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Daniele V. Morrone
È stata la partita di Pedri e Musiala
28 nov 2022
28 nov 2022
Ma anche di Füllkrug, che ha tenuto in vita la Germania.
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Daniele V. Morrone
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Julian Finney/Getty Images
(foto) Julian Finney/Getty Images
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Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche, in questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.Spagna-Germania era il primo big match del Mondiale, la sfida tra due squadre che, pur non partendo tra le primissime favorite, erano tra quelle che potenzialmente potrebbero vincerlo. Era una partita interessante anche perché sono Nazionali simili per molti versi. Inoltre è uno scontro tra due nazionali che rappresentano le due principali avanguardie tattiche del calcio degli ultimi 15 anni. Spagna e Germania sono infatti entrambe guidate da due allenatori che hanno vinto tutto e subito con il proprio club, e che appena lo hanno lasciato sono stati accolti dalla Federazione. Sia Luis Enrique che Flick non rappresentano poi una cesura netta con il passato, ma più che altro un passo in avanti per una gestione più simile a quella di un grande club contemporaneo. Tra i due, però, i risultati migliori ad oggi li ha raccolti Luis Enrique, che ha portato una Spagna dall’età media bassissima già ad una semifinale dell’Europeo, giocando uno degli stili di gioco più riconoscibili al mondo. I giocatori spagnoli forse potrebbero giocare anche incappucciati e con maglie diverse, ma anche così basterebbero pochi secondi per riconoscere immediatamente la squadra di Luis Enrique.La Spagna, forte del roboante 7-0 rifilato alla Costa Rica, si presentava con lo stesso undici in campo dell'esordio, a parte la presenza di Carvajal al posto di Azpilicueta, forse anche per testarlo contro una più squadra forte. Quindi sempre col 4-3-3 con Rodri difensore centrale e Asensio falso nove. Flick, al contrario, dopo la brutta sconfitta con il Giappone ha operato due cambi che hanno trasformato la squadra: dentro il terzino destro Kehrer al posto del difensore centrale Schlotterbeck e soprattutto il centrocampista Goretzka per Kai Havertz che aveva giocato punta all’esordio. In questo modo, la Germania si è schierata con una difesa a quattro molto più simmetrica rispetto all'esordio e con un centrocampista in più. Era Müller, quindi, che andava a fare la punta. Flick aveva messo il proprio triangolo di centrocampo, con Goretzka e Kimmich alla base e Gündogan vertice alto, a specchio rispetto a quello spagnolo, con Pedri e Gavi mezzali e Busquets vertice basso. Il centrocampista del City, così alto sul campo, serviva ad avere uomo come riferimento per il pressing, che cercava di essere intenso anche grazie all'apporto degli altri giocatori molto dinamici del fronte offensivo, cioè Gnabry, Müller e Musiala.

Della partita abbiamo parlato anche nel nostro podcast riservato agli abbonati, Che Partita Hai Visto.

Mentalmente la sconfitta del Giappone poche ore prima il calcio d’inizio ha permesso alla Germania ora di avere molta più tranquillità, anche se per la Nazionale di Flick era importante comunque dimostrare di potersela giocare contro una squadra di primissimo livello per capire le proprie prospettive e i propri limiti. Effettivamente la Germania ha dimostrato da subito di essere a proprio agio a impostare dal basso nonostante il pressing alto avversario e, anzi, sembrava quasi preferire un contesto in cui poteva attaccare in verticale una volta superata la prima linea di pressione. Ancora meglio, poi, se la squadra di Flick poteva attaccare immediatamente dopo la palla recuperata nella trequarti avversaria. Giocatori come Goretzka a centrocampo o Rüdiger in difesa danno il meglio proprio quando possono difendere in avanti e muoversi nello spazio che si libera. Il primo impatto per la Spagna è stato insomma traumatico, difficilmente si è vista così in difficoltà nell'avere un’uscita del pallone pulita. La Nazionale di Luis Enrique ha dovuto forzare qualche pallone di troppo e solo l’enorme qualità tecnica dei giocatori in campo le ha permesso di risolvere a proprio favore le trappole tattiche messe in campo dalla Germania.

