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Fondamentali WC2014 Alfredo Giacobbe 23 giugno 2014 5'

Analisi Mondiali: Belgio – Russia

Il gol di Origi allo scadere regala gli Ottavi al Belgio. Dopo le grandi prestazioni nelle qualificazioni, la Nazionale di Wilmots vince le prime due partite senza convincere.

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INTRODUZIONE
Come l’Argentina, il Belgio conquista due vittorie nelle prime due partite senza convincere. Eppure i ragazzi terribili di Wilmots avevano incantato nelle Qualificazioni ed erano attesi da tutti. Cosa non sta funzionando nei meccanismi di gioco belgi? Una squadra diligente ma senza stelle come la Russia è riuscita a svelarne tutti i difetti.

 

ALI TARPATE
Wilmots abbandona il 4-2-3-1 che ha utilizzato nella gara di esordio contro l’Algeria e torna al consueto 4-3-3. In fase di possesso palla, Axel Witsel è il vertice basso del triangolo di centrocampo, De Bruyne e Fellaini agiscono da mezze ali. La Russia difende con un compatto e aggressivo 4-5-1 e a turno uno dei centrocampisti sale ad aggredire il portatore di palla per impedirgli il passaggio in avanti, costringerlo così a ripiegare all’indietro. In fase di non possesso, è interessante notare come il Belgio ruoti i tre giocatori di centrocampo per neutralizzare ogni vantaggio numerico in mezzo: quando la Russia è in possesso palla, le due mezze ali si alzano e uno dei centrocampisti si abbassa per ricevere palla dai propri difensori; di converso, due belgi si abbassano per prendere i giocatori più offensivi e un centrocampista si alza in pressione per complicare l’inizio dell’azione degli avversari. Nella rotazione è coinvolto persino Witsel, che finisce più avanzato di De Bruyne e Fellaini.
Gran parte della partita si decide sulle fasce, qui si notano le prime differenze. Nei primi quindici minuti, il Belgio crea qualche occasione con Dries Mertens, che è molto più rapido nell’uno contro uno rispetto al terzino Kombarov. Capello allora richiama l’ala Kanunnikov a un costante lavoro di raddoppio sul giocatore belga, che viene così limitato. Sull’altro fronte, uno spento Eden Hazard crea ben pochi pensieri al suo dirimpettaio Kozlov, comunque costantemente coadiuvato in marcatura da Samedov. L’ala del Chelsea gioca appoggi corti e poco rischiosi, mentre il napoletano Mertens arriva tre volte al tiro saltando in dribbling il diretto marcatore.

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Il primo tempo abulico di Hazard confrontato con quello brioso del suo omologo Mertens.

 

Le ali belghe quindi fronteggiano due avversari e questo è dovuto alla scarsa intraprendenza dei propri terzini. Come avevo già fatto notare nella Guida, Wilmots utilizza come terzini due difensori centrali, Alderweireld e Vermaelen, e non ha alternative valide nella rosa dei ventitré – lo stesso Vertonghen, subentrato, è un centrale di ruolo. La sovrapposizione degli interni di centrocampo avrebbe potuto ovviare alla mancata salita degli esterni difensivi; ma se a destra Fellaini ha provato a fornire assistenza a Mertens, in un movimento verso l’esterno che non è nelle sue corde, a sinistra De Bruyne non ha potuto far altro che prendere atto dell’immobilismo di Hazard sulla linea del fallo laterale e cercare la percussione interna. E qui veniamo al secondo problema della Nazionale di Wilmots, il centravanti.

 

IL CENTRAVANTI LOGORA CHI NON CE L’HA
Entrambe le squadre non schierano i centravanti titolari e le motivazioni dei due CT sono drasticamente differenti. Mentre Wilmots deve fare a meno di Christian Benteke per un gravissimo infortunio, Capello estromette Kerzhakov per scelta tecnica. Il trentunenne attaccante russo è stato aspramente criticato all’ultimo Europeo (neanche un gol per lui) e il CT italiano sta lavorando su giocatori di prospettiva in vista del Mondiale russo del 2018. Il Belgio schiera Romelu Lukaku, che è uno straordinario attaccante quando può ripartire in velocità, lo è meno quando deve giocare spalle alla porta. Lukaku in tutta la partita vince due duelli aerei su cinque, non riesce a creare spazi per l’inserimento dei compagni e la maggior parte delle volte porta l’uomo sul compagno piuttosto che liberarlo con un contro-movimento. Nel primo tempo riceve pochi palloni, nessuno centralmente e nessuno verso la profondità.

