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Dario Pergolizzi
L'Inter è in stato di grazia
23 gen 2024
23 gen 2024
Per Simone Inzaghi è la terza Supercoppa italiana consecutiva.
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Dario Pergolizzi
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Dopo neanche mezz’ora di gioco il bordocampista vicino alla panchina del Napoli parla di un Walter Mazzarri insoddisfatto della circolazione palla dei suoi. «Devono ancora acquisire la mentalità del cambio di gioco»; «Vorrebbe che Mazzocchi giocasse rapido su Kvaratskhelia per poi sovrapporsi». Evidentemente non è solo un'impressione: c'è ancora una certa distanza tra le intenzioni dell’allenatore riguardo al possesso palla e la loro applicazione in campo, e la finale della Supercoppa italiana contro l'Inter lo ha confermato anche al di là delle parole di Mazzarri. Il Napoli, infatti, ha finito per non essere pericoloso né attraverso i cambi di gioco né con le combinazioni della catena di sinistra, rimanendo per la maggior parte del tempo in balia di un’Inter, che al contrario aveva le idee chiarissime su cosa fare e come farlo. La squadra di Inzaghi sta vivendo un momento di grazia tecnico e forse anche atletico, e sembra al picco delle proprie possibilità.

Nonostante il risultato sembri suggerire una sfida più combattuta, i nerazzurri sono riusciti a conquistare la terza Supercoppa consecutiva al termine di una partita che, in realtà, è stata poco in discussione. Certo, il risultato è stato in bilico fino agli ultimissimi minuti nonostante la prolungata inferiorità numerica del Napoli, a cui va dato il merito di essersi sacrificato per provare a portare la partita nell'unico posto dove forse avrebbe potuto vincerla: la lotteria dei rigori (non erano previsti i supplementari).

Il piano iniziale del Napoli era quello di andare a prendere l’Inter in alto, con un atteggiamento aggressivo sin dai primi passaggi della squadra di Inzaghi. Politano stringeva la sua posizione per uscire su Calhanoglu, mentre Kvaratskhelia e Simeone rimanevano orientati in prima linea con riferimento ai due giocatori dell’Inter coinvolti nel palleggio con Sommer (non sempre i difensori centrali, a volte anche un centrocampista: la fluidità della squadra di Inzaghi costringe gli avversari ad avere dei riferimenti mutevoli). Dietro questi tre, Cajuste seguiva da vicino Barella, mentre Lobotka aveva un compito ancor più delicato, cioè fungere sia da “equilibratore” coprendo i compagni più avanzati (e per fare questo doveva tenersi pronto a scalare in marcatura verso il centro-sinistra) sia da marcatore prendendo in consegna Calhanoglu nel caso in cui fosse stato Politano a scalare sul centro-sinistra.

L’atteggiamento aggressivo del Napoli ha effettivamente rallentato il gioco dell’Inter, pur senza creare significativi pericoli in ripartenza. Il problema, però, è che questa efficacia difensiva è durata troppo poco. Alla squadra di Inzaghi sono infatti bastati pochi minuti per prendere le misure alla struttura difensiva pensata da Mazzarri e iniziare a manipolarla per prendere campo.

Nello specifico l’Inter lo faceva in due modi. Il primo era quello di cercare la ricezione alle spalle di Lobotka quando era chiamato in avanti per il pressing. Era soprattutto Mkhitaryan a doversi cercare questo spazio davanti alla difesa azzurra. Il secondo era quello di utilizzare il terzo uomo con l'aiuto delle punte, e Thuram sempre pronto ad attaccare la profondità dopo questa giocata.

Per l’Inter è stato relativamente facile tirare fuori il Napoli in questo modo, come si vede nell'azione qui sopra. In questo caso, iniziando a muovere la palla con molta calma, la squadra di Inzaghi innesca la risalita in pressione del Napoli, con Politano su Acerbi e Lobotka in scalata su Calhanoglu. Da Sommer parte una buona verticalizzazione verso Mkhitaryan, seguito da Di Lorenzo, e successivamente una duplice combinazione col terzo uomo prima con Dimarco (che subisce fallo), e poi con Lautaro, e di nuovo lo stesso Mkhitaryan. Sempre nella stessa azione possiamo notare come il sovraccarico laterale delle punte dell’Inter sia sempre minaccioso sia per trovare combinazioni veloci con lo scarico sui centrocampisti e gli esterni incontro, sia per il successivo affondo in profondità (specialmente con Thuram).

L'Inter è stata anche molto abile a tirare fuori i laterali del Napoli, per poi sfruttare gli spazi che si venivano a creare alle loro spalle. Un'arma che storicamente la squadra di Inzaghi utilizza spesso e che ieri ancora una volta ha pagato, consentendo ai nerazzurri di occupare la metà campo del Napoli e mantenere un atteggiamento efficace in riaggressione.

