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Daniele Manusia
Alessandro Buongiorno e la complessità dell'arte difensiva
27 set 2023
27 set 2023
Nell'azione del gol subito contro la Roma tutta la crudeltà del mestiere di difensore.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Marco Canoniero
(foto) IMAGO / Marco Canoniero
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Quello del difensore è un lavoro impossibile, ingiusto. Un difensore può fare bene praticamente tutto, vincere tutti duelli, tutti tranne uno, e comunque avrà fallito, non avrà fatto abbastanza. A volte, poi, non dipende neanche da lui, può persino non sbagliare niente di niente ma finire sotto la bravura altrui. Un difensore - mettiamo Alessandro Buongiorno nato e cresciuto a Torino con la maglia granata addosso - può giocare una delle sue migliori partite, in una carriera iniziata da poco, al suo secondo anno da titolare e al primo al centro della difesa, contro uno dei migliori attaccanti al mondo, quando è in forma - mettiamo che questo attaccante sia Romelu Lukaku - e comunque alla fine della partita magari avrà un’azione su cui rimuginare, andrà a letto pensando: avrei potuto fare questo, avrei potuto fare quello. Cosa avrebbe potuto fare di più Alessandro Buongiorno contro la Roma, per evitare il gol del momentaneo 1-0 di Lukaku? L’opinione di chi scrive è: niente. Al 34esimo minuto di gioco Bryan Cristante lancia Lukaku in profondità, sul lato destro del campo. Buongiorno arriva da dietro quando il pallone supera Lukaku, e in scivolata gliela calcia addosso, guadagnando un fallo laterale. Il pubblico dello Stadio Olimpico di Torino esulta. Arrivati a quel punto della partita avevano capito, se non lo sapevano già prima, che il duello tra Buongiorno e Lukaku sarebbe stato centrale per le sorti della partita. Buongiorno aveva anticipato di destro, di sinistro, di testa, persino in tuffo, il suo diretto avversario, e quando non era riuscito ad anticiparlo lo aveva contenuto impedendogli qualsiasi movimento, con la palla, verso la porta. Quando Lukaku è riuscito a tirare lo ha fatto da più di venticinque metri di distanza, calciando al volo senza neanche controllare un lancio lungo. Aveva calciato, cioè, prima che arrivasse Buongiorno. «Secondo me da centrale risalto meglio», ha detto Buongiorno lo scorso luglio, «da centrale riesco a recuperare più palloni». La scorsa stagione ha giocato più spesso a sinistra, sostituendo occasionalmente Schuurs, ma quando c’erano entrambi di solito l’olandese giocava al centro e lui slittava a sinistra (facendo slittare in caso anche Rodriguez, ancora più sull’esterno). A maggio, però, contro lo Spezia, Juric ha preferito metterlo al centro con Schuurs a destra, motivando la sua scelta in modo semplice: «Volevo Buongiorno su Nzola». Il Torino ha vinto 4-0 in quel caso e forse Juric si è convinto nel vedere in Buongiorno uno specialista contro gli attaccanti più fisici e la giornata dopo lo ha messo di nuovo al centro contro l’Inter. Sempre contro Lukaku.Quella volta - parliamo dell’ultima giornata dello scorso campionato - Lukaku se ne è andato bene in almeno un’occasione. Poco dopo la mezz’ora, sempre su un pallone lungo, stavolta sul lato sinistro. È una situazione strana ma interessante, in cui si nota sia la grande aggressività e la tecnica di Buongiorno, sia la capacità di Lukaku di manipolarlo. Prima Buongiorno prende contatto e prova, con il piede sinistro, ad arrivare sulla palla, ma davanti c’è il piede destro di Lukaku. A quel punto Lukaku si mette Buongiorno dietro la schiena usando l’esterno del piede sinistro. Buongiorno spinge da dietro con entrambe le mani ma in quel momento mantiene ancora una postura aggressiva, con il piede sinistro in avanti, verso la palla. Quando Lukaku si gira verso la sua sinistra Buongiorno prova a tagliargli la strada ma sbatte letteralmente sulla sua anca: Lukaku