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8 azioni in cui Saponara sembra il più forte al mondo
09 feb 2023
09 feb 2023
Semplicemente Saponara che mostra la vastità del suo repertorio.
(copertina)
Giampiero Sposito / Imago
(copertina) Giampiero Sposito / Imago
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Immaginate una cosa. Avete la possibilità di viaggiare nel tempo; non dico di tornare nell’età del ferro, e nemmeno nel rinascimento. Giusto una cinquantina d’anni, di tornare agli anni ‘70. Immaginate di incontrare un appassionato di calcio, uno fissato, uno a cui non frega niente del crollo dell'Unione Sovietica o dell'arrivo di internet. Le prime cose che vuole sapere sono: "L'Italia ha vinto i Mondiali, chi è il nostro miglior giocatore, chi è il più forte del mondo, chi è il nuovo Pelé?". Allora voi tirate fuori il vostro telefono. "Cos’è? Un televisore portatile?". Ora immaginate di avere una sola compilation a disposizione, di un solo giocatore, con clip limitate, quale scegliete, chi gli fate vedere?

In questo articolo voglio convincervi che la scelta migliore non sia né Messi né Ronaldo, non sia né Mbappé né Haaland, bensì Riccardo Saponara. Sì: Saponara il trequartista della Fiorentina. Non sto dicendo che Saponara è meglio di tutti loro, ma che condensando la sua presenza su un campo da calcio in più o meno dieci clip può sembrare meglio di tutti loro. Se prendiamo le migliori azioni di Riccardo Saponara avrete un repertorio abbastanza vasto da raccontare un talento complesso, sfaccettato, in grado di picchi irreali. Avete presente quel video di Pelé che inventa tutti i gesti tecnici della storia del calcio mondiale, poi replicati dai più grandi giocatori a lui successivi? Be', in questo pezzo vorrei dimostrare che si potrebbe fare più o meno lo stesso con Saponara.

Non è un articolo fatto per sminuire le compilation video ma per mostrare che i giocatori come Saponara magari non hanno la continuità per giocare nelle migliori squadre al mondo, nei migliori palcoscenici del mondo, ma possono comunque portare l’arte calcistica ai massimi livelli possibili. Saponara riflette in modo persino doloroso la nostra idea di talento sprecato: numero 10 fragile ed etereo, vessato dagli infortuni che ne hanno tormentato la carriera, ma che non sono riusciti a sopire fino in fondo il suo genio. Al contempo, però, la sua storia devia dai cliché.

Ho raccolto le otto azioni più incredibili di Saponara, quelle che potrete portare nel taschino durante il vostro viaggio nel tempo. Mostrarle alle generazioni del passato e raccontargli che sì: Pelé è rinato, ma è bianco e di Forlì.

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La miglior rovesciata che io abbia mai visto

L’idea di questo articolo nasce, come avrete capito, dalla rovesciata che Saponara ha sfoderato contro il Bologna. Realizzata appena qualche giorno fa, rappresenta già uno dei quasi gol più amari della storia del calcio italiano. Saponara aveva segnato poco prima un gol fortunato e, forse fiducioso che il fato lo assistesse, ha provato questa cosa che non pensavamo nemmeno fosse nel suo repertorio.

Saponara aveva segnato in mezza rovesciata una volta, ma aveva vent’anni, tutti i capelli sulla testa e una barbetta da fuorisede a Bologna. Nell’Empoli volava accanto a giocatori molto più vecchi di lui - Tavano, Maccarone, Croce. Con gli anni Saponara ha perso quell’aria leggera che aveva in quel periodo. Le sue movenze si sono appesantite, ormai lontane da quella levigatezza che in gioventù lo faceva somigliare a Kakà. Non riesce più a volteggiare nei corridoi centrali come ai tempi di Empoli, in equilibrio su piccoli appoggi, pronto a slanci decisivi. Col tempo si è spostato sulla fascia, dove può prendersi un tempo in più per girarsi e comandare il gioco. Il suo stile si è incanutito, e per questo è così sorprendente vederlo compiere un gesto tecnico simile. Non è una di quelle rovesciate che sono la negazione stessa dell’atletismo. Quelle rovesciate, alla Pinilla, in cui il corpo si piega indolente all’indietro. Questa è una di quelle rovesciate in cui il corpo schizza e si flette come una catapulta volante. L’unico paragone possibile è con un altro giocatore della Fiorentina, Mauro Bressan, che realizzò addirittura da fuori area un gol che è una pura allucinazione. Uno di quei momenti in cui il calcio ti fa pensare che forse Dio esiste se la terra e l’uomo possono essere tanto perfetti.

Il fatto che la palla non sia entrata riveste il gesto dell’ulteriore romanticismo che è proprio dell’irrealizzato, e quindi di Saponara. Sarebbe stato il gol con cui avremmo incorniciato la sua carriera. Resta il mistero dell’origine di un gesto tecnico simile. Da dove ha preso, Saponara, quell’energia, quella forza, quella follia, per una cosa simile? Con un corpo logorato dagli infortuni, un gioco che ha ormai rallentato, allora tutto deve nascere per forza da una specie di nocciolo duro del talento calcistico. Da un istinto per il gesto tecnico che trascende ogni limite materiale.