In questo contesto Gündogan su Busquets doveva essere la mossa per far saltare il banco. In realtà proprio la prestazione del regista catalano ha dimostrato che la fiducia di Luis Enrique nel suo giocatore non è mal riposta. Dopo i primi minuti di assestamento, infatti, proprio la sicurezza con cui Busquets ha giocato il pallone anche marcato a uomo ha permesso ai compagni di liberarsi per ricevere. E anche quando le mezzali e le ali non riuscivano a smarcarsi allora c'era qualcun altro che veniva in soccorso, per esempio Pedri, ieri autore di una grande prestazione nel mantenere il pallone in spazi stretti sotto pressione. Sul centrocampista canarino andrebbe fatto un discorso a parte, poi, perché è uno di quei giocatori che al contrario sembra cercare la pressione, per manipolarla e utilizzarla a proprio vantaggio. È stata la sua influenza a spingere la Spagna ad addensare il possesso sul lato sinistro, dove lui si muoveva lungo l’asse verticale del mezzo spazio. Insomma, la Spagna invitava lì la pressione della Germania portando anche Asensio a giocare incontro, per poi cercare il filtrante in profondità alle spalle della linea difensiva alta con il movimento delle due ali, Dani Olmo o Ferran Torres. E se Dani Olmo a sinistra deve fare il doppio lavoro di gestire il pallone e poi partire in profondità alle spalle di Kehrer, per Ferran torres invece si tratta di rimanere largo a destra per poi al momento giusto tagliare alle spalle di Raum ed essere lui a finalizzare. In questo senso, nonostante ieri sia stato autore di una prestazione un po' opaca, non va dimenticata l’importanza di Ferran Torres per il sistema di Luis Enrique, perché è lui col taglio esterno-interno a dover poi finalizzare da destra quanto viene costruito a sinistra. La Spagna gioca senza una punta centrale perché la sua vera punta gioca partendo da destra. Ferran Torres tocca molti meno palloni ma tutti quelli che tocca sono pesanti, e forse è proprio questo che lo porta a non essere un finalizzatore proprio lucidissimo sotto porta.

Da questo grafico di passaggi e posizioni medie si nota subito quale sia il lato forte della Spagna. Il fatto di avere un esterno così bravo nel gestire il pallone come Dani Olmo e un falso nove che può venire a giocare in zona come Asensio aiutano.

Pedri prima della partita ha parlato di come il suo gioco nella Spagna prevede delle differenze rispetto a quello per il Barcellona: «Le mezzali hanno compiti con una sfumatura diversa, perché al Barcellona stiamo molto più tra le linee, dove possiamo segnare più gol e assist, mentre qui tocchiamo molto di più la palla». Come a dire che nel Barcellona di Xavi si deve comportare più da rifinitore, mentre nella Spagna di Luis Enrique deve fare più il regista. Questo perché pur utilizzando ovviamente entrambe le squadre i dettami del gioco di posizione, lo fanno con declinazioni leggermente differenti: nel Barcellona attuale le mezzali devono ricevere nel mezzo spazio dietro il centrocampo avversario, nella zona di rifinitura e con al lato l’ala di riferimento. Nella Spagna attuale, invece, le mezzali vengono invitate a muoversi anche incontro, a gestire il pallone nella propria metà campo prima di muoversi poi in quella avversaria a ricevere nuovamente. Pedri comunque sembra a proprio agio in entrambi i contesti e il fatto che noi non ce ne accorgiamo nemmeno non dovrebbe essere data per scontata, è qualcosa di eccezionale. La Germania, per dire, non pensava di avere un giocatore in grado di giocare in questo modo, alle spalle delle linee avversarie e con la pressione addosso, almeno finché non è salito in cattedra Jamal Musiala. È significativo, in questo senso, che il centrocampista del Bayern Monaco si sia rivelato al mondo proprio contro la Spagna, contro cui ha mostrato tutto il suo repertorio di controlli orientati e coordinamento col pallone tra i piedi.

