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Atlante geografico degli allenatori italiani
20 dic 2024
Le eccellenze regionali della nostra scuola tattica.
(articolo)
32 min
(copertina)
Illustrazione di Livia Albanese
(copertina) Illustrazione di Livia Albanese
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Si sa, il Made in Italy è considerato garanzia di qualità in tutto il mondo. Sono tante le eccellenze prodotte nel nostro Paese, dalla moda al settore agroalimentare: a gennaio 2023 l’Italia era la Nazione con il maggior numero di filiere DOP, IGP e STG al mondo, 845, ben più delle 698 della Francia seconda in classifica. Noi italiani, in linea di massima, siamo molto orgogliosi delle nostre tradizioni, che in alcuni casi diventano un’ossessione. C’è un comparto, però, che non viene contabilizzato quando si tratta di elencare queste eccellenze, ma che genera prodotti raffinati in ogni angolo della Penisola: la filiera degli allenatori.

Nel discorso calcistico, la nostra scuola di allenatori è sempre stata un vanto. Siamo stati gli inventori del catenaccio, alcuni degli allenatori più vincenti della storia sono stati italiani, Arrigo Sacchi è uno dei padri del calcio contemporaneo. Mai come oggi, però, è assodato in tutto il mondo quale sia il valore dei nostri tecnici. Viviamo, infatti, in un’epoca in cui oltre a costituire l’ossatura della Serie A, tanti allenatori italiani hanno saputo arricchire campionati stranieri. Tutto ciò ha contribuito a certificare la preminenza della scuola italiana: solo Spagna, Germania e, in parte, Portogallo, sono al nostro livello per quantità e qualità degli allenatori.

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Ognuno di loro esprime una propria peculiare visione del calcio, e sarebbe facile catalogarli per filosofia di gioco: i gasperiniani, i contiani, i posizionali, gli imam del 3-5-2, quelli ossessionati dalle marcature a uomo. L’Italia, però, è pur sempre il Paese dei comuni e del campanilismo. Proprio per valorizzare la capacità di tutto il territorio di esprimere allenatori di alto livello, quindi, ho ritenuto doveroso trattare i nostri allenatori alla stregua di prodotti DOP e provare a suddividerli secondo un criterio territoriale, come se ci trovassimo davanti ad uno scaffale di vini ripartiti per regioni.

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