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Emanuele Mongiardo
Il Milan si è rimesso in piedi
20 set 2023
20 set 2023
Contro il Newcastle un pareggio bugiardo rispetto alla prestazione dei rossoneri.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / IPA Sport
(foto) IMAGO / IPA Sport
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Come a febbraio della passata stagione, il Milan, scosso nelle sue certezze da un derby perso male, ha provato a ritrovarsi con la Champions League. Lo scorso anno, dopo il 3-0 subito in Supercoppa dall’Inter e la triste sconfitta per 1-0 nella stracittadina di campionato poco dopo, Pioli aveva saputo riprendere in mano la squadra grazie a una grande prestazione difensiva contro il Tottenham. Questa volta è stato invece il turno di un'altra squadra inglese, il Newcastle, una nuova consolazione nella vecchia Coppa dei Campioni. Come una stagione fa, anche in questa occasione la squadra di Pioli ha offerto una buona prestazione in cui, come si dice, è mancata solo la vittoria.

Theo e compagni sono sembrati più sciolti col pallone e non hanno sofferto contro una squadra che, una volta resasi conto della forza dell'avversario, ad un certo punto del secondo tempo si è accontentata di uno 0-0 che tutto sommato, fuori casa, non era poi così male. Certo, rimangono segnali che fanno pensare che il Milan sia ancora una squadra in divenire, che dovrebbe discostarsi da alcuni dettagli dello scorso anno. Tuttavia, a settembre e dopo una campagna acquisti così corposa, sarebbe stato difficile immaginare il contrario.

Lo spazio tra le linee del Newcastle

A differenza dello scorso anno, dove aveva ritrovato certezze con la difesa a tre, stavolta il Milan ha mantenuto l’impianto di gioco tradizionale. La linea arretrata è rimasta a quattro e Pioli ha recuperato Tomori. Così, davanti a Maignan si è rivista la difesa delle prime tre giornate di campionato, con Tomori centrale sinistro e Thiaw centrale destro. Centrocampo e attacco, invece, presentavano delle novità. In mezzo, insieme a Krunic e a Loftus-Cheek, da mezzala sinistra ha agito Pobega al posto di Reijnders. In avanti, invece, Chukweze ha sostituito Pulisic come ala destra.

Anche il Newcastle è sceso in campo con un 4-3-3. Davanti a Pope, la difesa era composta dal terzino destro Trippier, dai centrali Schär e Botman, a lungo obiettivo di mercato del Milan, e dal terzino sinistro Burn. In mezzo, oltre ai più reclamizzati Bruno Guimarães e Tonali, la mezzala destra era Longstaff, classico centrocampista lungagnone britannico, reperto di un’epoca lontana della Premier League. In avanti, la novità era l’assenza di un’ala talentuosa come Miguel Almiron, sostituito a destra da Murphy. L’ala sinistra era Gordon, mentre la punta era Isak.

Il Milan di Pioli, in tutti questi anni, ha dato il meglio quando ha potuto esprimere un calcio intenso e verticale. Il Newcastle, d’altra parte, è una squadra di grande atletismo, difficile da mettere in difficoltà sulla corsa. Pioli, probabilmente, era preoccupato di pareggiare l’impatto fisico del Newcastle, e forse con questo si spiega la scelta di Pobega al posto di Reijnders. Il tecnico del Milan, in conferenza stampa, aveva presentato i "Magpies" come la «classica squadra inglese, con tanta intensità e con tanta pressione» e forse si aspettava un avversario aggressivo: col Milan abituato a cercare subito Giroud contro il pressing alto, Pobega avrebbe potuto essere utile anche per raccogliere i rimbalzi.

Invece, il Newcastle non ha mai pressato in alto il Milan, lo ha fatto in maniera sporadica, quasi solo sui rinvii dal fondo. Nei primi minuti si è vista un’aggressione portata con il 4-3-3, con il regista Bruno Guimaräes che si alzava sul regista rossonero Krunic e le mezzali che si accoppiavano con i pari ruolo. Le ali Murphy e Gordon, posizionandosi a metà tra i centrali e i terzini, cercavano di indirizzare il possesso rossonero verso il centro. Dopo dieci minuti e un paio di occasioni in cui Maignan, con un’apertura per Calabria libero alle spalle di Gordon, ha aggirato il pressing del Newcastle, però, Howe ha preferito assestare i suoi con un baricentro un po’ più basso, quasi all’altezza del centrocampo.

Maignan pesca Calabria alle spalle di Gordon. Il terzino va di testa da Chukwueze e attiva una combinazione a tre tra il nigeriano, Giroud e Loftus-Cheek, al termine della quale l’inglese può condurre in campo aperto. Il centrocampista del Milan, però, sprecherà tutto con un passaggio per Chukwueze in fuorigioco.

