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Foto di Francesco Pecoraro / Getty Images
Fondamentali Flavio Fusi 17 agosto 2017 5'

Un’andata quasi perfetta

Il Napoli batte il Nizza 2 a 0 ed è a metà dell’opera, ma il punteggio sarebbe potuto essere ancora più rotondo.

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I preliminari di Champions League sono sempre un ostacolo insidioso, al di là dell’avversario: a metà agosto la condizione fisica non può essere perfetta e la componente episodica rischia di essere ancora più influente di quanto lo è già normalmente in una sfida da 180 minuti.

 

Sarri è ben consapevole che l’esito di questo doppio confronto con il Nizza condizionerà, nel bene o nel male, la stagione del Napoli e nelle parole che hanno preceduto la gara di andata del San Paolo aveva dimostrato di rispettare profondamente i francesi, che in teoria avrebbero dovuto essere più avanti di condizione fisica considerato che la Ligue 1 è già alla seconda giornata e che hanno giocato il turno preliminare di Champions League precedente, contro l’Ajax.

 

Ma il Napoli aveva dalla sua una superiorità tecnico-tattica evidente, soprattutto alla luce dei cambiamenti estivi che hanno stravolto la squadra arrivata terza lo scorso anno, e con il senno di poi ha saputo anche farla valere, mettendo più di un piede nella fase a gironi della prossima Champions League.

 

 

Continuità contro cambiamento

 

Sarri ha proposto quello che è stato di fatto l’undici titolare dell’anno scorso dall’infortunio di Milik in poi. Reina in porta, protetto dalla linea a quattro formata da Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam. Jorginho davanti alla difesa, Allan (preferito a Zielinski) mezzala destra e capitan Hamsik a completare il centrocampo a tre. In avanti il cosiddetto “tridente leggero”, con Callejón largo a destra, Insigne a sinistra e Mertens da centravanti.

 

Favre, oltre ad aver dovuto salutare una fetta dei titolari della scorsa stagione, è stato costretto a rinunciare anche all’infortunato Balotelli e al nuovo acquisto Sneijder, fuori condizione. Se dunque gli interpreti del 4-2-3-1 della scorsa stagione sarebbero dovuti comunque variare, l’allenatore svizzero ha deciso di modificare anche il sistema di gioco, scegliendo un 5-3-2 più prudente. Partendo da destra, sono stati Jallet, Soquet, Dante, Le Marchand e Sarr – per mancanza di alternative ormai stabilmente dirottato dal ruolo di centrale a quello di esterno difensivo – a difendere la porta di Cardinale. Nel centrocampo a tre, Lees-Melou ha agito sul centro-sinistra, con Seri mediano e Koziello sul centro-destra. In attacco Saint-Maximin ha affiancato Pléa.

 

Il Napoli è partito subito forte, prendendo immediatamente il controllo del gioco e recuperando il pallone con il solito ritmo. Il Nizza ha cercato di difendersi bassa, forte del proprio 5-3-2, e colpire attraverso delle transizioni veloci, ma l’impatto con la squadra di Sarri è stato più duro di quanto forse anche lo stesso Favre si aspettasse.

 

Gli ospiti non portavano una pressione sistematica sulla costruzione bassa del Napoli, preferendo cominciare a difendere con maggiore intensità all’altezza della metà-campo, con Saint-Maximin vicino a Pléa che contribuiva insieme ai tre centrocampisti a congestionare il centro, mentre tutte e tre le linee si mantenevano compatte. Il problema è che la squadra di Sarri è ormai maestra nel manipolare gli schieramenti avversari e, tra le due, era ovviamente la squadra con più intesa tra gli elementi in campo. Tramite combinazioni veloci e movimenti atti ad allargare le maglie avversarie, il possesso palla del Napoli è stato fin da subito efficace e pericoloso.

 

La scelta di Favre di abbandonare il 4-2-3-1 in favore del 5-3-2 è forse dipesa dalla necessità di arginare uno delle modalità più usata dal Napoli per arrivare in porta, cioè facendo densità a sinistra per poi scaricare a destra, premiando i tagli alle spalle delle difese avversarie di Callejón. Il Nizza, che normalmente difende a zona scivolando da un lato all’altro del campo a seconda dei movimenti della palla, avrebbe quasi sicuramente sofferto questa soluzione. E quindi ha cercato di limitare lo spagnolo, mettendo nella sua zona Sarr, che nasce come difensore centrale ed è quindi più abile nelle marcature a uomo e negli uno contro uno.

 

 

L’impatto del Napoli

 

Nonostante questo accorgimento, il Nizza non è comunque riuscito a disinnescare questa arma. Un po’ per il tempismo di Callejón, e per gli automatismi ormai al limite della perfezione con Hamsik e Insigne; un po’ per la disattenzione dei propri difensori, che in questo primo scampolo di stagione si sono dimostrati più che sbadati nell’assorbire i tagli avversari.

 

L’altro evidente problema emerso nella fase difensiva del Nizza ha riguardato la copertura della profondità, tanto più contro un Napoli che ha tentato di lanciare gli attaccanti alle spalle della difesa avversaria con ancora più frequenza del solito. Le premesse per far funzionare un sistema difensivo come quello messo in piedi dagli uomini di Favre sono una squadra corta, una pressione sul portatore di palla e un continuo movimento, anche in verticale, di tutto blocco difensivo, in modo da riguadagnare campo ogniqualvolta il pallone viene giocato all’indietro. È necessario però anche una perfetta lettura delle situazioni di palla coperta e scoperta, cosa che ad esempio è mancata in occasione del primo gol del Napoli.

 

Proprio sull’1-o di Mertens, prima Koziello e poi Jallet non hanno portato la necessaria pressione sul portatore di palla, lasciando ad Hamsik prima e soprattutto a Insigne poi, tutto il tempo per pensare ed eseguire la propria giocata. La linea difensiva, di fronte a una situazione di palla scoperta è indietreggiata, ma in maniera troppo lenta, scappando all’indietro quando ormai era troppo tardi. A quel punto, Mertens aveva già bruciato Dante.

 

Il gol ha fatto indietreggiare ulteriormente il Nizza, che avrebbe potuto rischiare anche un doppio svantaggio nel prima metà della prima frazione di gioco. Dopodiché il Napoli ha deciso di rallentare i propri affondi, concedendo agli avversari di tenere maggiormente il pallone, nonostante si fossero dimostrati in grandissima difficoltà di fronte al pressing azzurro. Non possiamo sapere se è stato Sarri, una volta ottenuto il vantaggio, a chiedere un rallentamento per cercare di prevenire un calo fisico nel secondo tempo, o sia stato il Napoli a togliere il piede dall’acceleratore autonomamente.

 

 

La sterilità del Nizza

 

Per quanto riguarda la fase difensiva, non si può dire che il Napoli abbia corso rischi particolari, tanto che, per la prima volta nel 2017, ha concluso una partita senza che Reina subisse alcun tiro in porta. Il più pericoloso del Nizza è stato senza dubbio Saint-Maximin, che partendo dal centro tagliava con frequenza verso la fascia destra, cercando di posizionarsi alle spalle di Hysaj per poi convergere diagonalmente verso l’area di rigore. Il terzino albanese, più disciplinato e conservativo rispetto a Ghoulam, è però riuscito a controllarlo senza troppi pericoli. In un secondo momento, quindi, Saint-Maximin ha cercato di sfondare maggiormente in zona centrale, dove però la difesa partenopea lo ha marcato ancora più facilmente.

 

Agli uomini di Favre è mancata sicuramente un po’ di ampiezza, perché i due esterni a tutta fascia non si sono fatti vedere quanto sarebbe stato necessario in avanti (Sarr è stato sostituito per Boscagli proprio per ovviare a questo problema) e il centro è rimasto congestionato. L’unica grande occasione è arrivata su un inserimento di Koziello, che si è staccato dalla linea di centrocampo per entrare in area. D’altra parte, questa è una delle situazioni che il Napoli soffre maggiormente, soprattutto quando le linee sono troppo piatte e i centrocampisti non seguono le avanzate da dietro. Senza esterni propositivi, però, per il Nizza è stato impossibile allargare le distanze tra i difensori di Sarri e quindi proporre altre azioni di questo tipo.

 

Con la doppia espulsione di Koziello e Pléa, il Nizza ha poi dovuto dire addio a qualsiasi velleità di recuperare il risultato. Gli ultimi dieci minuti più recupero sono stati un vero e proprio monologo del Napoli che, però, complice anche l’occasione mancata da Milik (entrato al posto di Mertens), è stato incapace di trovare il terzo gol. Forse l’unica cosa che il Napoli può ragionevolmente rimproverarsi dopo la prestazione di ieri sera.

 

Non essere soddisfatti per un 2-0 casalingo in una sfida ad eliminazione diretta sembra un vezzo da perfezionisti, ma la produzione offensiva del Napoli avrebbe giustificato un risultato molto più rotondo, e infatti sia Mertens che Sarri lo hanno sottolineato. Il risultato lascia uno spiraglio di luce tra le cupe prospettive del Nizza, ma il ritorno sarà probabilmente ancora più duro per Favre, che oltre alle assenze già citate dovrà trovare un modo anche per sostituire gli squalificati Koziello e Pléa. Un’impresa che al momento sembra quasi impossibile contro questo Napoli.

 

 

Flavio Fusi è nato nel 1993 e vive ad Arezzo. Laureato in Management, lavora per una startup tech e collabora anche con il sito di analytics StatsBomb.

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