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Gabriele Anello
Mille illusioni Pazzini
21 lug 2016
21 lug 2016
Doveva essere il centravanti migliore della sua generazione mentre ora è in Serie B. 10 gol per capire cosa è andato storto.
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Gabriele Anello
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Ci sono attori che attendono il ruolo che li consacri alla fama eterna per tutta una vita. Viaggiano tra i film, da una serie all’altra, in attesa del personaggio che li iscriva alla storia.

 

Al tramonto della sua dodicesima stagione in serie A, cosa ne sarà di Giampaolo Pazzini? Dopo una carriera al di sotto delle aspettative, molte volte relegato al ruolo di comprimario, ora ha un’importante scelta da fare in estate: rimanere a Verona in B o cercare un altro set in cui esibirsi.

 

 



 

Eppure c’è stata una volta in cui “il Pazzo” un premio l’aveva vinto, un pomeriggio nel quale si è avuto l’impressione che avrebbe potuto interpretare il ruolo di attore principale.

 

È il 16 maggio 2010 e sono quasi le cinque del pomeriggio. Il Ferraris di Genova è tutto esaurito, pronto a esultare al fischio finale di Sampdoria-Napoli. Risultato finale: 1-0 per i blucerchiati, che così si qualificano per il preliminare di Champions League dopo un campionato esaltante.

 

Nei festeggiamenti post-partita, sulla testa di Pazzini compare una corona: è il suo Emmy, la Samp 2009-10 la stagione più felice a cui ha partecipato. Il sorriso sempre schivo si allarga un po’ di più, quel velo di tristezza da protagonista mancato sembra svanire.

 



 

Se togliamo quella parte della sua carriera, Pazzini è sempre stato nell’ombra di qualcosa o qualcuno, ricoprendosi di etichette per certi versi patetiche.

 








Persino nelle pubblicità non può apparire da solo, ma come controparte di qualcun altro, come Riccardo Montolivo. La copertina di FIFA12 è l’unica eccezione alla regola, anche se persino quella, vista con gli occhi di oggi, non del tutto priva di ironia.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=67yeBVYDj_w&feature=youtu.be&t=40s



 

In una Serie A a 18 squadre, in un’epoca di under-21 vincenti e belle da vedere, Pazzini è il

, il nome sulla bocca di ogni osservatore, il 9 dell’Italia del futuro. Nel suo primo anno da professionista con l’Atalanta ha segnato nove reti in 39 partite di B, contribuendo alla risalita nella massima serie.

 

Mandorlini non esita a lanciare Pazzini anche alla prima in A. Gli bastano dieci minuti per aprire il conto: sul lancio lungo di Albertini, “Il Pazzo” trova spazio alle spalle del proprio marcatore. Il difensore è in ritardo e una volta che la palla è messa per terra il gioco è fatto: Sicignano viene battuto in uscita e Pazzini corre esultando.

 

Ma non è ancora il tempo della sua esultanza: Pazzini è per adesso solo un ragazzo alle prime uscite, contento di aver passato il primo provino importante della sua vita.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=N9Usk7_qsEQ&feature=youtu.be&t=35s

 

Dopo la sbornia iniziale, la Serie A si rivelerà molto difficile anche per quello che sembrava essere un

.

 

L’Atalanta fa molta fatica e in quella stagione cambia allenatore dopo 14 giornate, con Delio Rossi al posto di Mandorlini. Il nuovo mister fa affidamento su Budan e Makinwa, mentre da Firenze arriva un’offerta irrinunciabile per chi fa della valorizzazione (economica e non) dei giovani il pane quotidiano.

 

Nonostante le attese e i

, però, anche Firenze è una piazza che rischia la retrocessione. Tre allenatori diversi (Mondonico, Buso e Zoff) e tanta sfortuna mettono la “Viola” a rischio per tutta la stagione. Inizialmente dovrebbe giocare Bojinov, reduce da 11 gol in 20 partite con Zeman a Lecce. Invece il bulgaro

e così tocca proprio a Pazzini prendere il posto accanto a Miccoli.

