
Per quale ragione l’Inter, la scorsa stagione, non ha vinto né campionato né coppa?
Sì, d’accordo, ci sono sempre più ragioni dietro ogni successo come ogni dietro (parziale) fallimento, ma provate a rispondere a questa domanda: se proprio doveste indicare una zona del campo dove è mancato qualcosa, un giocatore in più, qualcuno non troppo lontano dal livello atletico e tecnico dei titolari, dove puntereste il dito?
Dove si è rivelata corta, la coperta a disposizione di Simone Inzaghi? Ripeto: si tratta di una semplificazione, ma siamo tutti d’accordo che la risposta giusta è: in attacco, no?
All’Inter è mancato qualcuno che potesse svolgere, pur a tempo determinato, i compiti di Lautaro Martinez e/o Marcus Thuram. Troppo poco avevano da offrire Arnautovic, Correa e Taremi, al punto che prima che la stagione 2025/26 cominci nessuno di loro sembra rientrare nei piani della nuova Inter, quella che parte con Cristian Chivu in panchina. E non ha sorpreso nessuno che il primo nome a circolare per il mercato nerazzurro fosse quello di Ange-Yoan Bonny.
L’attaccante francese del Parma, alla fine, non è stato il primo acquisto (quell’onore è spettato a Petar Sucic) perché Marotta ha detto di volere una trattativa fatta «con calma», ma adesso sembra che possa chiudersi per una cifra intorno ai 23 milioni, e che Bonny possa raggiungere la squadra per gli eventuali quarti del Mondiale per Club.
Intanto, mentre si parlava di Bonny, l’Inter sembra aver trovato in Pio Esposito un altro attaccante con cui allungare quella famosa coperta. In gol con il River Plate, frutto del vivaio interista in cui è già stato allenato da Chivu, oggi le quotazioni di Pio Esposito volano altissime e almeno sulla carta sembra un profilo maggiormente “da area di rigore” rispetto a Bonny.
Entrambi, in realtà, somigliano più a Marcus Thuram, per caratteristiche fisiche e tecniche, che a Lautaro Martinez, e in linea teorica si giocheranno il posto per sostituirlo. Sempre ammesso che anche con Chivu la coppia di attaccanti si divida i compiti in modo asimmetrico come successo negli ultimi tempi con Inzaghi, con uno che si muove più incontro e l’altro maggiormente in profondità. Ma anche se così sarà, ben venga un po’ di competizione interna là dove, lo scorso anno, Thuram è stato costretto a giocare sopra gli infortuni.
In realtà anche Bonny, di qualità da attaccante “da area di rigore”, in questi anni col Parma ne ha fatte vedere. La scorsa stagione in Serie A ha segnato uno dei gol più belli del campionato, con il Monza, partendo da lontano palla al piede. L’accelerazione bruciante tra due avversari, la sterzata verso l’area di rigore, da sinistra, e il tiro all’incrocio più lontano hanno ricordato la naturalezza con cui, in effetti, Marcus Thuram si è presentato ai tifosi interisti nel 2023 segnando al Milan.
Ma anche il gol segnato con il Como - taglio sul primo palo e colpo di tacco rasoterra in diagonale sul secondo palo, “alla Crespo”, visto che anche la maglia era quella - ci dice di un attaccante che ha sì un impatto fisico sulla partita, ma che sa anche muoversi negli ultimi metri, trovando soluzioni creative e non convenzionali per calciare in porta e segnare.
Alla sua prima stagione in Seria A, Bonny ha segnato lo stesso numero di gol (6, a cui vanno aggiunti 4 assist) totalizzati nelle due precedenti in Serie B, sempre col Parma. Non è riuscito a crearsi molte occasioni (5.87 xG secondo Hudl Statsbomb, praticamente la metà di Thuram) e anche se va considerato che giocava in una squadra con minore potenziale e che, dall’arrivo di Chivu in poi, ha adottato un atteggiamento ancor più conservativo, Bonny non ha mostrato una grande precisione in fase di finalizzazione (in generale, ha sempre segnato poco finora).
Anche perché si tratta di un giocatore che si prende molte responsabilità, senza paura di sbagliare. A dispetto delle stazza e della personalità, si tratta pur sempre di un calciatore ancora molto giovane, che solo in autunno compirà 22 anni e che sta trovando la propria maturità atletica, tecnica e mentale nello stesso momento in cui il livello intorno a lui, di compagni e avversari, sta salendo vertiginosamente.
Ha convertito appena il 7% dei suoi tiri; Lukaku e Dovbyk, per fare due esempi di attaccanti che hanno effettuato esattamente il suo stesso numero di tiri, 60, ne hanno convertito rispettivamente il 18% e il 17%. Ma, ad esempio, sa dribblare: è uno degli attaccanti ad aver dribblato di più in Serie A la scorsa stagione: 1.9 dribbling tentati ogni 90’, Marcus Thuram si è fermato a 1.5 (con una percentuale di riuscita del 61%, però, superiore al 51% di Bonny).
Tra i centravanti solo Kolo Muani (3) e Moise Kean (2.4) hanno tentato più dribbling (sempre in media ogni 90’). Come detto, però, non c’è esuberanza senza rischio, non c’è volume di gioco senza sporcature: Bonny è il centravanti ad aver perso più palloni in seguito a un tackle avversario (2.8 a partita).
