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Foto di William Vanderson/Getty Images
Fondamentali Fabio Barcellona 28 ottobre 2016 6'

Il ritorno del WM?

Perché sempre più allenatori stanno scegliendo una costruzione bassa con tre difensori e due centrocampisti?

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Anche se la possibilità di disordinare e manipolare la struttura difensiva avversaria con il possesso palla è una potentissima arma strategica in mano agli allenatori, non è semplice riuscire a fare circolare il pallone in maniera sicura e, allo stesso tempo, efficace in termini di pericolosità.

 

Un possesso palla sicuro richiede tante soluzioni di passaggio per il portatore di palla, e con basse probabilità di essere intercettati; mentre la creazione di rischi per la difesa avversaria necessita spesso di traiettorie che attraversino linee difensive avversarie e, quindi, con una maggiore possibilità di essere intercettate. Per questo, nel tempo, sono state sviluppate diverse strategie per provare a ottenere sia affidabilità che efficacia dal proprio possesso palla.

 

Una soluzione sempre più spesso adottata da molte squadre è quella di utilizzare, in fase offensiva, una struttura posizionale definibile numericamente come 3-2-4-1, o, andando a rivangare nostalgicamente nel passato e abbandonando i numeri, come WM (guardate le punte delle lettere e contate le linee), o anche “sistema”. Tre giocatori sulla linea arretrata, due “mediani” davanti la difesa, altri due giocatori “intermedi”, due esterni molto larghi e un centravanti.

 

 

Vantaggi del WM

 

Il 3-2-4-1 disegna in campo un’ampia rete di sicurezza per il consolidamento del possesso palla, costituita dai tre difensori e dai due “mediani” e, allo stesso tempo, schierandosi su più linee di gioco verticali e occupando l’intera ampiezza del campo, riesce a creare dubbi alla difesa avversaria, creando i presupposti per la sua disorganizzazione spaziale.

 

Il primo e più evidente vantaggio per la squadra che si organizza in questo modo è che il possesso palla in zona arretrata è reso sicuro dallo schieramento a 3, che garantisce una buona circolazione e, contro avversari che non applicano pressing aggressivo, probabile se non sicura superiorità numerica. Il possesso è ulteriormente blindato dalla presenza di un “doppio pivot” che può eludere la pressione avversaria con relativa facilità, fornendo alla linea difensiva una doppia uscita centrale del pallone.

 

Inoltre, e questo è il vantaggio magari meno ovvio che la struttura arretrata 3+2 garantisce, l’elevata densità centrale al momento della perdita del possesso assicura una transizione difensiva in grado di proteggere il centro, dirottando gli avversari verso l’esterno

 

a-1

I due giocatori davanti la difesa della Fiorentina 2015-16 garantiscono protezione centrale in caso di perdita del possesso palla.

 

Più avanti nel campo si forma un “quadrilatero” interno, costituito dai due mediani e ai vertici più avanzati da due “intermedi”, supportati da due esterni molto larghi e dal centravanti. La squadra è schierata su più linee di gioco, insinuando incertezza sulla posizione delle linee di copertura difensiva (chiamando, cioè, l’uscita dalla linea di uno o più centrocampisti per pressare i mediani o di uno dei difensori per uscire sui giocatori interni).

 

Gli intermedi possono occupare gli half-spaces e, in coppia con gli esterni, costringere la difesa avversaria a coprire contemporaneamente l’ampiezza e gli spazi interni, a difendere sia in verticale che in orizzontale.

 

b-1

I 5 giocatori in costruzione bassa e il quadrilatero in mezzo al campo.

 

Solo raramente il 3-2-4-1 è la struttura della squadra anche in fase di non possesso, molto più frequentemente in fase difensiva si preferisce adottare un altro modulo di gioco. La tendenza moderna è quella di variare fluidamente tra più moduli nelle diverse fasi di gioco e la famosa “salida lavolpiana” è stato, in tempi relativamente recenti, uno dei primi set di movimenti codificato che modificava la struttura posizionale della squadra per la fase offensiva.

 

Il 3-2-4-1 in azione. La posizione interna di Borja Valero costringe la linea difensiva dell’Inter a rimanere stretta, liberando la corsia esterna per Marcos Alonso

 

 

Applicazioni

 

Pep Guardiola, grazie anche ai suoi trascorsi in Messico, sulla carta ancora da giocatore ma in realtà da apprendista allenatore, è stato uno dei primi allenatori negli ultimi anni ad alterare con continuità la struttura della propria squadra adattandola continuamente alle richieste della partita. Particolarmente proficuo in quest’ottica il suo passaggio al Bayern Monaco, che, ancor più che il Barcellona, è diventato il suo personale laboratorio di esperimenti.

 

Uno dei più innovativi esperimenti è stato quello dei cosiddetti “falsi terzini”. Nel sistema di Guardiola, partendo da un modulo 4-3-3, il mediano si abbassava in fase di possesso palla tra i due centrali che si aprivano approfittando dello spazio liberato dai terzini ma, a differenza della “salida lavolpiana” classica, i due terzini non si alzavano rimanendo aperti, bensì stringevano dentro il campo a formare una coppia di mediani davanti alla linea a 3 arretrata.

 

Nella sua versione originale, Philip Lahm era il mediano e le due mezzali del 4-3-3 Toni Kross e Bastian Schweinsteiger andavano a comporre i vertici più avanzati del quadrilatero di centrocampo, con gli esterni Ribery e Robben a garantire l’ampiezza.

 

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Una versione successiva dei “falsi terzini” del Bayern. Vidal è il mediano che arretra nello spazio lasciato libero dai centrali Kimmich e Alaba. I due terzini, Lahm e Bernat si accentrano formando la linea di giocatori davanti la difesa.

 

Nella sua esperienza al City Pep Guardiola ha riproposto il meccanismo dei falsi terzini, ma utilizza anche uno solo dei due esterni bassi come mediano, mentre quello opposto va a comporre assieme ai due centrali il terzetto arretrato. Da una disposizione di partenza 4-3-3, il City affianca al mediano (Fernandinho) il terzino destro (Zabaleta), mentre il terzino sinistro (Kolarov) va ad occupare la posizione di sinistra nei tre dietro, con il centrale di destra che si apre a formare l’atro estremo del terzetto arretrato.

 

Un meccanismo analogo è stato utilizzato da Thomas Tuchel al Borussia Dortmund, anche con lo scopo di sfruttare al massimo le capacità di Raphael Guerreiro in palleggio per consolidare e dare brillantezza alla circolazione della palla. In fase di possesso palla, il terzino portoghese entra dentro il campo ad affiancare il mediano Julian Weigl, mentre il terzino destro forma il trio arretrato assieme ai due centrali.

 

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Dal 4-3-3 al 3-2-4-1.

 

 

In Italia

 

In Italia il primo esempio continuativo di 3-2-4-1 in fase di possesso palla, che mutava in un altro modulo di gioco in fase di non possesso, è stato quello di Paulo Sousa nella Fiorentina della passata stagione.

 

Il 3-2-4-1 dei viola in fase difensiva ripiegava in un 4-4-1-1; l’esterno sinistro Marcos Alonso si abbassava a formare una linea difensiva a 4, “trascinando” con sé l’intermedio del lato, Borja Valero che si schierava come quarto a sinistra del centrocampo. Sul lato opposto il centrale di destra, si apriva ad occupare il ruolo di terzino destro e l’intermedio Ilicic entrava dentro il campo posizionandosi alle spalle del centravanti.

 

e

Il 3-4-2-1 della Fiorentina ripiega in un 4-4-1-1.

 

In questa stagione anche Milan e Roma hanno mostrato in talune occasioni fluidità di schieramento per giungere al WM in fase di possesso palla. Contro la pressione delle due punte e del trequartista del Chievo, Montella ha modificato in fase offensiva il suo 4-3-3 ottenendo superiorità numerica in zona arretrata e schierando due intermedi, Bonaventura e Suso ai fianchi del mediano clivense. Ad affiancare i due centrali era il terzino sinistro De Sciglio, mentre Abate dall’altro lato prendeva l’ampiezza e Kucka affiancava Locatelli in mezzo al campo.

 

f-1

 

Molto interessante anche la transizione da 4-2-3-1 a 3-2-4-1 utilizzata dalla Roma nel big-match contro il Napoli. L’avanzamento di Florenzi, spingeva Salah verso l’interno, allargava Manolas e, dal lato opposto, attirava dentro Juan Jesus sulla linea arretrata. Salah occupava costantemente lo spazio di mezzo tra Koulibaly e Goulham e, da quella posizione, attaccava lo spazio alle spalle del terzino sinistro del Napoli, costringendo Koulibaly a scegliere tra l’aggressione e il mantenimento della posizione. Questa mossa tattica, e gli imbarazzi creati al sistema difensivo del Napoli, è stata una delle chiavi della vittoria della Roma contro la squadra di Sarri.

 

g

Salah è il vertice del quadrilatero e occupa lo spazio di mezzo.

 

 

Adattarsi

 

Più che il ritorno puramente spaziale a un modulo di gioco famoso nel passato, il WM, è interessante osservare come l’evoluzione del calcio sembra orientarsi verso moduli sempre più flessibili per adattarsi e rispondere alle esigenze tattiche di ogni momento della partita.

 

Da questo nasce la necessità di utilizzare diverse strutture posizionali in fase di possesso palla e in fase di non possesso, e la possibilità di variare tali strutture anche in funzione degli schieramenti avversari e, perché no, degli uomini a propria disposizione, anche all’interno della stessa partita.

 

Proprio la flessibilità giustifica l’utilizzo del termine “intermedio” per i giocatori che occupano i vertici del quadrilatero interno. In quella posizione, ad occupare uno “spazio di mezzo”, giocano, a seconda dei casi, le mezzali del 4-3-3, le ali del 4-3-3, il trequartista del 4-2-3-1. Il termine alternativo, “trequartista” rimanda a un interpretazione più statica e definita.

 

La strategia sta diventando sempre più importante nel calcio contemporaneo e la flessibilità nello spazio degli schieramenti permette agli allenatori non solo di imporre la propria, ma anche di variarla in base a quella avversaria e ai diversi momenti della partita. Nel calcio non è mai questione di “scoprire” qualcosa di nuovo o “copiare” qualcosa dal passato: si tratta piuttosto di usare la tradizione per sperimentare e creare il proprio futuro.

 

 

Tags : tattica

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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