 

Qui Pazzini ci fa vedere come i suoi movimenti si facciano mano a mano più elaborati e complessi. In questo gol c’è infatti tutto quello che Pazzini ci ha mostrato solo a sprazzi nella sua carriera, il giocatore che forse sarebbe potuto diventare se avesse avuto la volontà e la costanza di giocare 20 metri dietro l’area di rigore.

 

Con Jorgensen in possesso della palla a metà campo, il Pazzini di oggi aspetterebbe la palla in area di rigore per sorprendere la difesa. Invece in questo caso è piazzato sul centro-sinistra del campo, a 30-35 metri dalla porta, un po’ come faceva Cassano quando si preparava al dribbling.

 

Punta Birindelli e il difensore della Juve gli lascia quanto spazio basta per provare il destro: il risultato è un

, non certo la normalità della carriera di Pazzini. Ma un

di valore, visto che la palla finisce all’incrocio e Buffon non può fare nulla.

 

Quella Fiorentina si salverà all’ultima giornata in uno spareggio mortale con il Brescia, ma per Pazzini la musica non cambierà:

.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=aHeJTz3Cs1A&feature=youtu.be&t=1m36s



 

Nella nuova Fiorentina del ciclo Prandelli, Pazzini non può giocare da centravanti: un Toni in formato Mondiale è insostituibile, così “il Pazzo” si alterna con Bojinov da seconda punta. Ma anche a Firenze Pazzini dimostra che le migliori cose le sa fare in area.

 

I suoi gol sembrano casuali, eppure si intravede sempre quella capacità di capire cosa accadrà qualche secondo prima. Una predisposizione al gol che però non può esser usata al meglio se il tuo compito è quello di sbatterti venti metri dietro l’area di rigore.

 

Lo dimostra anche in quest’occasione, dove usa uno delle sue specialità: lo stacco aereo. Capita l’intenzione di Pasqual, Pazzini brucia Cannavaro sullo scatto – sì, Fabio Cannavaro – e lo sovrasta con un’elevazione di pura forza, con la quale batte Abbiati. Sembrano i primi sprazzi di un attore di successo.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=ECV4szWPzRA&feature=youtu.be&t=28s

 

Tra il 2006 e il 2008 a Firenze arrivano Mutu e Gilardino. La Fiorentina manda, insomma, un segnale chiaro a Pazzini, nonostante il rinnovo di contratto fino al giugno 2011, e quel segnale è: «Anche quest’anno farai la riserva».

 

E questo nonostante con l’Under 21 Pazzini avesse dimostrato ampiamente che avrebbe potuto fare qualcosa di meglio se solo avesse avuto un minutaggio maggiore. Del resto, Pazzini ha sempre giocato per le giovanili degli

: insieme a Chiellini, Aquilani, Lodi e Palladino, ha anche vinto

.

 

In Under 21 ha giocato 22 partite e segnato cinque gol, partecipando a due delle peggiori spedizioni azzurre agli Europei U-21 per il gap tra il valore tecnico della squadra e i risultati ottenuti sul campo (2006 con Gentile, 2007 con Casiraghi). Di quei cinque gol, tre arrivano in un pomeriggio a Wembley, in un’amichevole che inaugura il nuovo impianto.

 

Il primo gol arriva dopo appena 30 secondi, ma lui non si ferma lì: a fine gara, l’

è cosa fatta e “il Pazzo” esce tra l’ovazione dei 55mila presenti. Il terzo è forse il più “pazziniano” dei gol, con la fascia al braccio.

 

In contropiede, l’attaccante è attento a rimanere in gioco sull’assist di Rosina. Una volta entrato in area, punta il difensore e fa una leggera finta, prima di scagliare un destro all’angolo.

