
Del gol alla Fiorentina dobbiamo parlare subito, perché tutti gli interisti con un cellulare lo avranno visto almeno una volta nelle ultime 24 ore (mi rendo conto sia una stima assai conservativa, purtroppo il meccanismo dei loop non aiuta).
Quelli che conosco si sono trovati questo gol all’improvviso sullo schermo, ieri pomeriggio dopo pranzo, e hanno pensato che era tutto quello che sapevano di Diouf fino a quel momento, e che sarebbe stato più saggio farselo bastare. Con una trattativa in apparenza rapidissima, il 21enne centrocampista francese è stato acquistato dal Lens per 20 milioni di euro + 5 di bonus, ha firmato un quinquennale a circa 2 milioni a stagione ed è atterrato a Milano in queste ore.
Negli ultimi secondi del video del gol vediamo Andy Diouf scivolare con le ginocchia sul prato, puntate verso la bandierina del calcio d’angolo, con la bocca spalancata in un urlo, proprio sotto la Curva Fiesole. Se a quel punto il video ripartisse bruscamente dall’inizio, al rinvio un po’ sbilenco di Hitz che gli finisce tra i piedi, saremmo di nuovo incatenati: è uno di quei gol magnetici.
Diouf riceve questo pallone forte verso di lui, dal rimbalzo irregolare, più o meno all’altezza del cerchio di centrocampo. Amrabat gli corre incontro con foga per contrastarlo alle spalle, certo di fare felice Italiano in panchina, e Diouf in qualche modo lo sente. Lo anticipa con un tocco delicatissimo con l’esterno del piede sinistro, che raggiunge sui piedi un compagno alle sue spalle, che poi gli restituisce la palla sulla corsa.
A quel punto Diouf può andare, portare il pallone come se fosse spinto dal vento, che in questo singolo aspetto ha pochi altri pari in Europa. Lo tocca la prima volta esattamente sulla linea di metà campo, poi altre otto, sempre con il piede sinistro. Alcuni tocchi sono forti, e gli fanno guadagnare 6-7 metri in un soffio, altri sono impercettibili, e gli servono per cambiare angolo di corsa, come quello che manda fuori tempo di tre spanne Martinez Quarta.
L’ultimo tocco avviene sulla lunetta dell’area di rigore, è strozzato, a incrociare sul secondo palo, per chiudere la sua corsa a rientrare da destra verso sinistra. Terracciano parte in ritardo e vede il pallone entrare in porta.
Aura?
Il Basilea di Diouf vincerà quella partita ma perderà quella di ritorno e verrà eliminato dalle semifinali di Conference League. Diouf sarà premiato Miglior Giovane Giocatore di quella edizione e verrà inserito anche nella Top-11 della competizione, unico del Basilea insieme a Ndoye, unico centrocampista centrale insieme a Declan Rice (per quello che vale, in questa Top-11 ci sono anche Biraghi e Nico González).
Nella stagione 2022/2023, quella in cui segna questo gol, Diouf risulta il secondo giocatore del campionato svizzero per conduzioni progressive (cioè lunghe almeno 9 metri o terminate in area di rigore), con 8.7 a partita, e il primo per conduzioni terminate in area di rigore. Alla fine di quella stagione diventerà (solo per poche settimane), l’acquisto più costoso della storia del Lens, 15 milioni di euro.
Nella 2024/2025, quella appena trascorsa, è ancora nel 98° percentile tra i centrocampisti europei per conduzioni nell’ultimo terzo di campo e nel 97° percentile per conduzioni progressive. Numeri che parlano di un rapporto speciale con il pallone.
Diouf è parigino, è cresciuto calcisticamente nella vivace periferia nord-ovest (Nanterre, La Garenne-Colombes) e dice di ispirarsi a Pogba «come fanno tutti i centrocampisti parigini». «Il suo stile, il suo portamento, il suo modo di giocare, siamo stati tutti ispirati da Pogba». Ha il tipico curriculum di una promessa parigina: a 9 anni entra nel PSG dove rimane fino ai 12 anni, poi entra nel centro federale di Clairefontaine, e da lì va al Rennes, che poi lo presterà e cederà al Basilea, che poi lo venderà al Lens.
Il primo dato rilevante è questo: l’Inter viene da un mercato con alcune incognite, forse meno esplosivo di quanto ci si aspettasse, ed è interessante che per uscirne si sia affidata a quattro acquisti estivi tra i 21 e i 23 anni, di cui due sono parigini (Diouf e Bonny), e gli altri due provengono da altre accademie che condividono un grande amore per il pallone come quella brasiliana e croata (Luiz Henrique e Sucic).