Il blocco medio degli inglesi, un 4-5-1 con le ali Gordon e Murphy alla stessa altezza dei centrocampisti, si è rivelato però tutt’altro che impermeabile. Le linee di difesa e centrocampo del Newcastle erano troppo nette. In altre parole, i giocatori preferivano presidiare lo spazio invece di seguire l’uomo, una situazione quasi inedita per chi è abituato a guardare la Serie A. Questo modo di difendere era abbastanza passivo: i portatori di palla, cioè i difensori e Krunic, erano liberi di alzare la testa e condurre o scegliere il passaggio. Alle spalle dei centrocampisti del Newcastle, poi, c’era spazio per ricevere tra le linee. A peggiorare la situazione della squadra di Howe c'era anche il fatto che Guimaraes spesso si alzasse per seguire Krunic, dilatando ulteriormente lo distanza del centrocampo dalla linea difensiva. Complici gli avversari, quindi, il Milan ha saputo approfittare dello spazio tra le linee dietro Guimaraes e Tonali, sul proprio lato destro. Lo ha fatto con Loftus-Cheek, ma un paio di volte anche con il terzino destro, Calabria nel primo tempo e Florenzi nel secondo.

Al centrocampista inglese bastava rimanere alto alle spalle di Tonali per innescare la verticalizzazione di Thiaw: il terzino di quel lato, Burn, doveva rimanere basso per controllare Chukwueze alto e aperto, mentre il centrale Botman non voleva rischiare di rompere la linea per uscire così in avanti su di lui.

Notare Burn preoccupato da Chukwueze a destra. Loftus-Cheek lascia sfilare la verticalizzazione di Thiaw e arriva in area, dove sbaglia un passaggio a rimorchio semplice per Leão che avrebbe potuto calciare indisturbato.

Calabria è riuscito a ricevere tra le linee in un’occasione in cui l’ala, Gordon, era rimasta alta tra lui e Thiaw: il capitano del Milan ha letto lo spazio dietro Gordon e Tonali, e ha stretto in quella posizione. A differenza del derby, dove lo aveva fatto in maniera meccanica da inizio azione, in questo caso il movimento a stringere ha avuto un senso.

Calabria stringe dietro Gordon e riceve il filtrante di Krunic. Calabria è libero di servire Chukwueze che crosserà in maniera pericolosa sul secondo palo.

Florenzi, invece, lo ha fatto nel secondo tempo in un’azione in cui Loftus-Cheek si è abbassato da regista. Tonali lo ha seguito e ha lasciato spazio alle sue spalle: anche qui, rispetto al derby, l’occupazione del corridoio interno è stata dinamica e ha portato ad un tiro dal limite dell’ex romanista.

In questo modo, il Newcastle è stato costretto a correre all’indietro più di quanto avrebbe desiderato Howe e il Milan ha potuto attaccare la difesa frontalmente in maniera piuttosto agevole. Il rimpianto, oltre alle occasioni sprecate, è di non aver esposto ancora di più questa debolezza del Newcastle. Ad esempio, sul lato sinistro si sono viste raramente delle ricezioni tra le linee, un po’ perché non si può chiedere a Leao di aspettare per fissare il terzino basso come faceva Chukwueze, un po’ perché Pobega, che da mezzala si posizionava tra le linee sul centro sinistra, non avrebbe avuto qualità tecnica a sufficienza per ricevere di spalle, girarsi col controllo e condurre.

Reijnders sarebbe stato perfetto per provare a ricevere tra le linee anche sull’altro lato. Ci è riuscito una volta, nel secondo tempo, trovando lo spazio alle spalle di Guimaraes che si era alzato in pressing su Krunic: l’olandese si è girato, ha retto al rientro di un avversario e ha condotto fino al limite, dove ha superato un difensore dopo averlo fatto saltare con una finta. Il tiro però è uscito debole, una conclusione non degna di un’azione dove aveva mostrato tutta la sua qualità nel portare palla nel corridoio centrale del campo.

Grazie alla postura Krunic nasconde il passaggio fino all’ultimo istante. Poi fa passare la palla attraverso Bruno e serve Reijnders.

Per sfruttare meglio la passività del Newcastle, poi, anche Tomori e Thiaw avrebbero potuto essere più intraprendenti nel condurre per tirare fuori posizione un centrocampista. Al contrario, i due centrali del Milan spesso sono stati titubanti e hanno preferito far circolare il pallone.

