
Vedere Serena Williams che si ritrova tra le mani uno scintillante trofeo d’argento è una scena familiare al pubblico del tennis newyorkese: per dieci volte è arrivata in finale agli US Open e per sei volte li ha vinti. Per il pubblico dell’atletica leggera è decisamente inedito poter assistere ad una situazione analoga all’interno di una pista d’atletica, a pochi chilometri dall’Arthur Ashe Stadium, dove la coppa d’argento sterling da quattro chili e mezzo viene alzata ogni fine estate.
Williams si trova all’Icahn Stadium di New York, sull’Isola di Randall, nel punto in cui il fiume Harlem affluisce nell’East River, collegamento tra Manhattan, Queens e Bronx. Non è in tenuta sportiva, indossa un completo composto da giacca in pelle oversize e gonna plissettata bordeaux, e i suoi capelli biondo caldo non sono raccolti nella sua iconica coda, ma cadono liscissimi sulle spalle. Tiene tra le mani una corona d’argento. Davanti a lei c’è Shelly-Ann Fraser-Pryce, centometrista giamaicana tre volte medaglia d’oro ai Giochi Olimpici e undici volte oro mondiale. È alta circa venti centimetri in meno di Williams, ma non ha bisogno di simboliche genuflessioni: la velocista più vincente della storia dell’atletica leggera sta per essere letteralmente incoronata dalla tennista più vincente dell’Era Open.
Il classico crossover di cui pensavamo di non avere bisogno. E forse, sotto sotto, lo ha pensato anche la stessa Fraser-Pryce - ritirata quest’anno dopo diciotto stagioni ai vertici mondiali.
Circa cinquemila persone hanno assistito a questo momento GOAT to GOAT, preludio della seconda edizione di Athlos, il nuovo evento riservato alle sole atlete donne organizzato dal marito di Serena Williams, Alexis Ohanian, co-fondatore di Reddit e venture capitalist.
L’evento di lancio di Athlos (nome che sta per "gara" in greco antico), a fine settembre 2024, arrivava al termine della stagione olimpica, sulle ali dell’entusiasmante inerzia che solo i Giochi riescono a trasmettere all’atletica leggera, soprattutto negli Stati Uniti. Un meeting femminile nel cuore di New York è una scommessa, ma non così rischiosa come sarebbe potuta suonare senza l’entusiasmo olimpico a guardarle le spalle. E infatti, già dalla prima edizione Athlos funziona: gli appassionati guardano - circa tre milioni di persone hanno visto le gare in diretta - e commentano per lo più positivamente; le atlete si divertono in un meeting di fine stagione senza particolari pretese sportive; il pubblico dal vivo non partecipa in massa all’evento, ma chi si presenta vive un’esperienza peculiare rispetto quello a cui è abituato l'ambiente dell’atletica leggera.
Alexis Ohanian con Athlos non ha l’intenzione o la presunzione di creare un circuito di gare alternativo a quello tradizionale della World Athletics - per esposizione mediatica e prestigio sportivo un circuito imprescindibile per buona parte delle atlete, oltre che fondamentale nella costruzione del ranking mondiale, essendo i meeting di livello più elevato e che danno i punteggi più alti alle atlete - ma una realtà parallela, con le proprie dinamiche e il proprio scopo. Banalmente Ohanian vuole contribuire a rendere l’atletica leggera uno sport più ricco per le atlete di alto livello, mettendole al centro di uno spettacolo più che di un classico insieme di gare; allo stesso tempo, perseguendo l’ideale di esaltare e valorizzare lo sport femminile.
Ci sono poche gare - sei nella prima edizione: 100 ostacoli, 100, 200, 400, 800 e 1.500 metri - e i premi in denaro sono più alti della consuetudine del circuito di gare in pista. La vincitrice di ogni gara, oltre alla corona d’argento realizzata da Tiffany riceve 60mila dollari (25mila la seconda; poi 10, 8, 5 e 2.5): sei volte quello che riceverebbe vincendo una tappa di Diamond League - il circuito di gare World Athletics di livello più alto - e il doppio di quanto incasserebbe se vincesse la finale del rispettivo circuito.
La prima edizione di Athlos si è tenuta in concomitanza con il lancio della Grand Slam Track, la lega lanciata in primavera da Michael Johnson, che si diceva impegnato a voler pagare centinaia di migliaia di dollari agli atleti, includendo entro i lauti premi di partecipazione anche agli ultimi classificati. Queste nuove competizioni hanno spinto la World Athletics a un adeguamento rialzista della propria tabella premi, definendo una serie di specialità per ogni tappa di Diamond League - e per la finale - per le quali i compensi in alcuni casi sono quasi raddoppiati. Non c’è stato un pareggiamento con le “leghe private”, ma se lo scopo era quello di creare una realtà di atletica leggera più ricca è un buon punto di partenza.