protegge la palla con la gamba sinistra mentre con il piatto destro la sposta mettendola in direzione della porta. Buongiorno a quel punto è fuori causa. Cosa ha sbagliato però? Niente, o meglio: quasi niente. Solo che Lukaku è stato più bravo di lui. Sempre per quella cosa che il mestiere del difensore è ingiusto per definizione: la palla, l’iniziativa, è parte del lavoro dell’attaccante (non per niente distinguiamo in fase difensiva e offensiva di una squadra a seconda se la palla ce l’ha lei o ce l’hanno gli avversari). [gallery columns="7" ids="95258,95259,95260,95261,95262,95263,95264"] Seconda immagine: Lukaku "para" con il destro il tentativo di Buongiorno di arrivare sulla palla. Quarta immagine: Lukaku con l'anca e con la gamba sinistra blocca Buongiorno mentre con il destro si gira. Tecnica quasi pugilistica.Poi Lukaku, in area di rigore, prova a farsi spazio allargandosi ancora verso sinistra, ma viene raddoppiato da Schuurs che gli sporca la conclusione. Anche in quella partita Buongiorno ha anticipato più volte Lukaku, ma sarebbe bastata quella singola occasione per farlo uscire dal campo, come si dice, con una “macchia”. Tre mesi dopo il duello Buongiorno-Lukaku si è rinnovato, anche se uno dei due aveva una maglia diversa. Anche Buongiorno avrebbe potuto cambiarla, a dire il vero, ma ha scelto di restare nella città in cui è nato, nella squadra in cui è cresciuto. Lo scorso 4 maggio, quando Ricardo Rodriguez, il capitano, ha chiesto a Buongiorno di portare i fiori a Superga in ricordo del più grande lutto della storia granata, si era capito che Buongiorno avrebbe potuto avere un ruolo importante nell’identità della squadra. Anche quando a Juric avevano chiesto se c’era qualche incedibile in squadra aveva preferito non fare nomi, memore dell’esperienza di Belotti, ad eccezione proprio del suo: «Forse l’unico che non andrebbe ceduto è Buongiorno, perché nella mia idea rappresenta il Toro». Poco tempo dopo è stato proprio Buongiorno a confermare le parole dell’allenatore dichiarandosi incedibile anche se i dirigenti del Torino sembravano tutto sommato disposti a cederlo. Davide Vagnati, direttore tecnico, ha raccontato di aver chiesto a Buongiorno cosa volesse fare e che quello dopo averci dormito su una notte ha scelto di restare. Il rifiuto all’Atalanta è uno di quei gesti che salda ancora di più il legame tra giocatore e tifosi e che conferma l’assoluta serietà di Buongiorno. Forse persino troppo serio: ha finito il liceo, ha preso la laurea triennale in economia, fa beneficenza e coinvolge i compagni in visite di solidarietà in reparti di oncologia infantile… in un certo senso Buongiorno è davvero il difensore perfetto.Peccato che il mestiere della difesa sia legato a doppio filo con l’imperfezione. Specie se lavori nel Torino di Juric, che trasforma ogni azione in un duello individuale, in un tentativo di soffocamento sul nascere di ogni iniziativa avversaria. Anche se qualche tempo fa ho scritto un articolo contro l’ossessione delle marcature, adesso dirò che in realtà è molto difficile marcare bene. E che c’è una grande distinzione tra i difensori tecnici e quelli non tecnici: i primi guardano sempre la palla, provano ad arrivarci sempre, anche se con le cattive; i secondi potrebbero tranquillamente farne a meno, gli basta il corpo dell’attaccante, da limitare, bloccare, abbattere. E sono questi secondi che i sistemi aggressivi a metà campo con riferimento sull’uomo sdoganano ad alto livello, in virtù di qualità fisiche che compensano limiti tecnici.Alessandro Buongiorno è un difensore tecnico. Anche quando sbaglia, o fa fallo, va sempre per la palla. Con una concentrazione e una sensibilità notevoli, per cui anche una montagna umana come Lukaku può venire aggirata con agilità. Al tempo stesso è uno di quei difensori più abili a difendere in avanti, in anticipo, che all’indietro o con dello spazio tra sé e il