto che non tutti hanno giocato lo stesso numero di minuti - e in realtà neanche di giornate - è possibile aggiustare i dati sui novanta minuti, ma le proporzioni non migliorano molto. Anzi, considerando i giocatori con almeno cinquecento minuti giocati, nella top venti resta soltanto Krstovic - 2° con 0.7 npxG - grazie al suo enorme volume di tiro, poi più nulla a parte Vlahovic.

Nel secondo scenario, limitando l’analisi alle ultime tre stagioni di Serie A - tenendo fisso il parametro di undici giornate di campionato giocate - nelle prime venti prestazioni per npxG totali ne rientrano cinque di quest’anno: la migliore quella di Kean, al 6° posto assoluto, seguita al 10° da quella di Krstovic.

Le statistiche avanzate in questo senso delineano un quadro non così diverso da quello raccontato dai numeri dei gol segnati: al momento nessun attaccante della Serie A è nemmeno vicino per volume di occasioni create ai migliori giocatori d’Europa, e in generale pochi rientrano nella cerchia dei giocatori più pericolosi, anche allargando la rosa a trenta o quaranta nomi.

Eliminando le differenze date dal giocare in leghe diverse - sapendo che mediamente in Serie A si creano meno xG che in altri campionati - i numeri di questa stagione sono comunque bassi, anche se con una proporzione meno netta. Insomma, i dati suggeriscono che effettivamente in Serie A si stiano creando poche occasioni rispetto alle altre leghe, mentre per gli standard recenti del nostro campionato il volume di xG è solo leggermente basso, ed effettivamente già da un po’ di estati stiamo parlando delle implicazioni fantacalcistiche di questo fenomeno. Forse continuando un po’ troppo a sperare in un’inversione di tendenza che però non arriva mai, anzi.

Passando alla seconda delle domande iniziali, che riguarda l’efficienza realizzativa degli attaccanti in Serie A, la verifica più immediata dell’ipotesi passa dal calcolare la proporzione tra i gol effettivamente segnati e i npxG avuti a disposizione, le classiche over e under performance pesate. Già i numeri aggregati per ciascun campionato evidenziano come tra i cinque la Serie A sia quello in cui si stanno segnando meno gol rispetto ai non-penalty xG che vengono creati, con una leggera underperformance (circa il 3%) mentre in Premier l’overperformance è del 12% e in Bundesliga addirittura del 21%. Chiaramente dei numeri così aggregati non possono che rappresentare una forte approssimazione della realtà, ma anche spacchettando i dati di under e over performance rispetto agli xG, non si ottengono risultati in netta discontinuità.

Considerando i giocatori che hanno accumulato un volume minimo di xG - che ho impostato a due - nei primi venti oveperformer l’unico esponente della Serie A che trova spazio è Castro, mentre scendendo tra gli underperformer ci sono tre giocatori nei peggiori dieci, tra l’altro al 1°, al 3° e al 4° posto. Fare questo tipo di confronti tra gol segnati e xG è sempre un po’ fuorviante, ma per dare un’idea al momento Santiago Gimenez è il giocatore tra i campionati considerati ad aver accumulato più npxG senza segnare - 2.83 - e ci sono diversi attaccanti che con un volume simile di occasioni sono già a quota quattro o cinque non-penalty gol, oppure tanti giocatori che con un volume di xG simile o inferiore rispetto a Kean e Orban - fermi a un non-penalty gol - ne hanno segnati sei o più. A onor del vero alcuni sono dei possibili outlier i cui numeri si andranno a riproporzionare nel medio-lungo periodo, come Kane e Lewandowski, ma ci sono anche altri attaccanti certamente più “normali”, come Welbeck, Lepaul e Tabakovic.

Questi numeri sembrano quindi dare sostegno anche alla seconda ipotesi: tra gli attaccanti di Serie A pochi stanno davvero overperformando e nessuno in maniera paragonabile ai giocatori maggiormente in positivo di questi primi mesi di stagione, mentre al contrario ce ne sono tanti che in un modo o nell’altro stanno sciupando occasioni e segnando meno di quanto atteso.

Verificate queste due ipotesi, è interessante anche provare a speculare un po’ su cosa può esserci a monte: recentemente su Ultimo Uomo se ne è parlato, ed è chiaro che una condizione così anomala sia il prodotto di più concause e abbia motivazioni complesse.

Ad esempio, è facile farsi tentare dall’idea che il lavoro spesso difficile riservato agli attaccanti in Serie A, costretti come moderni Sisifo a trascinare il pallone dalla propria metà campo al terzo offensivo, oppure a giocare la maggior parte del tempo spalle alla porta e con uno o più avversari incollati alla schiena, sia un tipo di lavoro talmente logorante e sfiancante da inficiarne la lucidità in fase di finalizzazione. In realtà si tratta di una tesi davvero difficile da motivare e dimostrare, e in generale va considerato che un campione di dieci-dodici partite ha una rilevanza statistica limitata, e che solo verso fine stagione si potranno fare valutazioni più accurate.