 

Quello a Wembley è un provino andato bene, ma per il

bisognerà aspettare altri due anni.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=MaqKCOrk3X8&feature=youtu.be&t=1m56s

 

in tutte le competizioni, Pazzini alla fine decide di andarsene. Basta alle panchine, ai ruoli secondari, alla poca attenzione nei suoi confronti. A gennaio 2009, le strade della Fiorentina e di Pazzini quindi si separano e lui decide di rilanciarsi a Genova, con la Samp, che ha bisogno di un centravanti vero.

 

L’inizio stupisce quasi tutti: cinque gare di fila a segno: Chievo, Siena, Juventus, Atalanta e Milan. Se escludiamo la gara di Verona, il Pazzo realizza sempre su assist di Cassano, dimostrando un’intesa clamorosa con il 99 e scatenando paragoni sotto la Lanterna con un’altra coppia-gol, la prima che vi viene in mente quando pensate al blucerchiato.

 

Il gol al Milan è il definitivo punto esclamativo sulla nuova vita del giocatore Pazzini a Genova: a difesa piazzata, in tre chiudono su Cassano e Pazzini è stretto nella morsa Bonera-Antonini. In quel momento, non ci sono possibilità di andare in porta. E allora le crea Pazzini, che sa cosa farà Cassano e così cerca il movimento in profondità. Raccolto il filtrante di Fantantonio, il centravanti è ormai sul fondo e non può tirare. Con l’astuzia di chi conosce bene i 16 metri dell’area di rigore, Pazzini mette a sedere Bonera con una finta e poi fulmina Abbiati con un bel destro all’incrocio.

 

Alla fine del 2008-09, Pazzini ha segnato 16 gol, di cui 15 con la Samp: 11 in campionato e quattro in Coppa Italia, dove per poco il Doria non trionfa davanti a un Olimpico biancoceleste. Qualcosa è cambiato?

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=kCZbSX9ND3c&feature=youtu.be&t=2m30s

 

Così sembra, e lo si vede anche in Nazionale. Lippi rimane impressionato dalla forma del “Pazzo” e lo chiama per le qualificazioni al Mondiale 2010. Il primo palcoscenico è lo Stadion Pod Goricom, dove l’Italia è in trasferta sul campo del Montenegro.

 

In vantaggio con un rigore di Pirlo, l’Italia non riesce a chiudere la gara. Così Lippi butta dentro Pazzini al posto di Iaquinta. Il centravanti della Samp esegue quello che aveva mostrato negli ultimi due mesi: scatti in profondità, ricerca dello spazio, scatti in controtempo rispetto alla difesa avversaria. Appena entrato, De Rossi gli mette la palla giusta e lui la spara sul portiere.

 

La fortuna vuole che il momento giusto per il primo gol azzurro sia qualche minuto più tardi: su cross di Pepe, Pazzini riempie lo spazio giusto e usa la specialità della casa, il colpo di testa. Sembra l’inizio di una storia d’amore, ma come al solito è solo un’illusione.

 

A sette anni di distanza, la carriera di Pazzini in Nazionale è finita. Lo score recita 25 presenze e quattro gol. Nonostante la fama di talismano (quando ha segnato, l’Italia ha sempre vinto con la porta imbattuta), Pazzini non è mai stato titolare fisso in Nazionale. Quando ha avuto l’occasione, l’ha gettata via per imperizia (rosso diretto contro l’Irlanda alla seconda presenza) o imprecisione (rigore sbagliato contro l’Irlanda del Nord alla terza presenza).

 

Lippi l’ha portato in Sudafrica nel 2010, ma per fare panchina, visto che ha giocato appena mezz’ora in quella sfortunata spedizione. Prandelli l’ha poi chiamato diverse volte, ma alla fine non l’ha convocato per Euro 2012. L’ultima in azzurro risale al settembre 2012, senza avere più alcuna chance.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=Q9gTwwDvPqU&feature=youtu.be&t=16s

 

Dove sembra che la carriera di Pazzini abbia ancora spazio per sbocciare è invece alla Sampdoria. C’è un momento della sua carriera, in particolare, dove non solo è finalmente protagonista, ma ogni palla che passa dalle sue parti diventa oro.