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Lukaku corre davanti a De Bruyne, portando con sé Ignashevich fino al limite dell’area di rigore; a quel punto il russo lascerà andare Lukaku in fuorigioco e stopperà De Bruyne.

 

Aleksandr Kokorin è una seconda punta che può giocare anche come ala sinistra, non sempre fa movimenti coerenti col ruolo di centravanti, ma fa una figura migliore di Lukaku. Il canovaccio della Russia in fase di impostazione è molto semplice e ripetuto ossequiosamente: i centrocampisti fanno girare palla, anche all’indietro, fino a quando non trovano lo scarico sull’ala o sul centravanti. Kokorin si fa vedere spesso incontro e, ricevuta palla, appoggia all’indietro al centrocampista che poi cerca l’ala nello spazio oppure allarga il gioco lui stesso. In chiusura di primo tempo, mette il suo sigillo a testimonianza della crescita dei russi nell’ultimo quarto d’ora di gioco: su un cross dalla trequarti sinistra, Kokorin salta indisturbato tra i giganti Kompany e Vertonghen. Il suo colpo di testa finisce di poco a lato, con Courtois ormai battuto.

 

SECONDO TEMPO
Nella ripresa la Russia cerca di vincere la partita, seppur nel solco del proprio gioco. La loro circolazione di palla è sì elementare ma è eseguita con buona precisione. Pur non avendo compiuto grossi sforzi nella prima frazione, il Belgio sembra rallentare ulteriormente. Witsel dovrebbe dettare i tempi di gioco, finisce per congelare il gioco col pallone tra i piedi e per poi giocarlo in maniera estremamente conservativa: di 34 passaggi effettuati, solo uno è diretto in avanti. Al cinquantaseiesimo Wilmots estromette Lukaku, inserisce Origi e cambia modulo. Forse anche per scaramanzia, il 4-2-3-1 con Fellaini libero di inserirsi in area di rigore gli ha permesso di ribaltare lo 0-1 contro l’Algeria. La presenza del diciannovenne attaccante sembra risvegliare Hazard, che dalla sinistra si accentra e cerca subito una combinazione stretta in area col nuovo entrato. Wilmots chiede l’inversione di fascia alle sue ali e il “momento Hazard” è solo rinviato. Intanto la Russia sfiora il gol in un’azione di contropiede col neo-entrato Eshchenko, servito sulla corsa da Kokorin.

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Un assist decisivo, altre due chances create, sei dribbling al limite dell’area di rigore: non sono due calciatori diversi, bensì la trasformazione che Hazard ha subito tra primo e secondo tempo.

 

Preveggenza, lungimiranza o responsabilizzazione? In qualsiasi modo la si voglia chiamare, Wilmots ha l’intuizione di tenere dentro l’indolente Hazard, riportandolo sulla sua fascia sinistra, e di sostituire invece Mertens con Mirallas. Il gol che arriva al novantunesimo è figlio dell’azione che l’ha preceduto: Hazard arriva al tiro saltando due uomini e girando intorno a Origi. Nell’azione del gol, Eden punta il fondo anziché il centro dell’area e scarica all’indietro per Origi, che di piatto destro batte Akinfeev.

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I russi convergono sul pericolo numero uno, dimenticando Origi al centro dell’area.

 

CONCLUSIONI
Non mi sorprenderei di vedere Origi dal primo minuto nella prossima, ininfluente partita. L’attaccante del Lille ha combattuto spalle alla porta e ha fornito un punto di riferimento per le sponde dei suoi. Tutto quello che era richiesto a Lukaku e che l’attaccante dell’Everton non è riuscito a fare, Wilmots vorrà dare la sveglia al suo centravanti. Il Belgio è una squadra di formidabili contropiedisti ed ha dimostrato di non avere le giuste contromisure contro due squadre che l’hanno aspettato nella propria metà campo. Fino ad oggi non hanno impressionato, ma potrebbero venir fuori negli scontri a eliminazione contro squadre più forti che vorranno fare la partita.

 

Tags : belgiobrasile 2014mondialirussia

Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive e lavora. Ingegnere come Manuel Pellegrini, ha dipinto l’area tecnica attorno al suo divano.

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