A 19 anni Musiala è stato il miglior giocatore della Germania, l’unico in grado di rivaleggiare con Pedri e Gavi nel muoversi tra le linee e gestire il pallone sotto pressione. Musiala sembra essersi preparato tutta la vita per una partita come questa. E forse non è un caso che da un po’ di tempo sia seguito da un allenatore personale specializzato in neuroatletica: «Sono solo piccole cose che possono fare la differenza, come la coordinazione, assicurarsi che gli occhi si aggancino correttamente alla palla, girarsi rapidamente, far sparire i piccoli dolori con un migliore equilibrio e così via, mi ha aiutato molto negli ultimi due anni. La mia postura, ad esempio, è molto diversa». In campo quindi c’è una partita nella partita. Non c’è soltanto lo stile di gioco delle due squadre, ma anche il fatto che i due talenti più promettenti sono a loro volta la declinazione in salsa spagnola o tedesca dello stesso prototipo di giocatore. Un'idea di centrocampista che nasce dalla figura di Iniesta, che chissà cosa avrà pensato mentre in tribuna assisteva alla partita. Certo Pedri ha compiti più oscuri per la manovra mentre Musiala si muove più vicino all’area e quindi è più appariscente, ma i due hanno più punti in comune che differenze nel tipo di giocatore che sono e in quello che li rende tanto importanti per le proprie squadre. Nonostante siano coetanei (hanno 3 mesi di differenza) Musiala è diventato titolare nel Bayern e nella Germania a tutti gli effetti solo da un anno, mentre Pedri ha già fatto un Europeo da protagonista. Quello che Musiala sta avendo ora in termini di fama e di riconoscimento del talento, Pedri lo ha avuto per la prima volta già un anno e mezzo fa. Chissà cosa ci faranno vedere nei prossimi dieci anni, se siamo fortunati. L’alto livello tecnico ha reso la partita piacevole anche se per buona parte dei novanta minuti è stata priva di grandi occasioni. Spagna e Germania sono due squadre talmente convergenti da mostrare anche la stessa lacuna durante la partita: al momento di finalizzare la giocata la palla non va in porta. L’esempio principale per la Spagna arriva al minuto 32 con Asensio che viene incontro a giocare, portandosi dietro il centrale Süle fino nella propria metà campo, per poi scaricare all’indietro una palla che da Laporte va subito in verticale per Pedri. A quel punto l'azione passa per Jordi Alba fino a Dani Olmo, che riceve dopo essersi buttato nello spazio lasciato libero e attacca lo spazio alle spalle della linea difensiva: ecco a cosa serve il falso nove. Olmo è al lato dell’area e può metterla al centro per il taglio perfettamente calibrato di Ferran Torres dall’altra fascia. La palla arriva pulita con parabola ad uscire un metro oltre il dischetto del rigore, Raum non riesce a stare davanti a Ferran Torres che può quindi calciare di prima libero, anche se per farlo non va col piede forte, ma col mancino. Neuer è battuto, ma il tiro finisce ben sopra la traversa. Per fortuna di Ferran Torres l’azione verrà annullata per fuorigioco di Dani Olmo, ma Luis Enrique deciderà comunque di cambiarlo per Morata dieci minuti dopo l’inizio del secondo tempo. Quella di una presenza o meno di una punta di ruolo come Morata per la Spagna è un dibattito che si protrae da anni. Le motivazioni per preferire uno all’altro sono ormai note e Luis Enrique sembra aver ormai risolto scegliendo di alternare la cosa, a seconda dell’avversario e degli stati di forma dei propri giocatori. Già alla semifinale dell’Europeo nell’estate 2021 si era vista la Spagna iniziare con un falso nove, assestare il possesso, stancare l’avversario e poi dall’ora di gioco far entrare Morata per capitalizzare. L'attaccante dell'Atletico Madrid aveva già segnato contro l’Italia alla semifinale dell’Europeo e ieri contro la Germania è tornato a segnare, inclinando la partita dalla parte della Spagna. È stata l’ennesima azione in cui la Spagna è riuscita a portare la Germania a stringersi vicino al pallone, liberando la fascia alla salita di Jordi Alba. Il terzino del Barcellona ha stoppato il pallone, alzato la testa e trovato con un rasoterra morbido il taglio verso il primo palo di Morata, che con un tocco di collo esterno destro di prima ha segnato sul palo di Neuer. [gallery columns="4" ids="86306,86307,86308"] Una punta come Morata allunga la squadra e finalizza la giocata in area, non aiuta la manovra spalle alla porta, ma sa come farsi trovare al posto giusto al momento giusto fronte alla porta. Con 29 gol segnati per la Spagna, ne è diventato il quinto marcatore di sempre. Davanti ha David Silva con 35, Fernando Torres con 39, Raúl con 44 e David Villa con 63. Superando Silva si metterebbe alle spalle dei migliori attaccanti della storia della Nazionale spagnola. La Germania a quel punto sembrava con un passo fuori dal Mondiale, per fortuna è arrivato il triplo cambio di Flick al 70esimo a salvare la sua partita. Al contrario dell'esordio contro il Giappone, con cui aveva sbagliato la lettura della partita, l'ex allenatore del Bayern Monaco contro la Spagna ha dimostrato di capire come intervenire. L’entrata di Sané, Füllkrug e Klostermann per Gündogan, Müller e Kehrer, ha portato la Germania a spostare Musiala centralmente e avere due riferimenti offensivi in più: Sané a destra e Füllkrug come punta centrale. L’impatto di Sané è stato immediato, la sua capacità di conduzione e gestione del pallone nello stretto ha dato finalmente a Musiala un giocatore con cui associarsi e due giocatori da poter trovare tra le linee. Da quel momento la Germania è riuscito ad assestare meglio il possesso nella metà campo della Spagna e a invertire l'inerzia di una partita che sembrava indirizzata. Sané ha avuto un ruolo decisivo nel gol del pareggio della Germania, che però è stato segnato da Füllkrug, per cui va fatto un discorso a parte. Füllkrug non aveva debuttato con la Germania prima di questo Mondiale, nonostante i 29 anni, anche perché fino a 6 mesi fa era in seconda divisione col Werder Brema e nella sua carriera ha subito ben 4 operazioni al ginocchio. Con la promozione del Werder Brema e gli 8 gol nelle prime 11 partite di Bundesliga era impossibile per Flick ignorarlo, soprattutto dopo l’infortunio a Werner che gli ha tolto la punta titolare della nazionale. Un giocatore che ricalca dal cognome, al fisico tozzo, lo spirito delle punte di categoria della Bundesliga di un tempo. Füllkrug non ha la tecnica di Havertz per fare da fulcro del gioco come vuole Flick e non ha neanche la velocità fulminante di Werner per allungare le difese avversarie, ma pur non essendo certo Klose, è la cosa più vicina alla classica punta di movimento della scuola tedesca uscito dal post rivoluzione culturale: non proprio la torre, nonostante chiaramente sia grosso e abbia il passo pesante, ma quel giocatore che si muove dove serve e quando la riceve trova il modo di trasformare anche un’occasione sporca in gol. In realtà Flick si era cautelato portandosi anche il ragazzo prodigio Muokoko, ma ieri quando doveva sceglierne uno, si è fidato di Füllkrug ed è stato ripagato. Ci sarà sicuramente una parola tedesca per descrivere la difficoltà della scelta tra la giovane promessa e il vecchio mestierante. Forse c'è stato un ragionamento tatticamente più logico dietro la scelta di Flick ma in ogni caso può dire di aver avuto ragione.

