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Aleksej Miranchuk, l'uomo in più
01 apr 2024
01 apr 2024
L'Atalanta per brillare sembra aver bisogno del suo talento.
(copertina)
IMAGO / NurPhoto
(copertina) IMAGO / NurPhoto
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È interessante che sia proprio la squadra che ha più alzato l’intensità del campionato italiano negli ultimi anni ad avere bisogno, per dare il proprio meglio, di un calciatore in grado di rallentare il ritmo. Quella che ha basato il proprio gioco sulla distruzione di quello delle sue avversarie, sull’ossessione per le marcature individuali, al punto da venire paragonata a una seduta dal dentista, quella che sposta più delle altre la partita sul piano dei duelli fisici individuali, ad aver bisogno di giocatori creativi e sensibili tecnicamente, in grado di riflettere con la palla al piede, per giocare veramente bene.

Quest’anno non abbiamo visto spesso la vera Atalanta, quella in grado di raggiungere, appena quattro stagioni fa, i quarti di finale di Champions League, a pochi minuti (di recupero) dalla semifinale. C’è stato una specie di ricambio generazionale nel reparto offensivo, Gasperini ha dovuto fare a meno della capacità di Duvan Zapata di mettersi il resto della squadra sulle spalle e trascinarla di peso verso l’area avversaria e, da gennaio, dei lampi di genio di Luis Muriel; ma forse più in profondità si può dire che l’Atalanta non sia più stata la stessa da quando ha dovuto rinunciare al “Papu” Gomez e a Ilicic - due giocatori, in effetti, impossibili da rimpiazzare.

Con cinque calciatori offensivi a disposizione molto diversi tra loro - De Ketelaere, Scamacca, Lookman, Miranchuck ed El Bilal Touré - più uno tra Pasalic e Koopmeiners che possono alzarsi fino alla trequarti, un totale di sette giocatori per due o tre maglie da titolare, a seconda del modulo, Gasperini ha cambiato molto, provando quasi tutte le combinazioni possibili, come chi stia cercando di aprire il lucchetto di una valigia che non è sua.

L’Atalanta ha alternato belle prestazioni in cui è sembrata fluida e penetrante (ha battuto due volte il Milan tra campionato e Coppa Italia, ad esempio, e ha distrutto la Lazio) a partite in cui è apparsa semplicemente arida, priva di fantasia. Il suo miglior giocatore offensivo è stato, in più momenti, Ademola Lookman, ma il periodo migliore vissuto in campionato dall’Atalanta ha coinciso con quello in cui Lookman era impegnato con la Nigeria in Coppa d’Africa. Il suo giocatore più prolifico è stato fin qui Koopmeiners, un centrocampista. Insomma, siamo nella fase finale della stagione ma non è ancora chiaro quale sia la composizione ideale dell’attacco bergamasco.

Forse, come si diceva all’inizio, la sola cosa ormai chiara è che l’Atalanta ha bisogno di uno o due giocatori creativi, che sappiano rallentare e inventarsi spazi là dove non basta sfruttare quelli trovati in transizione, dopo aver recuperato palla in zone offensive di campo (anche se rimane una specialità dell’Atalanta, seconda in Serie A per occasioni create dopo un recupero alto, dopo il Napoli, nei dati Statstbomb). L’Atalanta ha funzionato benissimo con De Ketelaere e Miranchuck, e contro il Napoli, al Maradona, sono stati Miranchuck e una versione più brillante del solito di Scamacca a segnare la differenza tra le due squadre.

A gennaio (dopo il pareggio con la Roma fuori casa) Gasperini diceva che Miranchuck si trovava «in uno stato di forma straordinario», ma sabato scorso, quasi tre mesi dopo, quello stato di forma è sembrato perdurare. Contro il Napoli, in una partita dove l’Atalanta ha avuto meno del 40% del possesso palla, Miranchuck è stato centrale alla manovra offensiva, toccando più palloni di tutti (51) dopo De Roon e creando qualcosa praticamente ogni volta che si è trovato in una zona di campo pericolosa.

Dopo neanche due minuti, su una palla recuperata da Scamacca vicino al fallo laterale a sinistra, Miranchuck attacca il corridoio tra Juan Jesus e Mario Rui, e, arrivato al limite dell’area, un attimo prima di venire recuperato sulla velocità, sorprende tutti con un tiro di destro rasoterra, su cui Meret non arriva ma che finisce sul palo. Anziché rientrare sul piede forte o provare a dribblare l’accorrente Juan Jesus, anziché incrociare eventualmente il tiro, come sarebbe stato più normale, Miranchuck ha preso la scorciatoia facendo passare la palla all’esterno del primo palo, come mia figlia di cinque anni che anziché risolvere i labirinti che ha nei libri disegna una linea che passa all’esterno e va direttamente dal punto A a quello B senza tanti sbattimenti.