Il miglior gol di tacco che io abbia mai visto

Non è il primo gesto tecnico estemporaneo della carriera di Saponara. Di quei grandi lampi nato da un pensiero laterale, un blob dentro una partita. Ci sono talenti che si esprimono nella costanza del loro gioco, per l’influenza - anche sottile, non sempre visibile - su una squadra e su una partita, e altri che invece possono dissolversi sullo sfondo del gioco, e poi accendersi per un unico, solenne momento.

Il passaggio di Saponara alla Sampdoria non era certo stato memorabile, prima di questo gol al 90' contro la Lazio che per forza lo ha reso indelebile. Anche in un passaggio minore della sua carriera Saponara è stato capace di trovare gesti tecnici fuori dalla norma. Questo è un gol alla Ibrahimovic. Dice di aver visto la palla spiovere in area dopo il colpo di testa «E poi ho fatto l’unica cosa che potevo fare». Lo dicono sempre i calciatori per descrivere gesti assurdi e controintuitivi che fanno in campo. E poi l’unica cosa che potevo fare era saltare a un metro da terra e colpire la palla con la parte esterna del piede, all'indietro, e farla passare sopra alla testa del portiere. Certo. In ogni caso questi discorsi ci dicono più che altro che questi gesti sono spesso istintivi. Saponara sostiene anche che immaginava che il portiere uscisse un po’ fuori, e che quindi ha voluto fargliela passare sopra alla testa.

Dopo il gol Saponara corre verso il settore dei tifosi della Sampdoria, si arrampica fino in cima, senza maglia, a un certo punto gli tirano giù pure i calzoncini, gridando abbracciato alla gradinata. Pochi giorni dopo uno di quei tifosi si è tatuato la figura di Saponara che fa il colpo di tacco, per scolpire uno di quei momenti in cui nelle trasferte, come nella vita, le cose possono andare bene dopo che tante volte sono andate male.

La migliore bomba al volo che io abbia mai visto

A proposito di estemporaneità: ecco una bomba al volo di Saponara che sbuca fuori dal nulla, da fuori dall’inquadratura, da un punto imprecisato del campo, per colpire la palla con la massima violenza possibile. Saponara ha segnato alcuni dei gol che più avremmo voluto segnare noi se fossimo stati calciatori. Questo è uno di quelli. La palla che esce fuori dall’area così è un sogno. Però poi bisogna accorciare il passo, coordinarsi, colpirla con la potenza giusta per battere il portiere senza farla uscire dallo stadio.

Il miglior cucchiaio che io abbia mai visto

Saponara che rifà i gol dei migliori calciatori della Serie A: un format che sinceramente vedrei. In questo caso, per esempio, riproduce più o meno fedelmente il cucchiaio di Francesco Totti in un celebre derby contro la Lazio.

Il miglior tiro da fuori che io abbia mai visto

Da quando è stato confinato sulla fascia, Saponara si è specializzato nell’arte dei tiri a rientrare sul palo lontano. Il tipo di conclusione tipica delle ali a piede invertito. A inizio carriera, invece, segnava soprattutto con tiri d’interno a incrociare, sfruttando la precisione di entrambi i piedi.

C’è stato un momento in cui avevamo perso di vista Saponara. Aveva passato 6 mesi al Genoa tra panchina e infermeria, un prestito finito male e con una punta di cattivo gusto - dopo aver giocato alla Samp appena un anno prima. Non faceva una stagione da titolare ormai da cinque anni. La sua cronaca infortuni è una partita dell’allegro chirurgo. Si è ripresentato in campo a gennaio del 2020 con la maglia del Lecce, dentro uno stadio vuoto, senza capelli e con la barba curatissima. Ritirato fuori col gusto di chi mette un vecchio disco jazz sapendo che suonerà sempre bene come la prima volta.

Il corpo di Saponara era, come dire, più massiccio. Aveva perso quelle sembianze adolescenziali della prima parte di carriera, si era fatto uomo. Il suo primo gol con il Lecce è proprio un tiro sul palo lontano contro l’Atalanta, con Gollini fermo a guardare la traiettoria. Un tiro fatto quasi da fermo, nascondendo fino all’ultimo istante le proprie intenzioni. È il gol che inaugura una nuova fase per Saponara, culminata col suo incontro con Italiano. Di lui dice che è maniacale, che lo ha fatto crescere sul lato umano.

Di questa nuova fase, in cui Saponara è il braccio armato di Italiano, il gol a cui è più affezionato è quello segnato sotto alla curva Fiesole contro il Milan. Perché lo ha segnato alla sua squadra del cuore, e perché è il primo gol segnato sotto alla Fiesole. Se però dovete prendere un gol di questo tipo in cui Saponara sembra un alieno, be', allora prendete quello segnato in Conference League contro il Riga. Un tiro che parte da così lontano che la porta nemmeno si vede. Prima di arrivare in rete costringe la macchina a un movimento inconsueto, strappato.