 

Il 2009-10 lo vede al terzo posto della classifica cannonieri: grazie alle sue reti la Samp arriva quarta. Difficile dire perché quella squadra non passò i preliminari di Champions: forse la maggiore esperienza degli avversari (il Werder era stato finalista nella Coppa Uefa di un anno prima), forse una campagna acquisti deficitaria, forse anche un po’ di emozione. Fatto sta che l’unico a uscire rafforzato da quel preliminare fu proprio Pazzini, ormai conosciuto anche in Europa.

 

“Il Pazzo” aveva appena assaggiato la Champions con la Fiorentina, ma è in quelle due partite contro il Werder che dimostra di poter essere, almeno in potenza, uno dei migliori centravanti italiani in circolazione. Nella partita d’andata persa a Brema per 3-1, prende un palo, si vede annullare una rete e segna il gol della speranza.

 

Al ritorno, la Samp assale il Werder e va in vantaggio proprio con un’incornata di Pazzini. Ma è il secondo gol a far crollare il Ferraris: la palla di Stankevicius arriva da molto lontano e sembrerebbe più adatta a una sponda per un inserimento, ma Pazzini prende coraggio. Mertesacker scala su Dessena, il “Pazzo” sfugge alla marcatura di un distratto Fritz e trova una coordinazione francamente irripetibile. La palla gli parte dal piede come il colpo di un

su un campo di baseball. L’impatto è così forte che Wiese, pur tuffandosi non vede neanche il pallone.

 

Purtroppo, da tifoso blucerchiato, so bene com’è andata a finire.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=MOwbVD5DHO8&feature=youtu.be&t=10m12s

 

Dopo quattro mesi travagliati (leggasi “caso Cassano-Garrone”), la Samp decide di liberarsi anche dell’altro

rimasto in società. Il rinnovo è difficile, la squadra non ha lo stesso rendimento dell’anno precedente ed è arrivata pure l’eliminazione dall’Europa League, in cui la Samp era stata paracadutata dopo il preliminare di Champions.

 

“Il Pazzo” ci ha messo un po’ a ingranare in campionato, ma è stato comunque decisivo: le vittorie a Cesena e Lecce sono in gran parte merito suo. Non ha segnato molto (sei gol in 21 partite di A), ma sul lungo periodo la sua assenza finirà per farsi sentire. La società decide di sostituirlo con Maccarone e Macheda, con il finale che tutti conosciamo. Pazzini, invece, sfrutta quel suo status finalmente da

e se ne va all’Inter.

 

I primi sei mesi nella Milano nerazzurra sono di amore puro. Si ripete un po’ quello che è successo a Genova: il suo arrivo cambia la stagione dell’Inter, già parzialmente raddrizzatasi con l’insediamento di Leonardo in panchina al posto del vituperato Benitez.

 

La dimostrazione pratica arriva alla prima gara buona, quella contro il Palermo. L’Inter è sotto 0-2 all’intervallo e Leonardo si gioca subito la carta Pazzini. E l’attaccante gioca forse i migliori 45’ della sua vita, insieme a quelli di Genova contro il Werder. Al primo pallone buono, Pazzini spalle alla porta lavora su Muñoz come un giocatore di basket e poi gira in rete dal dischetto del rigore.

 

Ma il meglio deve ancora arrivare: su punizione di Kharja, il Pazzo non stacca con gran forza, ma prende il tempo come fosse allo Slam Dunk Contest e brucia un’altra volta Muñoz, questa volta di testa. Lo stadio è ai suoi piedi: persino Julio Cesar si mette a fare l’esultanza dell’attaccante.