Anche i suoi numeri sugli assist (0.9 xA su azione ogni 90’) sono migliori di molti pariruolo come Vlahovic, Kean o Dovbyk, e va ricordato che Marcus Thuram, con 0.15 xA, è stato il migliore tra gli attaccanti nel campionato, con Lautaro Martinez (0.13 xA) non lontano. L’Inter era una squadra molto associativa e probabilmente lo resterà anche con la nuova guida tecnica, saper trovare i compagni è forse una qualità più importante che sapersi mettere in proprio.
È soprattutto grazie al suo dinamismo e alla tecnica palla al piede che Bonny riesce a rendersi utile anche lontano dalla porta. La cosa che più di ogni altra lo accomuna a Marcus Thuram è il fatto che anche Bonny ama allargarsi a sinistra. Guardate l’azione con cui, lo scorso ottobre, ha mandato al tiro Dennis Man, per il gol del momentaneo 1-0 nella partita poi finita 1-1 con la Fiorentina.
Bonny parte dal centro, legge bene la seconda palla su un lancio lungo e corre alle spalle di Valeri.
Sul rimbalzo è due contro uno, ma elimina subito la competizione di Martinez Quarta spostandolo col corpo. Lo manda a vuoto e prende posizione. A quel punto, una volta controllato il pallone con il destro per orientarsi verso il centro del campo, è uno contro uno con Pongracic, che temporeggia.
Mihaila gli taglia davanti e Pongracic, in inferiorità, temporeggia ancora, Bonny ne approfitta per alzare la testa e servire Man sul lato opposto: controllo di suola e tiro.
Bonny porta molto palla quando ha spazio a disposizione. Marcus Thuram lo scorso anno è stato il centravanti con le conduzioni più lunghe (in media 7.2 metri) ma anche Bonny si trascina dietro la palla per parecchi metri (5.46 m). Al tempo stesso va detto che Bonny non sembra in grado di poter fare riferimento, da solo, per le palle lunghe: contrariamente alle apparenze, cioè al metro e novanta di altezza (per la precisione dovrebbero essere 189 centimetri) ha vinto solo il 25% dei duelli aerei, meno persino del 41% di Lautaro, per non parlare del 49% di Thuram.
Ecco un altro esempio della sua capacità di creare pericoli per i propri compagni decentrandosi. Questo viene dalla partita con il Como di inizio maggio, in panchina c’era già Chivu che lo ha fatto giocare prevalentemente in coppia con Pellegrino, sia per dare minuti al giovane argentino, sia per sfruttare al meglio questo genere di qualità di Bonny.
Ondrejka si accentra e Bonny taglia alle spalle della difesa verso sinistra. Con una palla più lunga potrebbe anche andare al tiro, ma il passaggio di Ondrejka è lento e Bonny deve riceverlo di spalle, con l’uomo addosso. Con un primo controllo si gira sul sinistro, ma poi con un tocco di suola si gira su se stesso.
Una mobilità e una sensibilità che non ci si aspetta da un centravanti della sua stazza (anche se è tipico della scuola francese, forse in queste cose si vede l’influenza che su Bonny può aver avuto nascere nella periferia di Parigi). A quel punto però arriva il raddoppio e Bonny deve sbrigarsi a tornare sul sinistro.
Sarebbe chiuso su entrambi i lati ma, come in molti suoi dribbling, può sfruttare l’esplosività delle sue accelerazioni: va lungolinea, semina il marcatore e a quel punto, con grande lucidità, pesca di esterno destro Pellegrino a pochi metri dalla porta. Peccato che il tiro del compagno sia finito alto.
Insomma, al di là di un miglioramento necessario in tutto ciò che riguarda la costruzione, la scelta e l’esecuzione delle sue conclusioni - cose che poi si ripercuotono su un possibile aumento dei gol segnati, insieme al fatto che sta andando a giocare nella squadra che la passata stagione ha segnato più gol in campionato - Bonny arriva con qualità più ibride di quello che superficialmente si può pensare.
Una ripartizione dei compiti meno rigida gli permetterebbe di giocare in coppia con qualsiasi tipo di profilo - perché no, anche con Marcus Thuram, stando attenti a non pestarsi i piedi a sinistra - e di utilizzare le qualità già pienamente in suo possesso. È un giocatore che guadagna dal giocare in coppia e che con il restringersi degli spazi non perde la capacità di giocare coi compagni.
In questo senso, più che l’eccezionalità del gol segnato col Monza potrebbe essere utile ripensare a un’azione come quella con cui, nella partita che ha visto il Parma affrontare proprio i nerazzurri lo scorso aprile, ha permesso a Bernabé di segnare il suo primo gol in Serie A.
Dopo aver ricevuto un passaggio corto di Pellegrino nel cuore dell’area, Bonny si è trovato spalle alla porta, con Carlos Augusto in marcatura e Mkhitaryan e Asllani che stringevano frontalmente. Ha protetto palla e con l’esterno del piede ha trovato lo scarico per Bernabé al limite dell’area.
Una giocata piccola, minimale, ma forse più significativa e utile in una squadra come l’Inter, soprattutto in quelle partite contro squadre chiuse in cui si verrà a creare grande densità negli ultimi venti metri.
Certo l’Inter non può avere un finalizzatore non d’élite, e Bonny dovrà compiere un salto da questo punto di vista. Con le altre sue caratteristiche, però, potrà comprarsi un po’ di tempo e un po’ della pazienza di tifosi e dirigenti. E non c’è niente di più prezioso del tempo, in un calcio nervoso come quello italiano.