Il miglior passaggio filtrante che io abbia mai visto

Su Saponara ci si divide, in sostanza, tra due scuole di pensiero. Tra chi crede che il suo talento non sia mai stato davvero all’altezza di una grande squadra - tesi realista - e chi invece crede che il calcio contemporaneo sia purtroppo troppo duro per la purezza del talento di Saponara - tesi idealista. Chi crede, insomma, che Saponara non sia poi mai stato così talentuoso, e la sua carriera non mente, e chi crede che invece è la sua carriera a mentire e il talento è enorme. Non vi sto nemmeno a dire che io faccio parte di questa seconda categoria. Della stessa categoria fa parte anche Maurizio Sarri, che una volta passato al Napoli aveva parlato così: «Saponara è un fuoriclasse e sarà destinato a società importanti, in Italia non se lo potrà permettere più nessuno». Anni dopo è tornato sull’argomento dalla porta di servizio, paragonandolo a Morata: «Morata è fragile mentalmente. A Empoli avevo un giocatore meraviglioso, Saponara, che vendemmo al Milan. Saponara è uno dei giocatori più forti che abbia mai visto, ma un po’ fragile dal punto di vista mentale».

Se la visione di gioco è una delle espressioni più pure di un talento calcistico, una delle più misteriose ed esoteriche, Saponara è stato capace di assist mistici in carriera. Con Zielinski che attaccava il lato debole, aveva creato una società a Empoli. Questo sopra è uno dei miei preferiti di quel periodo, ma c’è anche questo, simile, anche se con più tempo e spazio.

Il miglior assist di tacco che io abbia mai visto

Dopo questo colpo di tacco Vlahovic si è avvicinato a Saponara e ha fatto il gesto di togliersi il cappello, come di fronte ai geni, agli artisti.

È curioso che Saponara sia fiorito in questa seconda giovinezza con un allenatore esigente come Italiano. Esigente anche dal punto di vista atletico. Eppure, proprio in questi due anni, Saponara ha dimostrato di essere una figura chiave per risolvere alcuni limiti strutturali del gioco di Italiano, organizzato con cura fino alla trequarti, e poi molto dipendente dalle invenzioni individuali. Saponara, col suo estro, la sua capacità di dare la pausa e vedere l’ultimo passaggio, a volte sembra l’unica scappatoia di una manovra incartata.

La miglior punizione che io abbia mai visto

I calci di punizione non sono mai stati la sua specialità, ma essendo un talento naturale, e cioè un essere umano a cui il calcio riesce istintivamente, Saponara ha segnato anche dei bei gol su punizione, sopra la barriera, come in questo caso, o sotto la barriera.

Per riprendere il discorso del talento, allora, perché Saponara non ha avuto una carriera all’altezza di questi momenti impossibili? Cosa intende Sarri per “fragile mentalmente”? Cosa intendiamo quando ci riferiamo a un giocatore usando l’espressione “dal punto di vista mentale”? C’è un’intervista dei tempi del suo secondo periodo a Empoli in cui l’immagine di Saponara è il contrario di quella di un giocatore poco professionale, o che sta trascurando qualcosa. Si faceva seguire da un mental coach, la sera invece di uscire lavorava sulla visualizzazione. «Cerco di farmi trasportare mentalmente verso i miei obiettivi, visualizzo gli avversari e quello che vorrei fare in campo».

Di lui i suoi allenatori dicevano: «Riccardo non è mai pienamente soddisfatto delle sue prestazioni perché pretende da sé stesso sempre il massimo. Desidera andare oltre perché è consapevole di avere ancora molto da dare al calcio e ai suoi tifosi». E allora cosa è andato storto? Quando parliamo di talenti sprecati immaginiamo qualcuno non del tutto applicato al calcio, svagato, poco professionale: non il caso di Saponara. L’impressione è che nella seconda parte di carriera Saponara abbia raggiunto una consapevolezza dei propri mezzi che prima non aveva del tutto. Quando è arrivato a Spezia ha detto che per la prima volta si è sentito tra i più anziani del gruppo, e ha chiesto a sé stesso di fare un passo in avanti. Oggi Saponara sta giocando il miglior calcio della sua vita, grazie a una maturità mentale mai avuta prima. Di certo è un piccolo rimpianto che non abbia avuto questa leggerezza prima, quando anche il suo corpo era più leggero, senza acciacchi, capace di tutto. Come sempre, le cose finiscono per essere imperfette. In diversi momenti, però, Saponara ha davvero raggiunto la perfezione su un campo da calcio, e oggi è un calciatore molto più realizzato di quanto noi, coi nostri cliché, siamo disposti a concedere.

Il punto, con Saponara e con tutto il resto, è che questo è il calcio e la vita. Una serie di brutte giornate, momenti difficili, rimpianti, brutte batoste. Il corpo che invecchia in mezzo ai problemi, la sensazione che il tempo ci stia sfuggendo di mano. Poi qualche singolo momento di felicità e compiutezza che ci riscatta e restituisce senso a tutto; la quasi sensazione che, tutto sommato, alla fine, le cose sono andate al loro posto.

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