 

Il pomeriggio si chiude con Pazzini che si guadagna il penalty del 3-2. Anche a Milano, l’attaccante segna di nuovo 11 gol dopo l’arrivo all’Inter. Stesse cifre dei primi sei mesi a Genova, stesso impatto. Purtroppo, il prosieguo sarà diverso.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=b6yfmL-ySdY&feature=youtu.be&t=2m43s

 

Il secondo anno nerazzurro di Pazzini è dai toni ben diversi. Di nuovo comparsa, non tanto per le presenze, quanto piuttosto per le reti: appena otto in tutta la stagione, di cui solo cinque in A.

 

Quando in casa Milan scoppia la grana Cassano, l’Inter pensa di scambiarlo per avere

alla Pinetina. All’inizio, il Milan sembra averci perso. L’Inter partirà a razzo (vincendo 3-1 allo Juventus Stadium), ma finirà addirittura nona in classifica. I rossoneri, invece, beneficiano della buona forma di Pazzini per resistere a una prima parte di stagione deficitaria. Con l’arrivo di Balotelli, il suo ruolo diventa per l’ennesima volta di secondo violino, ma sono ben 15 le reti in 30 partite di Serie A.

 

Si era presentato con una tripletta alla prima in rossonero contro il Bologna, ma in generale Pazzini sembra re solo nelle cifre. Più “inzaghesco” nei movimenti nello stadio che vide la leggenda di

, Pazzini riduce il suo raggio d’azione agli ultimi 15 metri, dove tutto vede e tutto può.

 

La sintesi maggiore è contro il Catania: con il Milan sotto, l’attaccante legge prima di altri le situazioni attorno a lui. Tecnicamente la giocata di Balotelli è la solita: piccola finta, rientro sul destro e mina dalla distanza. Andujar può sbagliare e Pazzini lo sa, dato che è già in anticipo su Marchese al momento della respinta dell’argentino. Il secondo gol non varia di molto lo schema, ma dimostra che quando la forma non ti accompagna, l’astuzia e l’esperienza possono essere molto importanti.

 

 



https://www.youtube.com/watch?v=l3oNMe1Dg5U

 

Rientrato da un infortunio al ginocchio che l’ha tenuto fuori per sei mesi, Pazzini trova il suo status ormai cambiato. Gioca spesso, ma è difficile che parta dall’inizio. E senza Allegri, lo scenario diventa più difficile: Seedorf lo schiera in mancanza di alternative, ma l’anno successivo va anche peggio.

 

Inzaghi gli concederà solo degli spezzoni di gara (i 90’ li gioca in tre occasioni). Ed è strano vedere come uno degli attaccanti che forse lo ricordava di più l’abbia considerato così poco. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: otto gol in due stagioni.

 

Così, dopo aver raggiunto la pietra miliare dei 100 gol in A

, Pazzini sceglie di ricominciare da Verona. Ma all’Hellas le condizioni per rinascere sono probabilmente le peggiori: costretto a non deludere da un ingaggio forse sopra le aspettative (

) e messo in ombra dall’aura dell’amico/nemesi/leggenda Luca Toni.

 

I gol in campionato sono stati sei (tre su rigore), gli stessi di Toni, che ha però giocato sei gare in meno in A, ha sette anni in più e ha avuto diversi acciacchi nel suo ultimo anno di attività. Visti gli infortuni di Toni, ci si aspettava che Pazzini potesse avere una piccola rivincita con il suo collega: niente da fare.

 

Sta di fatto che certe cose non si dimenticano. Nel gol segnato contro il Genoa, potrebbe aspettare la palla dietro, ma sa che la difesa cercherà di tagliarlo fuori e quindi va all’attacco, sfruttando l’assist di Ionita. Una sorta di manifesto finale.

 

Oggi Pazzini è tornato comparsa dove aver raggiunto il palcoscenico principale solo una volta nella sua carriera, e solo per un attimo. Adesso bisognerà capire se lo aspetta una lenta e graduale scomparsa, a partire dal Verona in B, o se qualche squadra di A possa rilanciarlo, per regalarci nuove illusioni.

 

 

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