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Simeone sa ancora il fatto suo
14 mar 2024
14 mar 2024
I suoi cambi sono stati decisivi nell'emozionante ottavo di ritorno contro l'Inter.
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L’Atletico Madrid che si presentava alla gara di ritorno degli ottavi di Champions League contro l’Inter era una squadra in crisi. Dopo la sconfitta nella partita d’andata a San Siro i "Colchoneros" hanno disputato quattro gare riuscendo a vincere solamente in casa contro il Betis. Per il resto l’Atletico Madrid aveva pareggiato in trasferta subendo due reti contro l’Almeria – ultimo in classifica in Liga –, aveva perso l’ultima di campionato a Cadice contro la terzultima in classifica ed era stato sbattuto fuori dalla Copa del Rey da un netto 3-0 dall’Athletic Club che, a soli due punti di distacco, contende agli uomini di Simeone l’ultimo posto utile in Liga per la qualificazione alla prossima Champions League.

Il tentativo di Simeone di superare l’identità tattica che ha caratterizzato soprattutto le prime fasi della sua lunga avventura sulla panchina dell’Atletico sembra rimasto in mezzo al guado e la partita d’andata era sembrata un manifesto dell’incompiutezza della transizione. A San Siro Simeone aveva affrontato l’Inter con un pressing aggressivo fortemente orientato all’uomo che, progressivamente, si era sfaldato nel corso della partita e che, con il venire meno delle energie e con la maggiore confidenza con il match presa dai nerazzurri, aveva mostrato tutte le sue ingenuità. L’impressione, anche facendo la tara sulle note capacità dell’Inter di manipolare la pressione avversaria, era che il progetto tattico di giocare una partita difensiva aggressiva, difendendo nella metà campo avversaria, fosse semplicemente troppo immaturo.

La fase di non possesso di Simeone

Uno dei temi della partita di ieri, quindi, riguardava come Diego Simeone avrebbe organizzato la sua fase di non possesso per contrastare la fluidità dell’Inter, apparsa incontenibile negli ultimi tempi.

Il tecnico argentino ha abbandonato l’approccio a uomo visto a San Siro che, con lo scorrere della partita, aveva sfilacciato la struttura della sua squadra, adottando un approccio più attento al controllo degli spazi e al mantenimento della struttura. Rinunciando a un po’ di aggressività, l’Atletico Madrid ha concesso le prime fasi di impostazione bassa della manovra all’Inter, schierandosi ad inizio azione con un 5-4-1 stretto tra le due linee con Griezmann che si abbassava sulla linea dei centrocampisti. Partendo da questa struttura posizionale l’Atletico Madrid sceglieva il momento in cui iniziare la pressione sul possesso nerazzurro – in genere in occasione di un passaggio orizzontale sulla linea difensiva o di un passaggio all’indietro – muovendosi però con uscite verso gli avversari rispettosi della zona di competenza, per potere poi eventualmente rinculare senza essere portati troppo fuori posizione.

Nella prima immagine il 5-4-1 difensivo dell’Atletico Madrid. Nella seconda e nella terza immagine si vede l’Atletico che alza la sua pressione con Griezmann su Pavard al momento del passaggio all’indietro di Dumfries verso il difensore francese.

La prima grande occasione della partita è arrivata al quinto minuto della partita e sembrava dare ragione alle scelte di Simeone. Partendo dal proprio 5-4-1, l'Atletico è riuscito a recuperare palla su un’imbucata centrale di De Vrij verso Thuram, che è stato chiuso da dietro da Witsel. Nel frattempo, sfruttando la vicinanza delle linee e la compattezza della struttura, Koke ha ripiegato, aiutando il compagno nel rubare il pallone alla punta francese. Da qui è nata quindi una ripartenza lunga in campo aperto condotta da Samuel Lino che però ha visto il suo diagonale respinto da Sommer.

Koke e Witsel chiudono Thuram, rubano palla e l’Atletico lancia una ripartenza lunga condotta da Samuel Lino.

L’aggressività, ben controllata nel pressing, era invece lasciata libera di esprimersi nella riaggressione dopo la perdita del possesso nell’ultimo terzo di campo avversario. L’Atletico Madrid ha provato con continuità a recuperare precocemente il pallone aggredendo i tentativi di uscita con la palla dell’Interdopo la riconquista bassa del possesso ed era particolarmente attento ad attaccare tutte le seconde palle derivanti dal bombardamento di cross portato avanti ieri sera (solo 21 nel primo tempo).

De Vrij recupera il pallone appena fuori dalla sua area. Molina lo attacca e Llorente non indietreggia riconquistando il pallone aggredendo immediatamente il difensore nerazzurro.