La fragilità di Leao

Al di là di cosa avrebbe potuto fare meglio, il Milan comunque le sue occasioni le ha avute, alcune anche abbastanza clamorose. La copertina di questo pareggio, in negativo, se la prenderà Leão per quell’azione in cui ha provato a concludere di tacco una serpentina da fuoriclasse. Il portoghese è stato il protagonista principale di uno degli scudetti più belli della storia rossonera ed è il singolo motivo per cui il Milan è riuscito a raggiungere la semifinale di Champions lo scorso anno. Da tre stagioni, ormai, è il giocatore migliore della Serie A e, rispetto agli altri calciatori del nostro campionato, siamo abituati a considerarlo a un livello più alto rispetto al resto dei calciatori che giocano in Italia.

Leao, però, è incredibilmente umano. Lo si nota nella gioia che esprime quando prova una giocata ad effetto e, in negativo, tutte le volte, troppe in relazione al suo talento, in cui dal suo destro escono tiri fuori misura o cross troppo pigri. Leão non ha l’aura da androide infallibile dei campioni della sua generazione e ieri, forse, si è riscoperto fragile anche a livello emotivo. Da commentatori esterni, è impossibile sindacare sulla psiche di un calciatore, ma è stata netta l’impressione che, dopo il gol sbagliato, Leão pian piano si sia sfilato dalla partita, malinconico perché già sapeva quanto gli sarebbe costato il peccato di aver cercato un gol di tacco, e di averlo fallito.

Leao è arrivato ad un colpo di tacco dal segnare il gol più bello della sua carriera, forse uno dei più belli nella storia della Champions League. È passato in un attimo dall’onnipotenza di chi può saltare un’intera difesa al dare l’impressione di uno sconforto tale da voler uscire dal campo. Nel secondo tempo, sulla sinistra ha lasciato totalmente l’iniziativa a Theo. Si è stretto mestamente vicino a Giroud, e le poche volte in cui ha ricevuto in fascia non ha mai puntato l’uomo.

Oltre al gol fallito, poi, nella partita di ieri sono emersi anche altri limiti del suo gioco. Ad esempio, il Milan ha recapitato diversi palloni sul secondo palo che avrebbe dovuto attaccare meglio. Leao, però, non ha il tempismo per quel tipo di movimento, né sa colpire bene di testa – per quanto la palla sia uscita di poco, la torsione sul cross di Florenzi era un’occasione davvero clamorosa, forse non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di angolare il tiro. Il suo avversario sul lato cieco era Trippier, un terzino che negli anni ha migliorato la propria fase difensiva, ma che resta comunque più basso di lui di una decina di centimetri.

Le prospettive del girone

Così, la partita è scivolata verso lo 0-0 finale. Nel secondo tempo non solo il Newcastle si è rifiutato di aggredire il Milan, ma ha abbassato ancora di più il blocco e non ha pensato minimamente ad attaccare. Eppure, la fase di pressing dei rossoneri non era stata perfetta. Gli inglesi, soprattutto nel primo tempo, avevano la possibilità di uscire sul proprio lato destro, quello di Trippier. In fase di impostazione, l’ex Tottenham si alzava mentre l’altro terzino, Burn, stringeva da terzo centrale di sinistra, lasciando la fascia a Gordon che si abbassava. In questo modo il Newcastle impostava con tre uomini. Il Milan, con le tre punte, cercava di schermare le linee di passaggio verso il centro. Ma se a destra Calabria seguiva Gordon, a sinistra invece Theo non si alzava subito su Trippier, che rimaneva solo, forse per la presenza di Murphy. A volte, quindi, al Newcastle è bastato usare il gioco a parete di un centrocampista - cioè Longstaff pressato da Pobega o Guimaraes pressato da Loftus-Cheek - per appoggiare verso Trippier, libero.

Da lì in poi, però, il Newcastle non è stato propositivo. I giocatori avanzati sono rimasti alti ad aspettare il pallone e per il Milan è sempre stato facile ricompattarsi ed evitare pericoli. Le verticalizzazioni dall’esterno per i tagli della punta o delle ali sono sempre state assorbite bene, soprattutto da un Tomori in gran spolvero. Per il resto, al Newcastle andava più che bene lo 0-0 e sarebbe arrivata anche una vittoria del tutto casuale se non fosse stato per i riflessi di Sportiello a fine gara.

Un pareggio in casa contro la squadra con cui potrebbe giocarsi uno dei due posti per qualificarsi agli ottavi non è certo il miglior modo di iniziare la Champions. Il Milan, però, ha dimostrato di essere una squadra diversa da quella del derby. Il Borussia Dortmund è un avversario pieno di difetti e il PSG vive un momento di transizione, in un anno in cui, senza Neymar e Verratti, avrà meno qualità, almeno nel controllo della palla. Insomma, a livello di classifica nulla è compromesso. E ritrovarsi dopo il 5-1 di sabato forse era importante quanto la vittoria.

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