
C’era molta attesa per l’arrivo a Milano dei vice campioni d’Europa in carica. Il Fenerbahce di Gigi Datome, sostanzialmente invariato rispetto alla scorsa stagione, veniva da tre sconfitte di fila e una vittoria, nel derby contro l’Efes, utilissima per ridurre crisi e paure di un periodo caratterizzato dall’assenza perdurante di Bogdan Bogdanovic. L’EA7 invece, pur affrontando una squadra di lignaggio più alto senza Raduljica e Cinciarini, doveva provare a sfruttare il fattore campo per consolidare la propria posizione di centro classifica. C’era però soprattutto la curiosità di capire a che punto di crescita mentale fosse l’Olimpia nei confronti delle big continentali.
La risposta della serata del Forum è che per i meneghini c’è ancora del divario da colmare. A un terzo quarto giocato in maniera aggressiva, concentrata e con padronanza ha fatto da contraltare un primo tempo ed una quarta frazione in cui il Fenerbahce ha avuto il controllo - a volte occulto, a volte meno - delle operazioni. Due dati servono a spiegare tutto ciò: le 12 palle perse del primo tempo (nel secondo saranno due e in totale avranno generato 20 punti dei turchi); il pessimo 3/19 dal campo di Milano nel quarto periodo per 7 punti finali, di cui 4 nei primi 9 minuti.
Il 15% al tiro di Milano nell’ultimo quarto è dovuto anche alla difesa dei turchi, tipo questa di Udoh. Not bad.
Supremacy
Nel primo tempo l’atteggiamento difensivo del Fenerbahce è da grande squadra affamata, in contrasto con le recenti uscite in Eurolega dove è mancata proprio in difesa. Kalinic e compagni coprono più linee di passaggio possibili e raddoppiano frequentemente in post basso. In questi casi i Campioni d’Italia sono troppo lenti nel leggere le situazioni e in una frazione di secondo il malcapitato di turno si trova assalito da maglie gialloblu neanche fossimo in una scena di The Walking Dead.
Macvan prende posizione in post basso dietro Kalinic. Il passaggio lob di Gentile arriva quando Sloukas si è già materializzato. Macvan è prigioniero, mangiato dagli zombie avversari e non riesce a fare altro che servire Antic.
L’Olimpia non muove la difesa, non crea vantaggi, non sfrutta i mismatch: se tutto sommato resta in partita è soprattutto grazie all’estro dei singoli e a qualche scelta non efficiente in attacco degli ospiti. Ogni volta che sembra rientrare però perde lucidità nei possessi dell’aggancio e il Fener ringrazia passando all’incasso. Ciò che cambia la partita dei padroni di casa è il tremendo vigore che Rakim Sanders è in grado di produrre sul parquet quando decide di prendere possesso della partita. Nel terzo quarto il nativo di Rhode Island decide che il capocordata per risalire la vetta non può che essere lui: in quintetto con Simon, Hickman, Dragic e McLean, Sanders è l’onda energetica che manda in tilt il sistema di Obradovic e permette ai suoi di recuperare lo svantaggio e di iniziare l’ultimo quarto avanti di 5. Il parziale dei dieci minuti post intervallo è di 27-14 con 6 canestri assistiti su 11 e un vantaggio di 11 rimbalzi contro 6.
Qui Sanders stoppa Datome, guida la transizione, serve a Hickman l’assist del -1. Qualcuno ha detto Antetokounmpo?
Il Fenerbahce ha tratto profitto dall’evidente superiorità fisica dei propri lunghi: sapendo che di fronte c’erano tendenzialmente giocatori più agili, ha giustamente scelto di metterla sul piano brutale dei chili. Beninteso: non che con Raduljica in campo le cose sarebbero automaticamente andate diversamente, specie con il Miro distratto che troppo spesso si è visto quest’anno. Vesely, Kalinic e specialmente Udoh hanno sfruttato l’uno contro uno sovrastando spesso e volentieri chi capitava dalle loro parti. A tessere le fila poi ci ha pensato Kostas Sloukas: l’ex Olympiacos, cresciuto all’ombra prima e al fianco poi di Spanoulis, si è decisamente impossessato della squadra. Le sue considerevoli cifre (18 punti, 7/11 dal campo, 7 rimbalzi, 4 assist, 6 falli subiti) non rendono idea della leadership, del carisma e di quanto quei sette canestri siano arrivati in situazioni per lo più di stallo e/o di appannamento difensivo dei compagni.
Reazioni
Eppure non tutto splende in casa Fenerbahce: Obradovic ha definito a caldo “vergognoso” il terzo quarto; la squadra ha dei cali di rendimento piuttosto drastici; si sente l’assenza di un uomo offensivamente affidabile come Bogdanovic; Nunnally è praticamente inutile. Il coach ha dunque molti grattacapi da affrontare e della tensione che serpeggia ne ha fatto le spese anche Gigi Datome, che al rientro sui parquet italiani di club dopo oltre tre anni ha chiuso una prova di sostanza ed efficacia con 10 punti, 4 rimbalzi, 3 falli subiti ed un cazziatone.
“I miei giocatori sanno che dico sempre chiaramente quello che sento”
A fine partita Repesa ha parlato di un inizio di ultimo quarto in cui «siamo stati cinque/sei minuti senza muovere la palla». Problema atavico e forse principale di questa Milano, che in Italia non paga dazio perché la distanza con le altre è abissale a proprio vantaggio. In Europa, ovviamente, i ruoli si ribaltano: se l’Olimpia vuole fare strada deve imparare più in fretta possibile a cambiare pelle e ad essere più continua, di testa e di tecnica, sui 40 minuti. L’Eurolega, soprattutto quest’anno, non fa sconti a nessuno.