Nell'azione qui sopra, ad esempio, i movimenti in avanti di Pavard e Acerbi hanno mandato in tilt Politano e Kvaratskhelia, aprendo la strada alla risalita immediata attraverso il passaggio verso l’esterno per ricercare successivamente l’interno (fuori-dentro). Questo tipo di movimenti a volte semplicemente portavano via degli avversari, aprendo le linee di passaggio interne che permettevano all'Inter di portare il pallone nella trequarti avversaria. In questo caso Acerbi, dopo aver iniziato la progressione e verticalizzato su Thuram, si infila nello spazio alle spalle della punta, trovandosi di fronte a Darmian, che nel frattempo aveva stretto la sua posizione. La triangolazione finale di quest’ultimo con Dimarco non è andata a buon fine per via di un sapiente blocco di Rrahmani, ma rimane ad esempio di quanto sia difficile difendere contro la fluidità dell’Inter.

Senza palla, poi, l’organizzazione del pressing dell’Inter ha tolto al Napoli ogni velleità offensiva su azione manovrata, con gli azzurri che hanno chiuso il primo tempo senza nemmeno un tiro in porta (e con uno solo effettuato alla fine della partita). La squadra di Mazzarri semplicemente non aveva risorse per aggirare le uscite in pressione dei cinque giocatori più avanzati dell’Inter, o i momenti in cui la squadra di Inzaghi si difendeva con un blocco basso.

Oltre ad abbinare Thuram e Lautaro sui due centrali del Napoli, l’Inter riusciva a controllare stabilmente il centro del campo grazie alla sensibilità dei suoi centrocampisti, che sono riusciti ad alternarsi agevolmente nelle uscite su Lobotka e nella copertura. In tutto ciò, a sinistra, Mkhitaryan faceva da pendolo tra le uscite verso Di Lorenzo e la scalata interna sul giro palla avversario, mentre sulla fascia destra era Darmian a uscire molto aggressivo in avanti. Tutti accorgimenti che non hanno permesso al Napoli di progredire combinando, a eccezione di un paio di ricezioni interne alle spalle del centrocampo nerazzurro di Cajuste e Kvaratskhelia nei primissimi minuti, poi schiantate sul muro difensivo nerazzurro.

Il Napoli, che già sembrava poco in grado di impensierire l’Inter, una volta rimasto in inferiorità numerica per la discussa espulsione di Simeone è andato ulteriormente in balia del possesso avversario. Anche se la struttura difensiva non è cambiata molto (inizialmente Mazzarri ha mantenuto un 5-4, per poi passare a un 5-3-1 con Raspadori davanti) il baricentro dei possessi dell’Inter si è alzato ulteriormente, sfruttando una posizione ancora più alta di esterni e difensori laterali, propiziata da una minore necessità di presenza centrale sulle preventive, grazie alla superiorità numerica. Dopo oltre un quarto d’ora di assedio, l’Inter è riuscita a sbloccare il risultato all’inizio del tempo di recupero occupando l’area con ben otto uomini: oltre a questo, sono serviti l’inserimento di Pavard fino alla linea di fondo, un cut-back, l’esca di Frattesi e il tiro di Lautaro.

Anche in una serata in cui la precisione delle giocate nell’ultimo terzo di campo non è stata certo eccelsa, l’Inter ha dimostrato di avere un possesso indecifrabile per quasi tutte le sue avversarie in Serie A. I suoi fraseggi e i suoi movimenti senza palla riescono anche a compensare anche una mancanza di creatività individuale in alcune zone di campo. Certo, se quel tiro di Lautaro non fosse entrato l'Inter avrebbe potuto rimproverarsi la mancanza di cinismo di fronte alla porta, perché chissà come sarebbero andati a finire i rigori. La squadra di Inzaghi, però, ha avuto il grosso merito di non perdere la calma e continuare a credere nel proprio gioco anche dopo le sostituzioni, con il cronometro che correva contro di lei.

Adesso inizia una seconda parte di stagione difficile, dove sarà sempre più complicato restare in corsa in tutte le competizioni, con il graduale accumularsi di squalifiche e infortuni. In questo senso, sarà già probante la prossima partita di Serie A contro la Fiorentina, senza Calhanoglu e Barella. Per ora, però, l’allenatore dell’Inter può godersi la sua terza Supercoppa consecutiva, la quinta in totale, e non è poco. Con questa vittoria, Inzaghi è diventato l'allenatore italiano ad averne conquistate di più, superando Capello e Lippi (4).

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