È molto complicato celebrare un anniversario. Ogni volta si prova a non esser patetici senza essere aridi, rimanendo in equilibrio su quel filo sottile che separa l’epica dalla retorica.
Come disse Paolo Mantovani durante la sua presidenza, la Samp «non è una squadra, ma uno stile di vita». In occasione dei 70 anni della società blucerchiata, ho scelto altrettanti momenti che potessero identificarla.
- La nascita: 12 agosto 1946
A spingere l’Andrea Doria e la Sampierdarenese alla fusione è stato più che altro l’istinto di sopravvivenza. In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, le attività delle due sezioni calcistiche vanno a rilento a causa di problemi economici che avrebbero potuto portare entrambe al fallimento.
La società avrebbe dovuto avere un nome diverso. L’Andrea Doria disponeva grandi risorse economiche, mentre la Sampierdarenese poteva vantare un posto nella massima serie. L’Andrea Doria preme per la denominazione “Doria-Samp”, ma i sampierdarenesi alla fine fanno valere il loro maggiore prestigio e alla fine il club si chiamerà Sampdoria.
Piero Sanguineti ha la tessera numero uno ed è il primo presidente del club, mentre Galluzzi è il primo allenatore: l’esordio arriva in un Roma-Samp 3-1 del 22 settembre 1946, match disputato al Flaminio.
- Una maglia unica
Il “Bacciccia” con barba e pipa sul logo del club, quelle strisce che da sempre definiscono la maglia della Samp. Lo scudo di San Giorgio viene ereditato dall’Andrea Doria e rappresenta Genova. La maglia della Samp ha attraversato tante diverse epoche storiche e sponsor che l’hanno esaltata o maltrattata. Dai picchi di indie raggiunti dalla maglia rosso-cerchiata o da quella sponsorizzata Dreamcast di inizio 2000, fino ai momenti pacchiani toccati negli ultimi anni, con i loghi dei film di Ferrero appiccicati sul petto.
L’unicità della maglia del Doria rimane un vanto.
- Stracittadina
Il suggestivo nome di “Derby della Lanterna” deriva dal faro che svetta sul porto di Genova, la città che può vantare un soprannome come “La Superba”. Il bilancio storico è a favore del Doria sia nelle singole partite che nei piazzamenti finali in A, ma gli ultimi anni sembrano aver messo in discussione la superiorità “blucerchiata” guadagnata negli anni ’80 e ’90.
Insieme a Roma-Lazio, è il derby più sentito, e a testimoniarlo non solo l’atmosfera folle che lo circonda, e che trasforma Marassi in un catino di lava e fuoco, ma anche il fatto che pochi giocatori hanno azzardato di rompere il tabù di giocare su entrambe le sponde. Difficile scegliere il momento più bello a tinte blucerchiate in un derby. Se dovessimo fare un tentativo, la scelta ricadrebbe forse sul 2-0 del 19 aprile 2003: quell’anno si sono disputati tre derby, tutti vinti dalla Samp tra Coppa Italia e Serie B. Il tris di successi – firmato Zivkovic e Conte – avvicina la Samp al ritorno in A e il Genoa alla retrocessione in C (evitata poi dal caso Catania).
- Adriano Bassetto
Il primo blucerchiato a segno in una partita ufficiale, nonché la prima di diverse bandiere transitate per Genova. Nane soffre talmente tanto la tensione della competizione da vomitare prima delle partite. Ancora oggi ha segnato in Serie A (149) più gol di attaccanti del calibro di Vieri, Pulici, Montella, Pruzzo e Vialli.
- I gemelli del gol
L’attacco della storia della Samp nell’immaginario è associato a coppie di punte che riuscivano a instaurare un’intesa a livelli alchemici, perfetta complementarità tecnica e umana. Sebbene siano stati soprattutto Vialli e Mancini a sedimentare questa idea, i primi furono Bassetto e Baldini (quest’ultimo si macchiò anche di passare al Genoa, salvo tornare). Un appellativo guadagnato poi anche da Flachi-Bazzani e Cassano-Pazzini.
- Alberto Ravano
I presidenti della Samp sono stati 17: il primo di un certo rilievo è stato l’uomo a cui oggi è dedicato un torneo giovanile che riceve sempre molte attenzioni a Genova.
- Ernesto Cucchiaroni
“Tito” è stato un’ala mancina rimasto cinque anni alla Samp, dove è arrivato già 31enne. La vita gli ha tolto il piacere di invecchiare – è morto per incidente stradale a 44 anni – ma con lui i tifosi blucerchiati hanno potuto divertirsi. Uno dei maggiori gruppi di ultras blucerchiati porti il suo nome in omaggio a quegli anni.
- La stagione 1960-61
Se escludiamo l’età d’oro a cavallo tra anni ’80 e ’90, il miglior piazzamento della Samp è un quarto posto ottenuto due volte. La prima arriva nel 1960-61: il trio offensivo è composto da Skoglund, Cucchiaroni e Brighenti, in regia il grande centrocampista austriaco Ernst Ocwirk. In panchina Eraldo Monzeglio, uno degli eroi dell’Italia bi-campione del Mondo nel ’34 e nel ’38.