Dando notizia della firma imminente di Diouf, Gazzetta ha scritto nel titolo che è “un mediano di rottura, il profilo che la società cercava”, e dobbiamo purtroppo smentirlo. Diouf non ha spiccate qualità difensive, secondo Hudl StatsBomb nell’ultima stagione ha completato solo 2.43 tackle + intercetti p90, tra quelli che ne ha fatti di meno della sua squadra. Sempre seguendo la logica dei percentili, è nel 7% di centrocampisti che ingaggiano meno azioni di recupero palla.
Durante l’anno in prestito al Basilea, a un certo punto Diouf rilascia un’intervista a RMC Sport in cui parla anche della sua interpretazione del ruolo di centrocampista, e utilizza una sfumatura comune ma molto efficace della lingua francese, definendosi un “relayeur”, uno staffettista, uno che lega un’area di rigore all’altra (alla voce relayeur sul Wikipedia francese c’è una foto di Steven Gerrard).
«Sono un numero 8 o all’occorrenza un numero 10, ma in ogni caso sono un giocatore offensivo». Aggiunge che ha imparato al Basilea «a giocare anche in una mediana a due, un po’ più basso sul campo», e che prima non poteva giocarci perché non era abbastanza bravo difensivamente. Per il momento non sembra aver colmato tutte le sue lacune. Sempre nell’ultima stagione, i dati sui duelli vinti sono un po’ allarmanti: viene superato il 55% delle volte da un dribbling avversario, perde il 65% dei duelli aerei.
Negli ultimi anni in cui la manovra offensiva dell’Inter è stata sempre un compromesso fragile, perché ad andare troppo veloci e fluidi si finiva sott’acqua ma ad andare troppo lenti si restava incagliati nel fango, i tifosi dell’Inter hanno a lungo sognato un centrocampista autosufficiente in transizione difensiva. Un mediano energico, forte nei duelli, ma composto quando gli spazi si aprono e c’è bisogno di ricucire.
Visto anche l’interesse dichiarato per Frendrup, Cissé e profili simili, era lecito ipotizzare che l’Inter avrebbe alla fine comprato questo centrocampista. Diouf ha una struttura fisica importante (187 cm per 82 kg), però non è particolarmente veloce nella corsa all’indietro né può compensare con una lettura degli spazi e degli uomini fuori dal comune. Ha una buona applicazione e poco più. Specialmente nei recuperi a campo aperto sembra un po’ poco agile, troppo in balia dei cambi di ritmo e di postura degli avversari. Invece con la palla vicino si trasforma, come se fosse questa a toccare lui, e a renderlo elastico, elegante.
La capacità di tenere il pallone incollato al piede pur muovendosi a grandi falcate è veramente da giocatore di altissimo livello, ed è figlia della sensibilità tecnica del piede sinistro di Diouf. Tutto il movimento di Diouf è estremamente naturale, dalle finte con le anche ai passettini per controllare il campo e il respiro, e se a questo unisse anche una visione di gioco di alto livello la sua carriera prenderebbe un’altra traiettoria.
Carrellata non esaustiva di occasioni in cui Diouf finisce per calciare su un difensore anziché valutare le opzioni intorno. Anche il primo controllo, nel momento in cui decide che deve tirare, tende a schiacciarsi sul sinistro e a precludergli altre possibilità.
Al momento, a tutti gli effetti, Diouf è una mezzala offensiva che segna poco e serve pochi assist. Nelle ultime due stagioni con il Lens, in 68 presenze (di cui 49 da titolare) tra tutte le competizioni ha messo a segno 2 gol e 2 assist. Nel 2024/2025 ha registrato 0.11 gol e assist p90 a fronte di 0.18 npxG + xA p90, poco più della metà di quanto avrebbe dovuto raccogliere. Nel caso di Diouf non sembra tanto una questione di sfortuna, o di temporanea deviazione dalla media, quanto di capacità di prendere decisioni nell’ultimo terzo di campo.
Nelle ultime due stagioni in Ligue 1 ha tentato il 67% delle sue conclusioni da fuori area, 1.2 tiri da fuori per 90 minuti. Diouf tira troppo e troppo presto, spesso gli basta vedere due metri di luce rispetto al difensore sul suo piede sinistro per abbassare la testa e astrarsi dal contesto. Una tendenza completamente opposta rispetto a quella delle mezzali dell’Inter durante la gestione Inzaghi, che hanno tirato sempre meno affidando l’ultima conclusione ad esterni e attaccanti, e forse proprio per questo interessante per Chivu.