Alla strategia difensiva dell'Atletico, Simone Inzaghi ha contrapposto una fase di possesso palla più conservativa del solito, con rotazioni e scambi di posizione meno estreme, probabilmente per mantenere il più possibile compatta la struttura della sua squadra. La scelta di prudenza di Inzaghi pagava inevitabilmente con una minore brillantezza e varietà della fase di possesso palla.

Nonostante questo, il controllo delle posizioni imposto ai suoi uomini da Simeone è sembrato, a un certo punto del primo tempo, togliere energia e foga alla fase di non possesso dell’Atletico e ha permesso all’Inter di gestire fasi di possesso piuttosto lunghe e sicure, sebbene non particolarmente brillanti.

La squadra di Inzaghi ha quindi progressivamente preso le misure alla riaggressione dell’Atletico, eludendola e trovando spazi alle spalle della pressione. Il possesso palla nerazzurro ha quindi cominciato a penetrare tra le maglie della struttura difensiva avversaria, che aveva perso di aggressività nelle fasi di difesa posizionale. Lo si è visto ad esempio nell'occasione del gol di Dimarco, dove è difficile distinguere tra la maggiore brillantezza dell'Inter e il calo temporaneo degli uomini di Simeone.

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L’Inter sfrutta a proprio vantaggio l’aggressività in riaggressione dell’Atletico Madrid. Bastoni recupera il pallone dentro la propria area. Griezmann lo aggredisce, Koke prova a marcare Çalhanoğlu in appoggio. L’Inter riesce comunque a palleggiare: Çalhanoğlu scarica su Mkhitaryan su cui continua l’aggressione con De Paul. L’armeno gioca in verticale su Lautaro che si difende dall’anticipo alto di Savic e scarica ancora per Mkhitaryan. Il campo si è ormai aperto e si crea un due contro uno, non sfruttato, tra Dimarco e Thuram contro Witsel.

In vantaggio di un gol l’Inter sembrava in controllo del match. In fase di possesso pareva avere trovato la soluzione ai problemi posti da Simeone, mentre in fase difensiva, scegliendo un baricentro medio-basso e preferendo all’aggressività il controllo degli spazi con il suo 3-5-2, controllava con relativa facilità gli attacchi dell’Atletico Madrid, costretto per necessità a un eccesso di crossing-game.

Sembrava una partita in controllo per l'Inter, insomma, finché lo svarione tecnico di Pavard al centro dell’area non ha regalato a Griezmann il gol del pareggio, appena 63 secondi dopo quello di Dimarco. Il gol del fuoriclasse francese ha inclinato il piano emotivo della partita verso l'Atletico, che da quel momento ha giocato con un'altra sicurezza.

I cambi

Mancava ancora qualcosa per ribaltare la situazione, però, e allora Diego Simeone ha provato ad alzare il pressing sul possesso palla nerazzurro per provare a recuperare qualche pallone in zona avanzata e sfruttarlo in transizione offensiva. Il tecnico argentino ha anche cercato di ovviare alla mancanza di qualità sulla catena di destra con un set di rotazioni che avrebbero dovuto premiare il sovraccarico creato in quella zona di campo.

De Paul, come fatto per tutto il secondo tempo, si apre sulla destra per creare un sovraccarico insieme alla catena Llorente-Molina. Molina taglia verso il centro e Llorente attacca la profondità arrivando al cross per Griezmann che di destro non riesce a tirare con sufficiente qualità per impensierire Sommer.

Pur confinando l’Inter in maniera più decisa nella sua metà campo, però, l’Atletico non è riuscito con continuità a mettere troppo in affanno la difesa nerazzurra. L’Atletico Madrid sembrava non avere sufficiente qualità tecniche, fatta eccezione per il solito monumentale Griezmann e, sulla fascia sinistra, per Samuel Lino, e l’impatto fisico dei vari Morata, Llorente, De Paul, Molina non era sufficiente a far vacillare i difensori dell’Inter. Simeone, quindi, ha deciso con i cambi di spostare lo scontro da un piano fisico verso una dimensione in cui era privilegiata la tecnica e l’agilità. Il "Cholo" ha messo dentro Angel Correa e Rodrigo Riquelme per De Paul e Samuel Lino. E se Riquelme sostituiva nel ruolo e nella posizione Samuel Lino, Correa si metteva invece a giocare nella zona di centro destra dell’attacco, con Llorente spostato al fianco di Koke e Griezmann che accentuava ulteriormente la sua ispirazione di tuttocampista partendo dalla zona di centro sinistra.