Eccolo qui il momento esatto in cui Füllkrug ruba la palla e trasforma la partita di Musiala nella sua partita.

A fine partita Rüdiger ha messo in parole quello che tutti hanno pensano subito dopo il gol: «Credo che Niclas ci offra qualcosa davanti che non abbiamo». Il gol di Füllkrug è uno dei più importanti per la Nazionale tedesca negli ultimi anni, il pareggio vale più del punto che potrebbe portare alla Germania la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta. È stata una partita che ha confermato i difetti della Nazionale di Flick, ma ci ha anche messo sotto gli occhi la sua forza. Sì, la Germania ha problemi a difendere la propria area e a capitalizzare in quella avversaria, ma ieri ha comunque dimostrato di poter giocare alla pari contro una grande Nazionale. Magari con più fortuna con Musiala che angola di più il tiro solo in area o Sanè che in pieno recupero non si allunga il pallone solo davanti a Simon, anche vincere. Anche per la Spagna il gol di Füllkrug è più pesante di quanto non sembri e adesso dovrà andarsi a giocare l’ultima partita con Giappone senza poter abbassare la guardia. Nonostante questo, nella prima ora di gioco la squadra di Luis Enrique ha dimostrato ancora una volta di essere una delle più riconoscibili degli ultimi anni giocando a tratti il miglior calcio del Mondiale. Forse non basterà per alzare la coppa, ma rispetto alle figure fatte nel 2014 e 2018 ora la Spagna è tornata competitiva ad alto livello, con una generazione molto giovane e che quindi può guardare al futuro con ottimismo. Se non sono risultati questi, di sicuro sono soddisfazioni.

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