centravanti. Quando l’avversario riesce a staccarsi, a scollarselo di dosso, allora è Buongiorno a faticare. E se l’attaccante riesce a intuire i momenti in cui Buongiorno sta per accorciare di nuovo la distanza, o per intervenire sul pallone, allora con una finta può liberarsi di lui. Contro la Roma, già prima del gol, Lukaku era riuscito a ricavarsi lo spazio per il tiro in area di rigore. A mezz’ora dalla fine, ancora sullo 0-0, Lukaku prima riesce a spostare l’azione da destra a sinistra triangolando con Dybala e resistendo alla carica di Buongiorno, poi serve Spinazzola quasi al limite dell’area di rigore e si va a riprendere la palla in area. Lì riceve il passaggio rasoterra di Spinazzola con il sinistro, ma poi per girarsi usa di nuovo il destro. Cosa ci fa con il sinistro, il suo piede forte, quello più sensibile? Ci protegge palla tenendo lontano Buongiorno. Per un attaccante tenere lontani i piedi dei difensori è tanto importante quanto spostare la palla: quale delle due cose non entra in contatto con l’altra non è importante, il pallone può anche stare fermo fintanto che il difensore non ci arriva. Dopo aver controllato però gli arriva subito addosso Ilic, Lukaku prova una croqueta destro-sinistro, forse casuale, e riesce a girarsi. Buongiorno ha mantenuto il contatto e appena percepisce il pericolo interviene per bloccare un eventuale tiro, ma Lukaku in realtà deve ancora riprendere l’equilibrio e fa un altro tocco prima di calciare di destro. A quel punto solo l’opposizione di Rodriguez può evitare il gol. [gallery columns="6" ids="95265,95276,95266,95268,95294"] Quarta immagine: Buongiorno tenta l'intervento ma Lukaku fa un tocco in più. Ancora una volta chiedetevi cosa ha sbagliato Buongiorno. Secondo me, niente. Certo a posteriori è facile dire che avrebbe dovuto aspettare ma anche guardandolo e riguardandolo è impossibile capire quando e come Lukaku calcerà, considerando che la maggior parte dell’azione la gioca cadendo e Buongiorno alle sue spalle verosimilmente ha poca visuale sul pallone. Difendere è ingiusto. Non ci sarebbe altro da aggiungere. Al tempo stesso - aggiungiamolo - è pur vero che si difende sempre tutti insieme e Rodriguez non è lì per caso ma anche grazie all’azione di ostacolo di Buongiorno.Ma veniamo al gol, perché più che in ogni altra azione è chiaro come difendere non sia un mestiere umano, che tenga i conti dei sentimenti e dei limiti che abbiamo su questa Terra. Partiamo da un presupposto: un attimo prima che la palla arriva a Lukaku sembra impossibile che possa arrivargli. E infatti gli arriva per sbaglio: Kristensen tocca il pallone in modo sporco, forse volendo arrivare a Spinazzola sul lato debole, forse semplicemente cercando di arrivare a toccarlo prima di Lazaro che gli sta addosso. Il tocco di Kristensen in ogni caso è deviato da Tameze, sotto le gambe, e prende preciso preciso la direzione del piede destro di Lukaku. Ad essere sinceri Lukaku sembrava pensare che il pallone sarebbe potuto arrivargli e infatti un attimo prima si indica proprio il piede destro, come a dire: datemela lì. Buongiorno anche ci pensa e se a inizio azione guarda Lukaku a distanza (se lo avesse seguito al limite dell’area, dove inizialmente era Lukaku, avrebbe creato lo spazio in area per il suo inserimento o di un altro giocatore della Roma) gli si avvicina progressivamente fino a metterglisi davanti per anticiparlo. Probabilmente, Buongiorno pensava a un passaggio diretto su Lukaku, si mette in posizione per un tipo di traiettoria più lineare di quella che poi la palla ha avuto.Il problema oltretutto è che Lukaku è molto abile a sfilarsi e mettergli l’anca e la gamba sinistra davanti. Se guardate il momento che Lukaku controlla il pallone vedrete che con la parte sinistra del corpo si tiene dietro Buongiorno. [gallery columns="6" ids="95270,95271,95272,95273,95274,95275"] Quarta immagine: provate a fare caso