Per via di questo approccio quantitativo al gioco d’attacco, Diouf ha segnato pochi gol ma alcuni bellissimi, come quello contro il Tolosa nella stagione 2023/2024, quando raccoglie un pallone respinto al limite dell’area di rigore e lo spara sotto l’incrocio con il piede debole. Quando gli hanno chiesto quali aspetti vorrebbe migliorare del suo gioco, Diouf ha risposto: «Gli stessi che mi vengono ripetuti dai tempi dell’Under 16… essere decisivo, farmi trovare di più in zona gol».

La shot chart di Hudl StatsBomb abbastanza “fredda” di Diouf nel 2024/2025, con la grande maggioranza dei tiri che finisce bloccata o fuori dallo specchio. Le percentuali di efficienza sono comunque in leggero miglioramento rispetto all’anno precedente.
Poi ha aggiunto che vorrebbe essere più resistente, energico difensivamente, e vincere più duelli. Effettivamente sembra esserci ancora un gradino che lo separa da quel livello di dominazione fisica a cui può legittimamente ambire, un po’ di equilibrio, di forza nelle gambe. Quando non riesce con la tecnica ad arrivare prima sul pallone e a spostarlo, Diouf cade spesso vittima dell’irruenza degli avversari, e tende a uscire sconfitto da quelle situazioni di palla contesa corpo a corpo.
Non per questo rinuncia a prendersi dei rischi, anzi, non è mai conservativo nelle scelte: vuole muovere il pallone in verticale, girarsi, accelerare, rompere le linee. Anche per questo è uno dei peggiori centrocampisti d’Europa per quantità di possessi persi (1.7 p90, terzo percentile) e ha delle statistiche assai mediocri in costruzione per il ruolo che occupa (39.09 passaggi completati per 90 minuti con il 80% di completamento).
L’Inter quindi non compra un giocatore dal valore garantito. Se vogliamo prendere il calcio per Nazionali come riferimento per definire la sua dimensione attuale, Diouf ha giocato con tutte le selezioni giovanili francesi, dall'Under 17 all'Under 21 inclusa la squadra olimpica (curiosamente, ai Giochi Olimpici di Parigi nelle idee di Henry era la riserva di Manu Koné, il grande obiettivo a centrocampo dell'estate interista).
Agli ultimi Europei Under 21, pochi mesi fa, è stato poco più di una riserva di lusso per la Francia. Ha giocato 3 partite su 5, due da titolare e una da subentrante. Poco dopo la fine degli Europei si è diffusa la notizia di una sua cessione imminente, a inizio luglio il Burnley sembrava aver definito l’accordo con il Lens ma Diouf ha pazientato. Tante squadre di medio-alto livello sono state accostate a lui (Crystal Palace, Bayer Leverkusen, RB Lipsia, Stoccarda, fino al Napoli che sembrava molto vicino a comprarlo).
Alla fine l’ha spuntata l’Inter. Chivu quindi ottiene un altro profilo di grande potenziale tecnico, uno dei pochi mancini in rosa dal centrocampo in su, che conduce il pallone nell’ultimo terzo di campo con grande frequenza, e può dare da subito una mano a sbloccare partite chiuse, a creare un po’ di caos che accenda gli attaccanti. Più pulito nei tocchi di Frattesi, più rapido di Mkhitaryan, più integro di Zielinski.
Soprattutto, l’Inter compra un calciatore tutto da definire ad alti livelli, che per imporsi a Milano dovrà diventare più forte nei contrasti, più presente nelle scalate senza il pallone, più lucido nelle scelte con il pallone, e più preciso nel primo controllo. Il valore di Diouf dovrà quindi essere costruito ancora dall’Inter, attraverso il lavoro, gli allenamenti e gli esperimenti.
È certamente quello che intendeva Marotta nella conferenza stampa di febbraio in cui ha annunciato il rinnovo del CdA e la nuova linea di Oaktree («cercare giocatori giovani che possano diventare patrimonio della società»), ma è anche una sfida abbastanza inedita per l’Inter, e più in generale per la Serie A: un campionato che ha assoluto bisogno di creare valore, e quindi di giocatori come Diouf.