Peccato che Michael Johnson abbia promesso a tantissimi nomi grossi dell’atletica soldi che non aveva a disposizione, e il ritiro di un grande investitore della sua lega ha creato qualche problema con i pagamenti decretando, se non la morte prematura della Grand Slam Track, quanto meno una perdita di credibilità.
Per una famiglia con un patrimonio come quello di Ohanian-Williams, l’aspetto economico e di sostenibilità finanziaria è probabilmente quello meno complicato da gestire. La parte più delicata riguarda riuscire a rendere l’evento affidabile, concreto e godibile, non solo una passerella di fine stagione, soprattutto considerando che sia Williams che Ohanian prima di lanciarsi in questo progetto per loro stessa ammissione - non è che di atletica ne capissero granché.
La decisione di inserire, a partire dall’edizione di quest’anno, una gara di salto in lungo fuori dallo stadio va in questa direzione. Non è la prima volta che un concorso viene organizzato fuori da un impianto sportivo. Gli atleti che saltano in luoghi fotogenici sono ormai la normalità nel corso della stagione. I monumenti, gli alberi e gli edifici storici rendono i movimenti di atleti e atlete imperituri. Il salto con l’asta nella simbolica piazza sul confine tra Gorizia e Nova Gorica, nella piazza o nella stazione dei treni di Zurigo; il salto in lungo a Piedmont Park con lo skyline di Atlanta come sfondo; il getto del peso nella Grand-Place di Bruxelles; o il salto in alto in una pittoresca piazza del mercato tedesca.

Le atlete e gli atleti si avvicinano al pubblico in una maniera che sarebbe impossibile in uno stadio, e sia gli uni che gli altri si sentono più coinvolti, in un'atmosfera festiva, intima e meno distaccata. È uno dei modi con cui l’atletica sta cercando di rendersi accattivante e attrattiva, anche per un pubblico più distratto. Lo stesso presidente della World Athletics, Sebastian Coe, ha già paventato la possibilità che alcune gare dei Giochi Olimpici di Los Angeles si possano svolgere fuori dallo stadio. Gli atleti dei concorsi spesso percepiscono di essere sovrastati dall’attenzione mediatica degli eventi in pista, e il pubblico si sente confuso e disorientato durante un meeting di atletica in cui ci sono diverse gare in contemporanea. I city event permettono di risolvere entrambi i problemi.
Certo, una cosa è organizzare questi eventi all’interno di una ordinata piazza svizzera, un’altra è incastrarli dentro uno degli incroci più trafficati del mondo. Tara Davis-Woodhall - campionessa olimpica e mondiale - che prepara il primo dei salti di qualificazione della sua ultima gara di salto in lungo della stagione con quattro ombrelloni del classico colore giallo-blu dei chioschi di hot dog e bretzel newyorkesi sullo sfondo è un’immagine surreale. A una quarantina di metri da lei, a destra della buca di sabbia, giganteggia la scritta Disney in rosso; la pedana è verde lime ed è illuminata a giorno dalle migliaia di led che compongono gli schermi pubblicitari della Settima Strada a Times Square.
Broadway sembra essere il luogo adatto ad atlete eccentriche e vulcaniche come David-Woodhall, per le quali il limite tra gara e show è molto sottile. Lei e altre cinque lunghiste si esibiscono riprese da centinaia di cellulari a pochi metri dal rettilineo in tartan rialzato: le immagini delle atlete che saltano circondate da una delle realtà più conosciute e artificiose del mondo sono spaesanti, trascendono l’evento sportivo in sé. È una delle piazze più famose del mondo che si ferma parzialmente per una gara di atletica femminle. Era solo la qualificazione per la finale che si è tenuta il giorno successivo all’interno del Icahn Stadium, ma è riuscita a far parlare dell’evento e delle atlete che ne hanno preso parte, più della finale stessa.
L’atmosfera rilassata da fine stagione di Athlos limita la possibilità che le atlete possano, o vogliano, realizzare prestazioni di alto livello. Il clima di metà ottobre a New York non aiuta: chi non gareggia si premura di indossare un piumino, ed è comprensibile la stanchezza dopo una stagione di gare lunga almeno sei mesi. Quindi Alexis Ohanian si affida ad elementi diversi dalle performance per convogliare l’attenzione su Athlos: crea un format di gare meno rigido e più intrattenente, valorizzando le atlete, sia economicamente che a livello sportivo.