Ci sono poi tutta una serie di cause contingenti che si sono allineate e accumulate in una finestra di tempo ristretta, e che hanno avuto implicazioni pesanti anche al Fantacalcio. La più evidente sono gli infortuni: Lukaku di fatto non ha iniziato la stagione, Castellanos e Thuram erano partiti bene ma si sono infortunati quasi subito, Scamacca ha spesso problemi fisici, e così tanti altri. C’è poi Kean, che lo scorso anno è stato a sorpresa uno degli attaccanti più pericolosi d’Europa secondo le statistiche, e anche efficiente nella conversione delle sue occasioni, e che in questo primo scorcio di stagione è incappato nell’inizio disastroso della Fiorentina (anche se lui è stato finora molto impreciso, sciupando tante occasioni).

Un ultimo aspetto che credo vada sottolineato è però la diffusa frammentazione in termini di impiego che ha riguardato gli attaccanti di praticamente tutte le squadre di vertice della Serie A, anche questa una vera e propria piaga che sta rendendo questa stagione fantacalcistica difficilissima da gestire. Anche se l’aggiustamento dei dati per novanta minuti ha evidenziato che dal punto di vista strettamente matematico i numeri deludenti degli attaccanti del nostro campionato non sono semplicemente dovuti a un minore minutaggio complessivo rispetto ai colleghi da altri campionati, va considerato quanto la mancanza di continuità - al di là del semplice turnover e delle fisiologiche rotazioni - possa averne inficiato il rendimento. In questi giorni sta circolando un breve video in cui Luca Toni, trattando questo argomento, sostiene che «ai suoi tempi» se un attaccante non segnava per due o tre partite gli allenatori tendevano a insistere col farli giocare per permettergli di sbloccarsi - anche mentalmente - mentre nel calcio contemporaneo se i gol non arrivano si tende a sostituirli presto nel corso di una partita o metterli rapidamente in panchina nelle successive, peggiorando ulteriormente la situazione.

Posto che si tratta di una teoria che rischia di sfiorare il pensiero magico, e che nel calcio attuale un attaccante non deve pensare soltanto a fare gol, è curioso che praticamente tutte le squadre di Serie A con ambizioni europee stiano attraversando una fase in cui non è chiaro chi sia - o siano - l’attaccante di riferimento, o non hanno la possibilità di schierarlo con continuità. In alcuni casi già citati la ragione è prettamente casuale e di indisponibilità, ma per molte squadre si tratta di situazioni di ambiguità e incertezza che si sono venute a creare a prescindere dagli infortuni e che hanno radici nella composizione delle rose, e probabilmente in errori che sono stati fatti nella loro costruzione.

Escludendo l’Inter che probabilmente aveva tra i suoi obiettivi stagionali proprio quello di riuscire a dare maggiore ricambio ai suoi due attaccanti titolari - e che ha dovuto farlo forzatamente per l’infortunio di Thuram - lo stesso non si può dire del Napoli e della Roma, in cui le continue alternanze Hojlund-Lucca e Dovbyk-Ferguson sembrano più frutto dell’insoddisfazione data dal loro rendimento e di un continuo tentativo di migliorare le cose semplicemente provando un altro giocatore, in una sorta di breve circolo vizioso. In questo senso è un esempio lampante anche la Juventus, che di attaccanti ne ha alternati addirittura tre, con risultati diversi ma tendenzialmente sempre insoddisfacenti per un motivo o per un altro. E si potrebbe continuare con il dualismo Scamacca-Krstovic, risolto più che altro dagli infortuni, oppure tra Morata e Douvikas, o addirittura quello tra Gimenez e sostanzialmente nessuno, visto che il Milan non ha altri centravanti puri, ma che il messicano sta comunque riuscendo a perdere, più che altro contro se stesso e la sfortuna.

Insomma, anche dati e statistiche avanzate certificano le difficoltà che stanno attraversando gli attaccanti di Serie A e non delineano uno scenario particolarmente incoraggiante. In questo contesto sicuramente c’entra il livello tecnico dei singoli attaccanti, ma probabilmente non è corretto gettare la croce soltanto su di loro: parte della responsabilità ricade sicuramente sul tipo di lavoro che gli viene richiesto dai rispettivi allenatori, ma in molti casi l’incertezza e i dubbi di oggi sono frutto di errori dei livelli decisionali più alti.

In questo scenario, posto che alcuni fattori contingenti potrebbero attenuarsi e alcune performance anomale normalizzarsi nel medio-lungo periodo, possiamo davvero aspettarci un’inversione di tendenza più profonda? Difficile da dire, ma se le cose no dovessero cambiare a fine stagione potremmo davvero trovarci a commentare una delle annate più estreme della storia recente del Fantacalcio.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura