
Quando si vuole parlare male del giornalismo sportivo, sostenendo la tesi di un suo declino, si cita soprattutto lo spazio che ha assunto il calciomercato nei quotidiani. Specie in assenza di partite giocate le pagine si riempiono di notizie spesso inventate, che costruiscono quasi un mondo parallelo, in un mestiere che invece dovrebbe essere basato sui fatti e sul rapporto di fiducia tra chi scrive e chi legge. In breve, scrivendo di calciomercato si fanno soldi sui sogni dei tifosi. Vero, ma è innegabile che il calciomercato sia affascinante e che, nelle sue forme più immaginarie, permetta di aprire scenari su dei mondi possibili che fino a quel momento non erano esistiti neanche nella nostra mente.
Come saprete, a l’Ultimo Uomo non abbiamo notizie di prima mano, informazioni privilegiate che possiamo riportarvi, però abbiamo immaginato 20 trasferimenti che ci piacerebbe vedere in Serie A nel mercato di gennaio, uno per squadra. L’obiettivo è farvi fantasticare su dei trasferimenti che, se la Serie A avesse una sua sceneggiatura come il wrestling, sarebbe divertente e interessante realizzare.
Ho cercato di darmi dei criteri. Ho scelto trasferimenti che avessero un minimo grado di plausibilità (no Aguero al Frosinone, no Diabaté alla Juventus), di cui magari si è già parlato e che avrebbero un loro senso, tattico, tecnico o per lo meno estetico. In fondo le ultime sessioni di calciomercato hanno dimostrato che niente è impossibile.
Jesè al Sassuolo
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Un post condiviso da Jesé Rodríguez (@jeserodriguez10) in data: Dic 31, 2018 at 2:49 PST
Con il suo calcio di posizione e una manovra offensiva codificata, il Sassuolo ha una delle proposte di gioco più interessanti della Serie A. Il suo problema è che subisce troppi gol, ma sembra una questione più di sistema che di uomini, quindi tanto vale non comprare difensori che si aggiungano a Ferrari, Lemos, Marlon e Magnani nell’impresa impossibile di difendere col Sassuolo. E poi non prendiamoci in giro, De Zerbi non vuole difensori. Bisogna considerare anche che il Sassuolo al momento pare voler restare così com’è sul mercato, ma cosa direbbe De Zerbi di fronte alla possibilità di prendere in squadra Jesé Rodriguez Ruiz, noto semplicemente come Jesé?
Jesé è caduto in disgrazia. Nel 2014 Marca lo definiva “Il miglior prodotto giovanile del Real Madrid dai tempi di Raul”; oggi ha ancora zero presenze in stagione (con il PSG) dopo due prestiti anonimi al Las Palmas e allo Stoke City. Durante quest’ultima esperienza è stato addirittura cacciato dalla squadra dopo essere tornato in ritardo da un permesso che aveva preso per assistere il figlio malato. Eccovi altri tre aneddoti più buffi su Jesè:
- La sua ex compagna ha partecipato al Grande Fratello VIP, e lui ha comprato dei voti (spendendo circa 10mila euro) per farla eliminare.
- Ha fondato una band reggaeton chiamata Big Flow insieme all’amico DJ Nuno.
- Ha scoperto l’esistenza del suo terzo figlio su Instagram.
Oltre che un tipo strano, però, Jesè è anche un talento offensivo indiscutibile. Un sicuro upgrade rispetto a Di Francesco, Brignola e Djuricic. Un giocatore fenomenale - almeno nei suoi momenti migliori - nel partire da sinistra per puntare l’uomo e rientrare per il tiro. Jesé sarebbe utile sia come ala nel 4-3-3 che come trequartista nel 3-4-2-1. La sua capacità di saltare l’uomo e puntare la porta non avrebbe eguali nella rosa del Sassuolo.
Un tridente con Jesé, Boateng falso nove e Berardi a destra sarebbe probabilmente il più forte della storia neroverde.
Alternative: Vinicius Jr. in prestito dal Real Madrid; Nemanja Radonjic, finito ai margini nell’OM; Marko Pjaca, che forse De Zerbi potrebbe rianimare come vuole la Juventus.
Mario Gomez alla Lazio
È arrivato il momento di capire che Felipe Caicedo non va bene per una squadra forte come la Lazio. Caicedo è un bravissimo ragazzo, e ha un certo gusto per i travestimenti di Halloween, ma dopo due anni e appena 4 gol in 33 partite di Serie A dovrebbe essere chiaro che serve qualcosa in più per sostituire Immobile quando ha il raffreddore, o per giocare a fianco a lui, visto che Inzaghi quest’anno ha provato anche il 3-5-2 con due attaccanti centrali.
Ecco qui la soluzione pronta: un centravanti con 290 gol in carriera, circa 200 più di Caicedo. Magari è un nome che vi sembra troppo vecchio, ma Mario Gomez ha ancora solo 33 anni, ovvero la stessa età di Miroslav Klose quando è arrivato alla Lazio. Sembra una coincidenza inventata per suggestionarvi, ma è vera.
Quest’anno Gomez ha segnato solo cinque gol, ma provateci voi a segnare di più con lo Stoccarda, che con 12 reti è il peggior attacco d’Europa (insieme al Frosinone).
Nel 2017/18 ancora un ottimo Mario Gomez.
La Lazio è la quarta squadra per numero di cross in Serie A, e dentro l’area di rigore molto spesso non c’è nessuno a raccoglierli, a parte il solito Parolo. Immobile quest’anno deve compensare anche la scarsa vena creativa di Luis Alberto e Milinkovic-Savic, spendendosi in un lavoro lontano dalla porta che però finisce per svuotare l’area. E allora quanto sarebbe utile, e perfetto, e geniale, portare in squadra uno dei migliori attaccanti d'Europa a smarcarsi in area di rigore? Lotito ci ascolti?
Nella sua precedente esperienza italiana Gomez è stato frenato da problemi fisici, ma non si infortuna in maniera significativa dall’inizio della scorsa stagione. Un essere umano integro per aiutare la Lazio nei suoi tre obiettivi stagionali. Un club peraltro noto per il suo immobilismo nel mercato di gennaio: comprare un giocatore campione del mondo con la sua Nazionale sarebbe un grande segnale di competitività.
Alternative: Klaas-Jan Huntelaar, per gli stessi motivi di Gomez; Giampaolo Pazzini, sentimentalmente già legato ai colori biancocelesti grazie allo Scudetto sfilato alla Roma qualche anno fa con la maglia della Samp; Jamie Vardy perché provate a immaginarlo con la maglia della Lazio: eroe.
Mesut Ozil all’Inter
Le ultime stagioni hanno dimostrato la centralità del ruolo di trequartista, seppur in una sua particolare interpretazione, nella visione calcistica di Spalletti. Il tecnico di Certaldo ha dato il meglio spostando dietro le punte mezzali con un grande istinto per l’inserimento in area - Perrotta e Nainggolan - ma all’Inter è dovuto scendere a compromessi con un fenomeno nel ruolo di centravanti, Icardi, che però non svuota l’area come Totti o Dzeko.
Per questo lo scorso anno era diventato centrale un numero dieci più tradizionale, bravo cioè a cucire il gioco tra centrocampo e attacco attraverso il palleggio e la tecnica, come Rafinha. Una perdita che Spalletti sta dimostrando di non aver ancora superato: nelle ultime settimane sta cercando disperatamente un suo cosplayer che possa sostituirne le funzioni in campo, prima con Borja Valero e poi con Joao Mario, entrambi però poco incisivi quando ci si avvicina alla porta.
L’Inter ha poca qualità in fase di rifinitura, persino Politano che sta giocando una stagione più che buona e ad alta intensità non ha un piede all’altezza dei movimenti in area di Icardi; Perisic quest’anno è caotico e impreciso; Nainggolan anche qualora dovesse tornare a posto fisicamente non ha mai brillato nell’ultimo passaggio.
Per tutte queste ragioni negli ultimi giorni il nome di Mesut Ozil è stato accostato a quello dell’Inter. Ozil ha 30 anni, forse ha superato il picco della propria carriera, ma stiamo parlando del giocatore che - secondo una recente statistica di Opta - ha creato più occasioni per i compagni nei cinque maggiori campionati europei dal 2006 (da quando cioè si raccolgono i dati).
L’Inter non ha a disposizione un creatore di gioco di questo livello dai tempi di Wesley Sneijder, e un calciatore così bello da vedere da, boh, Domenico Morfeo?
Siamo sicurissimi che Icardi sarebbe d’accordo con questa scelta.
Alternative: Malcom in prestito, soluzione comoda a costo zero per mettere a destra un giocatore che è più un rifinitore che un’ala; Hakim Ziyech, stesso discorso; Gaston Ramirez, un 10 che si sbatte come un mediano è il prototipo di giocatore spallettiano.
Isco alla Juventus
La Juventus di Allegri sta diventando una squadra sempre più possesso-centrica, che vuole difendere e attaccare col pallone. Per riuscirci Allegri sta trasformando Dybala in un tuttocampista: lui che si è sempre definito una punta ora è sempre più impegnato in un gioco di taglia e cuci a centrocampo che lo tiene lontano dalla porta.
Non sarebbe però meglio tenere il mancino di Dybala vicino alla possibilità di calciare e prendere, per fare quel lavoro, uno che lo fa da tutta la vita come Isco? Per questo nelle ultime settimane (ok, mesi) si parla sempre di più di un loro scambio. Dybala e Isco hanno la stessa età, all’incirca lo stesso valore ed entrambi sembrano aver esaurito il loro ciclo all’interno del club in cui si trovano. Uno scambio insomma che farebbe tutti contenti e regalerebbe alla Serie A un tipo di centrocampista dalla classe delicata, che il nostro campionato ha un po’ cancellato dal proprio ecosistema negli ultimi anni, preferendo centrocampisti muscolari o ali con molti gol in dotazione.
Alternative: Kai Havertz, uno dei migliori talenti del calcio mondiale; Aleksandr Golovin, che piaceva in estate, è caduto in disgrazia e ora può essere ripreso con vera strategia da avvoltoi; Oscar, un ritorno di fiamma.
Allan Saint-Maximin alla Roma
Le ali nella Roma di Di Francesco sono come le bustine di maionese al McDonalds, come la cocaina per Morgan: un bene di largo consumo. Non importa quante ce ne sono in rosa: certe deluderanno, altre si romperanno, alcune di loro giocheranno bene per periodi limitati di tempo. Quindi per la Roma in questo mercato di gennaio bisogna chiedere un’altra ala, visti anche i problemi fisici di El Shaarawy e Perotti, che la società sta provando a cedere disperatamente dalla scorsa estate. (Forse la squadra avrebbe bisogno più di un centrale difensivo, o di un centrocampista centrale, ma se si può prendere un’ala perché non prenderla?).
Visti i problemi dei giallorossi a creare gioco collettivamente, servono calciatori in grado di sopravvivere nel deserto, di giustificare la propria presenza in campo trasformando il calcio in uno sport individuale. Allan Saint-Maximin è uno dei migliori in questa particolare interpretazione del gioco. Ad esempio è uno dei migliori dribblatori in Europa, è velocissimo, pieno di finte e festeggia i gol con un’esultanza articolatissima. Il suo fisico sembra disegnato solo per dribblare e lasciare solchi sul prato da calcio. Insomma, Saint-Maximin ha un talento fisico e tecnico buono per esprimersi a prescindere dal contesto che lo circonda.
Certo, passa poco il pallone, ma alla Roma non c’è tempo per passare il pallone.
Alternative: Yacine Brahimi, che fa anche qualche assist in più; Nacer Chadli, perché Monchi ha un debole per i calciatori giganti e il Monaco sta cadendo in disgrazia; Pione Sisto, bello.
Moise Kean alla SPAL
Non è ancora chiaro il perché Moise Kean - forse il talento italiano più eccitante in assoluto - stia marcendo in panchina nella Juventus. Non è chiaro soprattutto il perché la Juventus non abbia voluto cederlo in prestito durante l’estate.
Anche di recente Allegri ha dichiarato che non si muoverà a gennaio, nonostante si parli di un interessamento concreto dell’Ajax, ma anche del Sassuolo e persino del Milan, verso cui il giocatore sarebbe spinto dal suo agente Mino Raiola. L’Ajax sarebbe un’ottima destinazione: una squadra che pratica un calcio offensivo e che giocherà gli ottavi di Champions League. Sarebbero troppo comodi però i ritmi della Eredivisie per mettere alla prova il suo talento. Il Sassuolo ha dei meccanismi di gioco troppo articolati invece, e De Zerbi fa troppo turnover. Sarebbero invece fin troppi i motivi perché al Milan non funzionerebbe - e poi la cotta per Cutrone è già finita?
Alla SPAL invece Kean troverebbe un contesto tattico semplice, una squadra che lotta per un obiettivo complesso ma alla portata (la salvezza) e, in generale, potrebbe prendere le misure dell’attacco della Serie A di fianco a uno sgobbone come Petagna, che gli aprirebbe molti spazi.
Alternative: Patrik Schick, l’esatto opposto antropologico di Andrea Petagna; Patrick Cutrone, per creare un multiverso milanista con un attacco Cutrone-Paloschi; Ezequiel Schelotto, non ne ho idea ma se ne parla.
Patrik Schick al Torino
Chi ha ragione su Patrick Schick? Chi lo considera uno dei talenti più originali e autentici del calcio mondiale, anche se intrappolato in un momento di difficoltà piuttosto lungo, o chi crede che è stato un bluff sin dall’inizio graziato da un fugace momento di felicità? Chi pensa abbia giocato una delle stagioni da esordiente più eccitanti della Serie A recente, con la maglia della Samp, o chi invece crede sia stato un miracolato del sistema di Giampaolo? Chi crede che se fosse stato forte per davvero la Juventus non se lo sarebbe lasciato sfuggire, o chi ci ricorda i gol che segna in ogni partita della Repubblica Ceca per dimostrare che alla Roma è incompreso?
Di sicuro Schick è un calciatore psicologicamente fragile, e lui stesso ne è diventato consapevole visto che di recente ha assunto un mental coach. Ha bisogno di un contesto un po’ più semplice per ricostruirsi, oltre che tatticamente meno ambiguo della Roma - dove sta venendo stritolato fra l’equivoco di essere considerato una prima punta e la sua inefficacia spostato sul lato.
Nel semplicissimo 3-5-2 di Mazzarri Schick potrebbe spendersi nell’unico ruolo che al momento sa interpretare, quello della seconda punta, girando attorno a Belotti come meglio crede e assecondando un istinto anarchico che alla Roma finora è stato represso. Al Toro del resto serve un giocatore più talentuoso di Zaza, che con la maglia granata sembra una copia sbiadita del sé stesso di qualche tempo fa. Cosa avrebbe da perdere?
Alternative: Lucas Perez, visto che il Torino è specializzato nel riciclo di talenti fallimentari; Sebastian Giovinco, per riprendersi la sua rivincita sul calcio italiano dal lato opposto di Torino; Ezequiel Lavezzi, che magari ha ancora voglia di giocare a pallone sul serio.
Luis Muriel alla Fiorentina
Per illuderci su una sua rinascita impossibile. Già successo.
Diego Laxalt al Parma
Il Parma è una delle squadre dal gioco più semplice della Serie A. È quella col baricentro più basso, quella che segna di più in contropiede. D’Aversa ha bisogno di quattrocentisti in grado di ricucire il campo in avanti con corse disperate. E qui arriviamo a Diego Laxalt, che a quanto pare non si è ambientato benissimo a Milano e sta cercando una nuova sistemazione.
Alternative: Timothy Fosu-Mensah, un giocatore dalle doti atletiche straripanti che in Premier sta marcendo; Jeffrey Schlupp, altro pentatleta che in Serie A dominerebbe il 70% dei calciatori; Ali Adnan, che magari l’Atalanta regala in prestito.
Lazar Markovic all’Atalanta
Nonostante il calcio di Gasperini sia estremamente codificato, nell’Atalanta i singoli hanno una grandissima responsabilità. Il sistema li mette nelle condizioni ideali, ma poi sta a loro fare la differenza. Per dire, l’Atalanta è la seconda squadra in Serie A per dribbling a partita: 9.1.
La “Dea” ha bisogno di giocatori forti atleticamente, che sanno saltare l’uomo nell’uno contro uno. Visto che Emiliano Rigoni, dopo aver deluso, sembra in uscita nel mercato di gennaio, serve un giocatore che ne prenda il posto. Chissà che dopo Josip Ilicic Gasperini non riesca a far rinascere un altro grande talento slavo come Lazar Markovic?
Markovic, al suo meglio, era uno dei migliori dribblatori d’Europa. Guardate questo video della sua stagione al Benfica - la 2013/14 - e sentitevi male: dov’è finito questo giocatore? Markovic non era solo un dribblomane ma un creatore di gioco ispiratissimo, che non riusciva ad abbassare la testa neanche a volerlo. Proprio quello che servirebbe a Gasperini ora.
Uno che faceva impazzire Chiellini saprà ancora giocare, o no?
Markovic, nel 2019, sembra un metallaro stanco che si è ridotto a suonare in qualche cover band dei Pantera. Sembra aver così poca voglia di giocare a calcio che non si è buttato neanche in qualche prestito anonimo come negli ultimi anni - Fenerbahce, Sporting, Hull City e infine Anderlecht, dove ha collezionato UNA presenza - ed è rimasto al Liverpool. Eppure ha solo 25 anni, possibile che sia una battaglia persa disperato proprio per tutti?
Alternative: Diego Perotti, uno dei più grandi dribblomani del calcio mondiale e uno dei pupilli di Gasperini, che lo ha definito uno dei più forti giocatori che abbia mai allenato; Adnan Januzaj, che si sarà pur stufato di giocare alla Real Sociedad; Milot Rashica, ala albanese molto atletica.
Yannick Ferreira Carrasco al Milan
Se ve lo steste chiedendo, Yannick Ferreira Carrasco ha appena 25 anni. Ancora non è del tutto chiaro il motivo per cui sia finito a giocare in Cina, al Dalian Yifang, così giovane e con così tante cose da dare. O forse il motivo è fin troppo chiaro.
Ma Carrasco avrà pur voglia di rimettersi in gioco, e magari di legare la sua rinascita a quella di uno dei club più vincenti d’Europa. Ovviamente Carrasco sarebbe perfetto per il gioco possesso-centrico di Gattuso, per rendere la fase di rifinitura meno dipendente dall’umore di Suso, equilibrandola anche un po’ a sinistra - dove, senza Bonaventura, Calhanoglu sembra ormai perso. Il talento di Carrasco comunque è abbastanza flessibile da piegarsi alle esigenze di qualsiasi allenatore, eventualmente, arriverà al posto di Gattuso.
Se vi steste chiedendo come sta.
Alternative: i circa 34678 centrocampisti disponibili sul mercato che sarebbero meglio del terzetto Bertolacci/Montolivo/Josè Mauri.
Nahitan Nandez al Cagliari
Quello che sognavamo è già successo: Birsa si è ricongiunto a Maran, che finalmente ritrova il proprio Johann Cruyff e un degno sostituto dell’infortunato Castro. In attesa che anche Cacciatore si ricongiunga al proprio profeta, è successa però anche una cosa brutta, e cioè Nicolò Barella sembra a un passo dal Chelsea. Ora quindi serve un sostituto, e il Cagliari sembra averlo trovato in Nahitan Nandez.
Stiamo parlando di un centrocampista uruguaiano di 23 anni che si era messo in mostra come una delle maggiori rivelazioni del Mondiale in Russia. Nandez gioca nel Boca e ha avuto modo di far parlare di sé anche in finale di Libertadores, dove ha mandato in porta “El Pipa” Benedetto con un filtrante estremamente complesso.
Nandez ha le caratteristiche giuste per fare la mezzala con Maran: intensità, sensibilità tattica e buona tecnica. Per questo il Cagliari potrebbe arrivare a pagarlo addirittura 20 milioni di euro, forse troppi ma mica ce li mettiamo noi.
Alternative: Yangel Herrera, un mediano che gioca in MLS e che magari il City vuole dare via; Matias Zaracho, mediano del Racing inserito anche fra i 40 giovani da seguire nel 2019; Marcus Rohden, che ha una solida esperienza in Serie A.
Riccardo Montolivo al Genoa
Ce lo ricordiamo quel brevissimo momento di felicità in cui Riccardo Montolivo era un punto fermo della Nazionale italiana? Forse no. Era la Nazionale di Cesare Prandelli e Montolivo era stato uno dei migliori giocatori dell’Europeo del 2014. Ci si aspettava un ruolo importante anche nel mondiale brasiliano del 2016, ma Montolivo ha riportato il primo infortunio grave della sua carriera. Da lì è stata una continua caduta nell’abisso.
È quasi superfluo che io vi stia a ricordare quanto in basso è caduta la carriera di Montolivo. È rientrato dal suo ultimo brutto infortunio alla fine dello scorso campionato ma l’unico motivo per cui ha fatto parlare di sé solo per essersi beccato una pallonata di Christian Zapata durante il riscaldamento. Gattuso con lui ha adottato la linea dura: zero partite dall’inizio della stagione. Pur di non farlo giocare il tecnico ha trovato il coraggio di schierare Calabria mezzala.
Se si parla di un suo possibile arrivo al Genoa è perché ritroverebbe Cesare Prandelli, l’allenatore che ha creduto in lui alla Fiorentina e in Nazionale, uno dei pochi che non ha mai dubitato del suo valore e che qualche anno fa diceva di lui «Riccardo al di là delle qualità tecniche che tutti conoscono ha anche la capacità di aggregare». Se il Genoa ha davvero creduto nel riscatto di Sandro perché non può credere anche in una piccola resurrezione di Montolivo?
A Milano si dice che Montolivo voglia rimanere per spremere fino all'ultimo centesimo del suo lauto contratto. Sarebbe un bel segnale decidere invece quello di provare a dimostrare di essere ancora un calciatore.
Alternative: Christian Ledesma, che a quanto pare al Pro Piacenza è ancora in forma; Josè Mauri, perché finché non gioca da qualche parte non potremmo mai sapere se è davvero inadeguato; Nicolas Viola, che meriterebbe di tornare in Serie A anche solo per motivi estetici.
Pastore alla Sampdoria
Javier Pastore è forse l’acquisto più appagante per un direttore sportivo dallo spiccato gusto personale come Sabatini. Ogni altro giocatore che ha provato a comprare è stata forse la pallida imitazione di uno che, disse, “fece piangere Zamparini per uno stop”. Per questo Sabatini ha provato a ricomprare Pastore praticamente in ogni posto in cui è stato e ne aveva le possibilità. Ha provato a portarlo alla Roma, quando però Pastore era ancora centrale in una squadra potente come il PSG; ha provato poi a prenderlo all’Inter lo scorso anno, non riuscendo a superare l’ostacolo dell’ingaggio.
Ora che Pastore sembra quasi un giocatore finito può provare a rilanciarlo nella sua Sampdoria, che può offrire all’argentino l’unico contesto tattico in grado di limitarne i problemi. Siamo tutti pronti per vedere un girone di ritorno in cui la Samp attacca con Pastore e Quagliarella.
Alternative: Lucas Paquetà, in prestito per fargli prendere confidenza col campionato italiano; Hans Vanaken, trequartista belga alto un metro e 94; minorenne argentino che ancora non conosciamo.
Simy al Frosinone
Qualcuno dovrà pur dare una nuova possibilità a questo strano essere umano che lo scorso anno ha provato a trascinare il Crotone alla salvezza. Simy ha chiuso la scorsa stagione con 7 reti in Serie A, non tante ma neanche poche dai. Il Frosinone in più pare stia cedendo Ciofani alla Cremonese, e Simy è l’unico in grado di sostituirlo, sia in termini fisici che di carisma.
Alternative: Leandre Tawamba del Partizan, difensore spostato in attacco e autore lo scorso anno, grazie alla sua mole gigantesca, di diverse reti in Europa League; Cheick Diabaté, un altro che meriterebbe un’altra chance nel nostro campionato e invece ora è finito a giocare negli Emirati; Sydney van Hoijdonk, centravanti del NAC Breda di grande prospettiva, si troverebbe benissimo in Ciociaria.
Mattia Destro al Chievo
Da una parte potremmo credere alla favola di Sergio Pellissier capace di salvare il Chievo da solo a suon di gol. Dall’altra potremmo provare a mettergli vicino un attaccante un pochino più incisivo di Stepinski e Meggiorini. Mattia Destro è stato epurato dal Bologna dopo alcune stagioni decenti ma comunque lontane da quanto ci si aspettava da lui quando era arrivato e si era preso la maglia numero 10 che era stata, tra gli altri, di Roberto Baggio.
Destro ha problemi di dinamismo e a volte sembra un po’ astrarsi dalla partita, ma in area di rigore è ancora un signor centravanti e al Chievo serve disperatamente qualcuno che la butti dentro. Il Bologna credo sia disposto anche a regalarlo.
Alternative: Daniel Ciofani, che invece magari di andare alla Cremonese decide di dimostrare al Frosinone di valere la Serie A; Dawid Kownacki, che la Samp sta provando a piazzare in prestito; Federico Cossato, gioca ancora?
Leonardo Spinazzola al Bologna
Il Bologna è la squadra che si sta muovendo di più nel calciomercato di gennaio, provando a mettere le pezze all’immobilismo estivo, che ha portato la squadra in piena zona retrocessione. Ora la società ha già preso Roberto Soriano e Nicola Sansone - che per qualche ragione sembrano potersi muovere solo in coppia, e sta provando a prendere un difensore centrale (Ogbonna).
Al Bologna però serve anche qualcuno che ricucia con le sue corse il tantissimo campo da coprire in attacco. Gli esterni erano il ruolo chiave per la strategia di Inzaghi, e le lacune della rosa in quel ruolo hanno forse compromesso più di ogni altra cosa l’efficacia dei rossoblù. Nonostante sia una squadra che attacca su un campo lungo, che quindi porta spesso i propri giocatori in isolamento, il Bologna è penultima in Serie A per dribbling realizzati.
Leonardo Spinazzola è reduce dall’intervento al menisco che lo ha un po’ fermato in questa stagione, e ha bisogno di rimettersi in gioco. Al Bologna potrebbe fare quello che gli riesce meglio: portare palla per tantissimi metri, puntare in dribbling diversi avversari e creare gioco in un contesto piuttosto arido. Spinazzola lo scorso anno provava 3.3 dribbling ogni 90’, più di tutti i giocatori del Bologna quest’anno, escluso Rodrigo Palacio. Purtroppo per i rossoblù l’infortunio di Cuadrado sembra aver convinto la Juve a non lasciarlo partire a gennaio, ma non si sa mai.
Alternative: Luca Antonelli, con un po’ più di realismo; Antonio Barreca, che magari vuole fuggire dal Monaco che sta andando in fiamme; Jordan Lukaku, che alla Lazio sta giocando sempre meno ma che ha dichiarato che il 2019 sarà il suo anno.
Stefano Okaka all’Udinese
Incredibile ma è già successo!
Alessandro Matri all’Empoli
Secondo gli Expected Goals, l’Empoli è in underperfomance realizzativa. A fronte di quasi 24 xG prodotti i toscani hanno segnato solo 19 reti. Se “Ciccio” Caputo sta avendo un rendimento all’altezza della Serie A, stanno mancando i gol dell’altra punta dell’Empoli. Per questo si dice che la società stia cercando un attaccante per gennaio. “Mitra” Matri ha ormai 34 anni e già quando era giovane di certo non brillava per dinamismo e contributo alla squadra, ma nel campo piccolo in cui attacca l’Empoli potrebbe ancora far brillare le sue innegabili doti di finalizzatore. Come si fa a non salvarsi con un attacco Matri-Caputo?
Alternative: Patrik Schick, inadatto forse a un clima salvezza ma già abituato a giocare in un sistema simile a quello dell’Empoli; Dawid Kownacki, sempre in uscita dalla Samp; Alfredo Donnarumma, così che finalmente l’Empoli possa redimersi dall’errore di averlo ceduto in estate, pensando non fosse adatto alla Serie A.
Angel Di Maria al Napoli
Aurelio De Laurentiis in estate era stato caustico sul possibile passaggio di Di Maria al Napoli: «È vecchio». Pur con una certa mancanza di tatto, il presidente del Napoli non era andato lontanissimo dalla verità: Di Maria è evidentemente in declino e i momenti in cui si assenta dalla partita sono diventati nettamente di più rispetto a quelli in cui è presente e può regalarci perle come il gol da 30 metri alla Francia o l’Olimpico segnato all’inizio di questa stagione.
È vero però che non c’è nessun ragionamento razionale che tenga all’idea di vedere un altro argentino leggendario con la maglia del Napoli. Di Maria, poi, si inserirebbe a meraviglia in questo Napoli liquido di Ancelotti, il tecnico che ha saputo tirare fuori il meglio da lui in carriera. Di Maria potrebbe giocare nel ruolo di falso esterno offensivo del 4-4-2 di partenza dei partenopei, oppure come mezzala di un eventuale 4-3-3; o anche in attacco. Non poniamo limiti e limitiamoci a visualizzare quanto gli starebbe bene la maglia del Napoli.
Alternative: Sebastian Driussi, che non si capisce cosa stia facendo allo Zenit; Dani Parejo, che creerebbe un centrocampo che sequestra definitivamente il pallone agli avversari; Hirving Lozano!