Il nuovo scaglionamento in campo, una sorta di 3-4-3, insieme alle caratteristiche dei giocatori in campo, hanno cambiato radicalmente l’attacco dei "colchoneros". Riquelme, ad esempio, è riuscito a saltare 5 volte su 6 tentativi il suo avversario in dribbling, Correa ha invece rapidità e qualità nella zona di centro-destra, fino a quel momento piuttosto inefficace. Il numero dei cross di conseguenza è diminuito (14 nel secondo tempo) e sono aumentati i tentativi di penetrazione manovrata. La trasformazione tecnica della squadra è stata completata a 11 minuti dalla fine con la rinuncia a Morata e alla sua fisicità per l’agilità di Depay e l’inserimento in mezzo al campo di Barrios per Molina, con Llorente dirottato sull’esterno.

Inzaghi ha provato a rispondere accentuando il carattere difensivo della squadra con gli inserimenti di Darmian, Acerbi e Bisseck. L’Atletico, alla ricerca disperata del gol che l’avrebbe portata ai supplementari, si è sbilanciato e ha perso qualche misura nelle marcature preventive. È stato il momento in cui forse l'Inter ha perso la partita, sciupando qualche buona occasione. Lautaro Martinez per esempio ha lanciato in campo aperto prima Thuram e poi Barella ma entrambi non sono riusciti a realizzare in contropiede il gol della qualificazione nerazzurra.

Dall’altro lato del campo, invece, Depay sfuggiva alla marcatura dei centrali nerazzurri avvicinandosi al pallone e togliendo loro ogni riferimento, cambiando gli equilibri tra attacco colchoneros e difesa nerazzurra. Proprio l'attaccante olandese, partendo da dietro e svuotando il centro dell’attacco, ha prima colpito il palo alla destra di Sommer, e poi è riuscito a muoversi con destrezza al centro della difesa dell’Inter e con notevole rapidità e tecnica, eludendo il recupero di De Vrij e battendo Sommer con un forte e deciso diagonale. Per avere un’idea dell’impatto di Depay nella partita, basti pensare che nei 14 minuti in cui è stato in campo nei tempi regolamentari è riuscito a tirare 4 volte in porta, sempre in maniera pericolosa, colpendo un palo e segnando il gol del 2-1. Mettendo assieme anche i tempi supplementari Depay ha collezionato 6 tiri in porta e ha provocato le ammonizioni di Bisseck e Acerbi.

All’ultimo minuto dei tempi regolamentari l’Atletico ha anche avuto con Riquelme, dopo uno splendido duetto tecnico tra Correa e Griezmann, una grande occasione per chiudere la disputa, ma il calciatore di Simeone ha calciato alto sprecando l’assist del francese. Anche nei supplementari l'occasione più grossa è caduta sui piedi dei "colchoneros": un’iniziativa di Riquelme che ha superato in dribbling Bisseck e ha messo in mezzo un pallone invitante per il solito Depay, che però ha visto il suo tiro parato da Sommer. Ai rigori, le pessime esecuzioni di Alexis Sanchez e Lautaro Martinez, e le parate di Oblak, hanno regalato la qualificazione all’Atletico Madrid condannando l’Inter.

L’Inter torna a Milano con tanti rimpianti. Nella gara d’andata il risultato poteva certo essere più rotondo e i nerazzurri sono stati poco abili a subire il gol del pareggio di Griezmann subito dopo la rete del vantaggio di Dimarco. Infine Barella e, soprattutto, Thuram, avrebbero potuto nel convulso ed emozionante quarto d’ora finale segnare la rete della qualificazione.

L'eliminazione dell'Inter, però, non è stata del tutto un caso. Infatti quella vista al Wanda Metropolitano non è stata certo la versione più brillante della squadra di Inzaghi vista negli ultimi tempi. In fase di non possesso Inzaghi ha deciso di non pressare la prima costruzione dell’Atletico preferendo il controllo dello spazio nella propria metà campo, mentre in fase offensiva le rotazioni e la fluidità della squadra sono apparse molto più timide del solito. Non è chiaro se tale timidezza sia stata frutto di una scelta conservativa volta a mantenere più solida la struttura posizionale per minimizzare i rischi in caso di perdita del possesso o sia stata dovuta dalla semplice mancanza di coraggio. In ogni caso, il comportamento prudente in ogni fase di gioco non ha pagato perché l’Atletico Madrid non è stato quasi mai messo sotto stress, nonostante come detto non sia nel suo momento migliore.

Un cammino allarmante, quello in Champions quest'anno. Dopo la finale dell’anno scorso l’Inter viene eliminata agli ottavi di finale, dopo essere stata superata anche dalla Real Sociedad nel girone eliminatorio. Parliamo ovviamente di dettagli a un livello altissimo, ma è esattamente di questo che parliamo, quando parliamo di Champions League.

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