alla gamba sinistra di Lukaku, è con quella che blocca di nuovo Buongiorno mentre con la destra controlla il pallone. A questo punto per qualsiasi difensore sarebbe finita. Lukaku non protegge solo palla ma semplicemente girandosi, per quanto è grosso, fa rimbalzare i difensori. Buongiorno, però, riprende subito il controllo del proprio corpo in relazione a Lukaku e alla palla e interviene subito, in scivolata di destro. Annulla in un istante tutta la (poca) distanza che Lukaku era riuscito a creare, arriva praticamente sul pallone ma Lukaku è stato ancora una volta - altrettanto se non più - abile a coordinarsi per tirare in qualche modo. La palla passa a pochi centimetri dal piede teso di Buongiorno, non è un granché come tiro ma la priorità per Lukaku era far passare la palla, e tanto basta anche per fare gol perché prende in controtempo Milinkovic-Savic che si era già spostato verso il secondo palo (questo, forse, è un piccolo errore di un altro mestierante condannato al fallimento: se il portiere non si muove in anticipo l’attaccante lo fulmini nove volte su dieci, se lo fa rischia di lasciar sfilare un tiro che aspettando poco di più avrebbe parato).Cosa avrebbe dovuto fare di diverso Buongiorno? Ancora una volta, secondo me, niente. Anzi, in pochi sarebbero riusciti a fare quella scivolata dopo l’anticipo mancato - per la bravura di Lukaku e la palla strana di Kristensen, per giunta deviata. Eppure in tv abbiamo visto siparietti in cui ex giocatori hanno simulato quella situazione provando a mettersi nei suoi panni, confermando tutta la difficoltà che abbiamo nell’accettare che a volte un difensore non possa farci niente.Juric ha detto di Buongiorno che ha le doti del leader e già un anno fa gli ha fatto indossare per la prima volta la fascia da capitano. Si capisce anche perché Gasperini abbia provato a portarlo a Bergamo. Pochi difensori interpretano il ruolo con il suo coraggio e la sua intraprendenza, con la sua qualità negli anticipi, leggendo il gioco prima dell’attaccante e passandogli davanti in modo pulito e tecnico (quelli mediocri, di difensori, si accontentano di tamponare i giocatori che marcano, tanto poi ci sono le assicurazioni). Ci vuole sensibilità ma anche intelligenza, il cervello dei difensori deve sempre ragionare una mossa prima degli attaccanti, per evitare di essere in ritardo (la sincronia, nel calcio, tra avversari, è da escludere a priori: o arrivi prima o per forza di cose arrivi dopo). A proposito di intelligenza, Buongiorno con quello sguardo da guerriero asiatico di terracotta - d’altra parte il suo libro preferito è l’Arte della Guerra di Sun Tzu - ha detto che la sua passione per lo studio lo ha aiutato anche in campo, ad adattarsi alla difesa a 4 quando Mancini lo ha chiamato in Nazionale, ad esempio, ma più in generale a mettere in moto il cervello prima delle gambe. «Mi aiuta a ragionare, a gestire l’imprevisto», ha detto, «ad applicarmi, a concentrarmi, a pensare». A volte, purtroppo, a un difensore non basta neanche questo. Ma troppo spesso dimentichiamo che per difendere bene serve anche pensare bene. Di solito l’arte difensiva viene descritta come una serie di movimenti preimpostati tra cui scegliere: si marca così, si copre la profondità cosà, in area si marca in quest’altro modo ancora. Invece difendere significa prendere continuamente decisioni per reagire a un’azione su cui non si ha nessun controllo. Difendere significa soprattutto dover scegliere. E difendere significa anche accettare che, nonostante tutti i nostri sforzi, pur avendo letto bene la situazione, anticipato quello che sta succedendo, eseguito il gesto tecnico corretto, con i tempi e la forza giusta, l’attaccante potrà comunque fare gol. Magari per una questione di pochi centimetri. Questo Alessandro Buongiorno, ventiquatrenne di belle speranze, ormai lo ha capito.

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