- Vujadin Boskov
Giocatore blucerchiato per due stagioni a inizio anni ’60, il serbo diventa poi l’allenatore della Samp per sei anni, quelli della Sampd’oro. Torna per una parentesi nel 1997-98, ma rappresenterà una guida eterna per tutti i tifosi doriani.
Fra i diversi aforismi famosissimi di Boskov, a definirlo più di tutte una frase meno iconica e ricordata. Quando lo accusarono di far decidere la formazione a Vialli e Mancini: «Questi discorsi non mi facevano né caldo né freddo. L’unica cosa che mi dà fastidio è la sconfitta». Una durezza senza la quale non avrebbe vinto in Italia e in Europa.
- La Serie B
Il Doria ha giocato 11 stagioni in cadetteria. Le retrocessioni dalla A sono state quattro: la prima nel ’66 dopo una gara contestata. La palma per la più dolorosa delle discese in B, però, forse è da dividere in due altre annate.
- Palloni d’Oro
Pochi club hanno potuto vantare nei loro ranghi un Pallone d’Oro. La Samp ne ha avuti addirittura due, sebbene entrambi a fine carriera. Luisito Suarez, che a Genova ha chiuso una lunga e vincente carriera, e Ruud Gullit, che ha ritrovato al Ferraris smalto dopo un periodo d’appannamento al Milan.
- 3 luglio 1979
Questa data a tanti non dice nulla, ma è l’inizio del sogno blucerchiato: Paolo Mantovani acquista la Sampdoria. Lui era già stato in società in qualità di addetto stampa negli anni ’70, ma la pessima gestione targata Lolli Ghetti gli aveva tolto la passione per quel mondo.
Il sogno del nuovo presidente sembra campato in aria: vincere uno scudetto dopo aver riportato il Doria in A. «Alla Sampdoria non c’è limite al meglio, perciò non c’è apprezzamento per i risultati intermedi».
- Giorgio Ajazzone
Nato nel 1954, è entrato nella Samp a 24 anni come impiegato. Oggi è un simbolo del Doria: diventato team manager nel 1997, è vicino ai quarant’anni di militanza.
- Formazione di dirigenti
Dalla Samp sono passati diversi dirigenti che hanno potuto farsi un nome grazie a quanto fatto nella Genova blucerchiata: Nassi, Borea, Marotta, Paratici. L’ultimo della nidiata è Riccardo Pecini, che però a oggi è il direttore sportivo del settore giovanile: si attende la promozione.
- Estate del 1980: ossatura
Nell’estate del 1980 arrivano i primi pezzi di quella che sarà la “Sampd’oro”: Pellegrini, Salsano, Bistazzoni.
- Lo Zar
“Ha i muscoli anche sulle orecchie” Maradona su Wierchowod.
Il più importante di quegli arrivi è Pietro Vierchowod. Roccioso, arcigno, scontroso anche nelle espressioni del viso. Anche se acquistato nell’estate del 1980, Mantovani lo gira prima alla Fiorentina, poi alla Roma in prestito. Quando gioca la sua prima gara con la Samp, ha già vinto uno scudetto e un Mondiale.
Lo chiamano “lo Zar” perché il padre era un ex soldato dell’Armata Rossa, ormai trasferitosi in Italia dopo esser rimasto prigioniero nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo 12 stagioni con la Samp, ha vinto anche la tanto sospirata Champions con la Juve e continuato a giocare fino ai 40. A oggi, è secondo per presenze con la maglia del Doria.
- Dal Regno Unito
Una cosa che si è persa col tempo è stata la relazione tra la Sampdoria e la Gran Bretagna. Negli anni ’80, a Genova arrivano Trevor Francis (decisivo in una finale di Coppa dei Campioni), Greame Souness e Liam Brady; nel decennio successivo, transitano sotto la Lanterna David Platt e lo sfortunato Lee Sharpe.
- Roberto Mancini
Nonostante i suoi trascorsi blucerchiati, Mancini non è mai stato lontanamente vicino ad allenare la Samp. Mentre da giocatore ha lasciato un’eredità incredibile: 566 presenze, 171 gol.
Il suo addio nell’estate del 1997 ha diviso per sempre la tifoseria tra chi lo ama e chi lo detesta: pur avendo un contratto da rispettare, Mancini ha lasciato Genova a zero, si dice in base a una promessa strappata a Paolo Mantovani negli anni d’oro. In ogni caso, per molti anni, si può dire che a livello tecnico Mancini è stato la Sampdoria.
- Sampd’oro
L’appellativo che la Samp ha ricevuto per i suoi risultati storici. La Coppa Italia apre e chiude un ciclo straordinario: dal 1984 al 1994, arrivano sette trofei su 15 finali giocate. La consacrazione in Italia, i viaggi europei. A ripensarci oggi c’è quasi da non crederci.
- Gianluca Vialli
Otto anni di quel decennio straordinario vedono in squadra uno degli attaccanti più forti nella storia del calcio italiano. Uno dei dieci nella storia a vincere le tre competizioni UEFA, delegittimato solo dallo scarso successo in Nazionale. Vialli è stato la colonna della Samp dal 1984 al 1992.
Per averlo, la Juventus arriva a offrire quattro miliardi di lire e ben quattro giocatori (Serena, Corini, Zanini e Bertarelli): Vialli ha continuato a vincere anche a Torino e Londra (sponda Chelsea), ma il 9 nel suo prime si è visto sotto la Lanterna.