Non è l’unica esperienza da investitori nello sport femminile per Ohanian e Williams. Entrambi hanno contribuito alla creazione della squadra di calcio femminile di Los Angeles, l’Angel City FC; Ohanian è tra i soci di minoranza del Chelsea FC Women; e ora sta lanciando una lega di pallavolo femminile. Williams ha acquisito delle quote della squadra canadese che il prossimo anno esordirà in WNBA, le Toronto Tempo; oltre che aver investito in Unrivaled, la lega di basket femminile 3x3.
Quella di Athlos, come queste appena elencate, è in fondo operazione commerciale, ma che nel mezzo prova a dare risalto all'atletica femminile con nuove idee e l'intenzione di renderla più glamour.
Il red carpet è sicuramente un contesto più formale rispetto al tunnel fashion walk della WNBA - il momento in cui le giocatrici entrano in spogliatoio prima di ogni incontro sfoggiando outfit particolari - ma l’introduzione di qualcosa di simile prima di una gara di atletica leggera è inedito. Le atlete sono sempre state libere di esprimere il proprio stile in pista, con capigliature e tinte stravaganti, unghie lunghe e decorate; più difficile è farlo con i vestiti, le divise degli sponsor sono più o meno le stesse per tutti. Poter sfilare sul red carpet prima di una competizione è un’occasione per potersi esprimere con maggiore libertà, oltre che affermare una propria identità stilistica fuori dalla pista. La presentazione atleta per atleta che prima di ogni gara avviene sul palco montato all’interno della pista va nella stessa direzione: ognuna ha scelto una canzone con la quale essere annunciata, con l’opportunità di fare qualche mossa di ballo o semplicemente salutare il pubblico. Sullo stesso palco ogni vincitrice viene incoronata da Serena Williams subito dopo la gara, c’è il tempo di scambiarsi qualche parola - sono momenti in cui Williams ha palesato qualche lacuna in materia di atletica - e poi di ballare, di nuovo, con la canzone scelta per l’occasione.
La credibilità di Athlos passa inevitabilmente anche dai risultati delle partecipanti. I primi segnali in questo senso sono incoraggianti e ci sono state già prestazioni degne di un meeting che cerca di ritagliarsi una fetta di visibilità nel calendario saturo e caotico dell'atletica leggera. La stessa Tara Davis-Woodhall all'ultimo tentativo ha saltato la misura più lunga dell'anno (7.13 metri); Brittany Brown ha vinto i 200 metri (e i 100 metri) correndo il suo record personale e il terzo tempo dell'anno (21.89); la keniana Faith Kipyegon - detentrice del record del mondo dei 1.500 metri e del miglio - ha corso il miglio femminile più veloce di sempre in territorio statunitense (4:17.78).
Ohanian e Williams hanno preso un meeting sportivo e lo hanno reso un evento mondano, dove le atlete si fondono al pubblico prima delle gare durante il red carpet; tra una gara e l'altra con premiazioni e DJ; alla fine, come in ogni grande evento sportivo statunitense che si rispetti c’è un concerto - quest'anno si è esibita Ciara, l'anno scorso Megan Thee Stallion - e poi un after party.
Certo, non è oro tutto ciò che luccica. Diverse atlete medagliate ai Giochi Olimpici e ai Mondiali, per decisione tecnica - vista la stagione infinita appena affrontata - hanno infatti rinunciato e la loro decisione non è passata inosservata. Cambieranno le cose in futuro? Per Athlos sarà decisivo, visto quanto sono importanti a livello comunicativo le rivalità e quindi la presenza delle atlete più importanti.
Per chi è un purista di questo sport, tutti questi aspetti possono risultare superficiali, trascurabili; se non delle paraculate con cui l'ennesimo milionario statunitense cerca di fare la figura del grande filantropo generoso. In parte può essere vero. Ma Ohanian sembra aver capito l'importanza di tanti aspetti necessari a dare visibilità allo sport femminile. Il pubblico è cresciuto rispetto all’anno scorso - la diretta è stata seguita da circa quattro milioni di persone tra le varie piattaforme - e le interazioni sono aumentate di conseguenza. Il prossimo anno ci sarà il tentativo, già dichiarato, di creare una vera e propria lega, con più eventi in più città, e di renderla una gara a squadre, forse con una divisione per sponsor (Nike vs Adidas vs New Balance, e così via). È un’occasione importante, visto che il 2026 sarà una stagione priva di un Campionato Mondiale outdoor - che si svolge ogni due anni - e dei Giochi Olimpici.
L'atletica ha perso Shelly-Ann Fraser-Pryce, forse la sua icona femminile più riconoscibile, sicuramente la più longeva e vincente. Sembra però aver trovato una realtà in cui possano emergere ed essere valorizzati i nuovi simboli dell'atletica femminile. Alexis Ohanian con Athlos potrebbe riuscire dove Michael Johnson con Grand Slam Track ha fallito: ambizione, credibilità, idee e scopo. Non sarà facile, vedremo.