È significativo che l’azione del palo nasca dopo un recupero di Scamacca su Rrhamani e dopo che Scamacca, da terra, sia riuscito a servire Pasalic sulla corsa. A dimostrazione di che livello di abilità sia necessario per dare quel “qualcosa in più” che permetta all’Atalanta di non essere solo una squadra antipatica da affrontare. Anche il passaggio in profondità di Pasalic non è banale, ma è la capacità di Miranchuck di trovare una soluzione di tiro originale, imprevedibile, a creare il vero e proprio pericolo.

Nonostante una qualità palla al piede in effetti paragonabile a quella di Ilicic e Gomez, Miranchuck gioca meno a tutto campo, è più finalizzatore-rifinitore. Lui stesso ha detto che Gasperini gli chiede di giocare «negli ultimi 16 metri»: di fatto Miranchuck è un lusso che poche squadre possono permettersi, una seconda punta che non è né veloce né particolarmente fisica, tecnica ma non al punto da poter fare da playmaker offensivo. Quando però si arriva al sodo, quando si entra, appunto, nell’ultimo terzo di campo, viene fuori la sua efficacia.

Miranchuck - sempre secondo i dati Statsbomb - è nel 3% dei centrocampisti e ali offensive a creare più xG in Europa, pur avendo un volume di tiri di poco sopra la media (è nel 55esimo percentile), infatti è nel 2% migliore per rapporto tra xG e tiri (cioè le sue conclusioni hanno in media un indice di pericolosità molto alto). A questo si aggiunge una visione di gioco che gli permette di essere nell’8% a creare più xA, a mandare cioè al tiro da situazioni più pericolose, più spesso, i propri compagni.

L’Atalanta è passata in vantaggio con quello che potrebbe benissimo essere stato il tocco meno pulito della partita di Miranchuck - un tiro sporchissimo che per di più finisce addosso a Meret, da così vicino alla porta, però, che era quasi impossibile sbagliare il gol - ma poco dopo, al 31esimo, ha dato una buona dimostrazione della sensibilità del suo sinistro mettendo Pasalic davanti a Meret con un lancio delicato da fuori area.

Il Napoli era schierato con nove giocatori di movimento dietro la palla (solo Osimhen era rimasto davanti, a fare a sportellate con Hien) e sono queste situazioni che l’Atalanta normalmente fatica a trasformare in pericoli. Certo, nessuno segue Pasalic, e Di Lorenzo (impegnato dall’inserimento di Kolasinac) se ne accorge troppo tardi, ma la palla di Miranchuck è, per usare le parole del Gasp, straordinaria.

Nell’occasione di Pasalic, Miranchuck rallenta fino a congelare il gioco con la palla tra i suoi piedi, sembra non avere idea di cosa voler fare, però poi con un passaggio solo rompe il blocco difensivo avversario.

Quando invece Scamacca segna il 2-0, Miranchuck partecipa restituendogli la palla, dopo che Scamacca l’aveva tolta a Juan Jesus, con un tocco di esterno sinistro veloce. Una cosa piccola ma fatta bene, di fretta, perché quella era una situazione in cui non bisognava perdere tempo. Anche Scamacca poi calcia velocemente, quasi da fermo, con una precisione che si possono permettere in pochi.

Le partite di Miranchuck sono piene di cose piccole, fatte bene e con stile. Sponde di esterno per Hateboer, oppure mezzi lanci di interno e cross sempre morbidi e pericolosi in area. A un certo punto ha provato a saltare Juan Jesus con un sombrero direttamente dal controllo, ma gli è mancata la spinta nelle gambe per andarsi a riprendere la palla dietro la linea difensiva.

Il tiro con cui conclude la sua partita, parato bene da Meret, lo esegue da fermo, dopo che aveva mandato in profondità Koopmeiners con un filtrante alle proprie spalle: Koop aveva crossato per Lookman che, dopo aver fatto un po’ di confusione in area, era riuscito a restituirgli una palla sporca al limite dell’area, e Miranchuck ha calciato con il corpo tutto sopra la palla, mirando all’angolino come avesse tirato una boccia di precisione.

È la sua tecnica a permettergli di giocare ed essere influente in questa Atalanta sempre verticale, pur andando alla metà della velocità dei compagni. Miranchuck è uno di quei giocatori che paradossalmente sembra più rapido con la palla tra i piedi che senza e, soprattutto, che sa far correre la palla al posto suo. Nonostante questo va notato come sia - dopo El Bilal Touré, tenuto fermo da un infortunio per tutta la prima parte di stagione - il giocatore offensivo con il minutaggio più basso in questa stagione dell’Atalanta.

Sta per arrivare un periodo di fuoco per la squadra di Gasperini. Che si giocherà l’accesso alla finale di Coppa Italia con la Fiorentina (con cui deve anche recuperare una partita di campionato) e dovrà affrontare l’ultimo Liverpool di Klopp in Europa League, continuando probabilmente a contendersi un piazzamento per la prossima Champions League fino a fine maggio. Chissà che la soluzione ai dubbi offensivi del Gasp non possa essere proprio Aleksey Miranchuck, che non trovi una nuova centralità, crescendo lui individualmente e riportando l’Atalanta stabilmente sui propri livelli migliori.

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